Il Comune ha chiesto la revoca dell’AIA per la Biogas
Direttore risponda
Come noto, il comune di Anzio ha scritto alla Regione Lazio chiedendo la revoca dell’AIA rilasciata alla Biogas di Via della Spadellata, non si hanno notizie di risposte formali. I cittadini di UPA chiedono alla Responsabile dell’Ufficio di rispondere.
Gentile Ing Tosini,
Facciamo seguito al Suo intervento durante l’audizione dell’11 giugno, indetta dal Presidente Cacciatore e sollecitata da una nostra precedente richiesta. Durante tale intervento Lei ha inteso, ovviamente, ribadire quanto contenuto nella Sua risposta alla nostra medesima istanza scritta ed anticipato verbalmente durante un precedente incontro, in merito alla riapertura della Conferenza di Servizi relativamente all’impianto in oggetto. In sintesi alla richiesta di porre in riesame una realtà viziata da errore grave e quindi potenzialmente pericolosa per le persone, Lei cerca di sopperire con il fatto che il riesame avverrà per la verifica di adeguamento alle BAT.
“In particolare, con il procedimento di riesame, l’autorità competente valuta la conformità della piattaforma in oggetto alle conclusioni sulle BAT di settore entro quattro anni dalla loro pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE L’iter amministrativo per il riesame, nell’ambito delle conferenze dei servizi previste, valuterà tutti gli elementi utili per il miglioramento continuo dei presidi ambientali e del processo della piattaforma, fermo restando che non vi sono motivi che determinano la revoca dell’autorizzazione”.
E’ proprio per la conclusione cui Lei giunge che i due approcci differiscono. Non vi possono essere motivi di annullamento dell’autorizzazione per mancato adeguamento alle BAT, perchè è sempre possibile apportare le necessarie migliorie. Ma ben altra cosa è se il riesame viene fatto ai fini della verifica della sicurezza perchè la centrale biogas di via della Spadellata è stata costruita in spregio alle norme che sono state fissate a tutela delle persone; norme già permissive a suo tempo e rese piu restrittive da provvedimenti successivi. Se un riesame sulla sicurezza portasse alle conclusioni logiche e che, cioè, la vita delle persone vale più del diritto ad esercire un impianto, allora l’impianto dovrà essere fermato.
Non credo si possa accettare, che la coscienza, anche etica oltre che professionale, di chi è chiamato a decidere, possa soprassedere al fatto che la distanza di sicurezza dai tanti obiettivi sensibili non è stata rispettata semplicemente “omettendo” gli obiettivi sensibili. La richiesta del Sindaco di Anzio, inoltre, era chiara e non richiedeva al Suo Ufficio una richiesta di revisione per adeguamento alle BAT ma per il motivo del mancato rispetto delle norme sulla sicurezza che equivale a dire per il potenziale rischio per le persone che il Sindaco è chiamato a tutelare. Ai sensi dell’art. 29-octies del D.Lgs n. 152/2006 e ss.mm.ii., la REVOCA immediata a seguito del riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale afferente la realizzazione e gestione di un impianto di digestione anaerobica per la produzione di biogas, sito nel Comune di Anzio, alla Via della Spadellata n. 5 (Determinazione della Regione Lazio n. G15616 del 05/11/2014).
Motivandola proprio con quelle ragioni di sicurezza e di legalità a cui abbiamo fatto riferimento. Vorremmo conoscere se Lei abbia dato risposta formale al Sindaco di Anzio e con quale motivazione Lei possa affermare che “non vi sono motivi che determinano la revoca dell’autorizzazione” basata sulla verifica della sicurezza prima che tale verifica sia stata effettuata. Mi scusi se poi ritengo piuttosto approssimativa e troppo legata alla discrezionalità degli addetti la formulazione di un giudizio di accoglienza o di rifiuto di una proposta progettuale, specialmente quando quegli addetti non sono stati capaci di “vedere” la presenza degli obiettivi sensibili e pertanto delle ragioni del diniego.
“Per quanto riguarda invece il diniego riferito ad altre realtà industriali, richiamato nella vostra nota, si fa presente che gli esiti dei procedimenti sono motivati caso per caso e non sono da applicarsi come valore generale, infatti in un caso l’elemento di criticità era rappesentato dalla tipologia di gestione rifiuti proposta dalla società richiedente e nell’altro per l’effetto cumulativo con gli impianti preesistenti. Le valutazioni, positive o negative che siano, non possono mai ritenersi aprioristiche ma sono costituite e supportate da documentazioni e contestualizzate nelle situazioni e nella realtà nella quale l’installazione potrebbe essere collocata”.
Gentile Direttore, ci creda, il diniego rispetto alle altre due realtà industriali è avvenuto perchè c’era la gente a difendere il proprio diritto alla sicurezza ed a contrastare l’arroganza di cui spesso gode la speculazione, specialmente nell’ambito dei rifiuti. Non c’era nessuno a difendere gli abitanti durante la discussione di questo impianto. Non c’era nessuno perchè qualcuno avrebbe potuto opporsi oppure avrebbe potuto far notare che non si costruiscono impianti pericolosi ed inquinanti in prossimità di case e di scuole. Riteniamo infine opinabile la Sua affermazione, durante la menzionata audizione, secondo cui le distanze vengono fissate per impianti, in cui si accumulano centinaia di metri cubi di sostanza infiammabile ed esplodente, per proteggere gli obiettivi sensibili dai miasmi causati dall’impianto; è una Sua considerazione limitativa che non corrisponde a principi di logica tecnica e di legalità. Gentile Direttore, se succede a via della Spadellata quello che è accaduto a Pomezia ed ad Aprilia sarebbe una strage: una strage annunciata. Contiamo che lei, in coerenza con le altre decisioni ponga fine a questa irregolarità. Contiamo in Lei, per la Sua funzione, e nel Magistrato a cui i cittadini si sono rivolti in tanti perchè si indaghi su tutti gli aspetti di questa faccenda.
La salutiamo molto cordialmente.
Uniti Per l’Ambiente
Ancora nesssuna novità per i cittadini che aspettano il rimborso dallo Stato
La saga della bici promessa
Ricordate quanto si parlò durante la scorsa estate del bonus bici-monopattino? Fu un tormentone che fu utilizzato anche dall’opposizione per sottolineare un certo pressappochismo del Governo nel destinare i fondi pubblici in un momento di emergenza. Fu la barzelletta dell’estate ma per moltissimi italiani fu l’occasione per acquistare una bicicletta o un monopattino elettrico e per i commercianti del settore l’occasione di fare cassa in un momento difficile.
Era previsto un rimborso del 60%, fino ad una concorrenza di 500 euro, per tutti gli acquirenti di un mezzo di trasporto ecologico a pertire dal 4 maggio. L’importo da rimborsare all’acquirente o anche al venditore, se qust’ultimo abbia praticato lo sconto del 60% al momento dell’acquisto. Era previsto che il bonus sarebbe stato pagato attraverso la compilazione di un modulo che i ministeri delle Finanze e dell’Ambiente avrebbero pubblicato sui loro siti.
Tempo massimo di attuazione, quello dei fatidici 60 giorni. Di giorni ne sono passati 120 e del modulo nemmeno l’ombra, un’altra cosa semplice che un Governo, incapace di gestire la cosa pubblica, ha reso complicata. Nessuno è riuscito a comprendere la ragione di un ritardo scoraggiante. A pagare il prezzo sono intanto i commercianti di bici e monopattini che, già in crisi per un mercato asfittico, hanno scontato del 60% i propri prodotti causando fortissimi deficit ai loro bilanci d’azienda. E poi gli inguaribili creduloni che hanno, a centinaia di migliaia, pensato che se un governo promette qualcosa, poi la fa; dimenticando i casini già provocati su materie ben più importanti come la cassa integrazione in deroga, il bonus alle partite IVA ecc...
Tanta è la curiosità oltre che la rabbia per vedere come va a finire. Bollettini di susseguono rimandando di giorno in giorno la pubblicazione del modulo di richiesta e poi le modalità di accesso che prevedono il possesso dello SPID e cioè il Sistema Pubblico di Identità Digitale. Per quei tanti che non lo sanno, lo SPID è un complicatissimo metodo di identificazione che forse il 5% degli acquirenti posseggono e che sarà un altro ostacolo al raggiungimento di quello che, una vota che è legge, è diventato un diritto e non l’elargizione di un burocrate imbecille capace di concepire soluzioni del genere. Poi l’ipotesi di accredito su Conto Corrente bancario, fatto che escluderebbe quei tanti acquirenti che non sapevano che l’acquisto di una bici fosse riservato ai possessori di un conto in banca. Insomma l’ennesima cialtronata di dilettanti che stanno rovinando il nostro Paese.
Sergio Franchi
Una buca per l’estate
E’ uno dei tratti piu trafficati di Lavinio,quello che parte da via Acqua Marina e si congiunge con viale Smeraldo; è Lungomare Celeste che collega gli stabilimenti della Capannina, Jolly, la Lucciola, le Palme fino ai Bagni Stella. In luglio ed agosto la fila di macchine che vi transitano e vi sostano è enorme ma anche in inverno il traffico, che è a senso unico, si alimenta con i genitori e gli addetti alla scuola elementare che si trova proprio davanti la Capannina. Proprio come l’anno scorso anche quest’anno, a partire dai primi giorni di luglio, un buco di dimensioni ridotte ma di profondità apprezzabile si è aperto a circa venti metri dall’inizio della strada nei pressi del plesso scolastico. Non è chiara l’origine della buca che sembra originata dal forte dilavamento del sottofondo stradale tale da creare una lesione di pochi centimetri nel manto stradale ma una cavità di dimensioni apprezzabili al disotto di esso. Insomma una piccola trappola a cui il Consorzio di Lavinio, l’ente che si dichiara proprietario della strada, ha subito provveduto a transennare con cavalletti posti a triangolo. Non so quanto pericolosa sia stata la situazione e non è chiaro se il cedimento potesse rivelarsi di entità più preoccupante ma una cosa è certa: la buona pratica di ingegneria stradale vorrebbe che si facesse un approfondimento sulla stabilità del sottofondo stradale proprio perchè il fenomeno è dinamico in quanto si è ripetuto almeno negli ultimi due anni. Sono certo che con i potenti mezzi del Consorzio do Lavinio, sarà stata fatta la verifica di stabilità. Quello che lascia perplessi è perchè, visto che il Consorzio dispone di una squadretta di operai per gli interventi in economia, ci siano volute settimane per intervenire e visto che l’intervento poi effettuato è consistito nel semplice allargamento del foro superficiale con il riempimento dello stesso con terriccio e senza rifacimento del rappezzo di asfalto. Non è chiaro perchè tale intervento non sia avvenuto nell’ambito delle 24 ore e perchè, per giorni, le auto abbiano dovuto mettersi in coda per passare nella strettoia che si era creata a causa della transennatura. Un’altra occasione perduta per il Consorzio di dare segno di essere in vita.
Sergio Franchi