Pubblichiamo alcuni stralci della relazione redatta dalla Prefettura di Latina
Sodalizio criminale ad Aprilia
Un’infiltrazione mafiosa tanto profonda e sistemica all’interno dell’ente di piazza Roma, da essere definita “un Comune nel Comune”. A distanza di un anno dal terremoto che ha scosso profondamente la città di Aprilia, tanto da portare allo scioglimento per mafia, la relazione redatta dalla prefettura di Latina guidata da Vittoria Ciaramella, ripercorre gli antefatti dell’operazione Assedio, che ha portato all’arresto di 25 persone. Al di là di quelli che saranno i risvolti giudiziari della vicenda, nell’ambito del processo penale che avrà inizio il prossimo 10 giugno, le 67 pagine sposano la tesi di una gestione tutt’altro che trasparente della macchina amministrativa, proseguita per oltre 20 anni, tanto da toccare vari ambiti e intaccare numerosi atti prodotti approvati dal Comune nel corso del tempo. Un quadro così grave da portare allo scioglimento e alla gestione commissariale affidata al prefetto Vincenza Filippi, al viceprefetto Enza Caporale e alla dirigente Rita Guida.
“Nel Comune di Aprilia – si legge nell’introduzione della relazione – sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che compromettono la libera determinazione e l’imparzialità dell’amministrazione locale, il buon andamento dei servizi con grave pregiudizio dell’ordine pubblico e della sicurezza (…) In particolare i referenti dell’autorità giudiziaria hanno rappresentato che l’associazione mafiosa non si è limitata a infiltrarsi nel comune, ma lo ha occupato nei suoi settori nevralgici. Le risultanze della citata indagine, hanno messo in luce lo stabile inserimento del suddetto sodalizio nei gangli della pubblica amministrazione e nel sistema economico della città, operando nei circuiti legali per mezzo di imprese riconducibili alla consorteria o a essa collegate, mirando ad acquisire in modo diretto o indiretto la gestione, il controllo delle attività economiche, di appalti e servizi pubblici, oltre al rilascio di autorizzazioni e provvedimenti amministrativi di favore per realizzare profitti o vantaggi di natura illecita, avvalendosi dell’ausilio di esponenti delle pubbliche istituzioni locali”.
L’assenza di nominativi, la lunga rete di omissis, rende difficile la puntuale ricostruzione dei personaggi che all’interno delle istituzioni avrebbero in diverse occasioni fatto sponda con il sodalizio criminale, tuttavia la tesi della prefettura è che il sistema smantellato attraverso l’operazione Assedio fosse legato in un vincolo di continuità con “la precedente consiliatura 2018-2023”.
La continuità della compagine politico-amministrativa dopo le consultazioni del 14 e 15 maggio 2023
La relazione della Prefettura ha evidenziato una continuità amministrativa definita “preoccupante” tra l’amministrazione sciolta per mafia e la precedente consiliatura 2018-2023. Una continuità legata ai nomi dei politici coinvolti nell’operazione Assedio, del sindaco rinviato a giudizio Lanfranco Principi (vicesindaco e assessore nel 2018-2023), dei consiglieri indagati Antonio Terra e Luana Caporaso (dal 2018 al 2023 rispettivamente Sindaco e assessore ai lavori pubblici), ma anche di alcuni amministratori presenti in consiglio o in giunta sia nel 2018-23 che nel 2023-24, i quali, pur non risultando indagati nell’ambito di Assedio, figurano all’interno della relazione della Prefettura, a provare una continuità amministrativa fatta di persone prima ancora che di atti.
“La compagine politico amministrativa formatasi dopo le elezioni del 2023 presenta quanto meno sotto il profilo della struttura di governance, una evidente continuità amministrativa con la consiliatura 2018-2023: sedici i nominativi presenti nella nuova struttura politica amministrativa si rinvengono tra coloro che hanno fatto parte degli organi elettivi nel 2018 e molte delle attività esaminate sono state avviate dalla precedente amministrazione (…). In particolare Omissis, già consigliere comunale nel 2013 con delega Omissis, viene citato in alcune testate giornalistiche locali per aver fatto da tramite alla sponsorizzazione da parte della Omissis (una delle ditte coinvolte nell’inchiesta assedio) alla squadra di calcio cittadina”. Nelle elezioni del 2023 inoltre, in una delle liste collegate al sindaco, erano presenti persone direttamente o indirettamente legate al sodalizio criminale.
“Il rapporto tra mafia e politica – specifica la relazione – non era quindi episodico, ma strutturato e basato su un do ut des: voti in cambio di favori, pubblici appalti, semplificazioni amministrative”.
Gli appalti pilotati
La commissione d’accesso ha dunque passato al vaglio numerosi atti prodotti dai settori urbanistica, Finanze, lavori pubblici evidenziando un ricorso sistematico agli affidamenti diretti, spesso a favore di imprese legate ai sodali del clan, paventando anche il mancato inserimento dei contratti nella banca dati dell’Anac, rendendo impossibile ogni forma di controllo. La commissione d’indagine ha ricostruito quindi quelli che definisce “rapporti privilegiati” che le ditte riconducibili all’organizzazione criminale avrebbero avuto nel corso degli anni con il Comune di Aprilia, ben prima dunque del 2023, “mettendo in luce l’esistenza di una prassi inveterata in base alla quale le pressioni e i condizionamenti esercitati dalla cosca avrebbero indotto per anni i dipendenti dell’ente a operare al di fuori degli schemi tracciati dal legislatore”.
“Dall’indagine – prosegue la relazione – è emerso un sistema di gestione degli appalti basato su un ricorso ingiustificato agli affidamenti diretti, molto spesso a favore delle solite ditte riconducibili ai sodali o ai soggetti a essi contigui, di cui si ometteva tra l’altro l’inserimento dei nominativi degli aggiudicatari privilegiati nella banca dati dell’Anac e in cui le tempistiche dei pagamenti dei corrispettivi venivano ridotte in favore di questi operatori economici”.
Nel mirino come noto, sono finiti il bando su misura per il trasporto pubblico locale, gli affidamenti diretti per la pulizia delle caditoie, ma anche il caso di una fattura PNRR da oltre il 20% dell’importo complessivo e liquidata direttamente ad una consorziata in violazione della legge, grazie all’intervento diretto del titolare, parente di un sodale del clan. Emblematico inoltre il caso di una ditta, destinataria di numerosi affidamenti da parte del Comune di Aprilia: pur risultando dalla banca dati di Anac aver partecipato a solo due procedure, la ditta ha ricevuto affidamenti nel 2018 (pari a 210 mila euro con procedura negoziata e senza bando pubblico, nonostante l’importo di aggiudicazione del contratto fosse di 95 mila 620 euro), nel 2020 (affidamento diretto da 35 mila 970 euro per un intervento urgente segnalato dal dirigente del settore dovuto alla rimozione di intonaco cadente da un edificio pubblico), nel 2021 (per 30 mila euro) e nel 2023 (un affidamento da 1 milione 158 mila euro per realizzare un centro polifunzionale destinato a servizi integrativi per l’infanzia). Nel mirino anche affidamenti diretti e fattura a favore di un’altra ditta, anche per la manutenzione ordinaria delle strade.
“Fa eccezione la fattura con imponibile di 426 mila.588 euro - precisa la relazione - con mandato di pagamento emesso a 38 giorni dall’emissione della fattura per interventi di rigenerazione urbana della borgata … realizzazione del nuovo polo fieristico attraverso demolizione e ricostruzione dell’edificio esistente”.
Le testimonianze dei dipendenti
Dalle ricostruzioni possibili anche grazie alla testimonianza dei dipendenti, emerge che gli imprenditori avevano l’abitudine di interfacciarsi con assessori e dirigenti, bypassando i tecnici e vantando quindi con la parte politica e dirigenziale un rapporto diretto. Ai dipendenti venivano sollecitati pagamenti quando i tempi si allungavano e gli imprenditori avanzavano pretese ai dirigenti e agli assessori.
“Non mi sembrava naturale che l’intermediario tra noi tecnici e la ditta fosse dirigente o assessore, ma ciò avveniva usualmente”.
E per la liquidazione del Sal, interrogati, i dipendenti dell’Ente avrebbero parlato di pressioni esercitate direttamente o indirettamente dagli imprenditori legati al sodalizio.
“In un’occasione - ha spiegato un dipendente - è venuto da me Omissis, per l’anticipazione di una liquidazione. L’atteggiamento era di pressione e arroganza, sembrava a mio avviso una persona che si sentiva padrone. Tra le imprese, sicuramente Omissis era tra i più presenti nei nostri uffici”.
“Al momento dell’anticipazione prevista del 20% dell’appalto, la ditta omissis nella persona di omissis, chiedeva che il pagamento venisse effettuato direttamente alla ditta esecutrice. Siccome la cosa non era possibile, sento il segretario generale che mi confermava che la cosa non fosse possibile e che l’unica cosa possibile, se il CDA fosse stato d’accordo era l’integrazione al contratto, che permette di effettuare il pagamento diretto chiesto. Cosa che effettivamente avveniva e quindi ho liquidato il 20% direttamente alla ditta esecutrice”.
Nel mirino anche alcuni affidamenti per lavori di ordinaria amministrazione, che a detta dei dipendenti potevano essere svolti direttamente da Asam.
“Ne parlai con l’assessore e con il dirigente ai lavori pubblici - spiega un dipendente i riferimento al periodo 2018-2023 - mi fu detto che c’erano due problemi, il primo che Asam era in liquidazione, il secondo che dentro c’erano persone che potevano dare problemi per la riuscita dei lavori”.
“Con la nuova amministrazione - ha aggiunto un altro dipendente - nessuno ha più ascoltato le nostre lamentele. Erano tutti compatti (…) a fronte delle osservazioni presentate dall’Omissis sulla convenienza di affidare all’azienda determinati servizi invece che esternalizzarli, visto che ci sarebbero stati minori costi, l’assessore e Omissis hanno risposto che bisognava dare risposte al territorio”.
Poco trasparente anche l’affidamento di impianti sportivi e immobili di proprietà del Comune.
“I canoni degli impianti sportivi - ha segnalato una dipendente interrogata dalla Commissione - non li paga nessuno. Giacché sugli impianti sportivi c’era una grande difficoltà nella gestione. Non me la sento di riferire. Gli amministratori non facevano operare liberamente. Per firmare ogni singola concessione passavano mesi interi. Avevo difficoltà oggettive… qualcuno nell’amministrazione ha reso complicato un operato corretto”.
E anche all’interno dell’Asam, almeno in un caso la presenza dei liquidatori non è riuscita ad arginare una gestione poco trasparente. E così senza titolo a poter operare come bar aperto al pubblico, il chiosco della piscina comunale per oltre 20 anni è stato affidato a persone legate alla consorteria, funzionando come punto ristoro.
“Posso immaginare le dinamiche che hanno reso possibile all’associazione di ottenere questo trattamento (…) hanno sempre chiamato per dire che la convenzione andava rinnovata. Noi abbiamo sempre risposto no alle richieste della politica, su questa cosa abbiamo ceduto”. Francesca Cavallin