I fatti reali di una guerra fratricida ci danno un’immagine diversa da quella della propaganda che viene trasmessa sui media e sui social
Chi sono i ragazzi di Azov
La guerra di Ucraina, che viene spacciata dal Governo di Mosca come un “operazione speciale”, è sempre più una guerra con le caratteristiche di scarsa dinamicità e di un forte impatto distruttivo sulle strutture urbane. Una guerra asimmetrica che coniuga l’impiego di moderni mezzi di attacco dall’aria con il tradizionale confronto di trincea. Alla predominanza russa dei mezzi di attacco aereo non corrisponde però una superiorità sul terreno e ciò è causa di distruzione di palazzi, di ospedali e di strutture pubbliche che avvengono a seguito di bombardamenti aerei e missilistici. Una guerra che in Ucraina si combatte con le armi e nei vari talk show televisivi italiani si combatte a colpi di polemica e di propaganda.
In Italia siamo in piena guerra civile tra coloro che difendono il diritto dell’Ucraina di esistere e quelli e non sono pochi che, per ragioni che variano dall’opportunismo economico all’ideologismo anti-NATO ed anti-americano, auspicano che il sogno revanscista di Putin diventi realtà. Si procede molto spesso per slogan e si utilizza un metro di misura fondato sul liberalismo e sugli schemi occidentali. Nelle battaglie da Vespa, da Giletti e da Floris si scontrano le due fazioni e tutti diventano strateghi alla stregua dei virologi del Covid.
Poi c’è la categoria degli “anti-tutto”che, spesso per mere ragioni di necessità esistenziali e di voglia di esistere, ne sparano di tutti i colori della categoria dei “parlo e quindi esisto”.
Sta di fatto che vi sono molti italiani che credono che Putin stia effettivamente denazificando l’Ucraina e per darne prova certa si tira sempre in ballo il “Battaglione Azov”, se ne trasmettono le marce e se ne evidenziano i simboli celtici. Il tutto per dimostrare che, in un paese in cui il raggruppamento dei partiti di estrema destra, come Svoboda e l’Associazione degli Ucraini Patrioti, ha raccolto il 2,19% dei voti alle ultime elezioni, un paese governato da un presidente eletto, russofono ed ebreo, esista un Nazismo imperante e pericoloso per la Russia tale da poter giustificare l’invasione armata da parte del paese “fratello”, che è militarmente cento volte più potente dell’Ucraina.
Non esiste praticamente nessun paese democratico, appunto perché democratico, in cui non sia presente, in qualche forma, una componente estremista di destra che si ispiri al fascismo ed al nazismo; in Inghilterra i Blood and Honour, negli USA i Confederate Hammerskins, senza parlare del partito nazista tedesco del tutto legale in Germania. Della presenza del nazismo in Italia se ne fa mostra sempre in prossimità di elezioni politiche. Tutte organizzazioni che alimentano gruppi in uniforme, che liberamente fanno campi di addestramento, sfilano in parate ed esibiscono svastiche. La preclusione della Costituzione Italiana alla ricostituzione del Partito Fascista, che tecnicamente resta comunque una limitazione della libera espressione, non ne può però impedire manifestazioni e camuffamenti politici, il cui peso, come in tutti i paesi democratici, si esprime in un consenso elettorale sempre intorno all’uno-due percento.
Il cosiddetto Battaglione Azov, che prende il nome dal mar di Azov, non è un partito politico ma è un gruppo paramilitare che nasce, spontaneamente, ad Urzuf nei pressi di Mariupol, all’inizio del 2014, in concomitanza con la rivoluzione filo europea di Maidan, per contrastare i guerriglieri secessionisti ed i cosiddetti “uomini verdi”: quelle truppe russe in divisa, ma senza distintivi, che abbiamo più volte visto nella TV di quel periodo, nelle zone separatiste di Lugansk e Donetsk. La sua chiara ispirazione nazional-nazista richiama la partecipazione di gruppi estremisti da altre nazioni ed arruola molte di quel tipo di persone che vedono nella lotta armata la propria ragione esistenziale.
Al battaglione Azov viene attribuita la responsabilità dell’incendio della casa dei sindacati di Odessa in cui hanno perso la vita 38 persone in prevalenza filo-russa. L’invasione russa della Crimea, quasi ignorata da tutto il mondo, ha visto il consolidamento dell’unità paramilitare di Azov e di altri gruppi minori come quello dei Patrioti Ucraini. Nel caos istituzionale del post-maidan e nella riorganizzazione dello stato ucraino, il Battaglione Azov e gli altri gruppi vengono arruolati, prima nella struttura statale con funzioni di polizia civile e, già dall’inizio del 2015, come truppe di fanteria speciale dell’ambito delle Forze Armate Ucraine.
I componenti del cosiddetto Battaglione Azov vengono da allora selezionati nell’ambito dell’arruolamento militare nazionale e l’unità viene strutturata come reggimento con diversificazione funzionale di ruoli tipica di questo tipo di unità militari; viene infatti costituito il Reggimento Operazioni Speciali dell’Esercito Ucraino. Siamo ancora nel gennaio 2015 e l’unità speciale è composta da soldati particolarmente addestrati, militari di elite come ne esistono in tutti gli eserciti del mondo.
Chi sono i volontari che ne fanno parte? Sono ragazzi e ragazze giovani per circa il 25% russofoni, con forte connotazione nazionalista che vengono pagati circa 380 Euro al mese e che, nonostante provengano da formazioni di estrema destra si definiscono, per la quasi totalità, non politicamente impegnati. Dal 2015 al febbraio del 2022 l’impegno dell’unità Azov è in gran parte rivolto all’area contesa del Dombass, in quella guerra condotta in sordina tra russi e filorussi contro ucraini e filoucraini che ha causato migliaia di vittime. All’atto dell’invasione russa del 24 febbraio il Reggimento Speciale Azov è comandato dal trentenne Colonnello della Guardia Nazionale Ucraina Denys Prokopenko e rappresenta l’unità meglio addestrata, meglio equipaggiata e meglio motivata di fronte alla violenza anche psicologica che l’invasione russa rappresenta per la grande parte degli ucraini. Si può affermare che quella che, per numero di componenti, resta una piccola unità militare, abbia contribuito in modo rilevante al fallimento dell’aggressione dell’esercito russo rispetto agli obiettivi iniziali.
La resistenza, senza speranza, dei ragazzi di Azov a Mariupol, che da alcuni nostri analisti di strategia e politica internazionale può essere letta come espressione di nazismo portatore di pericolo nazista, per coloro che credono nell’idea di Patria e di difesa della Libertà, appare come atto di eroismo puro da parte di soldati in difesa del loro Paese. Fatto che richiama alla mente altre azioni eroiche che hanno contribuito alla libertà ed alla democrazia dei popoli.
Ai mollicci che propugnano tesi arzigogolate per far tornare i conti di convenienti schemi ideologici preconfezionati, non dovrebbe nemmeno essere concesso di pronunciare il nome di chi sceglie di dare la vita per la difesa della libertà della loro Patria. Il presidente ucraino Zelens’Kyj nel marzo 2022 concede a Denys Prokopenko l’alta onorificenza di Eroe dell’Ucraina. Nei sotterranei delle acciaierie di Mariupol, mentre un gruppo di fucilieri ucraini si arrende, i ragazzi di Azov ed un gruppo di Fanti di Marina, restano a difendere il loro onore col prezzo della loro vita.
Mentre il Governo del Giappone rimuove l’epiteto di nazista riferito al Reggimento Azov e li propone per il “paradiso dei Samurai” a chi non crede nella miseria della propaganda e legge la cronaca di oggi con la certezza che sarà una storia di orgoglio di domani, non resta che sussurrare la risposta che si da a chi vi dice “Slava Ukraini” e cioè “Heroyam Slava”: Gloria all’Ucraina, Gloria ai suoi eroi.
Sergio Franchi
Cala il contagio Covid
Al rilevamento del 24 aprile a Pomezia i contagiati sono 1161, un dato che è più o meno lo stesso di circa un mese fa, infatti il 28 marzo erano 1240 casi.
Le cose vanno sicuramente meglio a livello di Asl6 infatti attualmente i contagiati sono 9.828 il 28 marzo erano 12.408.
Per fortuna rimangono molto bassi nella Asl6 i ricoveri ospedalieri, solo 28 e nessuno in terapia intensiva, mentre i deceduti sono 18 in gran parte anziani ed anche con altre patologie.
Quindi la variante omicron 3 anche nella nostra Asl contagia in gran parte in forma lieve, tale da non richiedere un ricovero ospedaliero.
Questo grazie alla forte campagna di vaccinazione che nella nostra Asl ha raggiunto le 974.464 dosi su una popolazione complessiva dei 21 comuni di circa 570.mila abitanti!
A quanto pare procede la somministrazione della quarta dose per i fragili e gli ultraottantenni infatti rispetto al 28 marzo vi sono state altre 5.014 dosi di vaccini somministrati.
Comunque viene consigliata ancora prudenza soprattutto a Pomezia, anche perché attualmente il nostro Comune, nella Asl6, ha il non invidiabile primato di avere il numero più alto di contagiati
A.S.