Le procedure di salvataggio a mare devono essere adattate per il Covid-19
Salvataggio in acqua
E’ consigliato un aggiornamento delle procedure di salvataggio tenendo in considerazione le raccomandazioni presenti in questo documento e le ordinanze locali della Capitaneria di Porto per il servizio di salvataggio in acqua. In particolare, il Piano di Emergenza dovrebbe includere procedure su come fronteggiare una potenziale infezione da COVID-19 che interessi tanto i nuotatori quanto i bagni di salvataggio nell’area di balneazione.
Raccomandazioni utili per intervenire, proteggendo sia i pericolanti che i bagnini da potenziale contagio:
– ogni volta che sia possibile utilizzare le dotazioni di salvataggio (pattino di salvataggio, rescueboard, rescue can, rescue tube) vanno impiegate per garantire il trasporto in sicurezza del pericolante
– se mancano dovrebbe essere implementato l’uso della tavola da soccorso (tipo surf) o del rescue SUP, soprattutto su quelle spiagge che, per l’altezza dei frangenti in prossimità della battigia, rendono l’uso del pattino di salvataggio quasi impossibile a mare mosso o molto mosso.
– Il bagnino non può esimersi dal fare un salvataggio, se necessario, anche a nuoto. L’unico attrezzo in grado di garantirgli una buona sicurezza in tal caso – evitandogli di entrare in immediato contatto fisico con un pericolante – è un salvagente tipo rescue-can (baywatch) o ancora meglio il siluro (rescue tube).
– durante il salvataggio in acqua si possono presentare pericolanti che respirano o non respirano spontaneamente – nel primo caso ci si protegge attivamente con le dotazioni individuali previste dall’ordinanza – nel secondo caso si interviene velocemente con minor rischio potenziale
– tra le diverse tecniche di trasporto in acqua vanno privilegiate quelle che garantisco una presa sicura senza affiancare o fronteggiare il viso del pericolante
– durante il trasporto in acqua le vie aeree superiori del bagnino di salvataggio sono in netta e costante emersione e nel nuoto precedono quelle del pericolante senza mai accostarle
– nel trasporto e nell’uscita dall’acqua il bagnino di salvataggio viene dilavato dall’acqua di mare ed è protetto perché il contagio avviene principalmente attraverso bocca, naso ed occhi che sono protetti
– ovunque sia possibile prefigurarsi di intervenire con tecniche idonee a mantenere il «distanziamento personale» indossando la maschera di salvataggio (prevista per ordinanza nelle dotazioni) a protezione di occhi e naso
SALVATAGGIO, SOCCORSO E TEORIA DELLE SCELTE RAZIONALI
Ogni volta che ci si trova a fronteggiare un’emergenza il bagnino di salvataggio deve operare delle scelte in brevissimo tempo sulla base delle proprie conoscenze, competenze ed esperienze pregresse. In questi casi il bagnino si comporta da «decisore esperto» in base alle sue conoscenze, da «decisore razionale» per le diverse situazioni da affrontare, da «decisore immediato» per la velocità delle soluzioni da mettere in pratica. La soluzione migliore è sempre attenersi ad un piano di emergenza precedentemente concordato e metterlo in pratica, perché esistono tanti modi per effettuare un soccorso, ma solo uno sarà il migliore in assoluto da mettere in pratica. Quando il bagnino interviene per un’emergenza (in acqua o a terra) si trova nella condizione di operare delle scelte: quando interviene da solo cercherà di mettere in pratica tecniche che producano effetti immediatamente positivi, influenzati fondamentalmente dalla percezione di condizioni di certezza od incertezza dell’azione
quando si interviene in squadra soggetti diversi devono creare strategie collaborative con azioni che influenzano gli altri per massimizzare i loro risultati
per questo esistono piani di soccorso e normative specifiche come la NORMA UNI 11745 – 2019
La norma fornisce un metodo per valutare e qualificare sotto il profilo della sicurezza le Aree di Balneazione marine, lacustri e fluviali, per consentire ai cittadini la loro fruibilità in termini di sicurezza e di informazione. Essa è applicabile sia alle Aree di Balneazione di libero accesso, sia a quelle dotate di strutture ricettive turistico-ricreative, quali gli stabilimenti balneari. La norma intende il termine “sicurezza di un’area di balneazione” come insieme di misure preventive e protettive tese a ridurre la probabilità di conseguenze negative per la salute dei bagnanti originate dalla loro interazione con le Aree di Balneazione.
NORMA UNI 11745 – 2019 E GESTIONE DEL RISCHIO DA CORONAVIRUS
Genericamente “rischio” significa la probabilità che accada un evento, connesso a circostanze prevedibili, in una distanza variabile di tempo. Nel caso del coronavirus e conseguentemente della COVID-19, sempre ricordando che gli studi di settore e le acquisizioni scientifiche non sono consolidati, possiamo oggi definire che il rischio di contagio :
aumenta in funzione della densità degli individui aumenta in funzione del numero degli individui infettanti circolanti aumenta in funzione dell’ampiezza e velocità di circolazione degli individui infettanti circolanti aumenta in funzione della carica virale emessa nell’ambiente e della sua concentrazione in aria aumenta in funzione degli individui suscettibili aumenta in funzione della persistenza del virus nell’ambiente.
Il cosiddetto “rischio zero” non esiste. Gli sforzi di tutta la comunità scientifica e delle istituzioni nazionali sono intesi ad una consapevole acquisizione dei concetti di rischio e, conseguentemente, a promuovere un comportamento virtuoso da parte della popolazione nell’accettare e mettere in atto i criteri di contenimento del rischio stesso. L’applicazione della norma risulta ancora più importante in rapporto al tipo di area di balneazione presa in considerazione, tenendo presente che tutto quanto sopra esposto può essere facilmente implementato in uno stabilimento balneare di un’area in concessione ma risulta di difficile applicazione nelle spiagge libere. Le spiagge libere richiedono un’analisi specifica dettata non solo da esigenze legate alla sicurezza della balneazione (su esse avviene peraltro il 90% degli annegamenti in mare) ma da questioni di ordine pubblico che esulano dal campo d’azione del bagnino laddove il servizio di salvataggio non sia specificatamente organizzato in tal senso.
Società Nazionale di
Salvamento Sede Nazionale
La solidarietà si moltiplica
“Non vi sembra che abbiamo tutti bisogno di un supplemento di carità? Non quella che si accontenta dell’aiuto estemporaneo che non coinvolge, non mette in gioco, ma quella carità che condivide, che si fa carico del disagio e della sofferenza del fratello.”
Papa Francesco
Parto dalla mia esperienza, la mia conoscenza, che è quella della Caritas parrocchiale di Torvaianica, per condividere la storia di solidarietà che in questi giorni di emergenza è fiorita, come un fiore tra le rocce, in un momento difficile. È questo un tempo di difficoltà generale che, attraverso ed oltre la minaccia Covid19, ha compromesso alcune nostre certezze ed ha marcato le ingiustizie sociali che lasciano indifese le fasce deboli. Questo tempo però ci ha resi migliori, ha moltiplicato i gesti di solidarietà e di vicinanza e, come nella moltiplicazione dei pani e dei pesci che Gesù ha condiviso con le folle, è un fiorire di attenzioni ed aiuti per chi è in difficoltà. Questo tempo ha mostrato l’incerta area sociale nella quale vivono (o meglio sopravvivono) molte persone e famiglie: ed è bastata quest’onda di emergenza per far crollare i più deboli. Nella difficoltà però questo tempo ci ha fatto scoprire anche che non siamo soli: tanta, tanta gente si spende per gli altri. Associazioni come Croce Rossa, Misericordia, Caf di zona, Caritas, insieme alle istituzioni ma soprattutto con la solidarietà di tanti semplici cittadini, aiutano chi è rimasto indietro. È questo un momento che ci vede tutti impegnati nell’azione di sostegno a chi, in emergenza, è solo o si scopre solo, e non può farcela. Posso parlare per le realtà Caritas del territorio Pomezia- Ardea che non hanno mai smesso di essere vicine a chi è nel bisogno. Parlo soprattutto per la mia Caritas parrocchiale, che dati alla mano, al centro di Torvaianica ha registrato nelle ultime due settimane una distribuzione di pacchi di emergenza alimentare ben oltre le 500 unità, che sommati agli oltre 80 che vengono distribuiti alle persone che seguiamo regolarmente, ci portano a numeri che mai avremmo pensato di poter gestire.
Da 80 a circa 600 è un supplemento di carità che non dipende solo dal nostro servizio, ma è una vera moltiplicazione di solidarietà che viene da tutti coloro che aiutano donando, e lo fanno lasciando prodotti negli appositi cesti dei supermercati, portando direttamente nelle associazioni che poi operano la distribuzione. Lo fanno le aziende del territorio che ci chiamano per ritirare prodotti che mettono a disposizione. Il parroco, don Andrea, segue in prima persona e con attenzione la distribuzione, incontra le persone che bussano alla porta della Chiesa e non si risparmia di andare a consegnare direttamente nelle case delle persone impossibilitate. Questa è la nostra piccola realtà che si specchia con le tante realtà operanti sul territorio, tutte insieme moltiplicano la solidarietà che viene da ogni singola mano.
Romolo Vaccarello