L’associazione Luca Coscione rinnova il suo impegno su alcuni argomenti che porterà avanti con il nuovo anno
Eutanasia, cannabis, peba: il 2022 sarà l’anno giusto?
Il 2022 potrebbe essere un anno importante per i diritti: dall’eutanasia legale alla legalizzazione della cannabis fino ad una svolta decisiva per i PEBA che parte, quest’ultima, dal ricorso che l’Associazione Luca Coscioni ha promosso contro il Comune di Pomezia, e che potrebbe produrre conseguenze pratiche non solo a livello locale. Sul fronte nazionale è stata una calda estate referendaria: un milione e trecentomila firme per il referendum sull’eutanasia legale, oltre 600.000 online per quello sulla cannabis e, inoltre, l’introduzione della modalità digitale di sottoscrizione che ha permesso da un lato di conseguire l’obiettivo della raccolta firme e dall’altro che di abbattere una barriera enorme che ostacolava la partecipazione di tutti alla vita politica del paese. Tutti successi che affondano le radici in anni di azioni e battaglie portate avanti dall’Associazione Luca Coscioni e che, “come viole a primavera”, sono spuntate tutte insieme negli scorsi incredibili mesi che rimarranno per contenuti e metodo nella storia della democrazia rappresentativa. Aspettiamo ora il giudizio della Corte Costituzionale sulla ammissibilità dei quesiti referendari, che dovrebbe arrivare a gennaio per poi passare alla decisione del Presidente della Repubblica circa la data del voto che, per legge, deve cadere tra il 15 aprile e il 15 giugno. Ciò che chiede il quesito sull’eutanasia è la parziale abrogazione dell’art. 579 del codice penale che riguarda l’omicidio del consenziente. Attualmente, in forza di questo articolo che risale al 1930, chi provoca la morte del consenziente in qualsiasi situazione è punibile dalla legge. Il referendum chiede che venga lasciata in vigore la punibilità solo nel caso in cui il consenziente sia un minore, una persona non in grado di intendere e volere, oppure nel caso in cui il consenso sia stato estorto con l’inganno. Nonostante la grande adesione alla campagna Referendaria da parte della società civile, nessuno dei grandi partiti si è ancora espresso in modo chiaro.
Un’altra legge, sempre sul tema del fine vita, è approdata per la prima volta alla Camera nei giorni scorsi: si tratta della legge sul suicidio assistito che dovrebbe portare alla modifica dell’art. 580 del codice penale, un articolo che di fatto è stato riconosciuto incostituzionale dalla Consulta nel 2019 quando, chiamata a esprimersi sul caso DJFabo/Cappato, ha chiesto l’intervento del legislatore non solo sul caso in questione ma su tutti quelli che non vengono tutelati dalle leggi in vigore. Il testo in discussione alla Camera, ricalca la decisione della Consulta ma pone, anziché degli ampliamenti, delle restrizioni che, se dovessero essere approvate, costituirebbero ulteriore discriminazione verso le diverse tipologie di malati. Perché intervenire su entrambi gli articoli, ci si chiederà? Per la tutela di due fattispecie di situazioni cioè quella in cui il malato, pur supportato da personale specializzato, può autosomministrarsi il farmaco (suicidio assistito) e quello in cui no (eutanasia).
Sul fronte Cannabis il quesito referendario è riferito al Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, di cui al d.P.R. 309/1990. La formulazione ha come duplice intento sia quello di intervenire sul piano della rilevanza penale che sulle sanzioni amministrative relative.
Sul piano della rilevanza penale si chiede l’abolizione della pena per la coltivazione e di altre condotte relative alla Cannabis con l’eccezione dell’associazione finalizzata al traffico illecito. Sul piano delle sanzioni amministrative si propone di eliminare la sanzione della sospensione della patente di guida e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori nel caso in cui la persona sia sotto effetto della sostanza ma non alla guida. Si tratta di temi importanti che necessitano di una campagna di informazione intensa e serrata per la quale c’è bisogno della partecipazione di tutti.
Sul fronte locale, si è tenuta il 29 settembre scorso la prima udienza del ricorso promosso dall’Associazione Luca Coscioni contro il Comune di Pomezia per la mancata adozione del Piano per l’abbattimento delle barriere architettoniche (PEBA), che è uno strumento attraverso il quale viene progettata una reale fruizione del territorio da parte di tutti i cittadini, soprattutto quelli più fragili.
Il PEBA, che una legge del 1986 ha reso obbligatorio per tutti i Comuni, va oltre i singoli interventi e prevede la creazione di percorsi per una mobilità reale. Il concetto di percorso è fondamentale perché, per fare un esempio a noi vicino, che senso ha abbattere le barriere a Piazza Indipendenza se a Piazza Indipendenza non ci si può arrivare in autonomia e sicurezza? Come posso godere dell’assenza di barriere di un luogo se per arrivare in quel luogo il cammino è irto di ostacoli?
È solo grazie ad una precisa pianificazione che viene garantita la vera mobilità e accessibilità, che sono un diritto inalienabile di tutti i cittadini. Il PEBA, adattato ai tempi, è il migliore strumento per avviare il processo di inclusione. Non approvarlo equivale a scegliere scientemente di limitare la libertà di quella parte di popolazione che spesso non ha forze per lottare. Purtroppo i comuni inadempienti in Italia sono moltissimi e Pomezia è uno di questi.Ecco perché l’Associazione Luca Coscioni ha presentato ricorso per mancata ottemperanza della legge. Non si può certo dire che le forze politiche cittadine non siano a conoscenza di tale obbligo: il 28 maggio 2018, infatti, alla vigilia delle ultime elezioni amministrative qui a Pomezia, l’Associazione Luca Coscioni ha organizzato un evento per trattare l’annoso tema del PEBA durante il quale i candidati a sindaco hanno sottoscritto un impegno che prevedeva una calendarizzazione di interventi da effettuare sul territorio. Dopo la campagna elettorale l’interlocuzione è stata interrotta da parte del Comune e come Cellula Coscioni Pomezia abbiamo avviato, negli anni, altre iniziative per sollecitare l’adozione del Peba; come, ad esempio, diverse segnalazioni su barriere esistenti o prodotte dai nuovi lavori e le 1000 sottoscrizioni ottenute grazie alla nostra Petizione Popolare per l’Inclusione. Si chiedeva oltre all’avvio dei PEBA l’allestimento di spiagge attrezzate, assistenza domiciliare gratuita e implementazione del servizio di trasporto. Silenzio su tutto. Da qui, per tutelare i diritti fondamentali dei cittadini la necessità ed il dovere di ricorrere presso il tribunale di Roma. Purtroppo a causa del “tutto fermo” imposto per la pandemia, dal 2019, la prima udienza relativa al ricorso presentato, ha avuto luogo solo lo scorso settembre. L’aspetto interessante del ricorso promosso dai legali dell’Associazione Luca Coscioni, è che un suo eventuale esito positivo, avrebbe valore a livello nazionale. La richiesta avanzata è duplice: da un lato viene chiesta la rimozione di 10 barriere, tra le tante, insistenti sul territorio comunale: questa è un’azione già sperimentata con esito positivo in diversi Comuni italiani, ma anche nei confronti dell’Arena di Verona e della società FlixBus. L’altra parte del ricorso è quella che potrebbe, come dicevamo, avere effetti su tutti gli altri Comuni italiani: si chiede, infatti, al tribunale di Roma di condannare il Comune di Pomezia non per le singole barriere ma proprio per non avere MAI adottato il PEBA. Uno strumento quindi che andrebbe nelle mani dei cittadini e non in quelle della politica come attualmente è l’obbligo di commissariamento che le regioni hanno, ma non esercitano, verso i comuni che non adottano il PEBA.
Sono azioni importanti, per obiettivi altrettanto importanti che non potremmo mai sacrificare sull’altare dell’adesione a nessuna confederazione o alla partecipazione a nessuna manifestazione di inclusione che di fatto esclude, perché a farne le spese sarebbe l’idea stessa di associazione di promozione sociale. Il 2022 dovrebbe essere l’anno della sentenza. Pensare che il prossimo anno il Comune di Pomezia, poco importa se per effetto diretto o indiretto del nostro ricorso, potrebbe essere uno dei pochi comuni di Italia ad avere un PEBA, ci riempie di orgoglio come cittadini e come attivisti dell’Associazione Luca Coscioni. Purtroppo ancora oggi la linea di Piazza Indipendenza è poco chiara e contraddittoria. Nella memoria che l’avvocato che difende il Comune ha depositato a settembre è riportato che “In data 28 dicembre 2020, il Comune di Pomezia ha adottato i PEBA, oggetto del ricorso che va perciò rigettato”. Affermazione che appare contraddittoria con quanto sostenuto dal Comune che, per mezzo del dirigente al settore trasporti, il 7 aprile 2021, rispondendo via pec alla domanda su che fine avessero fatto le linee guida per il PEBA (cioè le “istruzioni” per fare il PEBA) commissionate alla società Crealink di Pisa con scadenza a fine dicembre 2020, “comunica che non appena la Giunta Comunale avrà approvato le suddette Linee Guida per la predisposizione del Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche le stesse saranno prontamente pubblicate sull’Albo Pretorio On-Line del Comune di Pomezia”. A proposito di linee guida: la Regione Lazio aveva messo gratuitamente a disposizione di tutti i comuni della regione, le linee guida per l’elaborazione delle quali, inspiegabilmente, il Comune ha, invece, incaricato, pagando, la società di Pisa.
Servirebbe chiarezza di date, di dati, di reali intenzioni al netto degli annunci. Chiarezza che dovrebbe essere pretesa anche dalle forze politiche che hanno il compito di vigilanza e del controllo. Sulla causa in corso e la sua conclusione dobbiamo attendere la prossima primavera, per i suoi effetti purtroppo molto di più. Ma noi, il Comune e gran parte della cittadinanza possiamo aspettare. C’è invece chi non può farlo perché per queste persone ogni giorno senza PEBA significa un giorno in più di reclusione. E che alcuni cittadini siano liberi di muoversi e altri no, si converrà, è discriminatorio. L’augurio per il 2022, sia sul fronte nazionale che su quello locale è che la politica partitocratica che è sempre più emblema di convenienze più che di convinzioni, ci aiuti a spianare la strada verso il riconoscimento di diritti piuttosto che creare barriere.
Un buon anno da tutti noi della Cellula Coscioni Pomezia Senza Barriere.