Da parte dell’Associazione Commercianti per la terapia sub-intensiva degli Ospedali Riuniti
Donata una tenda
Dopo l’incessante quanto preziosa e commovente consegna di derrate alimentari, fatta da imprenditori, piccole imprese e soprattutto da tanti privati cittadini, una donazione è andata a distinguersi da tutte le altre per la sua grande utilità. Si tratta infatti di una tenda per la terapia subintensiva dove affrontare una delicatissima fase di guarigione dal Coronavirus, donata agli Ospedali Riuniti di Anzio e Nettuno ad opera della locale Associazione Commercianti. Questo tipo di attrezzatura che serve a separare i letti di alcuni dei malati sia per dare loro una maggiore privacy che per una maggior sicurezza sanitaria. Il totale dei fondi raccolti per un totale di € 5.100,00, è stata in parte utilizzata per l’acquisto della tenda mentre, il rimanente, è stato utilizzato per acquistare altri presidi ospedalieri presto in arrivo. La raccolta, promossa lo scorso 20 marzo e conclusasi il 31 dello stesso mese, ha visto la partecipazione anche di tanti cittadini che hanno deciso di fare una sia pur piccola donazione per aiutare questo territorio ad affrontare la difficile partita contro il coronavirus. Così, in perfetto stile pandemia, mascherine guanti di ordinanza, Walter Regolanti, titolare del ristorante Romolo al Porto e responsabile dei Grandi Eventi dell’Associazione, Carmine Di Donna e Maria Letizia Mingiacchi della Cubacafè hanno consegnato alla Direzione Sanitaria degli Ospedali Riuniti quanto promesso. Alla consegna erano presenti il Direttore Sanitario dottor Consolante, il dottor Di Martino ed il dottor Di Pinto. Complimenti!
Tito Peccia
Il virus colpisce alle radici la società dei consumi
La peste dei nonni
Più gli scienziati ne parlano, più i professori ne dibattono e più è chiaro che del COVID 19 si conosce poco, e comunque non abbastanza per valutarne a pieno la pericolosità. Un cosa è chiara: se ad esserne contagiati sono migliaia di medici e di infermieri, che sono coloro che dovrebbero insegnare agli altri come evitarlo, vuol dire che il Virus ha una facilità di contagio eccezionale. L’affannarsi a trovare una cura da parte dei centri di ricerca di tutto il globo e la difficoltà a trovarne l’antidoto danno il segno della sua gravità. Per ora è certa una cosa: il Covid 19 può colpire chiunque e può farlo con modalità del tutto diversificate: da quella della totale asintomaticità a quella dell’attacco letale di una polmonite interstiziale bilaterale che porta al soffocamento. A parte alcuni tentativi di combattere la sua evoluzione con farmaci molto invasivi utilizzati per altre malattie, l’unica difesa che conta sembra essere quella che l’organismo riesce a fornire. Un medico dell’ospedale Sacco di Milano ha sintetizzato in modo efficace il lavoro dei sanitari in camera di terapia intensiva: “compriamo il tempo” per dare la possibilità al sistema immunitario di reagire e battere il virus.
La battaglia cruenta che ha avuto luogo a cavallo fra i mesi marzo ed aprile e che ancora si combatte serve a centinaia di Medici ed Infermieri per comprare il tempo. Hanno comprato il tempo per salvare migliaia di vite umane spesso sacrificando la propria. Una battaglia durissima che ha visto momenti tragici in cui è mancata la moneta per comprare tempo per tutti coloro che ne avevano bisogno. E cosi si è dovuto scegliere fra coloro a cui il tempo comprato poteva salvare la vita ed coloro ai quali tale tempo non sarebbe bastato. Forse. Un baratro etico i cui contorni è triste e complicato definire. Un evento fatto di cento casi che la tragicità del male ha portato ad un inesorabile esito e che lascia spazio a quesiti a cui nessuno mai vorrà dare una risposta definitiva. Questa epidemia globale verrà ricordata come la “peste dei nonni” per le migliaia di vite di vecchi che ha voluto interrompere. Si tende sempre ad addolcire la pillola con la frase “ aveva altre patologie e quindi non è morto per il Virus ma con il Virus”; una frase senza senso perché senza virus il vecchietto avrebbe potuto vivere per tanti anni ancora con tutte le sue patologie. Non si può però sfuggire ad una logica: se il Virus può colpire chiunque, esso affonda il colpo verso chi ha meno difese immunitarie, che è spesso la condizione che caratterizza le persone anziane. Certo è che se è comprensibile la scelta darwiniana che può essere stata operata in certe situazioni eccezionali, non è accettabile quella causata dall’incuria e dall’incapacità. Se gli anziani morti negli ospedali o nelle proprie abitazioni in mancanza di una terapia adeguata hanno una motivazione nelle carenze del sistema, i migliaia di decessi nelle case di cura per anziani sono da attribuire a coloro che hanno scelto di non intervenire o, peggio, lo hanno fatto in modo rozzo e sprezzante nei confronti dei più deboli e dei più indifesi. Era noto sin dal primo giorno che l’età media dei decessi era altissima ed era noto e ripetuto in tutte le salse che gli anziani erano a rischio ma nessuna istruzione è stata fornita dal Governo, nessun protocollo è stato approntato dalla pletora di scienziati che hanno governato questa terribile pagina della nostra storia in luogo di una politica che non ha avuto il coraggio di farlo. Nessuno dei tanti decreti, ordinanze o circolari ha dato l’ordine imperativo, a tutte le migliaia di strutture nazionali per anziani, di chiudere le porte ad ogni contatto con l’esterno. Nessuna istruzione perentoria e nessun dispositivo sanitario di protezione è stato fornito agli operatori di quegli istituti per evitare che essi divenissero mezzo e vittime del contagio. Verrà ricordata come la strage dei nonni e non perché un giorno il Padreterno ha deciso di richiamare a se tante vite di vecchi ma perché un classe di responsabili delle nostre istituzioni non ha ritenuto opportuno di attuare una precauzione essenziale: quella dell’isolamento che veniva attuata nelle varie zone rosse e che ha permesso la sconfitta del Virus. Una precauzione la cui attuazione pratica non avrebbe nemmeno richiesto lo schieramento di forze dell’ordine o l’attuazione di controlli particolari. Ogni istituto per anziani è stato lasciato a se stesso, peggio, in alcuni è stato anche deciso di parcheggiare alcuni malati in fase post contagio che, con la conoscenza approssimativa dell’evoluzione del Virus, hanno certamente contribuito ad inquinare ulteriormente un ambiente che sarebbe dovuto restare completamente asettico. Una strage di deboli di cui qualcuno dovrà rendere conto.
Sergio Franchi