La penna più irriverente e impegnata nella ricerca delle verità anche più scomode di Aprilia è stata vittima del Covid-19
Addio Gianfranco Compagno
La città di Aprilia perde la sua memoria, la penna più irriverente e impegnata nella ricerca delle verità anche più scomode. Si è spento alle ore 5.20 del 1° febbraio scorso presso l’ospedale civile Santa Maria Goretti di Latina il giornalista ed esperto di storia locale Gianfranco Compagno, decano dei giornalisti di Aprilia. Aveva 71 anni. Gianfranco proprio su consiglio dei medici, era stato ricoverato il 9 gennaio scorso presso il nosocomio della Provincia di Latina, dopo essere risultato positivo al tampone ed aver manifestato i primi sintomi del Covid-19. Era stata una precauzione dovuta alla presenza di altre patologie, poi il quadro clinico ha iniziato a complicarsi, tanto da richiedere l’uso del casco per favorire la respirazione.
“Finalmente libero”, aveva scritto il 22 gennaio scorso a quanti tra amici e famigliari avevano continuato a scrivergli preoccupati per le sue condizioni di salute, annunciando che finalmente l’odiato casco che gli rendeva difficile anche leggere non era più necessario, poi il 28 gennaio la situazione è precipitata, le sue condizioni si sono aggravate spegnendo lentamente ogni speranza, togliendo Gianfranco all’affetto della moglie Giorgia Ferrari, delle figlie Manuela e Valeria, dei suoi quattro nipotini, Alessio, Giulia, Swami e Valerio, della mamma Silvana Chiappini e dei suoi quattro fratelli.
I funerali, officiati da Don Franco Marando, si sono svolti il 3 febbraio scorso sul sagrato della chiesa centrale di San Michele Arcangelo. Oltre a Don Franco, che ha voluto ricordare il sorriso di Gianfranco, l’immancabile papillon e la macchina fotografica che sempre lo accompagnava e con la quale fotografava tutto “perché può sempre servire”, in molti hanno voluto porgere a Gianfranco un ultimo saluto: il sindaco di Aprilia Antonio Terra, gli amici e colleghi Riccardo Toffoli e Carmen Porcelli, l’ex sindaco Gianni Cosmi, lo scrittore Antonio Pennacchi, il rappresentante di Stampa Romana Gaetano Coppola, il genero Sergio Roma e le sue figlie Manuela e Valeria. Ai presenti è stata donata una bozza incompiuta del libro “La casa del fascio di Aprilia- dalla progettazione alla demolizione”.
“Una bozza di quest’opera – si legge in calce – lasciata appositamente imperfetta nel rispetto del testo originale, con tanto lavoro dietro e tanto ancora da fare”.
Giornalista da strada e pioniere dei nuovi mezzi di comunicazione
Gianfranco Compagno era nato il 1° ottobre 1950 da Silvana Chiappini e Serafino Compagno (scomparso il 4 gennaio 2019) che alcuni anni dopo avrebbe aperto il celebre bar Serafino a largo delle Rose. Gianfranco, che amava definirsi apriliano doc, primo di quattro fratelli, nacque presso l’appartamento della coppia sotto i portici di piazza Roma, mentre i fuochi di artificio della festa del santo patrono illuminavano il cielo di Aprilia. Appassionato di architettura, dopo il diploma si era iscritto all’università presso la Facoltà di Architettura dell’università La Sapienza di Roma, ma non aveva completato gli studi. Dedito al lavoro come imprenditore e alla famiglia che ha costruito insieme alla moglie Giorgia, la compagna di sempre, iscritto al Partito Socialista Italiano – amava definirsi “un socialista puro” - Gianfranco ha presto trasformato la sua passione per la politica e per la storia in un mestiere che viveva quasi come una missione, entrando a far parte del periodico “Il Pontino” dagli inizi degli anni ‘90. Aveva iniziato scrivendo di storia locale, portando alla luce le origini che la città di fondazione probabilmente non ricordava neppure di avere, fino a ricoprire dal 1997 il ruolo di caporedattore. Odiava quelli che definiva “giornalisti da scrivania” e per questo, quando ha dato la possibilità a tante generazioni di giovani appena diplomati o da poco iscritti all’università di scrivere sulle pagine del quindicinale, ha insegnato loro poche ferree regole sempre valide per chi intende intraprendere quella carriera: due penne perché una può non scrivere, registratore al collo per non lasciarsi sfuggire neppure un dettaglio di quello che l’interlocutore asserisce, macchina fotografica e scrivere basandosi sempre sui documenti di prima mano, andando sul posto per poter avere una visione chiara della realtà. Inflessibile e irriverente, penna “graffiante e talvolta provocatoria”, come lo ha definito il sindaco Antonio Terra, per anni Gianfranco supportato dalla sua squadra di giornalisti in erba che ha visto crescere anagraficamente e professionalmente dietro la sua guida, ha raccontato la politica puntando alla ricerca della verità anche più scomoda e senza mai accontentarsi delle verità di comodo (“l’ultima domanda era la tua” ha sottolineato Carmen Porcelli nel suo discorso pronunciato durante le esequie). Gianfranco però era persona dai molteplici interessi e ogni suo interesse diventava articolo: sceglieva cosa raccontare e lo faceva senza risparmiarsi, animato dalla sua smania di ricerca e di approfondimento, spaziando dalla storia locale all’attualità; dall’enogastronomia all’arte, dalla politica di palazzo ai problemi dei concittadini, impegnandosi anche con inchieste giornalistiche di rilievo, spesso volte a portare alla luce spreco di denaro pubblico e abusi. Un ruolo scomodo, che non gli ha risparmiato inimicizie. Dopo una breve pausa e l’allontanamento da “Il Pontino Aprilia”, separazione non certo indolore per lui, nel 2011 ha ripreso a raccontare la sua città dalle pagine del “Giornale del Lazio”. Intuendo il potenziale dei nuovi strumenti digitali, negli ultimi anni aveva sposato la formula della video intervista che firmava con la sigla Mojo, che gli permetteva ancor meglio della carta stampata di esprimere la sua personalità, il suo spirito da protagonista, un personaggio che poteva essere amato oppure odiato, ma certo non poteva lasciare indifferenti.
L’attività di ricerca e l’impegno civico
Cultore di storia locale e instancabile nella sua attività di ricerca che lo ha portato a collezionare un imponente archivio personale, Gianfranco Compagno si è impegnato in prima persona nella valorizzazione della storia della città di Aprilia, un impegno attivo e concreto riconosciuto da tutti e che gli è valsa il 2 giugno 1995 l’onorificenza di cavaliere ordine al merito della Repubblica Italiana. Tra le varie “battaglie” da lui condotte, quella che lo rendeva più fiero era senza dubbio l’aver riportato alla luce la storia di Aprilia legata alla figura di Menotti Garibaldi, figlio di Anita e Giuseppe Garibaldi le cui spoglie giacciono presso la tenuta di Carano Garibaldi. Compagno insieme all’amica e scrittrice Elma Sant’Ana ha reso possibile il gemellaggio tra Aprilia e Mostardas, la città del Rio Grande Do Sul dove Menotti nacque. Sempre prendendo sul serio il suo ruolo di presidente del comitato per il gemellaggio, nato il 26 aprile 1997, Gianfranco ha accompagnato generazioni di scolaresche a far visita alla tomba di Menotti, ha continuato a mantenere vivi i rapporti con i gemelli brasiliani e negli ultimi anni, dopo aver a lungo contestato l’inerzia delle amministrazione a mantenere i rapporti, anche grazie al suo carattere ostinato e ai nuovi mezzi digitali era riuscito a convincere l’amministrazione a rinvigorire i rapporti con l’amministrazione di Mostardas. A Menotti Garibaldi è dedicata una delle tre stampe realizzate da Gianfraco Compagno, mentre le altre due recano memoria della vecchia Lancia Aprilia e del gonfalone del Comune, divenuto città solo nel 2012. Il suo impegno attivo ha avuto un ruolo fondamentale anche per cambiare la città che ha amato: i suoi sforzi hanno portato nel 1999 alla ricostruzione del campanile che era stato distrutto durante la seconda guerra mondiale; le sue battaglie hanno impedito di deturpare e permesso di conservare i pochi angoli ricchi di storia presenti ad Aprilia; grazie ai rapporti con la fondazione Venanzo Crocetti – di cui era studioso e cultore – nel 2008 è stato possibile agire con un restauro conservativo della statua originale di San Michele Arcangelo, dopo che la spada impugnata dal santo guerriero era caduta al suolo. Per anni infine ha fatto parte della commissione toponomastica del Comune di Aprilia, contribuendo a dare nuovi nomi alle strade della città, anche in questo inflessibile e battagliero, con i suoi sforzi sempre tesi a privilegiare la via conservativa nel rispetto del nome storicizzato. Un ruolo che gli era stato nuovamente offerto alcuni mesi fa, che aveva accettato con gioia e seppur per poco tempo ricoperto con rigore. Aprilia perde un ricercatore fervido e appassionato, un giornalista libero e innamorato della sua professione e probabilmente uno dei cittadini più devoti alla sua città natale che non si risparmiava di raccontare nel bene o nel male, senza mezzi termini.
Francesca Cavallin
Marco Di Luciano
Alessandro Piazzolla