Il Litorale • 14/2019
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In nostro Paese è praticamente
tutto un potenziale grande cantie-
re archeologico che nasconde la
storia ed i fasti di un impero.
Spesso, troppo spesso, i ritrova-
menti che provengono da scavi
non restano però nel territorio in
cui essi sono stati condotti, quasi
sempre essi vanno ad abbellire le
teche di musei che sono molto
lontani dai luoghi in cui furono
trovati. Altrettanto spesso, grazie
all’attività criminale di malviven-
ti, reperti provenienti dal territo-
rio italiano arricchiscono musei e
case private di mezzo mondo.
Nel comprensorio del Comune di
Anzio esiste un parco archeologi-
co di notevole importanza: è il si-
to di Collerotondo ubicato nella
proprietà Borghese in prossimità
del Lido dei Pini. Se ne sa vera-
mente poco nella zona; io ne ven-
ni per la prima volta a conoscenza
da un articolo di Angela Ambrosi,
Presidente dell’Associazione Ate-
na e sincera amante di questo ter-
ritorio. Il suo articolo nel 2015
chiudeva con una domanda ed
una constatazione.
“Quante cose ci sono ancora da
scoprire a Colle Rotondo? Sicu-
ramente molte. La speranza è che
presto ricomincino gli scavi e gli
studi su tale sito la cui rilevanza
archeologica non è solo di carat-
tere locale, ma va anche oltre i
confini nazionali. Colle Rotondo
è un esempio della ricchezza sto-
rica ed archeologica presente sul
territorio. Troppo spesso si pensa
che Anzio sia solo la città di Ne-
rone, ma vi è tutto un mondo pri-
ma, ed una storia, e, cosa inim-
maginabile a dirsi perché scono-
sciuta a molti, anche una preisto-
ria”.
Si parla infatti di rinvenimenti del
periodo pre-romanico e cioè
dell’età del Bronzo (1700-1500
A.C. e successivi). Le ricerche
vengono condotte dall’Università
di Roma 3 sotto la direzione del
prof. Alessandro Guidi e con l’as-
sistenza del dott. Federico Nomi,
(Insegnamento di Archeologia
Preistorica e Protostorica del –
Dipartimento Studi Umanistici ).
Collerotondo è situato nella fa-
scia costiera a nord di Anzio e co-
nosciuto grazie alla fotografia ae-
rea fin dagli anni Sessanta del se-
colo scorso, è oggetto dal 2009 di
campagne di survey e scavo da
parte dell’Università Roma Tre.
Oltre a pochi sporadici reperti del
Paleolitico e dell’Eneolitico il si-
to risultava abitato dall’età del
Bronzo Medio, con importanti
rinvenimenti di facies Protoap-
penninca avanzata (XVI sec.), e
nell’età del Bronzo recente (XIII
secolo a.C.), epoca cui risale la
vicina necropoli a incinerazione
di Cavallo Morto, una delle più
antiche dell’Italia centrale (facies
subappenninica,).
Una delle caratteristiche più im-
portanti dell’abitato è la presenza
di una doppia linea di fortificazio-
ne. La linea più esterna in partico-
lare, era costituita da un aggere di
età arcaica (VI-IV secolo a.C.),
alto più di 5 metri e un preesisten-
te sistema di difesa protostorico
costituito da una serie di cassefor-
me di legno (si conservano diver-
si pali) e argilla cotta attribuibile
tra la fine del X e il IX secolo
a.C. Questo quadro appare oggi
assai più preciso grazie alle rico-
gnizioni svolte nel 2009 e alle
campagne di scavo effettuate tra
2010 e 2014, prima dalle tre Uni-
versità romane, poi dal 2012 dalla
sola Università Roma Tre, che ri-
sulta comunque essere stata fin
dall’inizio concessionaria delle
attività svolte nel sito. Oggi pos-
siamo precisare meglio l’entità
dell’occupazione nelle diverse fa-
si storiche:
- il rinvenimento sul banco di
sabbia di numerose schegge di la-
vorazione di strumenti litici indi-
canti attività di officina risalenti
alle prime fasi del Paleolitico su-
periore, corrispondenti al più anti-
co popolamento dell’Homo Sa-
piens nella zona;
- diverse cuspidi di freccia litiche
attestano un’occupazione sporadi-
ca nel Neolitico e nell’Eneolitico;
- nella media età del bronzo ini-
ziale (XVII-XV secolo a.C.) tutto
il pianoro, esteso 9 ettari, risulta
occupato grazie a diversi reperti
sporadici e soprattutto a un consi-
stente lembo di insediamento che
giace sotto ai resti del più antico
aggere
- pochi reperti dell’età del bronzo
recente (XIII-XII secolo a.C.)
confermano l’esistenza di un nu-
cleo abitato in quest’epoca;
- alla fine dell’età del bronzo (XI
secolo a.C.) risale la costruzione
dell’aggere più esterno (FIG.) – il
più antico rinvenuto fino ad oggi
nel Lazio - di cui è stata ricostrui-
ta l’interessante struttura a casso-
ni lignei riempiti di argilla ben
conosciuta in tutta Europa nello
stesso periodo;
- in diverse parti del pianoro gli
scavi hanno messo in luce lembi
di strutture databili alla prima età
del ferro (IX-VIII secolo a.C.) e
al VII secolo a.C.
- almeno dall’età arcaica (VI se-
colo a.C.), se non prima, tale ag-
gere viene sostituito da uno assai
più grande, sul modello di tutti
quelli conosciuti nelle principali
città latine; al VI-V secolo a.C.,
oltre ad altre strutture, spesso solo
indiziate da resti di crolli di tego-
le, risale l’aggere (FIG.) scavato
al centro del pianoro;
- di età romana repubblicana è un
sostanziale ridimensionamento
dell’abitato e la sua utilizzazione
a scopi essenzialmente agricoli.
A seguito della lodevole iniziati-
va, presa dal Dr. Nazzareno
Chiacchiarini, Presidente del
Consorzio Lido dei Pini, in colla-
borazione con il Prof. Guidi
dell’Università Roma 3, il pro-
getto di costituire in piccolo polo
museale per mantenere “in loco”
i rinvenimenti preistorici prove-
nienti dagli scavi di Collerotondo,
ha avuto una prima concreta ri-
sposta. Il 13 luglio alle 18,30,
presso la sede del Consorzio Li-
do dei Pini è stata inaugurata una
mostra di oggetti, rinvenuti dai ri-
cercatori di Roma 3, presso gli
scavi del sito archeologico che si
trova a pochi centinaia di metri
dalla zona consortile. Eccezionale
è stata la partecipazione da parte
dei cittadini che gremivano il sa-
lone delle riunioni del Consorzio,
dove le teche di vetro, che con-
tengono i reperti archeologici, so-
no state poste. Ancora piu ecce-
zionale la partecipazione del Co-
mune di Anzio con il Sindaco in
testa ed alcuni Assessori tra cui
l’Ass. Danilo Fontana, l’Ass. Ve-
lia Fontana e l’Ass alla Cultura
Laura Nolfi che ha portato il se-
gno di apprezzamento all’iniziati-
va da parte dell’Amministrazione
Comunale. Anche presenti la Dr.
Giusy Canzonieri del Museo di
Anzio e rappresentanti di asso-
ciazioni. Dopo il benvenuto, il Dr.
Chiacchiarini ha accennato al va-
lore culturale dell’iniziativa ed al
suo significato nell’ambito della
valorizzazione del nostro territo-
rio. Questa prima realizzazione
potrebbe costituire il punto di par-
tenza per un’effettiva valorizza-
zione del territorio di Anzio at-
traverso i suoi aspetti archeologi-
ci. Il Prof. Guidi con il suo assi-
stente Dr. Nomi, hanno ripercor-
so il lavoro degli ultimi anni fa-
cendone una sintesi anche attra-
verso la proiezione di un interes-
sante filmato. Tanto entusiasmo
che si auspica duri nel tempo e
dia frutti ad un territorio che cer-
tamente non vede adeguatamente
valorizzato tutto il suo significato
storico e....preistorico. Il piccolo
distaccamento museale, definito
“Collerotondo e l’agro Anziate tra
Preistoria e Protostoria”, resterà
attivo per almeno sei mesi con la
speranza che possa diventare per-
manente. Esso verrà incluso nel
percorso storico offerto ai turisti
di Anzio. I cittadini grandi e pic-
coli potranno visitarlo durante
l’orario di apertura della sede
consortile oppure su appuntamen-
to chiamando la segreteria del
Consorzio al n. 069890244. An-
guria e prosecco, gentilmente of-
ferti dal Consorzio Lido dei Pini,
hanno concluso la simpatica ma-
nifestazione. Sergio Franchi
Quando un po’ di storia resta dove essa fu vissuta. Nel comprensorio di Anzio esiste un parco archeologico di notevole importanza
Per un museo a kilometro zero
Pag. 10 Il Litorale ANNO XIX - N° 14 - 1/31 AGOSTO 2019
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