Quando la politica si riduce alla conquista della poltrona
Celebrare una sconfitta
Che il livello del dibattito politico nel nostro Paese non sia particolarmente qualificante appare evidente a chi segue gli eventi politici ed assiste ai confronti parlamentari, anche se ritengo che tale mediocrità sia deducibile già dalla caratura di alcuni leader e da quello che affermano. C’è stata, pochi giorni orsono,una competizione elettorale per eleggere i componenti del Consiglio Regionale della Regione Sardegna.La sfida era praticamente fra due candidati: Quello proposto dai partiti della coalizione di governo e quella di tutti gli altri coalizzati ed ha vinto, per una manciata di voti, la Signora Alessandra Todde, una giovane e brillante imprenditrice che fa parte del Movimento 5 Stelle. Ha perso Paolo Truzzu, attualmente sindaco di Cagliari, del Partito di Fratelli d’Italia e candidato del centro-destra. Questa è l’unica verità perché il numero dei voti della primaè stato superiore a quello del secondo per poco più di 1000 unità.
La modalità politica di gestione della scelta del candidato del centro destra è un esempio, sia di carenza di figure vincenti in quest’area, ma anche dell’arroganza di chi ha fatto la scelta, se è vero, come è vero, che Paolo Truzzu è considerato a Cagliari alla stregua di Virginia Raggi,quando era sindaco di Roma. Non si candida a presidente di Regione una persona che i sondaggi danno perdente nel capoluogo, dove avrebbe dovuto trionfare; infatti Truzzu ha preso a Cagliari il 40,7% dei voti contro il 49,7 della sua avversaria. Questa è la cronaca dei fatti ma la meschinità che contorna l’esigua vittoria della candidata dell’ammucchiata anti centro-destra risiede nei comportamenti dei leader politici. In piena notte, a spoglio ancora in corso e con un vantaggio della candidata Todde dello 0,5%, Giuseppe Conte e Elly Schlein, capi dei due partiti di maggior peso della coalizione, si sono precipitati in Sardegna ad abbracciare la candidata Todde. Dov’è il ridicolo? Innanzi tutto nel fatto che i due capi di partito andavano a festeggiare una sconfitta delle loro compagini politiche;infatti,mentre la coalizione dei partiti di centro destra ha totalizzato il 48,8%dei voti, superando di 7 punti i risultati delle precedenti elezioni politiche, l’ammucchiata ad essa contraria ne ha totalizzati il 42,6%.
Ma il ridicolo ancora maggiore è nel fatto che Giuseppe Conte, che aveva totalizzato 11,18% dei voti nelle precedenti elezioni regionali, esultava per aver ottenuto il 7,8% in queste ultime che, considerando la percentuale di votanti equivale a gioire perché 3,9 sardi su cento hanno scelto il Movimento 5 Stelle. Si può affermare con assoluta certezza che Alessandra Todde abbia vinto le elezioni in Sardegna nonostante faccia parte del partito di Giuseppe Conte; forse è proprio per marcare questa distinzione che la candidata Todde non ha voluto la partecipazione dei leader di partito durante la sua campagna elettorale. Naturalmente a livello della logica, che dovrebbe guidare chi si propone ai cittadini a guidare una compagine, il ridicolo risiede nell’approccio politico che si identifica in quella che volutamente, non in modo denigratorio ma provocatorio, ho definito ammucchiata. Come si fa a gestire una realtà locale delicata come la Sardegna se nei temi ambientali, che sono preponderanti, si hanno visioni politiche opposte? Come si può puntare al progresso del territorio se dello sviluppo territoriale si hannoconcezioni agli antipodi? Come si potrà governare se la nuova Presidente della Regione dispone di un supporto in Consiglio nettamente inferiore a quello dei partiti che hanno appoggiato il suo? Come ci si può muovere all’interno del sistema di potere se a farlo sono personaggi che godono di autonomia decisionale tutta da verificare?.
Il potere per il potere, battere l’avversario non per governare ma per dar vita alla solita gestione asfittica della cosa pubblica fatta di compromessi. Fare poi di un compromesso vincente anche un modello di rivincita politica propone una condizione che fa del distacco dalla realtà la cifra di un’etica da condannare. Un’etica che non regge di fronte alla prima verifica. La volontà di vincere ma non di governare è stata decisamente frustrata in Abruzzo, dove l’ammucchiata composta da tutti i partiti, incluso quello “Per Topolinia Libera”, ha subito una sonora batosta, con il partito di Conte, che perde 17 punti percentuali per collocarsi al livello di 3,9 abruzzesi su cento e che si posiziona al livello dell’ irrilevanza politica.
Sergio Franchi
L’Autorità del Garante ribadisce la nullità senza una motivazione adeguata
L’estensione delle concessioni non è valida
Se il rinnovo delle concessioni a scopo turistico e balneare può rappresentare un problema “artigianale” per il piccolo litorale di Anzio, nella grandi piazze turistiche, come Rimini, esso è certamente un problema a livello industriale; perché se il turismo balneare costituisce per Anzio e Nettuno un aspetto economicamente apprezzabile, nelle località del litorale romagnolo fino a quello veneto, con centinaia di stabilimenti balneari, esso rappresenta un elemento fondamentale dell’economia locale. E’ proprio in queste zone, a turismo balneare organizzatissimo, che sono in corso dibattiti, scontri, ricorsi e prese di posizioni decisamente avanzate come la messa in gara delle concessioni a Jesolo con l’aggiudicazione di tre grandi lotti ad un gruppo industriale. Gli operatori del settore si trovano nel purgatorio dell’incertezza, con una scadenza perentoria e immodificabile delle concessioni fissata dal Consiglio di Stato al 31/12/2023, con una legge che concede la possibilità di estensione al 31/12/2024 in presenza di valide e giustificate ragioni:col risultato di alcune amministrazioni che decidono di andare in gara, di altre che rilasciano un’estensione della concessione esistente econ l’ente di controllo che le contesta.
L’Autorità del Garante della Concorrenza del Mercato è chiamata a dirimere i dubbi e lo fa anche col Comune di Rimini, da dove giunge il grido di dolore dell’Amministrazione e degli operatori del settore per la latitanza del Governo e dovel’Amministrazione ha dato il via alle procedure di gara dopo aver chiesto l’estensione delle concessioni in atto al 31/12/2024. L’A.G.C.M. ha fornito chiarimenti inequivocabili al Coordinamento Nazionale Mare Libero e chiare indicazioni al Comune di Rimini, partendo da un concetto basilare e cioè quello della illegittimitàdell’uso della “proroga tecnica” al 31/12/2024. La ragione per cui tale proroga non è valida risiede nel fatto che “non esistono i presupposti, da interpretarsirestrittivamente, previsti dall’art 3, comma 3, della legge Draghi (quella che prevede la possibilità di estensione delle concessioni in essere fino alla fine del 2024) in quanto non era stata iniziata nessuna procedura di Pubblica Evidenza”. Ritengo che tale considerazione sia applicabile anche al Comune di Anzio in quanto non risulta che l’estensione delle concessioni decretata al 31/12/2024 sia stata deliberata in presenza delle motivazioni precise che ne avrebbero potuto giustificare l’applicazione.
La risposta dell’A.G.C.M. è articolata e fornisce istruzioni e chiarimenti al Comune di Rimini in merito alla “mancanza di istruzioni sui bandi” precisando che tali istruzioni sono facilmente derivabili dalle due sentenze emesse dal Consiglio di Stato. Quello che A.G.C.M. vuole ribadire èil concetto essenziale che “tutto è scaduto al 31.12.2023”. Quindi la confusione è totale. Gli enti locali dispongono di strumenti insufficienti per risolvere decisioni perentorie. Il Governo istituisce tavoli di lavoro ma non indica chiare e semplici vie da percorrere pensando di risolvere un problema intrigatissimo e straordinario con gli strumenti ordinari. Sono indefinite le modalità di calcolo dei risarcimenti ai concessionari uscenti che costituiscono un elemento fondamentale anche ai fini della compilazione dei capitolati delle gare d’appalto, in quanto è probabile che tali risarcimenti possano costituire un onere a carico del subentrante.
La stampa locale della riviera Veneto-Romagnola segue l’evolversi dei fatti con grande partecipazione e una considerazione è condivisa da tutti gli osservatori: con concessioni scadute, con estensioni non valide, con gare da espletare, con modalità di risarcimento non definite, insomma senza titolo giuridico ad esercitare, con quale diritto un gestore di stabilimento balneare potrà esigere legalmente la retribuzione dei servizi prestati? Il quesito che si pone: se i cittadini decidono di scendere in spiaggia e di mettere i loro ombrelloni e le loro sdraio nel centro di unostabilimento balneare chi potrebbe legalmente impedire che ciò avvenga? E possiamo stare certi che ci saranno, non uno ma cento cittadini che, se la questione non si risolve subito in modo chiaro e convincente, vorranno farlo.
Sergio Franchi
3° Premio Domina
Un folto pubblico ha assistito sabato 9 marzo alla terza edizione del Premio Domina presso l’auditorium dell’Istituto “Apicio Colonna Gatti”.
L’iniziativa si pone l’intento di riconoscere e valorizzare le figure femminili che si sono distinte nel campo sociale, in quello creativo e nella capacità organizzativa e di gestione. Quest’anno i tre premi sono andati rispettivamente a Maria Teresa Barone, Alice Tomassini e Andreina Marigliani.
La cerimonia di premiazione è stata preceduta da un talk sulla cura fragilità psicologica e sociale. La serata si è conclusa con l’esibizione musicale degli allievi del Chris Cappell College.
Ha organizzato il Premio Domina, ha condotto la serata e moderato il dibattito, il prof. Biagio Barra.