L’epopea di un impero immaginario che scricchiola
Chi di futile ferisce...
Se dovessi spiegare ad una nonna chi è Chiara Ferragni avrei delle serie difficoltà perché dovrei utilizzare nomi, aggettivi e significati che la lascerebbero perplessa eppure non sei nessuno se non se non sai di lei, del suo look e delle sue ultime peripezie televisive. Donna dotata di un gran fascino, Chiara Ferragni non ha una grande preparazione accademica, non ha nemmeno finito il corso di studi in Giurisprudenza e non ha scoperto nemmeno il vaccino contro l’Ebola. E’ una fashion blogger, tictocker ma, fondamentalmente, una influencer …e qui la nonna, che pur conosce le lingue, va in pallone ed ogni spiegazione la lascerà più confusa di prima. Ma negli anni 2000, ed anche in altri anni, se hai un reddito annuo di 40 milioni di Euro e, se sei riuscito a farlo col tuo lavoro, sei più famoso del premio Nobel per la Medicina. Dovendo sintetizzare con l’accetta quale sia il lavoro di Chiara Ferragni direi che fa la “persona famosa”. Se la fama si misura in quante persone hanno coscienza di te allora lei racconta che sono 30 milioni coloro che la “seguono” e che lei riesce ad influenzare, anche se vorrei contarle tutte quei 30 milioni di persone, reali, esistenti e che facciano parte del suo mondo influenzabile.
Ma il successo vince e le sue capacità imprenditoriali si sono ramificate e consolidate nei numeri ed il suo essere tramite fra la massa di adepti ed il mercato le da una forza commerciale indiscutibile e finche milioni di ragazze compreranno il foulard che lei ha indossato …lei continuerà a fare soldi. In questa opera di accumulo si accompagna con un ragazzotto tappezzato come un murale di Fuorigrotta che, a mio avviso, dispone di un livello di capacità intellettuale decisamente inferiore, di uno stile da scaricatore di porto ed, artisticamente, perché lui dice che fa l’artista, non mi pronuncio perché non l’ho mai sentito cantare e se dico alla nonna che fa il “rapper”, lei perde la pazienza. Tutto bene. Tutto un meccanismo di futilità che funziona da anni alla perfezione e che si autoalimenta nella continua ricerca del sorprendere e così lei si veste da nuda a San Remo e lui bacia in bocca un altro tizio che era li per cantare; tutto per essere, tutto per esibire. Tutto bene, tutto fa brodo, come fanno brodo i proclami di Federico Leonardo Lucia, che si fa chiamare Fedez, che attacca partiti di governo perché omofobi, strappa in pubblico la foto del vice ministro Bignami, attacca il Ministro Roccella e non perde mai l’occasione per ricordare i milioni di poveri che questo governo sta generando: moderno Masaniello che passa i weekend nella bambagia di un villa da 7 milioni di Euro sul lago di Como.
Ma se 30 milioni si fanno influenzare se ti metti un foulard o se racconti loro di una crema fantastica per la pelle, restano molto male se poi tu dici loro che dai un milione di Euro ai bambini dell’ ospedale oncologico, se loro comprando il tuo pandoro, mentre poi si scopre che è la ditta del pandoro che ha “già” offerto 50 mila Euro all’ospedale ma che il milione di Euro te lo sei messo in tasca, come compenso per pochi minuti di lavoro nello girare lo sketch. Brutta cosa. Non perdonabile, nemmeno con mille scuse perché è il segno di un’onnipotenza fondata sulla mistificazione e sulla disonestà intellettuale: non è “un errore di comunicazione”, come ha erroneamente cercato di rattoppare la blogger, peggiorando la situazione, è una malformazione funzionale. Ora è il tempo della vendetta di tutti quelli a cui questa coppia, spesso sopra le righe e troppo spesso fuori luogo, era venuta a noia. E dopo il pandoro c’è l’uovo di Pasqua e le bamboline e gli acquisti non soddisfatti e i soldi non restituiti e la distruzione del negozio a Roma e giù….chi più ne ha più ne metta ed il marito tatuato si mette a difendere l’imbroglio attaccando la Meloni che aveva solo fatto cenno al caso “pandoro” come fatto di costume ed in una festa di partito. Allora i “followers” scappano e con loro gli investitori commerciali in un andante futile proprio come quello che ha gonfiato il personaggio ed il portafoglio di Chiara Ferragni. Non si preoccupino coloro a cui piace essere influenzati che lei resterà in piedi e poi se non sarà lei sarà un’altra a far diventare essenziale ciò che è futile; come continueranno, vivaddio, ad esistere le nonne che testimonieranno la loro perplessità di fronte a tanto squallore. Lo chiamano progresso.
Sergio Franchi
Le critiche dei cittadini passano inosservate mentre la città è poco pulita e poco curata
Il Comune di Anzio non reagisce
E la città che ha dato i natali a Nerone ed a Caligola, ha un retaggio storico da fare invidia alle grandi città che custodiscono il ricordo di un grande passato. E’ stato il punto di sbarco, anche se con qualche approssimazione, dell’esercito alleato che ha liberato il nostro Paese. La leggenda vuole che Enea vi sia giunto per dare vita alla civiltà di Roma e dell’occidente. E’ il luogo in cui i romani, da tempi immemori, si recano quando vogliono un ristorante di pesce di qualità, insomma ha tutte le caratteristiche per essere una cittadina di rango socialmente elevato. Anzio, 55.000 abitanti che diventano più di 100.000 in estate, un turismo in gran parte stanziale perché costituito in maggioranza da proprietari di seconde case, ha visto negli anni un decadimento dovuto in buona parte ad una visione troppo provinciale di chi l’ha governata, alla mancanza di un progetto ambizioso e di iniziative ambiziose che andassero oltre la cittadinanza concessa a un comico ed un cantante. Il punto di partenza per una città che aspira ad una qualità della vita elevata e quindi ad un turismo di qualità è certamente un eccellente arredo urbano con ambienti pubblici curati e puliti. L’arredo urbano di Anzio è di un livello decisamente modesto, le strutture a servizio delle attività socializzanti e del tempo libero sono praticamente inesistenti.
Il verde urbano è trascurato e quel poco che viene fatto è in buona parte dovuto ad iniziative private. Dopo una tormentatissima gestione dei rifiuti e dei servizi urbani da parte ditta della Camassa, con le relative implicazioni giudiziarie, dopo lunghe estati passate tra mucchi di rifiuti, le aspettative legittime dei cittadini di Anzio erano per un riscatto e per un ambiente pulito e curato. Invece no. Si sono visti pochi rifiuti abbandonati in strada nella passata estate, il servizio di raccolta porta a porta è stato regolare, tranne qualche sbavatura e poi poco più. insomma è come parlare di sopravvivenza a chi ha diritto di vivere una vita dignitosa. Ho avuto occasione di segnalare i punti carenti e le inadempienze contrattuali, l’ho scritto anche a chi oggi amministra il comune di Anzio e che ha la brutta abitudine di ignorare le giuste istanze dei cittadini, quanto meno ha preferito ignorare le mie che, bene o male rappresentano, un bel numero di persone. La risposta, fornita a seguito di accesso agli atti, è un segno plastico di mancanza di efficacia. Una città che dovrebbe aspirare a livelli di eccellenza si mostra sporca e scarsamente manutenuta.
Arrivare col treno alla stazione di Lavinio si ha un’immagine di una profonda periferia. Giungere a Padiglione o a Colonia non offre una situazione migliore. Alcune strade di Lavinio e di Sacida sono abbandonate a se stesse con marciapiedi trasformati in una boscaglia; le piogge continuano ad allagare le strade per i tombini intasati, delle due isole ecologiche, video sorvegliate e presidiate nei periodi estivi, nemmeno l’ombra, della pratica del compostaggio domestico, del relativo albo dei compostatori e della prevista riduzione della TARI, non se ne è mai parlato e non se ne parla. Della tariffa puntuale poi si sono perse le tracce e la distribuzione dei mastelli per la raccolta differenziata avviene in base a modalità che definire burocratiche è poco. Insomma poca cosa: il servizio che, se non sono avvenuti recenti miracoli, è finanziato solo da un utente su due, funziona a livello di sopravvivenza. Continuo a sentir parlare degli “incivili”, che sono coloro che gettano i rifiuti in strada o che non pagano la TARI. Sentirlo dire da chi è responsabile del servizio offre un altro segno del ridicolo con cui questi avvenimenti vengono gestiti.
Per natura e per brutta abitudine il cittadino preferisce evitare le costrizioni e per logica brutale egli preferisce non pagare ciò che utilizza. Ma che ci sta a fare l’ufficio comunale che riscuote i tributi? A che servono i metodi di cui dispone per costringere a pagare i “furbetti dei rifiuti”? A che serve la Polizia Locale, non le solite inutile guardie ecologiche formate per fare un piacere all’assessore di turno, se non anche a verificare e sanzionare chi vive nel territorio e non paga la TARI e che spesso corrisponde anche a chi abbandona rifiuti in strada? Doveva essere uno tzunami che avrebbe dovuto invertire la brutta piega del passato e si rivela essere un venticello che poco cambia e che lascia del tutto insoddisfatti gli abitanti di Anzio. Doveva essere un cambio epocale degno di una cittadina moderna, un servizio complesso gestito in armonia e collaborazione ed invece è diventato una gestione che rifiuta la collaborazione della gente, quella gente che deve fare un accesso agli atti per ottenere risposte vaghe ed insoddisfacenti a quesiti leciti e puntuali.
Sergio Franchi