Tre dipendenti licenziati per troppe assenze
Licenziamenti Asam
C’è chi ha accumulato più giorni di malattia che giornate lavorative in tre anni, chi avrebbe dovuto accudire i parenti con la 104, invece è stato sorpreso a svolgere attività ricreative. Per tutti è scattata la sanzione più severa, ossia il licenziamento dal posto di lavoro. Nelle scorse settimane infatti, i dirigenti della Multiservizi, ovvero il collegio di liquidatori che dal 2017 è al lavoro per ripianare i debiti ma soprattutto per porre rimedio alle irregolarità a suo tempo rilevate dal Mef, ha posto in essere un’ulteriore ondata di controlli al fine di verificare la correttezza dell’operato dei dipendenti assunti presso la municipalizzata del Comune di Aprilia. Controlli che hanno permesso di cogliere in fallo altre tre persone, che a causa di comportamenti non idonei o abusi nella fruizione dei propri diritti, potrebbero in qualche modo aver arrecato problemi all’azienda pubblica. In particolare sono stati estesi dei controlli ai dipendenti aventi diritto alla 104 per sé o per l’accudimento dei propri familiari.
Rientra in quest’ultima fattispecie il caso di un dipendente sorpreso mentre praticava pesca sportiva nelle ore di permesso accordate per l’assistenza ai familiari. Oltre ad essere stato licenziato, il lavoratore è stato deferito alle autorità competenti per le opportune verifiche e per eventuali provvedimenti del caso. La stessa sorte, ovvero il licenziamento dal posto di lavoro, è spettato ad altri due dipendenti, che in questo caso hanno fruito di permessi per malattia per oltre 500 giorni in 36 mesi, ben oltre il limite consentito dalla normativa di riferimento.
Uno dei due in particolare, ha lavorato nell’arco di tempo dei tre anni per soli 50 giorni, rendendo di fatto incompatibile la sua situazione con la prosecuzione del contratto.
Provvedimenti durissimi quelli posti in essere dal collegio dei liquidatori di Asam, ma in linea con l’intensificarsi dei controlli e delle conseguenti azioni, mirate al risanamento della municipalizzata da debiti e irregolarità. Solo alcuni mesi fa, oltre alle sospensioni senza retribuzione toccate ad alcuni dipendenti per piccole violazioni, un altro dipendente era stato allontanato e denunciato per una presunta falsificazione di documenti ufficiali e per comportamento non idoneo sul posto di lavoro. Un provvedimento che mesi fa Ugl aveva annunciato di voler impugnare davanti al Tribunale del lavoro.
Francesca Cavallin
Il convegno sull’inquinamento ambientale delle discariche abusive note e non
Città, salute e rifiuti
Lo sviluppo urbanistico incontrollato di un territorio dove proliferano anche realtà industriali e impianti per il trattamento dei rifiuti, ha dato adito alla creazione di sacche di illegalità e in parallelo alimentato l’inquinamento ambientale. Quello legato alle discariche abusive note e non, ma anche agli sversamenti illeciti, che in periferia sono legati a doppio filo all’abusivismo edilizio. Questi in estrema sintesi i temi trattati sabato scorso dalle associazioni Città degli alberi e Aprilia Libera, nell’ambito del terzo appuntamento del ciclo di convegni “Città, salute e rifiuti”.
Al tavolo, coordinato dalla giornalista Carmen Porcelli, coordinatrice dell’associazione Città degli alberi, la geologa e coordinatrice dell’associazione Aprilia Libera Rosalba Rizzuto, il presidente del consorzio “I Fiumi” Franco Gabriele, Clara Gonnelli, presidente Adic Toscana, Associazione per i diritti del cittadini e membro del Coordinamento dei Comitati e delle Associazioni per la depurazione e Andrea Palladino, giornalista, scrittore e documentarista ha realizzato inchieste sulle ecomafie, sulla criminalità organizzata e sull’estrema destra per diverse testate italiane. E’ stata proprio la giornalista Carmen Porcelli ad aprire i lavori, affrontando il delicato tema degli sversamenti e delle discariche abusive.
“Dai dati raccolti dall’Ispra – ha sottolineato – in Italia si contano 12 mila siti contaminati, tra i quali 58 definiti Sin, ovvero di interesse nazionale. La bonifica sarebbe necessaria, ma spesso gli iter si interrompono o non partono per assenza di risorse – basti pensare che un’operazione del genere in Europa costa massimo 50 mila euro, in Italia viene a costare 5 milioni di euro. Spesso il problema è che i responsabili, pur noti, non vengono individuati se non dopo anni e Aprilia in questo senso può essere presa come esempio.
Lo Stato potrebbe agire, creando anche posti di lavoro attraverso questi interventi di bonifica ma non lo fa e dove si avverte il vuoto delle istituzioni si va ad inserire la criminalità organizzata. Spesso ai siti noti, si aggiungono quelli sommersi e segnalati spesso dai cittadini delle periferie, che vivono l’assurda condizione di trovarsi in prossimità di stabilimenti impattanti per le falde, che si trovano esposti perché emungono quelle acque e non sono tutelati perché le loro case sono state realizzate al di fuori delle previsioni urbanistiche”.
Una situazione paradossale, conosciuta dalle istituzioni, bel rappresentata dalla mappatura realizzata a cura di Rosalba Rizzuto, ma sulla quale ancora l’amministrazione apriliana fatica ad intervenire.
“Sarebbe superfluo – ha rimarcato Franco Gabriele - segnare quanto è ancora grave l’assenza del controllo del territorio, in questi sistemi edificatori diffusi si sono conformate vere e proprie sacche di illegalità ambientale, ai confini di questi agglomerati, spesso a ridosso di pendii e fossi e canaloni di pregio, si configurano discariche abusive, che prendono consistenza, proprio da questa forma protetta agli occhi degli organi di controllo. Se non più gravi, i fenomeni di sversamenti nei fossati o addirittura nei tombini fognari in aree del territorio di alcuni prodotti scarto delle produzioni industriali, casi anche denunciati dai cittadini e dai comitati da tempo e in questi ultimi giorni anche attraverso la stampa”.
Francesca Cavallin