Sabato 27 gennaio 2024 - ore 16.15
2° Incontro
Parrocchia Santi Pio e Antonino - ANZIO
Via Aldobrandini, 2
Massimo Salemi (avvocato penalista)
«Camminare insieme per ricucire le ferite: il ruolo dell’avvocato»
Marcella Reni (pres. Ass.ne Prison Fellowship)
«Vittime e detenuti: distanti o distinti?»
Caterina Miracola (ass.ne Prison Fellowship)
L’Associazione non profit Vol.A.Re operante dal 2005 nella Casa circondariale di Velletri, trae il suo nome dall’auspicio che ogni persona, anche se caduta e ferita, possa riprendere il volo della vita. L'associazione collabora in un rapporto sinergico con le istituzioni, per una sensibilizzazione che si traduce nell’organizzazione, incontri, dibattiti, cineforum e cene solidali.
Con il passare del tempo l’impegno dei volontari è passato dal “ristretto” fra le mura della struttura penitenziaria ad abbracciare il territorio di Anzio, Nettuno, Velletri, Segni e zone limitrofe, con un percorso informativo itinerante presso tre chiese di Anzio e Nettuno da svolgersi fra il mese di dicembre e il mese di febbraio prossimi. Il tema trattato è quello della giustizia riparativa.
La giustizia riparativa è attenta non solo ad infliggere una pena, ma anche a tutelare la dimensione umana nascosta in ogni ferita morale e materiale, inserendo la vittima e il reo in un percorso di recupero.
Domenica 28 gennaio 2024 - ore 16.00
Il Seicento fu un secolo in cui l’Olanda (attuali Paesi Bassi) primeggiò nel Commercio, nelle Scienze e nelle Arti.
I Paesi Bassi sono nati nel Basso Medioevo ed il loro nome deriva dalla peculiare morfologia dei loro Territori: quasi il 25 per cento si trova sotto il livello del mare.
Il “polder” è la parte collocata sotto il livello del mare, risultato di ingegnose opere di bonifica iniziate all’inizio del secolo.
I territori meridionali, (le Fiandre) e quelli settentrionale sono state antropizzate dai Celti all’inizio del 2° Millennio e strappati al mare soprattutto al nord (oggi Olanda) attraverso un complesso sistema di bonifiche e di dighe.
Dominazioni e ribellione
Alla fine del Medioevo i Paesi Bassi entrarono a far parte dei Domini Borgognoni e all’inizio del Cinquecento con Carlo V, Erede sia della Corona di Spagna che del Ducato di Borgogna nonché dal 1519 Imperatore, furono incorporati nel vasto Impero Asburgico. Con la sua abdicazione i Paesi Bassi furono ereditati dal Regno di Spagna.
Ma nel 1568 le Sette Province che avevano firmato il “Trattato dell’Unione” si ribellarono al Sovrano spagnolo, Filippo II, dando inizio alla “Guerra degli Ottanta Anni”. Alla Rivolta Filippo II reagì inviando Truppe, ma prima che riuscisse ad occupare interamente i Paesi Bassi, a causa dello scoppio della Guerra tra Spagna e Inghilterra (1635-1659), fu costretto a rinunciare completamente ai suoi obiettivi.
Però nel frattempo Filippo era riuscito a riconquistare le importanti città commerciali di Bruges, di Gand e di Anversa, quest’ultima all’epoca uno dei più importanti porti del Mondo, per cui i Paesi Bassi Meridionali (corrispondenti approssimativamente all’attuale Belgio) rimasero in mano alla Spagna mentre il Nord divenne con la Pace di Westfalia un Paese indipendente.
Così il Territorio dei Paesi Bassi si scisse in due Entità distinte: Le Fiandre, Cattoliche, (l’attuale Belgio) sotto il dominio della Spagna e la Repubblica delle Province Unite, chiamata anche Olanda dal nome della più importante delle Province il cui Capoluogo è Amsterdam, uno Stato Indipendente.
Amsterdam non solo occupò il ruolo che era stato di Anversa ma anche di quello della Repubblica di Genova che, in una Italia aggredita contemporaneamente da tutte le parti, era ormai destinata ad un progressivo ed inarrestabile declino.
Il Seicento il “miracolo olandese”.
La Repubblica delle Province Unite con Amsterdam in questo secolo fu il centro dell’Economia Mondo Europea. Un successo che, data la originaria scarsità di risorse locali, apparve agli stessi contemporanei come qualcosa di stupefacente e quasi inspiegabile.
I Mediterranei non riuscivano a capire come potesse sopravvivere e prosperare un piccolo territorio in parte situato sotto il livello del mare, originariamente con scarse risorse e una natura povera e costantemente minacciato dalle acque dell’Oceano.
“Amsterdam di Religioni”.
Il segreto di tale successo è dipeso non solo dalla tenacia e laboriosità dei suoi abitanti ma anche dalle notevoli capacità della Classe Dirigente dotata di una particolare apertura alle Innovazioni Tecnologiche e in grado di comprendere l’importanza non solo del Capitale Finanziario ma anche e soprattutto di quello Umano. Difatti Amsterdam era una Città Protestante solo formalmente.
In realtà era la Patria di Rifugiati Politici e di ogni Confessione Religiosa. Una Politica di intelligente tolleranza opportunistica, che se pur nel suo significato migliore seppe cogliere i vantaggi offerti dalle varie situazioni.
Simposio in via Venezia, 19 – Lido di Cincinnato
ANZIO
COMPRENDERE
FUORI DAI CONFINI
Béla Bartòk e la ricerca
del patrimonio musicale popolare
di Antonio D’Augello
Béla Bartòk a diciotto anni, conosce relativamente bene la letteratura musicale da Bach a Brahms e le opere di Wagner fino al Tannhauser! Inoltre compone con regolarità sotto l’influenza di Brahms e di Dohnanyi che lo impressiona con la giovanile Op.1.
Ultimate le scuole medie, si trasferisce a Budapest, la capitale ungherese per frequentare l’Università dove studia pianoforte e composizione.
Si appassiona a Wagner: la Tetralogia, il Tristano e i Maestri Cantori e alle opere orchestrali di Liszt alla ricerca di nuovi mezzi espressivi. Smette momentaneamente di comporre musica non volendo più ricorrere allo stile brahmsiano con il quale si era formato. Tuttavia nemmeno Wagner e Liszt riescono a indicargli la via giusta:
«Ancora non ero in grado di comprendere tutta la vera importanza di Liszt nell’evoluzione della musica. Le sue opere, infatti, mi colpivano soprattutto per la loro smagliante esteriorità. Così, per circa due anni rimasi praticamente zitto e al Conservatorio si finì per conoscermi solo come brillante pianista».
Nel 1902, la prima esecuzione a Budapest, dell’Also sprach Zarathustra, accolta con sdegno dai musicisti benpensanti, entusiasma Bartok, che si immerge nello studio delle partiture di Strauss e riaccende il suo interesse per la composizione.
Nel 1903, il nostro compone Kossuth, poema sinfonico che Janos Richter dirige a Manchester nel febbraio del 1904, una Sonata per violino, un Quintetto con pianoforte. Del 1904 è la Rapsodia per pianoforte e orchestra con la quale partecipa al premio Rubinstein di Parigi, senza ottenere alcun riconoscimento e del 1905 è la Prima suite per grande orchestra.
Mentre si attenua l’interesse per Strauss scopre il vero significato dell’arte lisztiana dietro l’apparenza tutta esteriore di un discutibile virtuosismo di Liszt e in particolare Années de pèlerinage, le Harmonies poètiques et religieuses, la Sinfonia Faust e la Danza macabra.
La musica popolare
Negli stessi anni, la corrente di pensiero che andava scoprendo e rivelando i valori tradizionali della cultura nazionale ungherese, esercita su Bartok una influenza decisiva, spingendolo ad interessarsi alla musica popolare, o meglio a quella che era ritenuta la musica popolare.
Contemporaneamente andava convincendosi che le canzoni ungheresi erano in realtà che dei canti popolareschi più o meno volgari. Decide di compiere personalmente delle ricerche sulla musica contadina ungherese con la preziosa collaborazione di Zoltan Kodaly.
«Mi ero dato a questo genere di ricerche per ragioni puramente musicali e solamente nell’ambito della lingua ungherese.
Ma più tardi mi si rivelò l’interesse di un trattamento scientifico del lavoro che andavo compiendo, cioè del materiale raccolto, nonché la necessità di estendere la mia attività anche alle zone linguistiche slovacche e romene.
Fu così che affrontai lo studio della musica contadina con metodo scientifico, e ciò ebbe per me una enorme importanza, in quanto mi portò decisamente all’emancipazione dallo schematismo dei sistemi allora in uso, basati esclusivamente sui modi maggiore e minore. Infatti la gran parte del patrimonio melodico raccolto, in sostanza quella di maggior valore, si basava su i modi ecclesiastici antichi o su modi greci antichi o addirittura su modi ancora più primitivi (pentatonici). Mi si era rivelato poi qualche cosa di straordinario, e cioè che le antiche scale, non più in uso nella nostra musica colta, nulla avevano tuttavia perso della loro vitalità espressiva.
La loro utilizzazione rendeva possibili nuove combinazioni armoniche; e fu infatti l’uso della scala diatonica che portò all’emancipazione dal rigorismo delle scale maggiori e minori, rendendo così possibile il libero e indipendente impiego dei dodici suoni della scala cromatica».