Iniziati i lavori per il nuovo campo boe ad Anzio
Più posti barca
Sono iniziati venerdì 22 aprile, nell’area portuale del Molo Pamphili, i lavori di realizzazione del nuovo campo boe, destinato all’attracco delle unità da diporto nautico e che consentirà di aumentare, in tempi rapidi, l’offerta di posti di ormeggio al Porto di Anzio, nel pieno rispetto di una gestione del territorio sempre più sostenibile.
Pensati come infrastrutture di collegamento tra mare e costa, gli ormeggi in boa attrezzati con gavitelli ancorati al fondale, disposti in file ordinate e segnalati per la sicurezza della navigazione, contribuiranno, così, ad aumentare la ricettività portuale e turistica di Anzio, che si prepara a vivere una stagione estiva al top. Sta proseguendo, infatti, il trend positivo dell’anno scorso, con presenze record in Porto.
La realizzazione del nuovo campo boe rappresenta un ulteriore passo in avanti per il Porto di Anzio e rientra tra le attività che il Comune, il Consiglio di Amministrazione, presieduto dal Prof. Ernesto Monti e l’Amministratore Delegato, Ing. Gianluca Ievolella, stanno portando avanti con determinazione, su preciso indirizzo del Sindaco, Candido De Angelis, per risanare la società e rilanciare il Porto Innocenziano.
“Le richieste e le prenotazioni che stanno arrivando in queste settimane – afferma il Sindaco, Candido De Angelis -, ci fanno presagire che anche questa stagione estiva sarà estremamente proficua, con una positiva ricaduta economica sul nostro territorio.
Il Porto è uno dei simboli della ripartenza turistica, insieme a tutta una serie di atti amministrativi che abbiamo adottato, al mare pulito ed ai dati eccellenti delle acque marine, alle numerose certificazioni ambientali, alle spiagge ed alla ripresa del mercato immobiliare, che vede la nostra città tra le mete più ambite della Nazione.
L’inizio dei lavori per la sistemazione del campo boe, insieme all’evidente cambio di passo della Società Capo d’Anzio, nella direzione di un positivo rilancio dell’attività portuale e del suo indotto, che in questi mesi ha visto l’impegno, altamente professionale, del Consiglio di Amministrazione della Capo d’Anzio Spa tutto, con il Prof. Ernesto Monti e l’Ad, Ing. Gianluca Ievolella, figure istituzionali di altissimo livello tecnico”.
“Siamo riusciti ad avviare questa importante opera destinata agli ormeggi in boa, con non poche difficoltà e grazie soprattutto all’impegno fattivo del personale della Società che si è messo a totale disposizione, garantendo l’aiuto necessario anche al di fuori degli orari di lavoro nell’esclusivo interesse pubblico. Lo stesso interesse che in questi mesi ha guidato la nostra attività, finalizzata all’adozione degli atti propedeutici alla realizzazione del nuovo Porto - ha affermato concomitanza con l’inizio dei lavori, l’AD Gianluca Ievolella, già Dirigente del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, esperto internazionale nel settore delle opere pubbliche e del demanio marittimo -. Il Porto Innocenziano è la Città di Anzio e la Città di Anzio ruota intorno al suo Porto, il suo rilancio avrà una ricaduta positiva e notevole sull’intero territorio”
“Le operazioni di preparazione del catenario, dei corpi morti, taglio cime e predisposizione dei gavitelli sono iniziate nella giornata di ieri e stanno vedendo impegnato il personale dipendente – spiega il Nostromo della Capo d’Anzio, Michele Cotogno –. I lavori sono propedeutici alla realizzazione del nuovo campo boe disposto su 7 file, con un incremento di circa 200 posti barca. La prossima settimana si procederà con le installazioni vere e proprie dei corpi morti, che ancoreranno il catenario al fondale. I lavori consentiranno di realizzare subito le prime tre file di boe, poi si andrà avanti per step”.
Anzio, 23 Aprile 2022
Ufficio Comunicazione Città di Anzio e Capo d’Anzio
A causa della pioggia. Regolare invece l’approdo della Madonna delle Grazie
Processione rimandata
Come ogni anno, a Nettuno, tranne nei due anni precedenti a causa della pandemia, nella prima domenica di maggio si svolge la processione in onore della Madonna delle Grazie. Quest’anno, rallentate le restrizioni causa Covid, si sarebbe dovuta svolgere la sera di sabato sette maggio, ma così non è stato perché nel pomeriggio una pioggia insistente è caduta sulla città rendendo impossibile la processione con le Priore, gli angioletti e paggetti che accompagnano la sacra Immagine lignea, dal santuario di San Rocco e Santa Maria Goretti, fino alla Chiesa madre di san Giovanni, al centro del borgo.
La manifestazione è stata rimandata al sabato successivo 14 maggio. Invece la grandiosa rievocazione dell’approdo si è svolta regolarmente nel pomeriggio di domenica 8 maggio. Dapprima il tempo è stato incerto, poi un timido sole ha fatto capolino facendo brillare il mare. Partita dal porto di Nettuno, la statua lignea della Vergine, che è una copia di quella vera ed è stata donata dal Marina, facendola realizzare dai maestri artigiani di Ortisei, con al seguito tante piccole imbarcazioni, è arrivata sul lido presso il Santuario, dove validi portatori l’hanno tratta a riva. Intanto scoppiavano molti petardi ed il cielo era rischiarato dai fuochi d’artificio, mentre una folla festante accoglieva la Madonna. Tra loro anche i figuranti con i vestiti dell’epoca che hanno sfilato sul lungomare, dopo essere partiti dalla Chiesa di san Giovanni. La rievocazione si deve all’Associazione “La stella del Mare” ed ogni anno ripropone l’arrivo fortunoso, nel 1500, della Madonna delle Grazie da Ipswich (Inghilterra). La vicenda narra che a causa di un nubifragio la nave che la trasportava fu costretta ad approdare a Nettuno, ma ogni volta che si riprendeva il mare, questo tornava a sconvolgersi, così che i marinai rinunciarono alla statua e la donarono ai Frati che possedevano una chiesetta, proprio dove oggi è il Santuario.
Rita Cerasani
Abbiamo bisogno di uomini qualunque
Diverso tempo fa mi colpì una discussione tra due ragazzi, che si accusavano a vicenda di ogni nefandezza, ricorrendo a stereotipi quali: polentone, terrone, ecc.
Devo dire che la cosa mi fece male, perché erano loro la nuova Italia, erano loro, essendo universitari, ad essere i futuri capitani d’impresa, i dirigenti, i managers, ecc. di questo nostro povero Paese. Mi fece male ancor più perché le idee che portavano avanti non erano le loro idee ma slogans, tratti da spot pubblicitari del tipo: Roma ladrona, ce l’ho duro, ecc., ecc.. Non loro dunque la colpa, di quelle frasi insulse, ma nostra!
Colpa nostra per tutto quello che abbiamo detto e per tutto quello che non abbiamo saputo dire.
Abbiamo costruito un mondo basato sull’immagine, sull’apparire.
Un mondo vuoto, in cui valori come dedizione, responsabilità, sacrificio, sono solo parole, prive di significato. Un mondo in cui i miti da inseguire sono le veline ed i calciatori, e non per la professionalità che queste icone sottendono ma per l’immagine, che esse rappresentano. Essere ammirati, costi quel che costi, questo è l’importante!| Ed ecco che si fanno i video sui blog, magari preannuncianti una strage, che poi, può anche non compiersi, ma che, in quel momento, ci fanno sentire famosi. Ed anche se qualcuno, magari più esaltato, la strage la compie per davvero, così, tanto per fare, e finire in tal modo in televisione (che è il massimo); il tutto fa parte del gioco! E’ questo il mondo che volevamo? Non lo so, ma è questo quello che abbiamo consegnato loro. Davanti a tanto squallore però mi è venuta in mente un’altra scena. Una mattinata di festa come tante altre. Un uomo qualunque esce di casa con la sua famigliola. Il mare è invitante e ci si incammina in lunghe code d’auto per godere di un ritaglio di sole, sdraiati su un fazzoletto di sabbia. Gente che corre, grida, schiamazza, si diverte. Gente che prende il sole e gente che fa il bagno. Poi, un grido: aiuto, là, affogano! E quell’uomo qualunque si alza, sbircia, s’accosta alla riva. Là, in mezzo al mare, due ragazzini sono in difficoltà. Sulla riva la madre grida, ed allora quell’uomo qualunque non pensa più a nulla. Sono due ragazzini, sapere che siano nati a Bergamo od a Catania non ha importanza. Non ha importanza neppure avere due by-pass, il cuore malandato ed un enfisema (magari perché si fumavano quaranta sigarette al giorno). Sono due ragazzini come i suoi figli ed allora si butta. Bracciate contro corrente, con il cuore che batte forte. Ne afferra uno e lo riporta a riva. Ce n’è però un altro di ragazzino, che si sbraccia e beve acqua. E l’uomo qualunque si rituffa ancora. Il respiro è pesante, afferra il secondo, il dolore al petto lo attanaglia ma continua a nuotare e riporta anche il secondo a riva. E’ stremato, gli occhi sono velati ma ha ancora la forza di bisbigliare a quella donna in lacrime: non ce la faccio più! Muore! Tra le braccia di quella madre che non ha avuto neppure il tempo di dirgli: grazie. Quell’uomo qualunque ha un nome ed un cognome, aveva una famiglia, una moglie, dei figli ed ora non c’è più. Ma non fa nulla! Era un uomo qualunque ed a lui non spetta che un trafiletto in terza pagina; un giorno, poi, più nulla. Non fa notizia! La notizia che va è il flirt di quel tal attore, il fondo schiena della tal attrice, il matrimonio della tal coppia famosa, il figlio drogato di quel tal capitano d’industria. Sono queste le notizie che contano. I milioni di euro pagati per l’acquisto di quel giocatore, sono questi gli abbacinanti specchietti che mettiamo davanti agli occhi dei nostri figli. Ed il giornale tira decine di migliaia di copie in più per il bacio gay di quel tal onorevole. Per quell’uomo qualunque morto, invece, non vale la pena spendere un ottavo di pagina. Eppure dovremmo chiederci: quanti uomini qualunque ci sono? Cosa fanno? Chi sono? Gli uomini qualunque, cari signori, sono milioni! Sono tutti coloro, uomini e donne, che si alzano la mattina alle sei per andare in fabbrica, per guadagnare quei mille euro mensili (e sono già fortunati) con cui arrivare alla fine del mese. Sono le casalinghe che, con quei mille euro, devono mettere in tavola qualcosa con cui sfamarsi, e sono salti mortali per rendere appetitoso un piatto d’acqua. Ma sono anche quei ragazzi e ragazze che, quotidianamente, vanno a scuola, magari anche controvoglia, ma ci vanno, studiano, si sacrificano ed imparano. Imparano che la vita non è fatta solo di divertimento ed immagine ma anche di sacrificio e responsabilità. Imparano che la vita ha un senso quando si è importanti per gli altri, quando si dona, senza ricevere se non un grazie. Ed allora eccoli lì, oltre un milione, pronti, nella protezione civile, a mettersi in gioco, per aiutare gli altri. Quei milioni di uomini e donne qualunque, però, non fanno notizia! Eppure sono loro che comprano i giornali, guardano la televisione, bevono, insaziabili, tutti gli spot pubblicitari che gli vengono propinati, riempiendosi la testa di tutte le idiozie che i grandi media sostengono con sicumera incrollabile. Per andare avanti hanno bisogno d’evasione e gli si confezionano idoli con cui identificarsi, su cui sognare! La mente si ottenebra e così diventano tutti calciatori e veline. No, cari signori! Non è tutto come voi vorreste! La Gente comune esiste, per fortuna! Ben vengano veline e calciatori, ma per fare una Nazione non sono loro le icone indispensabili.
Per fare un Popolo, una Nazione, abbiamo bisogno di UOMINI QUALUNQUE.
Maurizio Stasi