Il 17 gennaio 1991 morì il grande artista bergamasco che aveva scelto Ardea come sede principale del suo studio e laboratorio
A 31 anni della scomparsa di Giacomo Manzù
Il 17 gennaio di ogni anno a partire dal 1991, giorno della morte del grande artista bergamasco, si ricorda la scomparsa di Giacomo Manzù. Un ricordo che, vive ancora, grazie alla sua immensa collezione artistica conosciuta in tutto il mondo e che ad Ardea ha la sua sede principale, come lo studio ed il laboratorio, nella zona di Campo del Fico, dove si trova la sua residenza familiare e dove la famiglia, i figli Giulia e Mileto hanno scelto di voler conservare le spoglie di Manzù e della mamma Inge. Dopo un lungo iter giudiziario-amministrativo e le naturali proteste dei cittadini di Ardea.
Dunque esiste il Museo Manzù ad Ardea. Una struttura realizzata dallo stesso artista e donata allo Stato Italiano proprio per non far perdere la sua lunga esperienza di artista, con la conseguente realizzazione di una miriade di opere di grande bellezza, che ha attraversato buona parte del secolo scorso. La Raccolta Manzù fu inizialmente ideata nel 1965 dalla moglie Inge Schabel, affiancata in tale realizzazione dal Comitato Amici di Manzù (costituito da Cesare Brandi, Ennio Parelli, Franco Feroli, Alexandre Rosenberg).
Quelli che tutti ricordano, soprattutto i più anziani, Manzù approdò ad Ardea come se vi fosse sempre predestinato. Molto spesso ripeteva: “Come scultore ho scelto il posto giusto”. E proprio perché si sentiva a casa sua ha lasciato per testamento di essere sepolto ad Ardea, nel giardino del suo museo, vicino a quella gente semplice e vera che lo ha accolto con discrezione e affetto e che sente privilegio di custodirne le spoglie insieme alla sua grande Arte cui tutto il mondo guarda (cit. Inge Manzù).
L’ARTISTA - Giacomo Manzoni (nome d’arte Manzù) nasce a Bergamo il 22 dicembre 1908. Si recherà ben presto a Parigi, scegliendo poi quale fissa dimora Milano, dove l’architetto Giovanni Muzio gli affiderà la decorazione della cappella dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. L’opera, che verrà eseguita tra il 1931 ed il 1932, costituirà una tappa importante nel suo percorso creativo. Negli stessi anni partecipa con un’intensa attività espositiva a diverse mostre in Gallerie milanesi e non solo. Nel 1933 interverrà alla Triennale di Milano presentando una serie di busti, mentre l’anno successivo sarà decisivo nella sua carriera perché parteciperà ad un’importante mostra col pittore Aligi Sassu presso la Galleria “Cometa” di Roma. Nel 1938 comincerà a scolpire la serie dei Cardinali, fra le opere più note della sua vasta produzione. Il primo Cardinale seduto verrà esposto alla Quadriennale di Roma del 1939 insieme al David, e successivamente acquistato dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Produrrà più di 300 versioni di questo tema, variandole per dimensioni e scelta di materiali o atteggiamento; fra queste il Cardinale seduto resta la figura forse più conosciuta e ammirata dal pubblico. Del 1939 sono una serie di bassorilievi in bronzo (stiacciato fiorentino), fra cui le Deposizioni e le Crocifissioni per la serie “Cristo nella nostra umanità”, che trattano il tema della morte di Gesù Cristo ma alludono al tempo stesso agli stermini e alle atrocità del regime fascista cui seguirono i tragici eventi della guerra. L’artista era molto legato alla città dei Rutuli, Ardea, dove visse dal 1964 al 1991. Nel 1989, una sua grande scultura in bronzo di sei metri d’altezza fu collocata di fronte alla sede dell’ONU a New York.
IL MUSEO - Il cantiere, vero e proprio, ebbe inizio nel marzo 1967, mentre la raccolta venne inaugurata ufficialmente il 22 maggio 1969. Il museo fu donato dall’artista allo stato italiano nel 1979 con destinazione specifica alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma che lo aprì ufficialmente al pubblico l’11 aprile 1981 alla presenza del Presidente della Repubblica Sandro Pertini. La raccolta Manzù, progettata dall’architetto T. Porn, è stato il primo museo in Italia dedicato ad un artista ancora vivente. Il Museo Manzù raccoglie oltre 400 opere che l’artista donò nel 1979 allo stato italiano; all’interno della proprietà è posto anche il sepolcro dell’artista che qui visse dai primi anni settanta fino alla sua morte. La raccolta include una novantina di sculture - 72 bronzi, due grandi opere in ebano, una scultura in alabastro ed un bassorilievo in stucco, timbri, coni, medaglie, 55 gioielli oltre ad una collezione di trecentotrenta opere grafiche - 334 disegni, incisioni, bozzetti teatrali. Fra i temi più interessanti si segnalano quelli legati alla danza, come Passo di danza, e gli insiemi di schizzi, disegni e sculture legate al tema femminile, quali Ballerina, Pattinatrice, Striptease. Bellissimo il grande gruppo degli Amanti in bronzo che rappresenta l’opera principale del “ciclo” degli Amanti, iniziato nel 1965. Il Museo di Manzù ne conserva sette esemplari tutti in bronzo, in cui il nudo femminile viene esaltato e celebrato. La collezione annovera anche i bassorilievi preparatori per le porte in bronzo del Duomo di Salisburgo e di Rotterdam. Il giardino che circonda l’edificio ospita alcune sculture come “Nastro”, dall’andamento curvilineo e sinuoso, che nonostante il materiale pesante, appare leggero suggerendo un movimento circolare.
In conclusione, nonostante le traversie giuridico-amministrative di questi ultimi anni, il Comune di Ardea, anche in coincidenza con la grave pandemia che ha colpito il territorio italiano, poteva organizzare un ricordo presso il Museo, rispettando naturalmente tutte le regole che sono in vigore. Una figura, come quella di Giacomo Manzù, che in tutto il mondo è ricordato per il suo Museo di Ardea e le sue opere, non può essere abbandonato al suo destino. Non si può affermare che l’amministrazione comunale, le scuole di Ardea, le associazioni ed i circoli, le Pro Loco di Ardea e Tor San Lorenzo, hanno dimenticato quello che ha fatto Manzù per questo territorio. Sarebbe giusto che la pubblica amministrazione, in accordo con la Direzione Regionale dei Musei, mettesse a punto un qualcosa che possa far rivivere la figura e l’arte di Manzù in tanti giovani che non l’hanno conosciuto, ma che possono ammirare le sue opere grazie e soprattutto al dono del Museo fatto allo Stato Italiano proprio dallo stesso Manzù, per non fari disperdere un patrimonio artistico e culturale di tale portata.
Sabatino Mele