Il Pontino Nuovo • 20/2019
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Lettera aperta dell’Associazione “Chiara e Francesco” Onlus
Più volte siamo stati sollecitati a raccontare la nostra storia. Abbiamo
sempre declinato l’invito per timore di sembrare saccenti, di voler salire
in cattedra e anche perché siamo convinti che siano i fatti a dire chi è
l’Associazione “Chiara e Francesco”, con il suo operato nel nostro terri-
torio e non solo... Interpol, Ministero di Grazia e Giustizia, alcuni Servizi
del Nord Italia continuano a richiedere il nostro intervento in casi di
abuso, specialmente per minori che devono essere allontanati dal nu-
cleo familiare, e per casi secretati.
Recentemente, abbiamo ricevuto una grande manifestazione di apprez-
zamento da parte del Comandante dei Carabinieri della Stazione di Tor-
vaianica Luogotenente Pippo Bisignani che, nella piazza gremita di
Torvaianica al termine della processione di quest’estate, ha ringraziato
la nostra Associazione per il servizio svolto sul territorio e il contributo
nel renderlo più sicuro.
In questi anni, infatti, l’Associazione “Chiara e Francesco” ha collabora-
to (e continuerà a farlo!) con le Forze dell’Ordine per reati di pedofilia,
pedopornografia e violenza di genere. A tale proposito, ci teniamo a sot-
tolineare che l’Arma dei Carabinieri nei territori di Pomezia, Torvaianica
ed Ardea è assolutamente sensibile, competente ed operativa riguardo al
reato di pedofilia. A tutti loro va il nostro ringraziamento. Un ringrazia-
mento va anche alla Polizia di Stato per l’intervento su alcuni casi di
abuso e, in particolar modo, alla Polizia Postale degli uffici di Trastevere
per il grande lavoro svolto e per gli arresti che ne sono seguiti.
Ma torniamo al quesito iniziale. Avevamo un problema: come raccontar-
ci?
Alla fine, la formula della lettera aperta ci è parsa la più appropriata e
quella dei numeri la più incisiva. È lapalissiano che non tutto potrà es-
sere detto in questa sede, per esigenze di spazio e, soprattutto, per ri-
spetto del dolore e la conseguente riservatezza. Allora, iniziamo…
2001
Intercettammo, tramite il Centro di Ascolto della nostra Caritas parroc-
chiale, il caso di un bambino di cui si “sospettava l’abuso sessuale e,
contemporaneamente, un grave maltrattamento fisico” (poi, di fatto, ri-
velatisi certi).
Abuso… argomento sconosciuto, sia nella formazione che nel modello
culturale.
Abuso… nelle strade, nelle case del nostro Comune?
Stentammo a crederci, facemmo fatica ad accettare.
Nonostante ciò, il grido fu raccolto, anche se, in quel momento, non sa-
pevamo come sarebbe potuto andare a finire. Studio e preghiera furono
le “armi” impugnate per due anni consecutivi, intensi, faticosi, dolorosi.
Ma in questa fase di preparazione ci fu anche tanto entusiasmo, soprat-
tutto per due motivi: innanzitutto, sapevamo che, se avessimo iniziato,
avremmo potuto rimanere soli, vista la tematica che stavamo affrontan-
do; poi, eravamo certi che tanti ciarlatani maldicenti di turno si sareb-
bero fatti avanti, riempiendosi la bocca e continuando solo ad
alimentare immobilismo e sterilità.
Quindi… eravamo pronti per giocare la partita fino in fondo!
Contattammo tanta gente, per farci aiutare con le erogazioni liberali
mensili, punto importante, imprescindibile, di questa storia.
Consultammo esperti di tanti settori, proponendo loro di verificare i no-
stri piani, sotto tutti i punti di vista: economico-finanziario, lavorativo,
psicologico, educativo, deontologico, etico-morale. Tutto reggeva al va-
glio degli esperti!
Successe anche una cosa che non avevamo contemplato: un assistente
sociale - coordinatore e supervisore di case famiglia di Roma e Provincia
- ci chiese a bruciapelo: “Avete valutato se potrete reggere di fronte ad un
eventuale suicidio di un bambino, di una bambina, di un ragazzo, di una
ragazza?”.
Chiedemmo il perché di questa domanda, così brutta, ma così vera.
La risposta fu che a lui era accaduto e confermava che, purtroppo, pote-
va succedere.
Freddo intenso e silenzio profondo… No, non lo avevamo contemplato.
Mettemmo in conto anche questo e decidemmo di andare avanti.
2003/2004
Il 9 gennaio, un gruppo di noi, autofinanziandosi, decise di fondare l’As-
sociazione e renderla indipendente. Iniziammo a studiare le leggi che re-
golavano (e regolano ancora oggi) la vita nelle strutture di accoglienza e i
piani economici che dimostrassero la validità del progetto nel tempo. La
qualità strutturale e quella educativa ci proiettavano, da subito, a livelli
alti, tanto da superare quanto richiesto dalla Legge.
Chiedemmo al Vescovo di allora una parte delle strutture adiacenti la
parrocchia, in comodato d’uso gratuito a fronte dei tanti lavori da fare.
Nacque la prima casa famiglia, che aprì le porte il 5 agosto.
Lavori fatti senza un solo centesimo di contributi pubblici né della chie-
sa, come qualcuno all’epoca aveva ipotizzato.
Pagammo tutto in soli sei mesi, con il sostegno di tanta gente buona e
generosa.
All’inizio dell’estate del 2004, facemmo la nostra prima comunicazione
multimediale in piazza e mettemmo al corrente i benefattori e la cittadi-
nanza del flusso del denaro raccolto e utilizzato, cogliendo l’occasione
anche per offrire un ragguaglio generale sul tema dell’abuso e del mal-
trattamento.
In quell’occasione il Comune ci propose di aprire un’altra casa famiglia,
da destinare ai soli bambini del Comune di Pomezia.
2006
… la proposta riguardava una villetta (bene confiscato alla criminalità)
situata presso il Villagio Tognazzi. Anche in questo caso tutti i lavori fu-
rono effettuati senza contributi pubblici e diedero vita ad una nuova
struttura, dedicata all’accoglienza di 5-6 bambini, di età compresa tra i
6 e gli 11 anni.
2010
Gli anni trascorrevano e molti dei bambini che erano stati accolti, erano
diventati adolescenti e viaggiavano spediti verso i diciotto anni. Manife-
stavano esigenze e crisi molto diverse dalla fascia di età per cui era nata
la prima casa. Con tre di loro vivevamo anche il dolore causato da affi-
damenti andati male. La potenziale famiglia di uno di loro lo aveva gene-
rosamente “restituito al mittente” dopo una sola settimana di
convivenza. Gli altri due ragazzi avevano incontrato le probabili famiglie,
individuate dal Tribunale per i Minorenni, ma stavano vivendo il peso e
il dolore della loro latitanza, visto che nessuna delle due si era poi fatta
avanti. Ed erano loro che continuavano a sentirsi in colpa e inadegua-
ti…
Temevano - come poi è successo - che sarebbero arrivati i diciotto o i
ventuno anni e, così come prevede la Legge, sarebbero andati via.
Un venerdì notte la crisi di uno dei nostri ragazzi non voleva terminare,
la finestra era presidiata, così come lo erano tutti gli altri posti che pote-
vano mettere a rischio la sua incolumità fisica.
NON SOLO NUMERI
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Trascorse la notte e, con le prime luci dell’alba, tornò una parvenza di
normalità. Ci accasciammo a terra, doloranti, stanchi e preoccupati.
Dovevamo fare qualcosa di più, di meglio, di duraturo che potesse dare
una risposta più adeguata alle loro esigenze e cominciare un nuovo per-
corso, che poi avrebbe preso il nome di “Progetto Vita”.
Iniziarono le telefonate con le quali, con forza, chiedevamo di essere
ascoltati immediatamente. Vennero subito il Sindaco e il Presidente del
Consiglio Comunale di allora. Videro e ascoltarono attentamente; tocca-
rono con mano il dolore presente nei ragazzi e compresero le nostre le-
gittime preoccupazioni.
Ci chiesero di andare con loro e ci portarono in una struttura conosciu-
ta come “ex-ostello”, sito a Torvaianica.
Era una struttura “grande e fessa”. “Grande” per attuare il progetto che
avevamo nel cuore: tre camerette singole con bagno, altre tre da utiliz-
zare in formula singola o doppia, sempre con bagno. Il piano superiore
poteva essere dedicato alla realizzazione di un Polo per la Terapia e la
Diagnosi.
“Fessa” perché era abbandonata, saccheggiata e devastata in tutte le
sue parti strutturali. Il bilancio di previsione parlava di un impegno per
oltre quattrocentomila euro di lavori.
Una cifra impensabile da raggiungere, ma necessaria da reperire.
Anche questa volta ci affidammo alla Provvidenza… arrivarono moltissi-
me collaborazioni private: ditte, enti, famiglie e singoli cittadini.
A settembre terminammo i lavori, ancora una volta senza il sostegno di
contributi pubblici.
Non fu un regalo, fu un sacrificio necessario per il bene dei ragazzi.
Oggi, sul nostro territorio, esiste anche un Polo strutturato per la Tera-
pia e la Diagnosi, dotato di stanze che hanno la possibilità di acquisire i
dati digitalmente, strumentazione utile per affrontare i procedimenti pe-
nali. Tecnologicamente avanzate rispetto alla strumentazione del Tribu-
nale di Roma e di Velletri, queste stanze sono state e vengono tuttora
utilizzate dalle Forze dell’Ordine ogni qualvolta se ne presenti la necessi-
tà, in forma gratuita.
2017
Anno nero per “Chiara e Francesco”, costretta a chiudere due strutture
per non dichiarare il fallimento. Comuni e Municipi erano in ritardo sul
pagamento delle rette, un differimento che variava da nove a quattordici
mesi, creando buchi finanziari enormi.
Le nostre iniziative di fundraising ci permisero di rimanere a galla, ma
era diventato troppo pericoloso andare avanti in quelle condizioni, in-
nanzitutto per i bambini e i ragazzi ospiti, le cui attese non andavano
disilluse; poi per i collaboratori, tanti di loro con famiglia, che dovevano
portare “il pane a casa”. Decidemmo di chiuderne due in poco tempo…
una a distanza di una manciata di mesi dall’altra: la chiusura di quella
che consideravamo la casa madre portò molto dolore in tutti noi.
2018
Nel secondo semestre dell’anno giunse un’altra ‘provocazione’ e, ancora
una volta, la Provvidenza ci venne incontro. Riequilibrate un poco le
sorti finanziarie, con uno sforzo economico non indifferente, fummo in
grado di acquisire un bene confiscato alla criminalità, fermo da ventuno
anni, in carico al Comune di Ardea. Fu trasformato in un “Gruppo ap-
partamento”, che oggi ospita i ragazzi del “Progetto Vita”, molti dei quali
hanno ricevuto dal Tribunale per i Minorenni l’estensione amministrati-
va fino a 21 anni.
Anche questa struttura, con l’aiuto di tanta gente, fu messa a norma
senza nessun contributo pubblico.
Cell. 348.89.81.743 - 347.75.018.14 • www.chiaraefrancesco.it • info@chiaraefrancesco.it • @chiaraefrancesco.it
16 anni di attività:
74 Bambini e Ragazzi accolti.
11 Procedimenti aperti presso il Tribunale della Repubblica di Roma e di
Velletri.
11 Sentenze definitive per abuso.
21 Condannati.
1 Sentenza per detenzione di materiale pedopornografico.
5 Sentenze di primo grado per abuso sessuale.
1 Accompagnamento alla denuncia, con apertura di un’indagine per in-
duzione alla prostituzione.
1 Accompagnamento alla denuncia per adescamento sui social e relati-
va condanna.
1Rinvio a giudizio per diffamazione. Italiano, fuggito all’estero, è stato
arrestato in Albania ad ottobre 2018.
13 Anni in piazza, ogni 24 e 25 aprile, perché i pedofili in rete utilizzano
questa giornata per parlare, adescare e poi abusare delle Bambine.
La manifestazione ha vissuto un crescendo, tanto da avere in dono una
presenza di persone che si attesta intorno a duemilacinquecento unità
nei due/tre giorni dell’evento.
14 Anni di Progetti di Prevenzione Primaria al maltrattamento e all’abuso
nelle scuole del territorio, in quelle di Roma e della provincia. Tre volte
in Comuni del nord e centro Italia.
4 Casi di adescamento e abuso scoperti durante i progetti nelle scuole ele-
mentari e medie del territorio.
23 Corsi di aggiornamento per docenti delle scuole primarie e secondarie.
1 Minore - che aveva partecipato durante l’inverno 2014 al Progetto di
Prevenzione realizzato nella sua scuola - è stato in grado di proteggere
sé stesso ed alcuni suoi compagni da un sedicente talent scout di una
squadra di calcio, evitando di salire sulla sua macchina, fotografandone
la targa e procedendo alla dovuta segnalazione dell’accaduto presso la
stazione dei Carabinieri.
22 Comuniczioni Multimediali in piazze, cinema, enti, fabbriche e teatri.
La soddisfazione più bella ci è stata donata dalla Dirigenza del Teatro
Quirino di Roma, che ha messo a disposizione il Teatro gratuitamente
per una nostra Comunicazione Multimediale; 847 le persone intervenu-
te.
2 Progetti Europei, “ARPI” ed “Escola da Floresta”, con i seguenti par-
tner: Portogallo capofila, Germania, Francia, Spagna, Belgio e Danimar-
ca. Noi abbiamo rappresentato l’Italia, con grandi riconoscimenti e
soddisfazioni. La più grande è stata quella di aver lavorato con le scuole
superiori del territorio. È stato bello ospitare tutte le delegazioni nel no-
stro territorio, facendone conoscere ed apprezzare la generosità e l’impe-
gno. In uno dei due convegni realizzati presso un hotel di Pomezia,
abbiamo avuto in dono la presenza di un gruppo di traduttori della Ca-
mera dei Deputati, che ha offerto gratuitamente un servizio di alta qua-
lità.
5 date da ricordare ogni anno
25 Aprile – la nostra Festa: Giornata della Libertà del Bambino.
5 Maggio – Giornata Nazionale contro la Pedofilia e la Pedopornografia.
19 Novembre – Giornata Mondiale di Prevenzione dell’abuso e del mal-
trattamento.
20 Novembre – Giornata Mondiale dei Diritti dell’Infanzia.
25 Novembre – Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne.
In queste Giornate l’Associazione propone diverse attività, che mirano
alla prevenzione primaria diretta a bambini, ragazzi delle scuole superio-
ri, adulti.
1.000.000
di ringraziamenti alle cittadine e ai cittadini di Torvaianica, che ci seguo-
no e ci sostengono con il loro affetto e le loro liberalità.
Un grazie particolare va agli Amici Commercianti, che sostengono fin
dalla prima ora i bambini e i ragazzi di “Chiara e Francesco”. Non solo
con beni materiali, ma soprattutto con uno “spazio di accoglienza e pro-
tezione” che, in questi anni, per molti di loro, è stato utilissimo per sen-
tirsi sicuri e parte di una comunità.
Una piccolissima menzione va fatta di tutte quelle occasioni durante le
quali i nostri Amici Commercianti si sono interposti tra chi voleva conti-
nuare a fare del male e i nostri ragazzi; li hanno accolti nei loro negozi e
messi in protezione o, spesso, sono usciti dal loro esercizio commerciale
e si sono contrapposti all’orco di turno.
ANCORA QUALCHE NUMERO PER CONTINUARE A RACCONTARE CHIARA E FRANCESCO…
ALTRI NUMERI, NON MENO IMPORTANTI
ESISTO. VIVO.
NON SONO INVISIBILE.
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