La pandemia ha lasciato indietro il problema
Covid e lavoro minorile
Nel 2019, l’ONU con l’ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro) proclamarono l’imminente 2021 anno internazionale per il contrasto e l’eliminazione del lavoro minorile. 2019: una data lontana nel tempo, collocata nell’era pre-Covid, allora le proiezioni statistiche, i logaritmi e le previsioni configuravano il prossimo 2021 come liberato da almeno il 30-40% del lavoro minorile mondiale rispetto ai numeri registrati fino al 2010. Ma allora non era preventivabile l’imminente crisi sanitaria, un cataclisma del genere non era neanche pensabile, anche se qualcosa qui e là si vociferava: lo sfruttamento indiscriminato degli ecosistemi, l’annullamento progressivo delle biodiversità, gli allevamenti intensivi ecc, creavano delle ‘finestre produttive ed espositive’ riguardo i virus; c’erano state le varie Sars, pesti suine… che facevano presagire sventure a pochissimi scienziati e qualche visionario miliardario e solitario (esempio Bill Gates). Comunque sia nel lontano 2019, si stimava l’innesco definitivo e consolidato di una virtuosa tendenza al ribasso della quantità di lavoro minorile (al di sotto dei 16 aa) in molte pareti del globo, soprattutto –guarda caso- nell’emisfero sud.
Invece la pandemia ha messo in atto varie condizioni strutturali (la pandemia non è una parentesi che una volta chiusa si torna a come eravamo prima) di crisi e squilibri, oltre l’emergenza sanitaria, stiamo vivendo altre emergenze: quella sociale, economica, psicologica, educativa-formativa ecc. Il morbo infierisce su anziani e su minori: i 6 mesi di scuola persi in un anno, in Italia, ma anche in altre nazioni, costituiscono già di per sé, una lesione grave, con effetti a venire sul minore e sull’adolescente. Save the children insieme alla Cgil, in particolare all’associazione ‘B. Trentin’, hanno stimato in 340.000 (di questi il 7% stranieri) i minori coinvolti in illeciti riguardanti il lavoro, nonostante che in Italia il lavoro minorile sia vietato dal 1967. Creduti, a torto, più resistenti al virus e meno visibili nei confronti delle istituzioni preposte al controllo degli illeciti riguardo il mondo del lavoro, molte famiglie cadute, purtroppo, in povertà estrema a causa della pandemia, non si lasciano sfuggire l’occasione per raggranellare qualche soldo mandando anche i loro figli a fare qualche ‘lavoretto’. I 5 mesi di chiusura delle scuole e di didattica a distanza non hanno potuto non alimentare l’evasione e la dispersione scolastica, incrementando la ‘povertà educativa’ che da sempre è concause del lavoro minorile. Ricordiamo poi che in Italia l’evasione scolastica, nell’era pre-Covid, era stimata in media al 13-14% rispetto tutta la popolazione in età dell’obbligo (16 aa), con alcune punte del 23% in alcune aree del sud, mentre la media europea si attesta al di sotto del 10%.
Poche sono state le attenzioni e le forme di tutela che si sono messe in campo per bambini ed adolescenti: nei vari dispositivi regionali, DPCM, circolari ecc. si faceva riferimento a loro solo in relazione alle aperture o chiusure delle scuole, palestre e parchi. Reclusi in casa, costretti a rinunciare a ritmi, abitudini e rituali della quotidianità, senza poter esprimere a pieno le loro potenzialità creative e neanche la loro spontanea e connaturata vitalità; curvi su monitor, computer, tablet e telefonini, collegamenti che hanno messo in crisi le famiglie e le forme antiche della socialità faccia a faccia, l’espressività, i linguaggi, le dinamiche d’apprendimento costrette all’interno di rigidità lessicali, interattive e temporali, in un distanziamento che non è solo spaziale, ma anche affettivo ed emozionale, per non parlare delle varie situazioni di fragilità e disabilità, arrivando a forme estreme di esercizio della violenza attraverso meeting convocati anche via social che danno vita a gigantesche quanto gratuite risse. La pandemia sta riscrivendo al ribasso modalità secolari delle esperienze cognitive ed espressive, d’apprendimento e di formazione-socializzazione, oltre, come dicevamo la recrudescenza di una antica piaga: il lavoro minorile.
Giuseppe Chitarrini
Flash Mob di sensibilizzazione all’istituto tecnico economico Emanuela Loi
Consapevolezza dell’Autismo
Il 2 aprile è stata la Giornata Mondiale della Consapevolezza dell’Autismo (WAAD, World Autism Awareness Day) istituita nel 2007 dall’Assemblea Generale dell’ONU, la ricorrenza richiama l’attenzione di tutti sui diritti delle persone nello spettro autistico.
La scuola rimane un momento di socialità molto importante per i ragazzi che presentano disturbi dello spettro autistico, purtroppo la pandemia da Covid 19 ha creato tante difficoltà e solitudini che con il nostro impegno cerchiamo di superare quotidianamente, per offrire ai ragazzi ed alle famiglie la fruizione del diritto all’istruzione ed alla crescita equilibrata garantito dalla Costituzione.
L’Istituto Tecnico Economico “Emanuela Loi” aderisce alla campagna di sensibilizzazione con una manifestazione propria, un Flash Mob che si è tenuto l’8 aprile 2021 dalle ore 10,30 nel viale d’ingresso e negli spazi verdi antistanti l’ingresso della scuola. L’iniziativa è stata organizzata dalla Funzione Strumentale Inclusione prof.ssa Teresa Abagnale assieme alla commissione inclusione, alla presenza del nostro dirigente scolastico, dott. Gennaro Bosso, abbiamo fatto volare tanti palloncini blu in segno di adesione alla Giornata della consapevolezza dell’autismo che si è celebrata lo scorso 2 aprile nel pieno della pausa didattica di Pasqua.
Ancora, a cura della Commissione cultura e comunicazione, le classi, grazie al supporto dei docenti di lettere, hanno approfondito le questioni legate alla condizione delle persone con disturbi dello spettro autistico, attraverso la visione del video- corto “Due piedi sinistri”.
Piccole azioni, allo scopo di aumentare l’attenzione sulla qualità della vita delle persone con sindrome dello spettro autistico e per affermare la necessità di una società che garantisca maggiori diritti ai ragazzi autistici ed alle loro famiglie.
A.B.
Sabrina Ferilli ed Ettore Bassi a Torre Astura
Nella seconda puntata della miniserie “Svegliati amore mio”, andata in onda mercoledì 31 marzo su Canale 5, si sono potute ammirare le bellezze di Torre Astura. Protagonisti delle tre puntate della fiction “Svegliati amore mio” sono la ‘grande’ Sabrina Ferilli (Nanà Santoro), Ettore Bassi (Sergio, suo marito), Francesco Arca (Mimmo, suo ex), Caterina Sbaraglia (Sara Santoro, la figlia), Antonio Avella (Lorenzo, amico della figlia), Catena Fiorello (l’infermiera Gianna), Dott.ssa Manuela (Veruska Rossi), Francesco Venditti (il giornalista Stefano). Si tratta di un cast eccezionale con uno share di spettatori molto alto in ogni puntata. Tutta la vicenda ruota attorno a Nanà che in ciascuna delle puntate, andate in onda il 24 marzo, il 3 ed il 7 aprile, sempre di mercoledì, da il meglio di se stessa, non facendoci rimpiangere la fiction “L’amore strappato” (2019), recentemente riproposto. Sabrina Ferilli in questi ultimi anni sta interpretando donne di grande spessore, impegnate nel sociale, portando alla luce problematiche esistenziali molto scottanti e di grande attualità, con storie che ricalcano la realtà o ne prendono spunto come in “Svegliati amore mio”.
La figlia Sara, durante una gara in piscina entra in coma. Al suo risveglio la drammatica verità: ha la leucemia e deve essere sottoposta alla chemioterapia con tutte le conseguenze che ne derivano. Fortunatamente è ricoverato nello stesso ospedale un ragazzo, Lorenzo, che prende a volerle bene e le rende meno tragica la degenza. Nella seconda puntata Lorenzo, dopo aver disegnato il luogo incantevole dove il padre lo conduceva da bambino, decide di farlo conoscere a Sara. Partono di nascosto e con un piccolo natante arrivano a Torre Astura, accampandosi nei pressi del castello, sulla sabbia, oltre il ponte levatoio, vicino alle peschiere romane ed alle costruzioni, in parte diroccate dalla salsedine, che rendono assai romantico quel luogo ameno, meta di tanti turisti durante la bella stagione. Sono stati numerosi i film e le fiction girate a Torre Astura, nonostante si trovi all’interno dell’U.T.T.A.T. (Poligono Militare). Forse si deve proprio a questo Poligono se le spiagge intorno al castello si sono conservate negli anni in tutta la loro bellezza (incivili sporcaccioni a parte).
La vicenda è ambientata intorno al 2002 e le altre location in cui è stata girata sono Fiumicino, Ostia, Colleferro, dove, nella finzione, si trova l’acciaieria Ghisal, le cui polveri e fumi ‘uccidono’ o fanno ammalare i giovani del quartiere Ferraccio, nei suoi pressi. Sabrina Ferilli per la sua passionalità nell’interpretare tematiche sociali è stata premiata con il “Nastro d’Argento Speciale 70 anni” nel 2016. Sicuramente riceverà altri prestigiosi premi per essersi immedesimata molto bene nei panni di questa madre coraggio, Nanà.
Rita Cerasani