E’ nata un’associazione composta da professionisti
Sovraindebitamento
Oggi la parola debito può rappresentare un incubo per famiglie, consumatori, piccoli imprenditori e aziende agricole. Un tormento dal quale non è semplice uscire e che spesso ha ricadute, non solo economiche, sulle persone coinvolte. Gli strumenti legislativi per uscire dalla crisi ci sono ma spesso sono difficili da intercettare e soprattutto richiedono un intervento sinergico da parte di più professionisti difficile da organizzare da una persona già in stato di difficoltà.
Per queste evenienze nasce “Sovraindebitamento Latina” un’associazione composta da un pool di professionisti che ha eletto come presidente Carlo Tramontano (Dottore Commercialista) e che vede come vice presidente la Dottoressa Giulia Scorziello (Psicologa). L’associazione sarà presentata il 24 febbraio alle ore 18.00 presso il museo Giannini di Latina (via Oberdan, 13) nell’ambito della rassegna “Strati” che arricchirà l’ala espositiva dal 19 al 27 febbraio.
L’ingresso è gratuito ma visto il numero limitato di posti si consiglia la prenotazione al 3471163835 (whatsapp). Interverranno all’evento anche gli avvocati Andrea Tiralongo, Luca Torregrossa e Giorgio Quattrociocchi, in qualità di legali con ampia esperienza nelle procedure di sovraindebitamento, nonché Il Dottor Sabino Spione, esperto in materia finanziaria e contenzioso bancario.
L’incontro vedrà la partecipazione dell’avvocato Gianluca Carfagna, Referente dell’ OCC - Organismo di Composizione della Crisi dell’Ordine degli Avvocati di Latina, il quale ha accolto l’invito dell’Associazione al fine di illustrare l’efficacia e la concreta operatività delle soluzioni alle crisi da sovraindebitamento affrontate nell’ambito del proprio incarico. L’evento ha la finalità di aprire un dibattito e confronto sulla importante tematica del sovraindebitamento presente in provincia di Latina ed esporre le possibili soluzioni per superare le crisi familiari, imprenditoriali e personali.
Le procedure previste dalla Legge n. 3/2012 e successive modifiche sono un’opportunità da cogliere con l’ausilio di un team in grado di considerare le singole situazioni personali, economiche e giuridiche dei soggetti interessati.
“La crisi economica, aggravata dalle politiche governative di contenimento della pandemia da Covid 19 – spiegano gli organizzatori della rassegna Andrea Lucidi e Manuela Alberton – ha inasprito ancor di più la disparità sociale e ha portato numerose famiglie, normalissime, sul lastrico. E’ davvero importante che persone in difficoltà possano trovare un gruppo di professionisti al proprio servizio, un gruppo di lavoro che possa affrontare non solo le problematiche economiche ma anche psicologiche derivanti da un forte indebitamento.
Siamo quindi davvero soddisfatti di essere riusciti a inserire la presentazione di questa associazione all’interno della rassegna “Strati” che mira a far diventare, dal 19 al 27 febbraio, il museo Giannini un vero hub culturale”.
A.P.
La Sinistra Anticapitalista di Aprilia lancia l’iniziativa di costruire un movimento antiguerra
No alla guerra, no al riarmo
“Ucraina, mobilitiamoci contro i “giochi” di guerra di Usa/Nato e della Russia”. L’intervento è del gruppo di Sinistra Anticapitalista Aprilia che prende posizione su quanto sta avvenendo nella regione ucraina del Donbass.
“Le internazionaliste e gli internazionalisti, le pacifiste e i pacifisti così come tutti coloro che hanno a cuore le sorti dell’umanità e del pianeta – spiegano i rappresentanti del gruppo - non possono rimanere nell’angolo, guardare il corso degli eventi e attendere che tutto il potenziale bellico venga dispiegato e che le minacce di guerra diventino sempre più concrete.
Continua il terribile gioco di “stop and go”, di parziali aperture diplomatiche e di accelerazioni militari e dichiarazioni belliciste degli USA e Nato da una parte e della Russia dall’altra sull’Ucraina, condotto sulla testa e il destino delle popolazioni dell’Europa orientale; esso lascia aperta la possibilità che la situazione sfugga di mano ai governanti e precipiti in una guerra disastrosa con conseguenze inimmaginabili. Il dispiegamento delle forze militari già presenti e quello annunciato sono infatti imponenti. Gli Stati Uniti potrebbero impiegare più di 10 mila uomini, mentre le armi europee sono già arrivate copiose all’Ucraina. In questa folle corsa alla guerra anche il governo italiano di Draghi e del ministro della difesa, o della guerra, Guerini, è in prima fila con una politica ultrà filo atlantica, sostenuto da una vergognosa e imponente campagna stampa di regime per creare un clima avvelenato e reazionario che porti alla accettazione da parte della popolazione di tutti gli scenari, anche quelli peggiori. L’Italia ha già attivato la sua presenza militare dislocando carri armati in Lettonia, navi militari nel Mar Nero, aerei da combattimento in Romania.
Il governo russo di Putin, per parte sua ha dispiegato un contingente di circa 100 mila uomini lungo il confine ucraino, dopo aver represso nel sangue le rivolte sociali scoppiate in Bielorussia e in Kazakistan. Quando si parla di Russia, Ucraina, Nato, Europa e Stati Uniti e delle decisioni che possono prendere questi paesi, occorre chiarire in primo luogo quale sia la natura dei loro governi e quali classi sociali essi rappresentino.
Chi sono gli attori sociali che muovono le pedine?
Chi sta dietro i Biden, i Putin, gli Zelenski, i governanti europei?
Il sistema ucraino è uno dei sistemi più corrotti del mondo, dominato dagli oligarchi e dai neocapitalisti, con un ruolo molto importante di fascisti e di nazisti di ogni risma ed è tenuto in piedi dagli ingenti finanziamenti degli stati capitalisti europei.
Il governo russo, a sua volta è una bella combinazione autoritaria rappresentante degli oligarchi e delle elites burocratiche e finanziarie (tenute insieme da Putin per la difesa dei loro comuni interessi economici), un paese capitalista che conosce una crisi sociale di grande ampiezza, non meno profonda di quella che attraversa gli USA. Reazionari, fascisti e nazionalisti estremi sono ben presenti anche in Russia e nelle zone contese dell’Ucraina. Chi ci sia a comandare i paesi europei lo sappiamo bene, una borghesia liberista che da più di 20 anni conduce violente politiche di austerità e di distruzione delle conquiste e dei diritti delle classi lavoratrici e ben decisa a smantellare le costituzioni democratiche del secondo dopoguerra. Se poi parliamo del governo USA, parliamo per definizione della classe borghese più avida ed imperialista della terra, protagonista delle più distruttive e sanguinose guerre degli ultimi 30 anni e che dispone di oltre 750 basi militari sparse in più di 80 paesi del globo terrestre.
Occorre quindi denunciare le diverse poste in gioco alla base di questo conflitto tra le potenze imperialiste: il controllo delle vie energetiche, in un periodo di crisi economica e di transizione alle energie rinnovabili; il tentativo da parte degli Stati Uniti di affermare la sua presenza in Europa allargando sempre più la Nato e le sue basi militari ad Est; la volontà di Putin di ricostruire un ruolo geopolitico della Russia come grande potenza nel mondo e di mantenere il monopolio del gas che rappresenta un forte strumento di condizionamento sui paesi europei. Nessuno di questi violenti protagonisti si cura dei bisogni e degli interessi dei popoli d’Europa e delle classi lavoratrici. Le presunte difese di questo o quel settore di popolazione, di questa o di quell’altro paese sono solo dei paraventi propagandisti con cui ognuno degli attori in competizione cerca di coprire i suoi interessi politici ed economici. Nessuno di loro è innocente! A pagarne le conseguenze sarà in primo luogo la popolazione ucraina che ha già vissuto nel proprio territorio 8 anni di guerra nella regione del Donbass; così come la classe lavoratrici e le classi popolari dei diversi paesi imperialisti, nonché dell’Italia, già martoriata dalle politiche filopadronali e da politiche economiche che puntano molto sul riarmo con l’aumento costante delle spese militari che va di pari passo con i tagli della sanità, della scuola e dei servizi essenziali, nonostante la crisi pandemica ancora in corso. In tempi di crisi economica, sociale e istituzionale la storia ci ha insegnato che il ricorso alle guerre tra le potenze imperialiste diventa, più che una minaccia, una possibilità. L’unico reale e vero antidoto è quello dell’attivazione e della mobilitazione delle classi lavoratrici in difesa dei propri interessi e delle proprie condizioni di vita e di lavoro, e uno dei principali interessi delle classi popolari è proprio quello di impedire le guerre e la folle corsa delle elites imperialiste in difesa dei loro profitti. Per tutte queste ragioni occorre mobilitarsi per dire a gran voce:
No alla guerra, No al riarmo;
Imponiamo la de-escalation militare;
No agli interventi e alle missioni militari italiane in giro per il mondo;
Opposizione al governo filoatlantico di Draghi e soci;
Fuori l’Italia dalla Nato; Unità delle lavoratrici e dei lavoratori, al di sopra delle frontiere, in difesa dei comuni interessi; Solidarietà tra i diversi popoli coinvolti che le potenze imperialiste spingono al conflitto e alla guerra; Diritto dei popoli alla propria autodeterminazione e a difendere un futuro di giustizia sociale, di diritti, di preservazione dell’ambiente”.
A.P.