L’ultimo libro del sociologo Marco Omizzolo
Per motivi di giustizia
“Un viaggio tra le storie di vita di lavoratori e lavoratrici che si ribellano alla schiavitù del lavoro e in particolare del padronato capitalista, delle agromafie e del caporalato. Storie di donne e uomini che esprimono e rappresentano un’Italia che non si arrende, nonostante il razzismo, il lavoro forzato, la schiavitù, le mafie e una profonda e strumentale indifferenza che è propedeutica a questo sistema. Storie come quella di Balbir Singh, che lavora per sei anni in un’azienda agricola dell’Agro Pontino alle dipendenze di un padrone italiano che lo considera un animale senza diritti. Eppure Balbir si ribella, lo denuncia e si costituisce parte civile nel relativo processo nonostante sappia di aver “infastidito” la ‘ndrangheta. Seguono le vicende di molti altri braccianti, uomini e donne, migranti e italiani, ribelli per scelta alla schiavitù dei padroni e dei padrini d’Italia. Storie di lavoratori, come abbiamo smesso di raccontarle”.
La cittadinanza ha condiviso con Marco Omizzolo e gli altri ospiti presenti venerdì 15 Luglio presso “Comitato di Quartiere Toscanini – casetta del parco Europa Via Francia Aprilia”, si è parlato di tutto questo per cercare di far emergere la forza dirompente che può avere un movimento come quello per la giustizia sociale, la libertà, la lotta alla mafia e la dignità. Le storie di vita raccontate dagli ospiti e/o riportate nel libro sono la dimostrazione di una democrazia che è in movimento spiazzante e bellissima e che cammina sulle gambe degli sfruttatti, donne e duomini in lotta per i loro ed i nostri diritti.
Marco Omizzolo - Sociologo Eurispes e presidente di Tempi Moderni. Si occupa di mafie, di tratta internazionale e di caporalato. Ha lavorato come bracciante infiltrato in diverse aziende agricole dell’Agro Pontino, reclutato da caporali indiani, per studiare il grave sfruttamento dei migranti in agricoltura. Ha continuato i suoi studi in India seguendo un trafficante di esseri umani per indagare il sistema di tratta internazionale. È stato animatore a Latina il 18 aprile 2016 dello sciopero di oltre quattromila braccianti indiani contro caporali e padroni e dell’occupazione di varie aziende agricole locali. Nel 2019 è stato nomimato, dal Presidente Mattarella, Cavaliere della Repubblica per meriti di ricerca e impegno contro il caporalato e lo sfruttamento.
L’Associazione
Reti di Giustizia,
Il sociale contro le mafie APS
CSV Lazio
Il PD propone l’intitolazione di un luogo pubblico per lo scrittore di Latina
Ricordiamo Pennacchi
In occasione dell’anniversario della scomparsa di Antonio Pennacchi, che ricade il 3 agosto, il nostro Partito sente profonda l’esigenza di chiedere alle Istituzioni del Comune di Aprilia che questo nostro amato personaggio, cantore della pontinità, ambasciatore della nostra storia e della nostra gente in Italia e nel mondo, nonché grande amico di Aprilia e in particolare del compianto Gianfranco Compagno, sia adeguatamente ricordato tramite la dedica alla sua memoria di luogo pubblico della città.
Sappiamo che la norma prevederebbe che per intitolare una strada o una piazza pubblica a una persona questa deve essere deceduta da almeno dieci anni, ma è anche vero anche che il Prefetto, su delega del Ministero dell’Interno, può derogare al divieto (e ciò è già accaduto in svariati casi) se si tratta di persone che abbiano particolari meriti nei confronti della Nazione. Sarebbe cosa bella e a nostro avviso anche doverosa che, come si è fatto recentemente con la lodevole iniziativa di dedicare l’area verde di Via Marco Aurelio alla figura di Nilde Iotti, al nome di Antonio Pennacchi sia ora intitolato un parco, un giardinetto, una piazzetta o altro luogo idoneo della nostra città.
Città a cui il grande scrittore di Latina, è sempre stato affezionato, che ha frequentato e di cui ha scritto ampiamente in diverse sue opere letterarie e trattatati sull’architettura razionalista contribuendo in tal modo a dar fama e dignità a un agglomerato urbano che a lungo è stato considerato, a torto, solo un dormitorio e di cui invece Pennacchi ha fatto conoscere l’anima profonda. Pennacchi ha fatto riscoprire anche a noi, figli e nipoti di quelli che questa città l’hanno costruita, popolata e ricostruita di nuovo dopo la tragedia della guerra, l’orgoglio di una storia unica che è solo nostra, fatta di persone umili, miseria, emigrazione, sacrificio, lavoro, solidarietà, faticosa edificazione di una comunità; ma soprattutto Pennacchi questa storia l’ha fatta conoscere al grande pubblico attraverso la sua fantastica penna, e di questo dovremmo essergliene sempre grati.
Figlio di coloni pionieri della Bonifica, operaio, sindacalista, romanziere e saggista, Premio Strega 2010, fascista in gioventù, marxista-leninista negli anni della contestazione studentesca, Pennacchi è stato sempre una voce critica della Sinistra, eretico fustigatore dei vizi e delle storture della nostra area politica.
Famoso per il suo carattere schietto e sanguigno e la prosa graffiante fino all’invettiva, chi ha avuto il piacere e la fortuna di conoscerlo non può non ricordarne la grande sincerità e umanità. Chiediamo dunque che sia presa seriamente in considerazione la nostra proposta e, rivolgendoci in particolar modo all’Assessore Fanucci di cui apprezziamo l’attivismo e la sensibilità, suggeriamo di affiancare a sugello dell’intitolazione che noi auspichiamo, un premio letterario per scrittori esordienti, un concorso artistico magari a tema pontino o anche una gara di idee fra artisti locali per progettare e realizzare un’opera scultorea (o altro tipo di manufatto) ispirata a Pennacchi nel luogo che sarà scelto per l’intitolazione o, magari, tutte e tre le cose. Sarebbe davvero il modo migliore per rendere il giusto tributo ad Antonio Pennacchi, uno di noi!
Andrea Fantoni
Coordinatore segreteria
PD Aprilia