Fondi PNRR per Divina Provvidenza e riqualificazione
5 milioni per Nettuno
Sono stati ammessi al contributo nell’ambito della rigenerazione urbana – PNRR M5C2 investimento 2.1. due progetti presentanti il 4 gennaio scorso dal Comune di Nettuno.
Il primo riguarda il recupero e il restauro della ex Divina Provvidenza. Un intervento di 3.642.000 €, di cui 142.000 € coofinanziati dai fondi comunali che permetterà all’edificio storico nettunesi di tornare a splendere e di tornare a disposizione dei cittadini. L’altro progetto riguarda un pacchetto di interventi per un costo complessivo di 1,6 milioni di euro, di cui 100.000 € coofinanziati da fondi comunali, destinato alla riqualificazione degli spazi pubblici, alla creazione di un nuovo arredo urbano e di percorsi pedonali nella zona 1 che comprende il centro cittadino, l’intero litorale e parte dei quartieri di Cretarossa, San Giacomo e Santa Barbara.
“Stiamo attuando la nostra visione di città e questi fondi ci permetteranno di realizzarla con un impostante intervento di rigenerazione urbana che interesserà il centro e il litorale – dichiara il Sindaco Alessandro Coppola –il recupero e il restauro della Divina Provvidenza, chiusa dal 2018, è sempre stata una nostra priorità. Un intervento complesso e oneroso, insostenibile per le sole casse comunali. Grazie alla capacità del nostro ufficio tecnico, che ringrazio sentitamente per il lavoro svolto, siamo riusciti ad ottenere questo importante contributo di 3,5 milioni che ci permetterà di mettere in sicurezza la struttura e procedere con il restauro per poter finalmente riaprire quello che è uno dei nostri luoghi simbolo che tutti noi nettunesi amiamo profondamente”.
“Voglio congratularmi personalmente con il dirigente dell’Area Tecnica del nostro comune e del personale tecnico e amministrativo dell’area Lavori Pubblici – dichiara l’assessore Fabrizio Tomei – è stato conseguito un grande risultato superando tutte le difficoltà dettate dalla carenza di personale. Questi 5 milioni di euro ci permetteranno di intervenire in maniera risolutiva nell’ex Divina Provvidenza e ci permetteranno di realizzare il progetto di una città con un sistema di piazze e percorsi pedonali, con particolare attenzione al superamento delle barriere architettoniche. L’obiettivo è portare Nettuno ad essere una città sempre più sostenibile e alla portata di tutti coloro che vorranno venire a visitarla e che la vivranno”.
Foto Valerio Cosmi
Comune di Nettuno
Ogni anno la Festa della Liberazione è motivo di contrasto sociale
25 aprile: liberi ma divisi
Il 25 aprile di ogni anno si celebra in Italia la Festa della Liberazione, un anniversario molto significativo nella storia italiana perché commemora la liberazione dell’Italia dal nazifascismo, con la fine dell’occupazione nazista e la caduta del fascismo. Questa è la definizione che si da a quella festa commemorativa che dovrebbe essere celebrata in armonia da tutta la popolazione italiana che si richiama ai principi della democrazia.
Ma il fatto che nel nostro Paese la pace vera non sia mai avvenuta ce lo ricorda proprio ogni anno la commemorazione del 25 aprile e ce lo conferma l’andazzo giornalistico prima di ogni elezione politica, con il ritorno dello spettro di un Fascismo morto e sepolto che viene, sempre, riesumato con qualche avvenimento di violenza che stranamente si verifica in prossimità dell’evento elettorale. Sembra che il 25 aprile, che è una festa di riconciliazione nazionale decretata da re Umberto II, allora principe e luogotenente del Regno d’Italia, il 22 aprile 1946 con il decreto legislativo luogotenenziale n. 185, sia sempre più la festa dei partigiani e delle associazioni che continuano a rappresentarli nonostante che il numero di coloro che fecero la lotta armata siano ormai ridotti ad un numero esiguo.
Addirittura la celebrazione sembra sia diventata un fatto di proprietà dell’ANPI e cioè l’associazione che rappresenta i partigiani di quella sinistra comunista che avrebbe dato vita al Fronte Popolare. Un velo pietoso va steso, quest’anno, sull’atteggiamento del presidente dell’ANPI nel negare, per poi ripensarci, il valore di coloro che oggi resistono in Ucraina all’invasione russa. Ma la cosa che irrita coloro che vorrebbero trovare nel 25 aprile quella casa comune di tutti gli italiani nel nome di valori di libertà e di democrazia, è l’arroganza divisiva che si ritrova nelle manifestazioni.
Quella di Milano è rappresentativa di quella brutta cosa in cui si è voluta trasformare la commemorazione. L’attacco duro ai cittadini ucraini presenti alla manifestazione per testimoniare il valore della loro resistenza all’invasore russo e le urla “nazisti” nei loro confronti, dovrebbero suggerire a chi organizza questi eventi di selezionare gli inviti a partecipare. Se i rappresentanti dei centri sociali sono ritenuti rappresentativi della vittoria della democrazia sul fascismo, allora il 25 aprile sarà sempre di più la festa della divisione nazionale. Se il 25 aprile è la festa in cui sventolano bandiere rosse con la falce ed il martello e la rappresentanza della Brigata Ebraica viene fischiata nel giorno della commemorazione della fine le Nazismo, ritengo che la festa della liberazione dovrebbe, quanto meno, cambiare nome.
Ma la contraddizione più lampante è stata e resta l’attacco alla bandiera americana. Giova fare un minimo di chiarezza. Il 9 luglio 1943 Sicilia sono sbarcati due contingenti militari, la 7 armata americana e l’8 armata inglese. Ad Anzio sono sbarcate truppe americane e non solo. Sul piano meramente militare e strategico la liberazione dell’Italia e la sconfitta del nazi-fascismo sono merito esclusivo delle truppe alleate e la componente partigiana rappresenta un contributo con valore più simbolico che effettivo ai fini dell’esito della guerra. Insomma le truppe americane e gli alleati avrebbero sconfitto le truppe dell’Asse anche senza la presenza dei partigiani. Fischiare la bandiera americana ad una commemorazione della liberazione significa fischiare chi ti ha liberato. Senza andare lontano basta fare una passeggiata a Nettuno ed a Anzio e camminare qualche minuto fra le migliaia di croci per ricordare che quelli erano giovani che sono venuti nel nostro Paese per dare ai componenti dei centri sociali il diritto di sbeffeggiare la loro memoria. La commemorazione del 25 e della libertà riconquistata non possono più essere lo sfogo ideologico di frustrazioni politiche represse; uno sfogo che potrebbe trovare spazio in altre occasioni.
La libertà di questo Paese e la sua difesa non sono delegabili ad una parte politica e certamente non possono essere rappresentate da frange che inneggiano alla libertà in modo divisivo e spesso estremistico.
Sergio Franchi