In effetti questi uomini di chiesa hanno in prevalenza affrontato il problema posto dall’emancipazione delle donne in una sola direzione: quella di spiegare e confermare l’assetto tradizionale dei ruoli, ereditato dalle precedenti civiltà greca e romana.
Nel MEDIOEVO, con le eccezioni della vergine e della santa, la donna è considerata un essere di secondaria importanza e per giunta pericoloso. Del tutto esclusa dal clero secolare, il suo ruolo religioso si limita all’ ambito monastico. Ci sono delle suore di clausura e alcune badesse svolgono una funzione spirituale e perfino politica importante, ma sempre sotto il controllo di confessori maschili.
CURIOSITÀ NELLA POESIA/22 di Sergio Bedeschi
CIRANO DE BERGERAC
Nella puntata precedente abbiamo assistito alla conquista del cielo da parte dell’umanità: nell’anno 1783 l’aerostato ad aria calda dei fratelli Mongolfier si innalzò sopra Versailles volando per 8 minuti alla quota massima di 500 metri. Molto più in alto di loro (ma molto più in alto) aveva già volato Cyrano de Bergerac anche se solo nella fantasia del suo inventore, il poeta Edmond Rostand che scrisse un poema eroico di gran successo in piena Belle Epoque. Più di 400 repliche a Parigi e più di 200 a Broadway oltreoceano.
CIRANO ALLA CONQUISTA DELLA LUNA
In realtà Cirano si spinge fin sulla Luna, a sentir lui. Quello di Rostand è una storia di cappa e spada, di guasconate e soprattutto d’amore ambientata nel XVII secolo. La vicenda la conoscete benissimo e se non la ricordate non è così grave perché a noi interessa soltanto la Scena 11a del 3° Atto, nel momento in cui lo scaltro spadaccino decide di imbrogliare un nobile raccontandogli che è appena tornato da un lungo viaggio, dalla Luna appunto. La cosa curiosa è che Edmond Rostand nella vita era un poeta drammaturgo, non certo un uomo di scienza. Eppure trova la pervicacia per lasciarsi andare a descrivere un piccolo trattato di fantascienza mettendo in bocca al suo beniamino diverse tecniche per il volo spaziale. Buffo che possa sembrare, quando manca ancora non poco alla vera conquista della Luna del 1969 da parte dell’Apollo 11, il Rostand elenca delle modalità che paiono anticipare conoscenze scientifiche successive al suo tempo.
L’ASTRONAUTICA IMMAGINATA DA EDMOND ROSTAND
Dire che si tratta di Scienza nella Poesia è certo dire una sciocchezza, ma non manca tuttavia la suggestione di questa commistione tra fiaba ed espedienti tecnici presi a prestito dal mondo reale. Così comincia (per brevità riporto le sole parole di Cirano, in corsivo, mentre, in grassetto, anticipo una minima spiegazione):
… Ho inventato sei mezzi buoni per violare l’azzurro…
Con la prima delle 6 modalità il nostro “astronauta” sfrutta l’evaporazione dell’umidità mattutina che, per il Principio di Archimede, crea una corrente ascensionale in grado di portarlo verso l’alto:
… Ponendo nudo il mio corpo a stare
dritto, io potea cospargerlo di fiale cristalline
ben colme delle lagrime de le albe mattutine.
Così stando la mia nuda persona a bada,
il sol l’aspirerebbe insiem con la rugiada.
Con la seconda modalità assistiamo a un complicato sistema di specchi, disposti a icosaèdro (uno dei poliedri platonici), capace di catturare la forza dei venti che, una volta liberati, potranno generare le spinte necessarie. Inutile aggiungere di quanto questo procedimento possa richiamare l’uso delle vele solari che, ai giorni nostri, permettono di far navigare nello spazio cosmico le sonde spaziali con la sola spinta del vento solare composto di fotoni:
... E potevo, altrimenti,
prendere il mio slancio, far conserva di venti,
rarefacendo l’aria in cassette di cedro
per via di specchi ardenti disposti a icosaèdro.
Il terzo, manifestatamente più vicino alla modernità, è basato sulla propulsione chimica. I “pirotecnici fuochi d’artifizio” sembrano anticipare i propulsori attuali, in uso fin dagli anni ’60 sul razzo Saturno V, basati sul perossido di azoto e la dimetilidrazina:
Potevo, facendo di meccanico uffizio,
nonché di pirotecnico, da fuochi d’artificizio,
su d’una cavalletta d’acciar farmi lanciare
nei prati azzurri dove stan gli astri a pascolar.
Ora, col quarto, torniamo alla spinta di Archimede, ma questa volta utilizzando la leggiadria del fumo:
Poi siccome il fumo di salir ha tendenza,
raccorne quanto avesse di trarmi su potenza.
Il quinto è decisamente fiabesco con Febo (cioè la Luna) che risucchia Cirano (assieme ai bovini) verso di sé. Ma vale la pena di ricordare che le missioni Apollo, quando arrivarono ai due terzi del loro percorso, sfruttarono l’attrazione lunare:
…E siccome Febo, quando l’arco è più scarso,
ama succhiar la vostra midolla, o buoi… consparso
me ne sarei…
Formidabile il sesto metodo se si conta che le leggi dell’Elettromagnetismo erano state scoperte da pochissimi anni.
Il reierato rincorrersi tra piatto metallico e calamita conduce fino alla Luna!
... Finalmente, adagiato
su un piatto di ferro, un pezzo avrei lanciato
di calamita in aria! Buon mezzo, questo: attratto
dietro la calamita si precipita il piatto;
la raggiunge, s’attaccano, e via così con lei
indefinitivamente si può salire!
A raccontarla tutta in verità vi sarebbe pure una settima modalità che il “nostro” è costretto ad aggiungere all’ultimo momento per allungare la sua conversazione con il nobiluomo. Si tratta di sfruttare le maree che dai moti lunari sono provocate. Ma questo tutto sommato ci sorprende di meno visto che il Galilei già duecento anni prima di Edmond Rostand lo aveva rivelato col suo primo telescopio.
CONCLUSIONE
Scienza e Poesia! Che ne dite? Vi è piaciuto? Sì, d’accordo: Scienza in senso stretto, no. Ma quanta immaginazione, quanta intuizione in quei sogni! E quanto divertimento per noi!
YOUNG SOPHIA
Il pensiero dei giovani
Gianluca focalizza l'attenzione sulle prime teorie estetiche che prendono in considerazioni l'aspetto psicologico della musica seppur in forme un po' semplicistiche. L'importanza fondamentale di questi studiosi è stata proprio quella di avviare nuovi percorsi di studio che fossero in sintonia con l'età moderna cercando di razionalizzare la percezione fisica dell'ascolto. Come Burke anche Euler lo fa considerando la differenza tra la percezione di un singolo suono e quella che invece coinvolge più suoni in relazione tra loro e la nostra sensibilità, adoperando un linguaggio, seppur apparentemente ingenuo, proiettato verso quei concetti che da li a poco, vedranno sempre più la musica oggetto di speculazioni scientifiche e filosofiche.
Il SETTECENTO E LA MUSICA/6
di Gianluca Farulla
(La Sapienza Università ex allievo L. M. Chris Cappell College)
Anatomia del suono e suoi effetti
Come visto in precedenza, anche Euler si sofferma a lungo sul problema del singolo suono in questo contesto di studi dedicati alla scienza dell’acustica.
Egli, partendo da una spiegazione matematica della musica: i rapporti fra suoni musicali e connessione fra più suoni, prosegue con un’indagine sui suoi fondamenti fisici per fare un’analisi delle singole sensazioni prodotte dalla musica
Prima di esaminare il suono musicale egli dà una definizione della natura del suono in generale. Se nell’antichità si credeva che il suono si propagasse come il profumo di un fiore che eccita i nostri nervi olfattivi con lievi esalazioni, Euler è dell’avviso che «La sensazione del suono si ha quando l’orecchio è colpito dalle vibrazioni dell’aria. E ciò non vale solo per il suono in generale [Schall] ma anche per i suoni musicali in particolare [Ton]: la differenza fra suoni [Töne] deriva dalla diversità del numero delle vibrazioni nell’aria. […] Quando ascoltiamo un singolo suono musicale il nostro orecchio è colpito da una successione di vibrazioni equidistanti l’una dall’altra, che si succedono cioè con frequenza regolare; la sensazione di un suono, quindi, può essere raffigurata come una successione di punti equidistanti tra loro. Supponiamo però che gli intervalli fra questi punti siano ora più grandi ora più piccoli, che essi non siano regolari;
ne potremo dare una raffigurazione sensibile attraverso una serie di punti che non si trovano a distanza regolare fra loro; ad essi corrisponderà la sensazione acustica di un rumore confuso e disarmonico».
Il suono coincide per Euler con una serie di vibrazioni che colpiscono il nostro orecchio, grazie alle quali si può determinare la differenza fra un suono musicale e del semplice rumore. «Solo nel primo caso si può cogliere una regolarità nella successione delle vibrazioni dell’aria, nel secondo la norma, la struttura regolare sono sostituite dal disordine; esiste quindi una differenza fra rumore e suono; solo il secondo, infatti, si fonda su regolarità e armonia. Se le vibrazioni si succedono con uniformità, ovvero se gli intervalli sono tutti uguali, il suono è un suono regolare […] Il senso dell’udito è in grado di formulare un giudizio che distingua i suoni l’uno dall’altro; l’udito non è passivamente esposto alle impressioni che provengono dall’esterno, ma è in grado di percepire la differenza fra i suoni che si susseguono nel tempo. Il nostro orecchio ha però limiti oltre i quali i suoni non sono più percepibili: pare, infatti, che non riusciremmo più a sentire un suono con meno di 20 vibrazioni per secondo, perché troppo basso, né un suono con più di 4000 vibrazioni, perché troppo acuto».
LA COMPLESSA STORIA
DELLA RUSSIA/8
di Francesco Bonanni
Nel 1872 il Musicista Modest Petrovic Musurgkij, su libretto proprio basato sul dramma omonimo di
Aleksandr Sergeevic Puskin, compose un’Opera Lirica
intitolata “Boris Godunov” che fu rappresentata per la prima volta il 27 gennaio 1874 al
Tetro Mariinskij di San Pietroburgo.
Nel tentativo di ripristinare il Khanato del Volga i Crimeani ed i loro alleati Ottomani invasero la Russia Centrale e nel 1571 incendiarono Mosca. Però nell’anno successivo lo ZarIvan IV Il Temibile nella Battaglia di Molodi sconfisse le Forze Crimeane-Ottomane ponendo così fine alla minaccia di una loro invasione.Ciononostante le razzie da parte dei Crimeani non cessarono se non alla fine del XVII secolo. I primi anni del XVII secolo furono definiti il “Periodo dei Torbidi”: molto turbolenti. Difatti alla morte di Ivan IV, avvenuta il 18 marzo del 1584 salì al Trono il figlio maggiore, Fedor I.
Il nuovo Zar rivelò subito di essere mentalmente debole e di conseguenza inadatto a governare. Egli era tutto dedito alla Religione per questo nel 1584 fu affiancato da Boris Godunov con il ruolo effettivo di “Reggente de facto”. Godunov grazie ad un importante matrimonio aveva ottenuto vari incarichi alla Corte di Ivan IV; incarichi che nel 1580 gli consentirono di accedere la Rango di Boiardo.
Il 7 gennaio del 1598 lo Zar Fedor I morì senza lasciare eredi. Nel successivo 17 febbraio un’Assemblea formata dai vari Ceti dello Stato, convocata dal Patriarca di Mosca, elesse Zar BorisGodunovche si rivelò un Monarca dai molteplici aspetti. Ferocemente spietato nei confronti dei Boiardi ribelli, (vedi l’appellativo “il Temibile”) Fu invece un sovrano aperto nei confronti della cultura inviando numerosi giovani a studiare in Europa e stimolando Rapporti Commerciali con l’Estero.Affrontò la Crisi Sociale assicurando ai Proprietari Fondiari la Manodopera che diveniva sempre più scarsa.
Con “l’Ucaz” del 1597 riconobbe ai Proprietari Terrieri il diritto di perseguire i Contadini fuggiaschi ma proibì loro di attirare quelli di padroni meno potenti e tali misure segnarono l’inizio della “Servitù della Gleba”. Istituzione abolita in Russia solo nel 1861.
Inoltre la Carestia del 1601-1603 favorì la Guerra Civile provocata dai Boiardi desiderosi di recuperare il Potere perduto. Il 23 aprile del 1605 Boris Gudonov morì e gli successe il figlio Fedor II che dopo appena pochi mesi di Regno fu ucciso dai Boiardi in rivolta. Successivamente la Confederazione Polacco-Lituana occupò vari territori della Russia tra cui Mosca, ma nel 1612 i Polacchi, sconfitti dai Volontari Russi, furono costretti a ritirarsi.