SIMPOSIO
Giuliana Bellorini
Coordinatrice corrispondente
del salotto sede del Simposio
FIDUCIA
Il battito di una farfalla, secondo la “teoria del caos” di Edward Lorenz, muovendo le molecole d’aria può causare una catena esponenziale di movimenti determinando abnormi fenomeni atmosferici. Pur tenendo conto della imprevedibilità di questi movimenti, al caos appunto, possiamo fare una analogia con quanto avviene anche nei comportamenti umani. Basta un solo individuo carismatico che diffonda il suo “credo” per coinvolgere masse di persone e provocare sconvolgimenti in grado di modificare un sistema sociale e politico.
Tornando al nostro semplice mondo personale, questo può convincerci che, nonostante la società composita e disordinata alla quale sottostiamo, e affrontando l’imprevedibilità del caso provocata da altri movimenti disordinati, possiamo dar voce anche alla nostra speranza di un mondo migliore: liberiamo le nostre “farfalle” di gentilezza e auspichiamo di conquistare, almeno con un sorriso, chi ci sta vicino. La primavera giunge sempre, nonostante il caos ne determini il suo essere più o meno fiorita, e potrebbe risvegliare in noi il desiderio di provarci.
Giuliana
ALL’ORIGINE DELLA VIOLENZA SULLE DONNE
di Francesco Bonanni
Finalmente si comincia a parlare e a riflettere sulla Violenza esercitata sulle Donne.
Ma focalizzare il discorso esclusivamente sulla Violenza nei confronti della Donna, anche se comprensibile nelle presenti tragiche contingenze, non deve eludere il problema della Violenza in tutte le sue forme e modalità anche se quella contro il sesso femminile è tristemente più appariscente e più vile.
Il “violento” è, non solo un prevaricatore, ma anche e soprattutto un vile e la sua viltà la esercita più facilmente nei confronti delle persone più deboli: le Donne, i Bambini, gli Anziani e gli Esseri più miti.
Ma questa violenza, che ha assunto nel tempo dimensioni sempre più ampie, è stata favorita da una colpevole ed irresponsabile demagogia ideologica che ha prodotto soprattutto in questi ultimi anni tanti lutti.
Certo Sociologismo, sotto la ipocrita veste di un falso Progressismo, ha sostenuto tanta indulgenza nei confronti dei violenti ed è il vero responsabile della crescente Violenza che si verifica nelle varie occasioni ed ambiti, da quello politico a quello pseudosportivo di tanti Tifosi.
Ma è ora che il Legislatore provveda a modificare una normativa troppo indulgente e giustificatoria nei confronti di questa genia di violenti che rappresentano un serio pericolo per ogni tranquilla e serena convivenza. Naturalmente lo Strumento repressivo non basta per la soluzione di questo “cancro sociale”.
È la condizione necessaria ma non sufficiente in quanto, per renderla sufficiente, questo strumento deve essere accompagnato e sostenuto da una costante e pervasiva opera educativa. Abituare il giovane alla rinuncia per quanto riguarda le sue richieste, anche se legittime, lo aiuta a maturare.
Il SI è facile e comodo da concedere il No è doloroso ma educativo. Ciò deve essere esercitato sia in ambito familiare che in quello scolastico
E questo vale anche e soprattutto per quanto riguarda la esecrabile VIOLENZA NEI CONFRONTI DELLA DONNA.
Il folcloristico cromatismo delle scarpette rosse può suscitare nobili emozioni ma non risolve il problema. Perché nel caso della violenza di Genere è predominante una Subcultura che nella nostra sedicente evoluta Società è purtroppo ancora molto radicata ed un suo elemento sottovalutato è rappresentato dalla Gelosia frutto naturale del Concetto di Possesso.
La Gelosia, anche quella più apparentemente innocua, deriva da un sentimento deteriore: il Possesso, che a sua volta è la negazione di qualsiasi minima forma di rispetto nei confronti della libertà dell’altro. Si può possedere una cosa ma non un Essere Umano. Nel lontano passato si possedevano gli Schiavi, assimilati alle cose, ma non gli esseri umani.
Poi vi è un aspetto che non è stato adeguatamente preso in considerazione: il disagio di alcuni Maschi che di fronte al presente Processo di Emancipazione Femminile si sentono disorientati in quanto non sono stati sufficientemente educati, soprattutto dalle proprie famiglie.
Inoltre, al di fuori di ogni trita retorica, vi è talvolta anche una responsabilità Femminile. Quella delle Madri che spesso con il loro Mammismo determinano nei figli maschi una sorta di Infantilismo che non li fa maturare e che invece inevitabilmente li riduce a eterni Peter Pan.
Infine l’importanza dell’Educazione con la sua rilevante funzione di far maturare la eventuale potenziale violenza nella grinta necessaria ad affrontare tutte le avversità dell’esistenza.
Questo è un compito principalmente della Famiglia e secondariamente delle Istituzioni e soprattutto della Scuola, da quella dell’Infanzia a quella Secondaria Superiore.
Il sangue e la favola della fragilità maschile
di Adriana Cosma
Gli uomini che uccidono le donne non sono fragili.
Sono mostri che covano violenza e istinto di prevaricazione sin da piccoli come dimostra il terribile omicidio una giovane ragazza da parte di un giovane ragazzo. Queste donne anche quando sembrano avere famiglie alle spalle che le ascoltano, disperatamente mandano messaggi nella speranza che scenda un angelo dal cielo e le porti in un altro mondo…Un mondo privo di violenza, un mondo amico. Invece, abbandonate, in un attimo si trovano col loro persecutore alle spalle, ma è già troppo tardi.
È la solitudine e la paura delle famiglie di queste donne che non possono denunciare per timore di crearsi dei nemici, che si convincono che il pericolo non esista e vogliono persuadersi che tutto andrà bene. Chiudono gli occhi e vanno avanti.
È una società troppo impegnata in altro e “altrove”.
Nessuno è disposto a prendersi responsabilità per un presupposto pericolo che sta dietro a un “bravo ragazzo” e con disinvoltura sottovalutano i comportamenti anomali di un potenziale o reale pericolo. Abbandonando nella solitudine la donna che ha avuto il coraggio di denunciare.
«Rimaniamo in silenzio è un bravo ragazzo».
Così, molto spesso, si giustificano i parenti dell’omicida che temono di essere perseguitati dalla sua famiglia se intervengono per fermare quei sospetti atteggiamenti aggressivi che nascondono la sua propensione omicida. È anche la paura della famiglia dell’omicida che teme la macchia sociale per il figlio sottoposto a cure psicologiche. È la paura del marchio del parente pazzo che porta la società ad evitare l’intera famiglia. Ci si convince che sono eccessivi allarmismi, quindi è meglio chiudere gli occhi e darsi delle scuse: «È solo un brutto periodo, di certo passerà».
Troppi pregiudizi nella mentalità sociale che ci tiene ancorati ad un passato oscuro, quello che, anche oggi,più o meno coscientemente giustifica l’omicidio d’onore quando riguarda una donna.
«Forse l’è cercata …troppo succinta… troppo disponibile… troppo indipendente…troppo credulona…o, troppo presuntuosa da credere ‘io lo cambierò’».
Quando queste donne umiliate e offese dal senso comune, nella loro solitudine trovano il coraggio di denunciare, ma… il più delle volte inutilmente perché nessuno crede a loro, nessuno interviene.
In qualche modo mi sento colpevole anche io come componente della società cieca sorda e muta. Siamo tutti un poco colpevoli.