Matteo Silani era capogruppo ad Anzio per FdI
Silani in Forza Italia
Il capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio comunale ad Anzio, Matteo Silani, grande amico di Vincenzo Capolei, lascia il partito di Giorgia Meloni per entrare a far parte della squadra di Forza Italia. “Siamo felici di dare il benvenuto a Matteo Silani nella famiglia di Forza Italia di Anzio”, commentano in una nota Massimo Millaci, capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale, e Fabio Capolei, Consigliere regionale del Lazio. “Il suo arrivo – sottolineano – per noi è molto importante. Non rappresenta un numero, un Consigliere in più che si aggiunge ai nostri, ma un vero valore aggiunto su cui poter contare, per le competenze e la capacità politica che ha dimostrato negli anni. Siamo pronti a lavorare insieme”.
“Sono felice di entrare a far parte della famiglia di Forza Italia - lo comunica in una nota il Consigliere comunale di Anzio Matteo Silani, ex capogruppo di Fratelli d’Italia, annunciando ufficialmente il suo passaggio al gruppo Forza Italia - ringrazio il partito per questa opportunità che mi ha concesso – aggiunge – in particolar modo il Coordinatore provinciale Vincenzo Capolei e il Consigliere regionale Fabio Capolei, ai quali mi lega un solido rapporto di amicizia. Consapevole di avere una grande responsabilità, sono pronto a mettermi a disposizione dei cittadini come ho sempre fatto – sottolinea – e a lavorare con umiltà insieme ai miei nuovi colleghi. Il gruppo di Forza Italia di Anzio si è dimostrato, fin da inizio legislatura, molto attivo sia all’interno del Consiglio comunale sia all’esterno, tra le persone. È una famiglia formata da giovani capaci e da persone di grande esperienza con profonda conoscenza della politica, l’ambiente ideale per me”, conclude la nota.
F.C.
La testimonianza diretta dal sito di vaccinazione della Nuvola dell’Eur
Una macchina che funziona
Nonostante l’incomprensibile livello di consenso che le rilevazioni attribuiscono ancora a Giuseppi Conte, io ritengo che il suo sia stato il peggior governo dalla fine della seconda guerra mondiale. Forse ci vorrà del tempo ma, sono certo, i fatti e gli approfondimenti forniranno sempre più elementi di sostegno a questa mia affermazione. Come pesanti appariranno le responsabilità del Ministro della Salute che ragioni politiche hanno voluto rimanesse al suo posto. E che vi siano responsabilità a livello ministeriale è testimoniato anche dal fatto che l’ex direttore generale Ranieri Guerra, quello del piano pandemico farlocco, è ora indagato dalla Magistratura. La battaglia persa contro il vaccino dal Commissario Arcuri ha lasciato sul campo tante vite e non in senso metaforico; perché quei camion dell’Esercito in fila, nel buio di una mattina d’inverno, portavano morti veri e lasciavano migliaia di persone nel cordoglio più profondo. Se n’è andato il Presidente sotto la cui guida tutto questo dolore è stato inflitto al Paese ed è stato letteralmente cacciato il Commissario delle primule e dei contorcimenti organizzativi e gli effetti si cominciano a vedere. Anche se, piove governo ladro, Michela Murgia, col sul rigido conformismo rosso, è riuscita a sentirsi disturbata dall’uniforme di chi ne ha preso il posto. Presunzione? Forse; mala fede? Certamente. Qualcuno dovrebbe spiegarle che la guerra si vince con chi la guerra la sa condurre e l’organizzazione per fare la guerra al Covid si chiama logistica e la Logistica, come scienza organizzativa complessa, è materia militare. Ma forse è meglio non spiegarle niente; sarebbe tempo perso. Sta di fatto che, nonostante i postumi di una ricerca scientifica troppo affrettata abbiano prodotto qualche incertezza di troppo, la macchina è in moto e la potenzialità è stata fortemente incrementata con l’impiego di una base allargata del supporto operativo. Palestre, ospedali, capannoni, chiese e poi farmacie e gli studi dei medici di famiglia hanno definitivamente spazzato via le idee malsane, i rallentamenti, gli appalti ed i costi di strutture dedicate e di reclutamenti inutili. La macchina è in moto e ne ho avuta una significativa testimonianza diretta. Il 6 aprile ho accompagnato un familiare al punto di vaccinazione costituito nel bellissimo contesto della “nuvola” di Fuksas all’Eur. Organizzazione perfetta a partire dalla fase di prenotazione sul sito della Regione Lazio, attuata con una piattaforma facile intuitiva e rapidissima. Ma il senso dell’efficienza appare evidente sin dall’arrivo nella zona di vaccinazione. Un parcheggio dedicato, un percorso di accesso alla struttura semplice e con continua possibilità di chiedere informazioni a persone che ti rispondono con un sorriso. All’ingresso il check-in, che avviene in modo immediato con la semplice esibizione della tessera sanitaria e l’assegnazione di un numero di trattamento. Successivamente la sala di attesa per accedere al controllo anamnestico effettuato da decine di addetti che ti fanno domande rispetto alla tua storia sanitaria e lo fanno con gentilezza e pazienza nella consapevolezza di chi sta trattando con persone diversamente giovani. Breve ulteriore attesa prima dell’accesso alla sala vaccinazione, dove decine di persone siedono in file parallele percorse da medici coadiuvati da infermiere, che ti vengono vicino e ti vaccinano. Fatto il piccolo intervento sul braccio, che ognuno ha scelto come preferito, si passa alla sala di attesa post-vaccino che dura circa 15 minuti, durante i quali viene preparato il certificato della vaccinazione. Passato il breve tempo di osservazione si ritira il certificato e si può lasciare la “nuvola”. Durata cronometrata di tutta la procedura 32 minuti. E si lascia il luogo con la certezza che nemmeno i tedeschi potrebbero fare di meglio. L’impressione è che, in considerazione del numero di persone impiegate, degli spazi disponibili e della metodologia del tutto semplificata da un buon supporto informatico, la macchina organizzativa stesse lavorando al 40% della sua potenzialità. Vale a dire che con una tempistica portata nei limiti accettabilissimi dei 45-50 minuti si potrebbe più che raddoppiare la possibilità di vaccinare. Questi sono fatti che, con potenzialità diverse ed organizzazione diverse stanno avvenendo ovunque in Italia. Naturalmente ogni Regione esprime le proprie potenzialità ma l’indirizzo imposto dalla nuova guida sta dando i suoi frutti e qualche segno di ottimismo può essere basato su fatti e non su inutili disquisizioni, di Conte e della sua corte, sempre raccontate usando verbi al futuro.
Sergio Franchi