LA COMPLESSA STORIA DELLA RUSSIA/4
di Francesco Bonanni
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale l’Unione Sovietica aveva conseguito il controllo dei Carpazi, del Caucaso, degli Urali e della Siberia e si era insediata profondamente in Asia Centrale.
Inoltre ad Occidente si era assicurata una vasta cintura di sicurezza rappresentata da una serie di territori: i Paesi dell’Europa Orientale (Polonia, Cecoslovacchia, Romania, Bulgaria, Germania Orientale, Ungheria) ed infine i Paesi Baltici.
Attualmente solo la Siberia è rimasta sotto la sovranità russa, le altre hanno riacquistato l’indipendenza.
E proprio la Siberia costituisce una valida frontiera in quanto è attraversata da un’unica linea ferroviaria per cui un eventuale attacco da parte di forze armate nemiche sarebbe impensabile.
Difatti qualsiasi efficiente rifornimento via terra per un esercito invasore sarebbe praticamente impossibile a causa delle caratteristiche del territorio che nell’arco dell’anno è libero dai ghiacci e dalla fanghiglia per solo tre mesi e per giunta è privo di strade Nord -Sud.
È questa la ragione per cui nel dicembre del 1941 l’Esercito Imperiale Giapponese preferì attaccare gli Stati Uniti invece dell’Unione Sovietica.
Inoltre il controllo dei territori dell’Asia Centrale garantisce alla Russia la sicurezza dei suoi confini, in quanto questi sono caratterizzati da una serie dicatene montuose e da deserti che impediscono in modo quasi assoluto le possibilità di transito di grandi Eserciti.
Infine il Mar Caspio, il Mar Nero ed il Caucaso proteggono i confini con l’Iran e con la Turchia.
Però per la Russia la zona che si presenta più insicura rimane sempre quella dei Balcani e delle pianure del Nord.
Poi, una prima Regione Chiave è rappresentata dalla Bessarabia, attraverso la quale in teoria potrebbe essere invasa dalla Germania (come avvenne durante la Seconda Guerra Mondiale), e dai Balcani (in ricordo dell’attacco degli Ottomani).
Una seconda Regione Chiave per la sicurezza russa è situata più a Nord, tra i Carpazi ed il Mar Baltico: è il punto più stretto della pianura del Nord-Europa in Polonia.
Era questa all’incirca la posizione del Confine Imperiale Russo fino alla Grande Guerra da cui entrarono in Russia sia l’Esercito Napoleonico che quello di Guglielmo II e, in tempi più recenti, quello Nazista.
La massima espansione dell’impero Russo si realizzò nel 1945 sotto il Regime Sovietico ad opera di Stalin.
Ma proprio per le sue notevoli dimensioni e per i costi relativi al suo mantenimento questo Impero contribuì al crollo dell’Unione Sovietica.
Oggi la Russia è contenuta nei confini dell’Impero Russo dei primi anni del XVIII secolo, avendo perso insieme alla Ucraina e ai Paesi Baltici anche i suoi Caposaldi nel Caucaso ed in Asia Centrale.
Per questo si sente minacciata da eventuali, anche se inesistenti, pericoli a meno di 100 miglia di pianura da San Pietroburgo ed a circa 250 miglia di pianura da Mosca.
Questo spiega le ragioni che stanno alla base della politica aggressiva della Russia nell’Area Mediterranea, tutta proiettata alla possibile creazione di una sfera di Influenza che le ridia dei confini, da lei ritenuti irrinunciabili, tali da poterla in una certa misura rassicurare.
CURIOSITÀ NELLA POESIA/18
di Sergio Bedeschi
DIGNITÀ DEI NUMERI
Pur accettando l’idea che la Scienza possa compiere qualche tipo di incursione nel mondo della Poesia, riesce però difficile pensare che i protagonisti di tali iniziative possano essere i numeri della Matematica, nati per misurare, pesare, confrontare le cose materiali. Troppo freddi, troppo prosaici, troppo oggettivi, in definitiva incapaci di procurare sensazioni emotive quali che siano. Questo è ciò che i più dovrebbero essere propensi a sostenere. Ma è davvero così? Non sarà invece che anch’essi possano essere portatori di forti sentimenti soprattutto se pensiamo alle emozioni della mente oltre a quelle del cuore? Questo perché penso che anche la mente possa emozionarsi nel momento in cui utilizza strumenti (i numeri appunto) che le permettono di viaggiare lontano, in territori inesplorati dove si incontra l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo. La famiglia dei numeri è cresciuta man mano che è cresciuta la Conoscenza Umana, tanto che oggi è difficile stabilire chi abbia preceduto o inseguito l’altra.
I NUMERI CRESCONO
In questo modo sono nati dapprima i numeri interi positivi, poi i numeri con la virgola, alcuni dei quali del tutto ripetitivi dopo la virgola (detti numeri razionali), altri invece imprevedibili dopo la virgola tanto da essere alquanto sfuggenti e mai conoscibili nella loro interezza (numeri irrazionali). Pensate che, mettendo in fila queste poche cose che vi ho detto, in quattro e quattrotto vi ho raccontato la Storia della Matematica praticamente fino a qualche secolo avanti Cristo. Per veder presi in considerazione i numeri negativi bisogna però pazientare fino agli albori del Rinascimento, fermo restando che all’inizio del loro apparire nessuno sapeva cosa farsene tant’è che furono battezzati numeri falsi. Pensate un po’: con quelli oggi voi indicate per esempio la temperatura sotto zero o il debito in rosso che avete contratto con la vostra Banca. Altro che numeri falsi! Altri “nuovi numeri” da allora hanno continua a sortire dalla mente dell’Uomo per mettersi al servizio della Scienza. Si potrebbe dire che ne stiamo inventando di nuovi anche oggi e che ne inventeremo probabilmente anche domani. La Natura è piena di misteri e gli strumenti per indagarla e comprenderla devono essere sempre più raffinati.
I NUMERI IMMAGINARI
Sulla base di tali necessità a metà del ‘700 spuntarono i numeri immaginari. Questo perché ci fu qualcuno che volle inventarsi un significato anche per un’operazione aritmetica assurda e impossibile, vale a dire fare la radice quadrata di un numero negativo. Inutile dire che al loro nascere non avevano alcun significato tanto che furono chiamati numeri irreali, evanescenti, fantasmi o trascendenti, insomma inesistenti. Qualcuno al fianco pretese che vi fosse come etichetta una piccola “i”, appunto per bollarlo come immaginario, e quindi inutile. A dispetto delle apparenze “il brutto anatroccolo” si rivelò più avanti uno strumento potente, tanto è vero che oggi con esso possiamo descrivere la Corrente alternata o il Moto armonico, tanto per dirne una. Lo svizzero Eulero nel ‘700 costruì con esso un’equazione prodigiosa zeppa di implicazioni, tanto che oggi è chiamata l’Equazione di Dio. Per i matematici è un’espressione di estrema bellezza e di significati grandiosi. Per i comuni mortali magari soltanto un vezzo o una originalità di pensatori troppo euforici.
LA “i” ENTRA NELLA POESIA
Ebbene ai numeri immaginari e all’Equazione di Eulero ci ho pensato anch’io con qualche verso di poesia. Numeri immaginari nell’immaginario della poesia, perché no? Eccovi la mia dedica ai numeri immaginari. Di Eulero, poesia compresa, parleremo la prossima volta.
La “i” immaginaria
Sei fatta d’aria e di fantasmi, astratta, sfuggente, non reale.
Misuri le cose della terra, scrivendo spartiti e fantasie,
poi vai perdendoti nel vento, nel mondo dei pensieri,
viaggiando tra nuvole lontane.
Ma quando riatterri tra le cose i sogni ritornano realtà
e l’algebra si fa carne e materia:
adesso, umana tra gli umani, coi numeri dividi la tua vita.
Potranno le equazioni diventare la scala che porta all’infinito?
La mente mi sento illuminare il cuor stesso òr si fa più ardito.
La piccola “i” puntata e fiera leggera mi porta tra le stelle
il mondo diventa una chimera enigma immaginario che s’invera
qual serpente uscito fuòr di pelle.
È come se foreste impenetrate aprissero i rami allo straniero
che trova i sentieri verso il vero del fiume risale le cascate
è come toccassi del destino i lunghi desiàti suoi confini
alba di luce, nuovo gran mattino del mio cercar lontano senza fini.
“Icx” sommata ad “ipsilon” per “i”
al pari con gli angoli si sposa
sulla “e” di Nepero vi s’indova
matrice con “a” vicino a “b”
quarta essenza della trinità
quattro prodigi complessi in unità.
Contributo per osare la Pace
PACE! La poesia di Laura Fusetti pubblicata
nel precedente numero è stata erroneamente
firmata con altro nome
PACE! Ancora in questo nuovo “contributo”
di un’altra amica.
Parlare di pace e liberazione ha un suono tristemente falso.
Da che esiste l'uomo non ha fatto altro che costruire e distruggere per poi ricostruire senza badare al sangue versato per conquiste e confini che si spostano sulla pelle di innocenti. Mi dispiace rattristare, ma forse non ingannarci con mielosi discorsi può indurre l'umanità a riconoscere la parte malvagia che abita in tutti noi e combatterla. Penso che sia l'unica battaglia giusta.
Voglio parlarti sorridendo
figlio della stessa Terra che ci ospita
Il tempo di disegnare sulla tela della vita
il nostro capolavoro
inevitabilmente incompleto.
Voglio parlarti d'amore senza miele,
ma consapevolezza dell'unicità dell'essere
contro l'illusione di onnipotente eternità
che fa dell'uomo un divoratore di potere
distruttore Assetato di sangue.
Voglio parlarti di quell'amore faticoso
che è gratitudine per ogni cosa
che crediamo scontata e dovuta.
Voglio parlarti di disarmo nell'abbracciarti,
di una possibile pace
per tutti i figli della terra
che è madre imparziale e generosa,
Voglio parlarti di un sogno di giustizia,
di uno specchio che riflette in te
la mia immagine e in me la tua.
Patrizia Nizzo, aprile 2022