Il Consorzio di Lavinio ci accusa di diffamazione perchè scriviamo e facciamo domande scomode
Querelato dal Consorzio
“Il giorno 18 febbraio presso l’Ufficio Anticrimine del Commissariato di Anzio.Nettuno” mi è stato notificato che un’informativa sarebbe stata inviata alla Procura di Velletri in quanto il signor Romano Succi, nella sua qualità di presidente del Consorzio di Lavinio, aveva sporto denuncia querela a mio nome e di altri per il reato di diffamazione a mezzo stampa ipotizzato nei confronti dell’ente di cui Succi è legale rappresentante. Come da prassi, in queste occasioni, il funzionario di Polizia che esegue la notifica non è autorizzato a fornire nessun ulteriore dettaglio nel merito del provvedimento. Nonostante abbia cercato di conoscere le motivazioni che hanno spinto il Presidente del Consorzio ad un passo così grave, il solerte Ispettore che tratta il fascicolo ha garbatamente evitato di darmi qualsiasi dettaglio di merito. Ero e resto curioso di sapere quali ne siano le ragioni e lo sono perchè sono anni che racconto sul Litorale del Consorzio di Lavinio e, come anche per tanti altri aspetti della vita di Anzio, lo faccio in modo anche critico a volte caustico, ma cercando sempre di limitare le mie analisi ai fatti e di evitare di esprimere giudizi diretti rivolti alle persone ed agli enti o che, comunque, possano arrecare loro offesa, ingiuria o denigrazione. Il problema è, però, che qualche volta raccontare i fatti causa fastidio e, troppo spesso, alcune amministrazioni cercano di mettere a tacere chi scrive e per farlo usano la clava della “querela per diffamazione a mezzo stampa”. Chi pubblica con l’intento di informare e lo fa per spirito di servizio e con onestà intellettuale, si trova spesso a raccontare fatti ed aspetti poco gradevoli per qualcuno che, non di rado, invece che affrontare le ragioni di quanto viene contestato, preferisce tentare di intimidire l’autore per chiudergli la bocca. Non mi riferisco naturalmente, almeno in questa fase, alla querela che mi riguarda e che è stata anche estesa al Direttore del Litorale ed ha coinvolto anche il Giovanni del Giaccio, per aver scritto del Consorzio sul suo blog e l’architetto Fabrizio Faggioni che, con pazienza certosina raccoglie da anni fatti tecnici ed elementi legali per fare chiarezza nell’intrigata faccenda del Consorzio di Lavinio. Non riesco a valutare le motivazioni che hanno indotto il Presidente a sporgere querela, perchè non riesco ad individuare, negli articoli citati come “infamanti” nel deliberato del Consiglio di Amministrazione del Consorzio, niente che mi riguardi che non sia informazione basata su fatti o richieste ed opinioni lecite. Mi rifiuto di credere che l’intento possa essere intimidatorio perchè, nel mio caso, esso otterrebbe effetti del tutto contrari, in quanto l’arroganza non è mai riuscita ad intimidirmi . Già era successo una decina di anni orsono che il Consorzio di Lavinio mi aveva citato in sede civile per lo stesso tipo di reato e mi aveva fatto una richiesta di risarcimento danni di 100.000 Euro: richiesta che non poteva che essere, per il suo ammontare ed il contesto, “intimidatoria” e che doveva essere scarsamente motivata se finì nel nulla. Un’accusa simile fu ipotizzata contro il compianto architetto Niccolò e fu rigettata dal Tribunale di Velletri per inconsistenza. Il Consorzio di Lavinio è un ente che deve confrontarsi con la realtà e con le ragioni che dovrebbero giustificarne l’esistenza; il Consorzio di Lavinio, che elegge i propri rappresentanti in elezioni che vedono la partecipazione dell’1% dei consorziati, non è un’entità avulsa dalla realtà locale e dalle giuste richieste di chi ne sostiene le spese di gestione; esso non può continuare a sopravvivere solo basandosi sulle ragioni di uno statuto redatto quando si precludeva “il diritto rappresentanza legale agli analfabeti” (art 12 dello Statuto). Il Comune di Anzio, che all’attività del Consorzio contribuisce economicamente, anche se non ha direttamente le capacità giuridica di intervenire sulla sua dismissione non può, però, esimersi dal dare risposte a domande lecite, perchè il Consorzio di Lavinio si trova all’interno del perimetro comunale e perchè esistono funzioni amministrative e competenze territoriali che devono essere meglio definite in termini di responsabilità. In tanti anni non ho solo scritto sul Consorzio di Lavinio ma ne ho anche fatto parte attiva come Delegato e come relatore della Commissione per la Revisione dello Statuto e, per mantenere integro ogni mio diritto di “partecipazione” e di critica, non ho mai “dissentito” ed ho regolarmente versato e verso le quote consortili. Quindi il mio diritto a scriverne è duplice sia come consorziato in regola che come cronista del Litorale. La denuncia-querela è un fatto spiacevole non solo perchè essa genera oneri per il querelante, pagati dalla cassa consortile, e del querelato, pagati di tasca propria, ma anche perchè essa certamente non depone nella direzione del confronto costruttivo e della risoluzione dei contrasti: la querela serve solo ad esacerbare gli animi anche di coloro che non si pongono, nei confronti del Consorzio di Lavinio, con lo spirito di contrapposizione acritica. Ma questa brutta faccenda potrebbe anche rivelarsi un’occasione importante per approfondire finalmente fatti e circostanze, per produrre chiarezza e per dare qualche soluzione a quella che è sempre più una ragione di dissenso del territorio se è vero, come è vero, che tantissime persone contestano la sopravvivenza del Consorzio di Lavinio. Un’anomalia che necessita di chiarimenti e dalla quale il Comune di Anzio non può ritenersi estraneo. Certo è che questo fatto ha riportato in discussione un argomento sopito sia per l’emergenza sanitaria ma anche per il rifiuto al coinvolgimento da parte della gente di Lavinio che, in termini di partecipazione alla vita consortile, brilla per la propria latitanza. Quindi resterò in attesa di conoscere quale sarà la decisione della Procura di Velletri e dei provvedimenti che vorrà prendere in merito all’accusa che mi è stata rivolta nella consapevolezza di non aver commesso reati ma anche nella certezza che continuerò ad informare i lettori con lo spirito di servizio ed a raccontare i fatti come è avvenuto per tanti anni. Naturalmente, siccome non credo che sia accettabile dare incarico ad un legale, a spese del Consorzio e quindi dei cittadini, per far convocare dall’ “Ufficio Anticrimine” un galantuomo, se non sussistano le ragioni per farlo, mi riservo di far valere ogni mio diritto, sul piano penale e risarcitorio, nei confronti di chi lo avrà, eventualmente, fatto incautamente e di coloro che avranno autorizzato a farlo.
Sergio Franchi