La scomparsa di Parrucci, un grande socialista
Addio Romano
Si è spento Romano Parrucci, un grande socialista. Dirigente locale del partito socialista e per un periodo consigliere comunale eletto nelle file del Psi, ha svolto con passione ed onestà il suo impegno politico. Per gran parte della sua vita si è dedicato con la moglie Bianca al sostegno dei più fragili.
Unitamente al dottor Eduardo Ferri, dirigente del C.S.M. (Centro di Salute Mentale) di Pomezia ed Ardea, Romano e Bianca fondano nel 2010 l’Associazione “Insieme Oggi per il Futuro” che da sostegno agli utenti e alle loro famiglie del C.S.M. di Pomezia ed Ardea che si trovano a dover convivere con il disagio o la disabilità mentale.
A tale fine nasce in via delle Monachelle “Progetto il Masso” dove lo si vede impegnato fino agli ultimi giorni della sua vita.
Fai buon viaggio compagno Romano.
A.S.
Dal libro “Pomezia Citta del Lavoro” realizzato dal professor Antonio Sessa
Le prime partenze per il fronte
In quei primi anni di vita della città, finito il periodo “eroico” della fondazione e dell’inaugurazione, completato l’arrivo dei coloni, si incominciò la vita tipica dei tanti comuni rurali del periodo fascista. Due furono i centri effettivi del potere locale: uno nella sede comunale, l’altro in via Roma, negli uffici di Pomezia dell’Opera Nazionale Combattenti. La popolazione, pur esigua nel numero, era tanto diversa nelle sue etnie da fare gran fatica a integrarsi. Non è facile neanche per un regime totalitario far convivere:
- i pescatori di Torvajanica, nativi di Minturno;
- gli ardeatini, così sempre orgogliosamente indipendenti;
- quelli di Pratica: marchigiani, castellani, friulani tutti legati alla casa Borghese;
- la grande massa di coloni, dei quali ricordiamo i gruppi principali: romagnoli, trentino-slavi, italofrancesi e veneto-rumeni;
- i nuovi immigrati, quali impiegati comunali e statali, nonché dipendenti dell’Opera.
Tutta gente proveniente dalle diverse regioni d’Italia. Alcune di queste suddivisioni non scomparvero neanche con il tempo. Nel 1970 si verifica la separazione amministrativa di Ardea e a Torvajanica rimase in piedi uno spirito campanilistico che dura tuttora. Il reddito rimase prevalentemente agricolo. Il commercio ebbe caratteristiche locali con i tipici spacci di paese, le piccole dispense di campagna, gli ambulanti; la gente non aveva molto da spendere. Erano in pochi ad Ardea, Pomezia e Pratica a lavorare in proprio. In media i braccianti, i manovali e i salariati agricoli guadagnavano sulle 400 lire al mese; gli operai specializzati fino a 700 lire; gli impiegati da 700 a 1.500. Il pane costava due lire e mezzo al chilo, 10 lire la carne di manzo, una lira e venti centesimi un litro di latte. A seguito della guerra vi fu il razionamento; ma le tessere annonarie non crearono grossi problemi, in quanto molti erano abituati a una vita di sacrifici e quindi a vivere in ristrettezze economiche. Certo l’entrata in guerra dell’Italia, il 10 giugno 1940, prima rallenta e poi interruppe bruscamente l’inizio del timido sviluppo al quale si avviava il nuovo comune. Questi primi anni furono comunque importanti perché si cementi, in quell’insieme di gente venuta da tanti posti diversi, il senso di attaccamento a quella nuova terra che consente a molti di loro di sviluppare una vita decorosa. Intanto, nella nuova realtà che si andava realizzando, rimanevano inalterati il prestigio e il potere economico degli Sforza Cesarini e dei Borghese; nelle loro terre lavoravano ancora una grande quantità di mezzadri e stagionali. Ma un nuovo grande padrone si era insediato in modo capillare sul territorio, con la sua organizzazione già ampiamente collaudata in altre realtà nazionali: l’Opera Nazionale Combattenti.
Questo Ente ebbe con i coloni un rapporto paternalistico. Non apparve esoso; ma pretese fedeltà assoluta, con un perfetto allineamento sulle posizioni del regime. Nei primi anni ‘40 la vita di tutti i giorni fu subito segnata, oltre che dal razionamento, dalla partenza dei primi giovani per il fronte.
“A distanza di cinquant’anni è difficile fare un riassunto dei militari partiti in guerra da Pomezia - ci puntualizza Bruno Monti, vice presidente dell’Associazione Naz. Comb. e Reduci di Pomezia -; in molte famiglie romagnole, arrivate a Pomezia nel 1939 mancavano già i figli o perché partiti di leva o in quanto richiamati. Il vuoto più grande si avvertì negli ultimi giorni del 1940, precisamente il 23 dicembre, quando i nati dell’anno 1921 ricevettero le cartoline per presentarsi al distretto di Forlì. Eravamo in molti, di quella classe; la partenza era fissata per il 6 gennaio 1941.
Il pomeriggio di quel giorno ci trovammo in piazza Impero (oggi piazza Indipendenza) per poi andare a prendere il treno a Santa Palomba. Insieme ai nostri parenti e amici si radunò tanta gente, compresi i preti, e uno di questi, padre Maggiorino Portalupi, ci accompagnò alla stazione.
Un ricordo particolare: la signora Silvia, moglie di Giorgiantoni (titolare dell’osteria), volle salutarci stappando le migliori bottiglie. Queste cose non si dimenticano, mai!
Alla stazione, di quel folto gruppo che salì sul treno, ricordo Giulio Caroli, Bentivoglio Cerbara, Domenico Chioccini, Ermenegildo Francioni, Pietro Monti, Secondo Morellini, Giulio Piovacari, Amedeo Poggioli, Benito Spada, Mario Romualdi, Sergio Versari, Ugo Senzani”.
Intanto, in quegli anni il commissario Leone continuava a organizzare la vita amministrativa che prevedeva, fra gli altri, questi atti:
- venne nominata la Commissione Comunale per la disciplina del Commercio. Presiedeva Leone; membri risultavano: Luigi Celori, Antonio Cioeta, Alessandro Gasdini, il dott. Nicola Cocciante (delib. n. 9 del 26.2.1940);
- venne redatto il progetto di costruzione dell’edificio scolastico - asilo infantile di Ardea (delib. n. 42 del 24.5.1940);
- fu dato l’avvio per la costruzione delle case popolari, del serbatoio per l’acqua potabile. Si provvide alla sistemazione della strada d’accesso alla frazione di Ardea. (delib. n. 68 del 23.9.1940);
-s i sistemò la vecchia palazzina di proprietà comunale in Ardea adattandola in modo da ricavarne appartamenti popolari (delib. n. 30 del 12.7.41);
- vennero assegnati sei piccoli appartamenti dell’ex palazzina comunale;
- fu ultimata la costruzione del secondo lotto di case popolari. I sei appartamenti vennero assegnati in fitto dal luglio 1941 (delib. n. 33 del 12.7.1941);
- venne disposto il pagamento della spesa per il trasferimento dei porcili dalla borgata di Ardea, in quanto risultava pregiudicata la zona dell’acquedotto. Per questa ragione venne assegnato al sig. Cioeta Antonio un fitto per l’appezzamento del terreno (delib. n. 71 del 28.12.1942)”.
T.R.