Il Litorale • 15/2019
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ANNO XIX - N° 15 - 1/15 SETTEMBRE 2019 Il Litorale Pag. 25
S i m p o s i o
LIBERO INCONTRO ARTISTICO CULTURALE
Ci troviamo in realtà di fronte al famoso sorriso leonarde-
sco che è riscontrabile anche nel dipinto Sant’Anna, la
Vergine e il Bambino (conservato anch’esso al Louvre) in
cui Freud rinviene un tributo a Monna Lucia, nonna di
Leonardo.
Il sorriso della Gioconda è in realtà cangiante. Sembra che
le labbra si muovano quando l’osservatore cambia, sia pur
leggermente, di posizione.
Le teorie più accreditate parlano della diversa percezione
delle immagini fra visione centraale e periferica.
Certamente questo effetto conturbante non sarebbe possi-
bile senza il tocco magistrale di Leonardo: infiniti, leggeri
tratti di pennello che cooperano a creare un sapiente fuori
fuoco.
Ma la “leggenda urbana” forse più affascinante e più in-
quietante è quella secondo la quale Monna Lisa potrebbe
essere la versione femminile di un autoritratto di Leonar-
do.
Leonardo era un uomo aitante, bello, di una bellezza fem-
minea. Si circondava di allievi giovani e altrettanto belli
anche se, talvolta, inetti da un punto di vista professionale.
L’omosessualità di Leonardo
Nello splendido saggio Un ricordo d’infanzia di Leonardo
da Vinci (Eine Kindheitserinnerung des Leonardo da Vin-
ci) Freud ci parla dell’omosessualità non vissuta di Leo-
nardo.
Completamente ininfluente è l’errore della traduzione su
cui Freud basò il suo saggio. Scrive Leonardo nel Codice
Atlantico:
«Questo scriver si distintamente del nibbio par che sia mio
destino, perché ne la mia prima ricordazione della mia in-
fanzia è mi parea che, essendo io in culla, che un nibbio
venissi a me e mi aprissi la bocca colla sua coda, e molte
volte mi percotessi con la coda dentro alle labra». Che si
trattasse di un nibbio o di un avvoltoio (Geier nella tradu-
zione tedesca) nulla cambia alla validità dell’analisi freu-
diana che vede nel ricordo una chiara allusione alla fellatio
e, quindi, all’omosessualità di Leonardo.
Omosessualità – si è detto – non vissuta perché sublimata,
riportata ad una dimensione estetica e intellettuale.
E quale più splendido esempio di sublimazione che ripro-
porre se stesso in una versione femminile?
Le due im-
magini sem-
brano a pri-
ma vista
molto diver-
se. Ma è sta-
to proposto
un accosta-
mento digi-
tale a dir po-
co impres-
sionante che
r a c c h i u d e
tutto il mi-
stero, il mi-
to, la realtà
e la fantasia
che avvilup-
pano la figu-
ra di Leo-
nardo.
Secondo al-
cuni studiosi
e ricercatori
i tratti del
volto corrispondono perfettamente nelle due tavole e ci
fanno capire quanto profondi fossero gli studi di fisiono-
mia di Leonardo che segnano, grazie alla sua maestria nel
disegno, l’inizio di quella scienza denominata “patognomi-
ca”, vale a dire lo studio degli stati psicologici basato
sull’espressione del volto.
MONNA LISA
Analisi iconografica
di un capolavoro
di Giancarlo Marchesini
Sembra di essere a Cinecittà, o forse dietro le quinte
dell’Arena di Verona mentre si preparano gli allestimenti
scenici. Siamo a Calcutta, nel quartiere di Kumartuli, dove
CALCUTTA,
la fabbrica degli déi
nomico della cooperativa CECILIA, che permette la fun-
zionalità e le attività di ludoteche create in 6 istituti della
Regione Lazio. Parallelamente alla “tutela del bambino e
della famiglia”, bisogna tenere in grande considerazione le
condizioni dei bambini, figli di detenuti, che vivono la
“marcatura” del carcere; nonché il “trauma” del figlio che
assiste all’arresto del padre e della situazione “deviata”
vissuta perché privato di un genitore e zoppo dell’altro che
deve svolgere il doppio compito. L’ISP (Istituto di Studi
sulla Paternità), con una ricerca effettuata su 200 detenuti
in 7 carceri italiani (compreso quello di Velletri), ha dimo-
strato che il sentimento genitoriale è uno strumento vali-
dissimo per mantenere il senso di responsabilità e di affet-
tività del genitore detenuto nei confronti dei figli, esso for-
tifica il percorso riabilitativo e riduce il suo rischio di reci-
diva. Tra l’altro si è osservato che nel bambino si riduce il
rischio di blocco dello sviluppo causato dalla sua non-au-
tonomia e dalla necessità del supporto dell’adulto nella ge-
stione delle cose quotidiane. La detenzione del padre de-
termina nel bambino un sentimento d’abbandono che può
portare al desiderio di non incontrare il genitore detenuto
mentre questa separazione forzata tra di loro causerà con-
seguenze determinanti per le loro vite.
Nonostante la Convenzione Internazionale sui Diritti del-
l’Infanzia e dell’Adolescenza per tutelare il diritto alla
genitorialità, mirano a consolidare il rapporto tra detenuti e
familiari quale elemento fondamentale per il recupero ed il
reinserimento sociale (Art. 15 Legge 354, 1975, rafforzato
da una circolare del DAP), il Protocollo d’Intesa tra Minis-
tero della Giustizia, l’Associazione “Bambini senza
Sbarre” e l’ Art. 27 della Costituzione. Purtroppo, le isti-
tuzioni ad oggi non hanno concretizzato alcunché che
garantisca i diritti dei genitori e dei loro figli al di là di
qualche attività portata avanti nell’ambito di associazioni
di volontariato e cooperative sociali.
Oggi cosa si fa di concreto per garantire l’accoglienza
dei minori nelle carceri italiane?
Rispondono alcuni autorevoli personaggi del panorama del
mondo carcerario.
Alida Montalti - Presidente Tribunale Minori di Roma.
Ci parla del nuovo progetto “Bambini senza sbarre” per il
2019 che intende aprire una strada per annodare i figli dei
genitori detenuti in una rete efficace. “La partita con papà”
è parte di questo progetto partito già da 4 anni in tutte le
carceri italiane.
Cinzia Calandrino - Provveditore Lazio Ministero della
Giustizia
Sottolinea le difficoltà della realtà carceraria e mette in ev-
idenza l’impatto che ha sulla famiglia l’ingresso del de-
tenuto/a in carcere. Sono promosse iniziative atte al recu-
pero dei rapporti famigliari.
Silvana Sergi - Direttore Casa Circondariale Regina
Coeli
«Il carcere di Regina Coeli non ha grandi spazi ma logisti-
camente favorisce la visita dei parenti e dei figli per i col-
loqui di sabato e domenica per agevolare i visitatori.
«I permessi vengono dati per eventi eccezionali: nascite,
feste di laurea o funerali. Molte detenzioni domiciliari pos-
sono essere valide per la genitorialità ma mancano i brac-
cialetti elettronici».
Daniela de Robert - Autorità Garante Nazionale dei
diritti delle persone detenute o private della libertà
personale
«Il carcere non è una realtà lontana da noi ma ne siamo
parte. La bellezza deve diventare normalità: avere colloqui
in aree accoglienti non deve essere considerato un premio
ma un diritto. La stragrande richiesta da parte dei detenuti
ai Garanti dei diritti umani è di poter comunicare con la
propria famiglia. I pochi minuti concessi per le telefonate
non bastano».
si costruiscono le statue delle divinità che adorneranno
ogni tempio, ogni casa, ogni anfratto. Botteghe specializ-
zate si occupano di ogni singola fase di lavorazione ed
esperte mani lavorano alacremente l’argilla che essiccherà,
poi, al sole. Fantocci impagliati sfilano tra le stradine pol-
verose di questo quartiere, dove ogni operaio assolve una
precisa abilità, una tradizione che si tramanda di genera-
zione in generazione, come quasi tutto in India. C’è chi
impaglia le sagome, chi prepara la creta per rivestirle, abili
pittori che si occuperanno delle fasi finali della lavorazio-
ne, disegnando e dando vita ad occhi, volti, abiti. Un fer-
mento di uomini operosi che lavorano l’argilla con i piedi,
plasmano i corpi con le mani e pochi attrezzi, dipingono
con piccoli pennelli le pitture più raffinate.
Dea Kali e Durga vanno per la maggiore insieme all’onni-
presente Ganesh (il dio dalla testa di elefante, tra le divini-
tà più venerate in tutta l’India), ma anche statue di Tagore,
di Gandhi, una Madonna e putti neoclassici. Un turbinio
organizzato di mille faccende, di volti, di bambini, di sorri-
si. Un magro uomo a torso nudo sfodera muscoli tesi ed un
enorme mestolo per girare il dal (la zuppa di lenticchie e
spezie, sicuramente il più diffuso piatto indiano, preparata
in decine di ricette diverse) che ribolle nell’enorme pento-
lone pronto a sfamare l’intero quartiere. Donne coloratissi-
me fluttuano tra i viottoli, indaffarate tra i bambini ed il
bucato.
E nel mezzo della semplice quotidianità, alla fine di un vi-
colo polveroso, un tempietto sgargiante si apre come una
quinta teatrale in un angolo della strada, pronto alle pre-
ghiere di chiunque voglia affacciarsi. Un bambino, un ca-
ne, ognuno con un moto proprio, ognuno intento nel cam-
mino verso chissà quale destinazione.
Rientriamo a Calcutta, nel caotico traffico cittadino. Un
tassista, stancamente accosciato sul cofano della sua Am-
bassador gialla e nera, attende il prossimo cliente.
Racconto di viaggio tratto da “Sorrisi di fede – un viag-
gio in India” di Valentina Gobbi.
Libro e Mostra fotografica saranno presentati alla
Cantina Bacco di Nettuno il 4-5 ottobre 2019.
Il ritratto di Madonna (Monna) Lisa, detta anche La Gio-
conda, perché moglie di Francesco del Giocondo, è uno
dei più affascinanti misteri scaturiti dall’arte pittorica di
Leonardo
Il dipinto, realizzato su una tavola di pioppo fra il 1503 e il
1504, fu soggetto a innumerevoli ritocchi da parte del
maestro. Fu Leonardo stesso a portare con sé in Francia,
nel 1516, la Gioconda, che potrebbe essere stata poi acqui-
stata, assieme ad altre opere, da Francesco I.
Opera iconica ed enigmatica della pittura mondiale, la
Gioconda è sicuramente il ritratto più celebre della storia
nonché una delle opere d'arte più note in assoluto. Il sorri-
so impercettibile del soggetto, col suo alone di mistero, ha
ispirato tantissime pagine di critica, letteratura, opere di
immaginazione e persino studi psicoanalitici.
Nel 500° anniversario della morte di Leonardo da Vinci,
celebrato in tutto il mondo e in particolare al Forte Sangal-
lo dal 14 al 19 maggio di quest’anno, per iniziativa del-
l’Ass. culturale italo-tedesca Anzio-Nettuno, mi sembra
giusto proporre ai nostri lettori una riflessione sul dipinto
più noto del maestro.
L’enigmatico sorriso di Monna Lisa
Perché sorride Monna Lisa?
Le ipotesi sono fra le più disparate, di cui alcune azzarda-
te, semplicistiche o, semplicemente, poco convincenti.
- Era incinta?
- Leonardo aveva raccontato una storiella?
- La mestizia del sorriso potrebbe far pensare a un’infelici-
tà coniugale?
Sant’Anna, la Vergine e il Bambino (particolare)
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