L’associazione culturale ha svolto un ruolo importante sul territorio nettunese
I 40 anni dell’IBIS
Nel 1983, dal preesistente gruppo G.r.a.a. (gruppo ricerca arte ed artigianato, attivo già dal 1977), nasce, con regolare statuto, l’Associazione culturale IBIS, attiva nel litorale e sud di Roma nell’ambito dell’artigianato, arte visive e performative. Dalla sede di via del Baluardo si trasferirà, pochi anni dopo, nelle stanze sottotetto del palazzo ex Divina Provvidenza, dando inizio ad un percorso di 40 anni, con alti e bassi, momenti di trasformazione e di crisi, mostre a Traunreut, Monaco, a Nemi come a Sabaudia, la collaborazione con la Queen Mary University (2007), con il centro nautico di Anzio, mostre ad Ardea e in altre località del Lazio e d’Italia, iniziative musicali, performative e teatrali, convegni, conferenze, iniziative con le scuole, corsi di ebanisteria, ceramica, pittura, disegno, recitazione ecc ecc.
Negli aa 80 si viveva quella svolta epocale che metteva fine agli aa 70; anni sì di terrorismo e sangue, ma anche di aspettative, idealità, gratuità, le grandi Riforme, il Welfare… per imboccare la strada incontrovertibile della fine dei grandi progetti. Il liberismo sfrenato, meno welfare e più individuo, mercato e consumo.L’era nella quale, secondo le profezie di qualche inavvertito filosofo, avrebbe avuto ‘fine la Storia’; mentre la lady di ferro, dall’Inghilterra post industrializzata, proclamava la fine della società e il trionfo del puro individualismo, del singolo e dei suoi deregolarizzati appetiti, la fine dell’industrialesimo, del capitalismo produttivo-manifatturiero e il trionfo della spregiudicata finanza globalizzata.
Un brodoloso clima universale che si riverberava anche Nettuno: chiusura dei cinema e delle arene estive, della biblioteca, della casa di riposo ‘Tosi’. Tutti luoghi di socialità e aggregazione, dove nella prossimità quotidiana si poteva fruire di una cultura popolare e di massa e dare vita a quelle forme aggregative e socialità che sono a fondamento di una opinione pubblica locale e di una profilazione identitaria. Quest’ultima iniziava inesorabilmente a venire meno: da una società locale primaria, turistica (di sobria villeggiatura), proto industriale (le fabbriche sulla nettunense, p. es. la Massey Ferguson), a una realtà incerta di ibrida economia terziaria, edilizia, cemento, turismo(?): il porto, i palazzi. L’Ibis resistette, anzi incrementò le iniziative, contravvenendo al facile assiomalukàcsiano che l’arte e la cultura ‘rispecchiano’ la realtà sociale circostante, nella convinzione che un processo di costruzione di una identità locale si fonda sull’appartenenza che passa per la produzione e condivisione di elementi culturali.
Quando gli uffici della Usl lasciarono la ex Divina Provvidenza, con il consenso del sindaco l’Ibis si trasferì nelle sale ove erano gli uffici, l’edificio si stava trasformando in un polo culturale, oltre l’Ibis le stanze ospitavano il laboratorio teatrale e una sala per esposizioni gestite dagli attori e sceneggiatori Rezza- Mastrella, poi le aule della scuola musicale della banda, il centro anziani, le stanze delle attività parrocchiali. Un percorso di crescita culturale e di cittadinanza lasciato a metà: i locali furono dichiarati inagibili e così lo storico palazzo, patrimonio identitario della cittadina, si ritrovò inchiavardato da una ragnatela di tubi Innocenti, che ormai sono lì da circa 6 anni, mentre l’amministrazione comunale è stata sciolta per la quarta volta e questa ultima volta per infiltrazioni malavitose.
Poi il Covid. E adesso l’Ibis torna in pista con questa iniziativa per il quarantennale. VORREBBE tornare, e per questo già dall’11 ottobre 2023 ha presentato una richiesta al protocollo del Comune per poter usufruire del Forte Sangallo (unico luogo a Nettuno dove l’espressione culturale può trovare uno spazio pubblico), ha presentato il programma delle iniziative (allegato) che prevede, tra l’altro, l’intervento di associazioni ed operatori culturali a livello nazionale. A tutt’oggi, non avendo ricevuto risposta fattiva e formale -eventualmente scritta- , l’IBIS/ONLUS ha dovuto congelare il programma stesso, rinviarlo non si sa bene a quando, creando non poco disagio e sconcerto fra gli operatori locali e no
Nettuno non manca di fermenti, associazioni, gruppi di cittadinanza attiva che continuano, con tenacia a perseverare in varie iniziative culturali anche di ragguardevole interesse. Ma manca, è sempre mancata da decenni, una politica culturale che faccia sintesi e che ponga ‘a sistema’ il volontarismo culturale, creando le prospettive di sviluppo socio culturale di costruzione di una identità locale, vaccinando così il territorio dalle ibridazioni, anomia e ‘infiltrazioni’ (ammesso che si possa parlare sempre di infiltrazioni e non ancora di presenze più o meno strutturali), contrastando l’omologazione, il localismo e il collasso di ogni sentimento di appartenenza. Le varie amministrazioni che si sono succedute hanno confuso l’evento, il clamore ferragostano, lo ‘spettacolarismo’ —affine semmai a un certo tipo di turismo caciarone, facilone ed ideologico- con l’attività di creazione permanente di espressioni, immaginari, conoscenze, processi educativi-formativi, senso collettivo di riconoscimento ed appartenenza. Insomma quello ‘istituzionale’ è stato un far cultura-spettacolo da ‘vendere’ al turista(?): tutto sommato una cultura ‘utile’, che la si può mangiare (come diceva qualcuno). Ma la cultura è immateriale è necessaria come l’aria,ha bisogno di luoghi di continuità, quotidianità aggregazione, giusta misura tra identità e cosmopolitismo, riflessività e conoscenze, dinamiche educative e di socializzazione, niente a che vederecon la movida estiva. Solo così ci si può protendere verso un discorso prospettico e di ricaduta sul medio lungo periodo, anche in termini economici.
E questo l’Ibis lo ha capito da 40 anni.
IBIS/ONLUS
Conferenza al Centro Ecumenico
Nella serata di sabato 2 marzo, nella sala della chiesa parrocchiale di Sant’Anna e Gioacchino, a Lavinio, si è svolta l’interessantissima conferenza del prof. Antonio Silvestri “La croce da strumento di morte a certezza di Resurrezione”.
Ad introdurre la conferenza è stata l’esibizione del Gruppo dei “Poeti Estinti”. Non nuovi a simili imprese, la loro performance si è svolta con l’esibizione della soprano Marzia De Lorenzo, che ci ha deliziati con l’aria della “Ave Maria” di Caccini, emozionando tutti con la sua voce a seguire il recital “La Passione di Cristo”, opera in poesia a rima alternata composta dal poeta dialettale Giacomo Antognarelli, recitata a tre voci dallo stesso Antognarelli e da Maurizio Stasi ed Emma Paoletti.
Grande successo di pubblico che ha coronato di applausi i vari interventi.
Presso l’associazione culturale “Baraonda”
Arte, storia e letteratura
Conversazione di storia dell’arte: “I massimi piaceri della vita: il sesso, il cibo e l’arte”
(domenica 3)
Sono riprese, dopo un breve intervallo, presso l’Associazione di Resistenza Culturale ‘Baraonda’ a Nettuno (via S. Maria 26 – 28), le conversazioni sull’arte e la sua Storia. Anche questa volta l’appuntamento era con il Prof. Antonio Silvestri, artista e storico dell’arte e che, da ormai quasi tre anni, tiene questi incontri, rinnovando ad ogni appuntamento curiosità ed interesse da parte di un pubblico che va aumentando di volta in volta.
Il pomeriggio di domenica 3, la sala della sede dell’Associazione risultava alquanto stipata, il tema era intitolato: “I massimi piaceri della vita: il sesso, il cibo, e l’arte”; un invito alla riflessione condotto, fuori le righe, fra il gaudente e l’epicureo, che il prof. Silvestri ha saputo condurre argomentando e adornandolo con gustosa ironia, leggerezza ed arguzia, mostrando una vasta, profonda padronanza e conoscenza degli argomenti e della materia storico-artistica.
Dai mosaici e affreschi pompeiani, i banchetti, la sensualità delle raffigurazioni, i convivi nelle corti rinascimentali, le nature morte raffiguranti cesti di frutti, gli affreschi e le iconologie, fino alla modernità con Manet, Toulouse Lautrec e Picasso, le strade, bistrot e bordelli di Parigi bella èpoque, e avanti, fino ai giorni nostri.
Conversazione su “Eroi, traditori e complici nell’inferno nazista” (sabato 2)
L’indaffarato fine settimana dell’Associazione ‘Baraonda’ era cominciato il giorno prima: sabato 2 marzo, con la presentazione del libro dello storico e saggista Fabio Beltrame: “Eroi traditori e complici. Nell’inferno nazista” edito da Prospettive edizioni – La Comune. Pagine che raccontano ritratti e percorsi esistenziali di persone comuni, che però in un modo o nell’altro hanno agito ho, comunque svolto una qualche funzione politico-civile di contrasto alla dittatura fra le due guerre. Sono le ‘Vittime resistenti’, che nel loro piccolo eroismo quotidiano hanno compiuto un gesto che ha rappresentato un riscatto morale contro quel male assoluto che ha contrassegnato la modernità del primo cinquantennio del 900. Quel male assoluto e al contempo ordinario, routinario, burocratico, che la filosofa Hanna Arendt definiva ‘la banalità del male’ che vedeva protagonisti uomini ‘complici’, che con la loro collaborativa indifferenza si sono resi partecipi dell’orrore.
Alla presentazione di sabato erano presenti l’autore, che tra le altre cose ha anche ricordato che il libro è stato inserito nell’elenco della biblioteca dell’Olocausto a New York.
Giuseppe Chitarrini