Ha prevalso il Cencelli ad un governo super partes
Governo dei migliori
Il Capo dello Stato, che non ha voluto chiedere agli italiani il tipo di Governo che avrebbero preferito eleggere, ha deciso di provare la carta da ultima spiaggia: ha preferito impegnare il gioiello di famiglia. Premetto che non condivido le ragioni che il Presidente della Repubblica ha addotto per non scegliere la via delle elezioni e non sono il solo, visto che si vota in tanti paesi e che, comunque, un terzo degli Italiani voterà in primavera nelle elezioni amministrative di tante città. Ma nel farlo, però, il Presidente ha dato chiare indicazioni sul tipo di governo che avrebbe dovuto guidare il Paese fuori dalla palude. Ha parlato di “governo di alto profilo che non debba identificarsi con nessuna formula politica”; che, in soldoni significa che Draghi era incaricato di dare vita ad un esecutivo attingendo dalle migliori menti del nostro Paese. L’avrebbe dovuto fare mettendo da parte la ridda di cialtroni che aveva dato un triste spettacolo di se arrivando anche al mercato dei “costruttori”, per portare in Parlamento un Governo ed un programma forti e risolutivi e vedere chi avrebbe avuto il coraggio di non votarlo. Invece il Presidente designato che, affronta questa impresa osannato da tutti, amici e nemici, ha preferito spolverare il vecchio manuale Cencelli ed ha diviso la torta in fette. Il peso dei partiti nella formazione della compagine governativa è stato rilevante nella scelta dei ministri e, decisamente eccessivo in quella dei Vice Ministri e Sottosegretari, riportando il clima politico alla litigiosità dei tempi passati. E’ stato da tutti atteso ed auspicato come il Governo dei migliori e cioè formato da personaggi eccellenti nei vari campi dell’attività del Paese; fatto che, di per se, non significa che essi dovessero tutti provenire dalla cerchia delle professioni, ma anche da un mondo politico che, anche se in quantità ridotte, dispone pur sempre di personalità di spicco sul piano manageriale e professionale. Comunque il mandato del Presidente delle Repubblica sembrava vincolato ad una forte capacità ed alla non connotazione partitica della compagine governativa; ma allora la domanda che viene spontanea è: che ci da Luigi Di Maio nel Governo? Generalmente le funzioni governative si esprimono in incarichi ministeriali e, da sempre, i Ministeri hanno un peso politico che li diversifica. Nelle condizioni storiche del tutto particolari che l’Italia sta vivendo le attività amministrative di maggior peso, per il loro impatto immediato sulla realtà del Paese, sono quelle che riguardano la salute, l’economia, gli affari interni e gli affari esteri. Certo che il lavoro, la giustizia e l’istruzione rappresentano dicasteri essenziali a cui si richiede un’attività intensa di riforme anche radicali, come riforme radicali si richiedono da parte della pubblica amministrazione ma, in termini di impatto correlato alla contingenza ed alla durata ipotizzata del Governo Draghi, questi aspetti della nostra società hanno bisogno di tempi più dilatati per raggiungere obiettivi apprezzabili. Il Presidente del Consiglio non ha scelto la via della discontinuità da un governo disastroso ma quella del compromesso che non potrà che essere causa di contrasti e dissidi, che prevarranno sempre più con lo scemare dell’”effetto Draghi”. Oltre alla riconferma di Di Maio, il cui livello di competenza in termini di affari esteri è decisamente da dimostrare, quello del Ministro della Salute e di quello del Ministro degli Interni nei loro specifici dicasteri si possono dare per acquisiti per quanto hanno fatto fin’ora. Non sono chiari i meriti del Ministro Speranza a cui è stato di nuovo affidato il Ministero del Salute dopo la gestione disastrosa dell’emergenza pandemica che ha fatto guadagnare all’Italia il primato di morti da Covid nel mondo e non è nemmeno verificata la competenza della Ministra Lamorgese, visti i livelli di immigrazione irregolare che si sono verificati durante il suo incarico nel governo “giallo-rosso”. Il Presidente Draghi ha voluto previlegiare i dicasteri più direttamente interessati alla gestione economica del Paese con figure di alto profilo e non poteva fare altrimenti anche in considerazione del suo prestigioso curriculum e del fin troppo osannato arrivo dei fondi europei. Quei fondi che hanno fatto guadagnare un prestigio immeritato al precedente Presidente del Consiglio, per essere riuscito a far “assegnare all’Italia la quota più alta di aiuti europei”. L’analisi dei fatti porta a conclusioni differenti: l’Europa non ci regala niente. I fondi europei sono assegnati in base a parametri ben definiti; chi sta peggio prendi di piu e, siccome l’Italia ha parametri di decrescita da maglia rosa allora è destinataria di una maggiore quantità di sussidi. Draghi è agli inizi e parla poco come fanno quelli che producono tanto; gode di un forte prestigio internazionale; ha una capacità di sintesi che il “whatever it takes” ha sigillato nella storia moderna e poi sembra volersi liberare di un altro disastro sul piano dei risultati del Governo Conte che si chiama Arcuri quindi potrebbe farcela ed è quello che tutti ci dobbiamo augurare.
Sergio Franchi
Il Club sta aiutando la Comunità con prodotti tecnologici e generi alimentari
Il Rotary per Sant’Egidio
E’ proprio il caso di dirlo chi aiuta disinteressatamente, presto o tardi, se ha bisogno, verrà aiutato a sua volta, verrà ricambiato. Un esempio? Il ruolo fattivo del Rotary Club di Anzio-Nettuno che sta aiutando la Comunità di Sant’Egidio di Anzio-Nettuno. Ricordiamolo, questa Comunità, come le altre settanta sparse in tutto il mondo, si occupa dei più deboli della società: anziani, disabili, stranieri, famiglie molto povere, clochard, donando loro un pasto caldo, la cena, offrendo i bagni per una doccia, cambio d’abiti puliti, la distribuzione dei pacchi famiglia ogni 15 giorni. Mercoledì 27 febbraio, presso la Comunità di Sant’Egidio, ubicata ad Anzio, in Via dell’Oratorio di Santa Rita, si sono recati il presidente del Rotary Club Gilberto Zampighi, il prefetto Michele Miceli e la segretaria Tiziana Annichiarico. Sono stati accolti dalla signora Vanda Catalano, la responsabile della Comunità e dai suoi valenti collaboratori. Oltre a portare in dono prodotti tecnologici, l’hanno rifornita di vari generi alimentari, tra cui centinaia di bottiglie d’acqua e più di cento litri di olio d’oliva. Le due personalità Zampighi e Catalano la pensano all’unisono in quanto a valori. Aiutare chi è in difficoltà è la finalità da perseguire, propugnata dai rispettivi fondatori. Proprio per questo Paul Harris costituì il Rotary Club nel lontano 1905 a Chicago, come Andrea Riccardi fece nascere la Comunità di Sant’Egidio nel 1968, in un liceo di Roma. Ad Anzio è presente da sedici anni. Le iniziative del Rotary Club non finiscono mai. I suoi operatori stanno chiedendo aiuti per acquistare una casetta prefabbricata oppure un container. Lo scopo? Adibirla ad aula per insegnare l’italiano agli stranieri, per il doposcuola ai bambini in difficoltà, o come polo medico. La gestiranno i soci del Club e tutte quelle persone che vorranno mettersi in gioco, vorranno dare una mano perché questo ennesimo sogno a favore degli svantaggiati si realizzi. Chissà se tra i lettori c’è chi potrà rispondere a questo appello!
Rita Cerasani
Farina capo di Stato Maggiore
“Nel momento conclusivo del Suo alto mandato, mi pregio di esprimere sentimenti di sincera stima e gratitudine per il grande valore dell’impegno profuso sul nostro territorio ed al servizio delle Istituzioni”.
E’ il sentito messaggio che il Sindaco di Anzio, Candido De Angelis, ha inviato al Generale di Corpo d’Armata, Salvatore Farina, già Comandante della Brigata Informazioni Tattiche di Anzio, in occasione del suo avvicendamento nella carica di Capo di Stato Maggiore dell’Esercito.
Ufficio stampa
Comune di Anzio