Il Pontino Aprilia • 7/2023
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Le ultime parole
Gesù muore e dice: «Padre, perdona loro, perché
non sanno quello che fanno». Muore Stefano, il
primo testimone della fede, e dice: «Signore, non
imputare loro questo peccato» (la sua uccisione).
Stefano ha nel cuore lo stesso sentimento di per-
dono verso i propri (religiosi) assassini. Le ultime
parole di una persona sono ritenute importanti.
Indimenticabili. Sono quelle che dirò/dirai sul let-
to di morte. Sono quelle dette sul terreno del cam-
po di battaglia (la guerra che vergogna!), dette
nella tenda di un campo profughi, su un barcone
che si sfascia nel mare (europea vergogna!), nella
casa dove una donna subisce l’estrema violenza,
nel cantiere dove l’operaio sottopagato muore di
lavoro. E così nelle altre
circostanze fi-na-li di
questa società che è così
violenta da accettare la
violenza quasi come nor-
malità: non è forse nor-
male la violenza del “si-
stema” bancario mondia-
le che strangola le fami-
glie, o la violenza del
“mercato” che produce
bollette di acqua, gas e
energia che riducono la
gente in povertà?
Nell’ora della morte non
c’è posto per la retorica
del politico, per l’esibi-
zione del religioso, per
l’autocompiacimento del
moralista, per la falsa si-
curezza (ateistica o reli-
giosa) mostrata durante
la vita. Eccoci ora, alla-fine, dinanzi per così dire
alla porta dell’ufficio dell’Autore. Che cosa abbia-
mo da dire? Una tradizione religiosa antica, ma
che non risale né a Gesù né al Vangelo, afferma
che, nell’ora della morte, sono importanti le paro-
le, anzi le formule, che altri dicono su di noi. Si
dice che sarebbero parole che ci assicurano un
buon viatico per l’aldilà. Né Gesù né Stefano
hanno seguito questa tradizione, questo model-
lo. Importanti sono state le parole che loro stessi
hanno detto. Né Gesù né Stefano erano “preti” o
“ministri” di una qualche confessione religiosa,
eppure hanno pronunciato parole che sono pre-
ghiere di richiesta di perdono per gli altri.
Quando c’era la Lira
Gesù insegna: «Se voi perdonate agli uomini i lo-
ro peccati, il Padre vostro celeste perdonerà anche
a voi; ma se voi non perdonate agli uomini, nep-
pure il Padre vostro perdonerà i vostri peccati». «
Pietro gli si avvicinò e gli disse: “Signore, quante
volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca
contro di me? Fino a sette volte?” E Gesù gli ri-
spose: “Non ti dico fino a sette, ma sempre. A
proposito, il regno dei cieli è simile a un re che
volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i
conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di
un miliardo. Non avendo però costui il denaro da
restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui
con la moglie, con i figli e con quanto possedeva,
e saldasse così il debito.
Allora quel servo, getta-
tosi a terra, lo supplica-
va: Signore, abbi pazien-
za con me e ti restituirò
ogni cosa. Impietositosi
del servo, il padrone lo
lasciò andare e gli condo-
nò il debito. Appena
uscito, quel servo trovò
un altro servo come lui
che gli doveva centomila
lire e, afferratolo, lo sof-
focava e diceva: Paga
quel che devi! Il suo
compagno, gettatosi a
terra, lo supplicava di-
cendo: Abbi pazienza
con me e ti rifonderò il
debito. Ma egli non volle
esaudirlo, andò e lo fece
gettare in carcere, fino a
che non avesse pagato il debito. Visto quel che ac-
cadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono
a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il
padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: Ser-
vo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito per-
ché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu
aver pietà del tuo compagno, così come io ho avu-
to pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in
mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito
tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste fa-
rà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al
vostro fratello». Le parole si dicono col fiato:
che cosa dirai tu o che dirò io con l’ultimo fia-
to?
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La fede
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