Nella Asl Roma 6 trattati 17 pazienti in 14 giorni
Anticorpi monoclonali
Presso il Centro di Somministrazione degli Anticorpi Monoclonali Anti Covid-19 della Asl Roma 6, dopo 14 giorni dall’apertura degli ambulatori, sono stati trattati 17 pazienti, tutti residenti nel territorio della ASL. I 17 pazienti sono tuttora monitorati dall’equipe medica che ne segue il percorso clinico.
Ad oggi 6 pazienti hanno raggiunto i 7 giorni dall’infusione della terapia, 2 pazienti hanno riferito la negativizzazione del tampone molecolare per SARS-CoV-2, 2 pazienti sono in attesa del referto del tampone; 4 pazienti hanno riferito marcato miglioramento della sintomatologia con scomparsa totale dei sintomi in 3 di questi. Le manifestazioni principali di malattia erano febbre e tosse, entrambe presenti in 10 pazienti (71,4%). Tutte le infusioni sono state ben tollerate e non si sono presentate reazioni avverse nei 60 minuti di osservazione clinica post-terapia.
Per accedere al Centro di Somministrazione degli Anticorpi Monoclonali anti Covid-19 è necessario che i pazienti vengano identificati dal proprio medico curante, dall’USCAR o dal Pronto soccorso che si occuperanno di avvertire il Centro mediante invio via mail del modulo regionale contenente tutte le informazioni utili. Le richieste da parte dei Medici di Medicina Generale stanno aumentano e il Centro è pronto a sostenere fino a 36 somministrazioni settimanali.
Ufficio Stampa Asl Roma 6
Gestione spiagge
L’estate è dietro alle porte ed anche sulla gestione delle spiagge libere l’amministrazione Coppola è in colpevole ritardo. L’anno scorso non dimentichiamo che la fruizione di tali spazi demaniali non è stata consentita fino a stagione inoltrata proprio a causa delle profonde divisioni presenti in maggioranza e per l’assoluta mancanza di programmazione. Anche quest’anno perciò si rischia di far ritrovare i nostri concittadini ed i turisti nelle stesse condizioni di incertezza. Obbligando quindi la scelta verso gli stabilimenti a pagamento, creando una evidente sperequazione sociale nella fruizione delle spiagge. Sarebbe interessante sapere tra consiglieri con deleghette, super esperti, dirigente ed assessore al demanio (che è il sindaco Coppola) quali sono i progetti in campo, anche perché, ovviamente, se mai ci fossero, i progetti non passano in commissione e restano nelle segrete stanze.
Da parte nostra pensiamo che visto il prosieguo del periodo pandemico si potrebbe immaginare ad un sistema unitario e centralizzato di gestione, totalmente comunale, che mediante una unica cooperativa copra tutti gli spazi demaniali delle cosiddette spiagge libere. Questo renderebbe possibile da una parte mediante una unica app una gestione più efficiente, evitando assembramenti e dall’altra darebbe lavoro ad una serie di “spiaggini” che oltre al periodo estivo retribuito in seguito si troverebbero a percepire una indennità di disoccupazione che coprirebbe alcuni mesi successivi. Il comune potrebbe semplicemente fare un unico bando ed inserirvi il sistema di gestione e controllo della spiaggia con relativo salvamento predisponendo una serie di torrette in legno amovibili. Nel bando poi potrebbero essere inseriti anche corsi invernali di abilitazione per i brevetti necessari alla professionalizzazione dei ragazzi del territorio.
Come succede d’altronde in molti litorali a forte tradizione ricettiva. In tal modo sarebbe anche più semplice e trasparente l’uso del probabile contributo regionale finalizzato che l’anno scorso si è disperso nel calderone “emergenza covid” senza un evidente risultato turistico ed economico per la nostra città.
Roberto Alicandri
Marco Federici
Antonio Taurelli
Tra i danni nascosti della pandemia c’è quello creato da un’Amministrazione bloccata
L’Italia pubblica si è fermata
Solo quando la tempesta è passata si può fare l’elenco dei danni; anche di quelli che durante l’evento sono rimasti sono stati occultati da altri più immediatamente devastanti, ma anche da opportunismi prevalenti. Il tempo del Covid sarà ricordato come un momento tragico della storia dell’unanimità, proprio come quello di un secolo prima causato da un virus della stessa famiglia: la Spagnola. Si ricorderanno i due aspetti che più avranno lasciato il segno e cioè l’ecatombe di milioni di vite umane ed il crollo di molte economie avanzate. Ma l’analisi dei due eventi critici sarà allora più libera, più disinibita per andare più in profondità e verranno alla luce anche gli aspetti e le ragioni che ad essi hanno concorso e le responsabilità politiche, storiche e non solo. Quando i fatti saranno storia e le costrizioni e gli opportunismi non avranno più effetto, si potrà capire perché l’Italia è leader mondiale di mortalità e perché molte azioni che avrebbero potuto ridurre il numero dei morti non sono state attuate. Quando le bocce saranno ferme si potrà comprendere che la mancanza di capacità e di visione di chi avrebbe dovuto agire hanno colpevolmente contribuito al disastro. C’è un aspetto dell’organizzazione del nostro Paese in questo momento drammatico a cui non si pone oggi l’attenzione che merita e cioè l’habitat organizzativo della macchina sociale. Non si sta prendendo coscienza che il motore della macchina Italia procede con un cilindro. L’amministrazione della Stato si è fermata e non esiste azione gestita dall’Amministrazione Pubblica che non faccia acqua da cento fori fino a sfiorare il ridicolo che è il livello più basso dell’inefficienza. Un Governo che, pur in presenza di leggi emergenziali, col l’impiego di “commissari ex-machina”, di cabine di regia, di gruppi di lavoro, di task force e di migliaia di consulenti ha inteso gestire l’emergenza sottovalutando, finora, il peso morto della burocrazia e dell’organizzazione burocratica. Il teorema è semplice da capire: se l’emergenza richiede azioni rapide e se tali azioni richiedono il concorso e la validazione da parte della macchina pubblica; se la macchina burocratica non risponde alle esigenze emergenziali nei tempi necessari tutto si ferma e non funziona con una massa di brutte figure da parte del Governo e di danni al Paese. Il Governo della Repubblica italiana non esprime l’efficienza necessaria per il tempo che viviamo. L’erogazione della Cassa Integrazione in deroga è stato un fallimento a cui hanno dovuto sopperire gli imprenditore in crisi; ogni azione a supporto delle categorie danneggiate dalla crisi è stata lenta ed irregolare, iniziative messe in atto a supporto dell’ambiente come il bonus bicicletta è stato erogato solo molto parzialmente dopo sei mesi, lasciando senza sussidio anche molti di coloro che hanno aderito dalla prima ora. L’iniziativa “cash back” ha fatto impazzire gli italiani fra SPID e registrazione in un sito impazzito. Poi c’è il flop di “Immuni”. Era previsto che fosse l’unico aspetto tecnologico messo in campo dall’Italia per integrare il sistema primordiale e violento basato su distanziamento, mascherina ed igiene che sono gli stessi accorgimenti utilizzati ai tempi della Spagnola nel 1918. Immuni è stata una delusione completa, uno spreco di danaro, un esempio di incapacità: Immuni ha fallito perché il sistema amministrativo pubblico che avrebbe dovuto sostenere il progetto si è rivelato inesistente ed è sintomatico di come l’amministrazione dello Stato ha pressoché smesso di funzionare. La lentissima macchina italiana della Giustizia è quasi immobile, gli uffici dei vari enti statali a tutti i livelli lavorano a ranghi ridottissimi. L’ipocrisia del cosiddetto “smart working”, che sarebbe veramente smart se fosse parte di un sistema organizzativo e tecnologico adeguato, è diventato anche il paravento di inefficienze e sprechi. Migliaia di persone, regolarmente retribuite dallo Stato con il danaro dei contribuenti, sono da mesi presso le loro abitazioni senza espletare nessuna attività, perché il loro tipo di impiego non si può espletare a distanza oppure perché la distanza e le limitazioni tecnologiche la rendono impossibile.
L’insegnamento scolastico a distanza, nella realtà, sta rivelando tutti i limiti che solo chi non vuol vedere non vede. Mi domando che lavoro stanno espletando i “navigators” con cui Di Maio ha abolito la povertà in Italia: nessuno, pagati per navigare nel salotto di casa. Questo avviene mentre analoghe categorie di lavoratori privati perdono il posto di lavoro o vedono drasticamente ridotto il loro salario. In questa atmosfera da dramma storico, i sindacati dei dipendenti statali hanno, qualche mese fa, avuto il coraggio di fare uno sciopero per rivendicazioni fumose ed incomprensibili in questo momento. La macchina amministrativa pubblica, a differenza di quella privata, si è fermata o quasi. Certo non si sono fermati gli operatori della sanità, che sono in prima linea, e nemmeno le forze dell’ordine o dei servizi di emergenza ma gli uffici pubblici a tutti i livelli operano ai minimi termini accumulando un arretrato immenso e bloccando anche le attività professionali quando queste necessitino di “placet” pubblici, fatto che in Italia è un fatto quasi tassativo. Per molte attività amministrative bisogna prendere un appuntamento spesso utilizzando un centralino telefonico che è sempre occupato o che ti fissa date inaccettabili. Un esempio: nella necessità di ottenere il rinnovo della carta di identità ho chiamato i primi giorni di dicembre il Comune di Anzio da cui mi hanno risposto dopo circa due ore e mezza, mi hanno detto che non potevo avere un appuntamento presso l’ufficio del Comune ma che avrei dovuto fare una richiesta via telematica attraverso un sito centralizzato; capacità che non tutti i cittadini posseggono. Dopo aver fatto richiesta on line, il sistema mi ha fissato il giorno di appuntamento per il 10 giugno 2021. Poco danno in quanto sono in possesso di altri documenti di identificazione validi ma ben altro danno è per coloro che dipendono professionalmente dall’efficienza dei pubblici uffici. Nell’analisi storica le responsabilità di coloro che hanno pensato di far camminare in un terreno paludoso una macchina arrugginita con il motore ad un solo cilindro verranno messe in evidenza ma forse sarà troppo tardi per dare un giudizio politico. Dopo che nanerottoli della politica hanno governato il nostro Paese come può fare un rinoceronte in un negozio di porcellane, è stato incaricato a provarci un uomo di statura adatta che sembra aver dato un impulso nuovo alla macchina impantanata. Tutti i cittadini sani di mente non possono che sperare che Mario Draghi faccia “whatever it takes” per farcela, nonostante la zavorra che è stato costretto a portarsi dietro.
Sergio Franchi
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