Dal 4 maggio alcune attività potranno riaprire
Verso la Fase Due
“Si è conclusa la riunione della Cabina di regia tra Governo, Regioni ed enti locali durante la quale, con i ministri competenti, ho voluto aggiornare la delegazione di governatori, sindaci e presidenti di provincia sullo schema di lavoro per la ’fase due’ che l’Esecutivo sta portando avanti, coadiuvato dalla Task force di esperti e dal Comitato tecnico scientifico”. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte annuncia con un post sul suo profilo Facebook l’inizio della fase due per il 4 maggio, giorno in cui molte attività rimaste finora sospese potranno ripartire.
“Gli effetti positivi di contenimento del virus e di mitigazione del contagio si iniziano a misurare, ma non sono ancora tali da consentire il venir meno degli obblighi attuali e l’abbassamento della soglia di attenzione. Nel frattempo continua incessantemente il lavoro del Governo a un programma nazionale che possa consentire una ripresa di buona parte delle attività produttive in condizioni di massima sicurezza, che tenga sempre sotto controllo la curva epidemiologica e la capacità di reazione delle nostre strutture ospedaliere. Anche i rappresentanti dei governi locali hanno espresso adesione al disegno dell’Esecutivo di adottare un piano nazionale contenente linee guida omogenee per tutte le Regioni, in modo da procedere, ragionevolmente il 4 maggio, a una ripresa delle attività produttive attualmente sospese, secondo un programma ben articolato, che contemperi la tutela della salute e le esigenze della produzione. Un piano così strutturato dovrebbe garantirci condizioni di massima sicurezza nei luoghi di lavoro e sui mezzi di trasporto. Dovremo proseguire nel confronto con tutte le parti sociali e le associazioni di categoria per ribadire la comune volontà di rafforzare il protocollo di sicurezza nei luoghi di lavoro, già approvato lo scorso mese di marzo, e di continuare sulla strada del potenziamento dello smartworking. Sul fronte delle misure di tutela della salute, il Governo continua a lavorare per implementare i Covid hospital, l’assistenza territoriale e usare al meglio le applicazioni tecnologiche e i test per riuscire a rendere sempre più efficiente la strategia di prevenzione e di controllo del contagio”.
Alessandro Piazzolla
Anche il Consiglio dei Ministri tenta di bloccarne la realizzazione a Casalazzara
Parco fotovoltaico
Dopo il no di Comune e Soprintendenza ai beni culturali, anche il Consiglio dei Ministri tenta di bloccare il progetto della STN srl. A ottobre 2019 la presidenza del Consiglio dei Ministri aveva presentato opposizione per annullamento della Conferenza dei servizi attraverso la quale la Regione Lazio aveva autorizzato la realizzazione del mega parco fotovoltaico da 40 MWp in località Le Scalette a Casalazzara. Un atto di cui la società è venuta a conoscenza solo il 6 marzo 2020 e verso il quale ha presentato ricorso per chiedere l’abbreviamento dei termini di discussione e poi l’annullamento.
Il Tribunale Amministrativo deciderà nel merito solo il 16 aprile, nel frattempo con il decreto del 4 aprile scorso il presidente Salvatore Mezzacapo ha accolto la proposta di abbreviamento dei termini presentata dalla STN, che in ragione dell’importante investimento che si appresta ad affrontare ha evidentemente tutto l’interesse a chiudere nel più breve tempo possibile la vicenda.
Una chance per il Comune di Aprilia – non costituito in giudizio – di veder annullare il piano impattante, sul quale l’assessore all’ambiente Michela Biolcati Rinaldi aveva già espresso la propria contrarietà in conferenza dei servizi.
L’amministrazione guidata da Antonio Terra infatti si era subito opposta al piano, che per alimentare la linea di connessione nei comuni di Ardea e Pomezia, prevedeva di utilizzare un terreno agricolo di 60 ettari per installare 96 mila 066 pannelli, per far funzionare il generatore di corrente elettrica di 40 Mwp, con un investimento stimato intorno ai 23 milioni di euro. Il progetto, collocato nel cuore dell’area agricola di Casalazzara, è destinato ad avere un impatto enorme, non solo in termini di consumo di suolo.
Il rischio, contemplato dalla stessa STN all’interno della relazione tecnica, è quello di ritrovarsi un altro impianto impattante in periferia.
“Le uniche sostanze fonte di potenziale inquinamento – si legge nella relazione allegata al progetto – sono gli oli dei trasformatori e la soluzione elettrochimica degli accumulatori. I dispositivi verranno alloggiati all’interno di strutture in grado di garantire un sicuro confinamento delle eventuali fuoriuscite (...)Non si rilevano elementi di pericolosità per l’uomo o per l’ambiente in generale, se non per la presenza della già richiamata soluzione al litio negli accumulatori Ess e dell’olio nei trasformatori, entrambe sostanze classificate infiammabili rispetto al rischio incendio. Gli accumulatori sono anche soggetti a normativa Seveso”.
Abbastanza per far sì che l’ok della Regione il 31 luglio scorso, venisse accolto con amarezza dagli amministratori apriliani, malgrado la garanzia di veder realizzate opere compensative di valore pari al 3% dell’investimento del privato, poi individuati nell’istallazione di pannelli fotovoltaici sulla scuola Toscanini e nell’istallazione di centraline per il car sharing per la ricarica veloce.
Francesca Cavallin