Il caso di Ilaria Salis alimenta una polemica sterile sempre sulle prime pagine
Quando picchiare non è reato
Non ricordo negli ultimi decenni una situazione nazionale ed internazionale così difficile come non credo che la diatriba politica in Italia sia attualmente all’altezza degli avvenimenti. La disputa dialettica sembra piu interessata alla pistoletta dell’On Pozzolo, ai guadagni dell’On Sgarbi, al fatto che il nuovo presidente del Teatro dell’Opera di Roma non sia piuuno della sinistra o al fatto che una direttrice d’orchestra non saprebbe dirigere perché è una consulente del Governo, che al confronto suigravissimi problemi reali del nostro Paese, all’interno e nel contesto internazionale. L’ultimo evento che ha occupato l’attività lavorativa del nostro Parlamento è il caso di Ilaria Salisuna delle 2200 persone con cittadinanza italiana che sono ospiti di istituti carcerari nei paesi del mondo. Molte di loro sono detenute nell’ambito della Comunità Europea per reati opinabili, tutti vengono detenuti con le modalità del paese in cui hanno commesso il reato ed a volte, come in Romania o Bulgaria, in condizioni decisamente miserabili. Molti si trovano in carceri asiatiche, sudamericane o africane ed hanno denunciato situazioni indicibili. Ma che ha di speciale la signora Salis e perché il suo caso è alla ribalta della cronaca di una politica che non ha di meglio su cui dibattere? Il dito è il fatto che la signora Salis è stata condotta in catene davanti al giudice ripresa dalle telecamere, la luna è che la stessa è una militante estremista della sinistra movimentista italiana. Come al solito vorrei cercare di riportare le cose alla loro dimensione di appartenenza, partendo proprio dalla pietra dello scandalo: le manette e le catene. La procedura di polizia per la traduzione degli imputati ristretti in carcere prevede l’uso di manette e catene in molti sistemi giudiziari; negli Stati Uniti, che non sono una nazione fascista, almeno non ancora, in alcune situazioni vengono utilizzate anche le catene ai piedi e, in caso di piu imputati, si può ricorrere all’incatenamento comune. In Italia i detenuti vengono trasportati in gabbie come gli animali, risiedono in celle non sempre ospitali e qualche volta fatiscenti; tanto che il nostro Paese è stato più volte sanzionato per le condizioni dei nostri carceri. E’ di questi giorni il fatto di un detenuto massacrato di botte in una prigione di Reggio Emilia, di un imputato che a Napoli è stato trattenuto in carcere per sbaglio dopo che ne era stata giudicata l’innocenza. Per non ricordare Zuncheddu che ha trascorso decenni in carcere da innocente ecc. L’esposizione alla telecamera, durante l’udienza del 29 gennaio,è stata voluta dalla signora Salis che, strano, ma appare sorridente e non sembra stia subendo una condizione frustrante; infatti il cittadino tedesco coimputato per lo stesso reato ha rifiutato di essere ripreso e non ha fatto scalpore in Germania perché nessuno lo ha visto.
Il fatto poi, riportato dalla stampa, che le immagini dell’imputata in catene abbiano fatto scandalo su tutti i giornali del mondo, non trova riscontro, almeno sui giornali occidentali, ma non credo neanche che in Giappone o in Cina abbiano avuto una grande risonanza. Ma chi è la signora Salis? E’ una giovane maestra elementare di Monza che è accusata di lesioni aggravate in concorso di alcuni manifestanti che la stampa non definisce come persone ma come filo-nazisti. La signora Salis è a giudizio perché l’appartenenza di un cittadino ad un’ideologia aberrante in un altro paese non la autorizza a prenderlo a bastonate. Una vita fatta di cortei, occupazioni, manifestazioni, opposizione a sgomberi, scontri con la Polizia; decine di denunce e di identificazioni della Polizia e dei Carabinieri. Procedimenti giudiziari che non hanno ancora portato a condanne definitive. Insomma una persona di spicco del tipo di quelle che si trovano nei centro sociali alle quali nel nostro Paese è permesso impunemente di dare fuoco ad auto, di lanciare bottiglie incendiarie contro le forze dell’ordine, di rompere vetrine e di far danni a beni pubblicie privati. Quindi la Signora Salis, considerando i reati di cui è imputata, ove gli stessi verranno provati, avrebbe dovuto evitare di andare a commetterli in un paese in cui è prevista una punizione ma sarebbe dovuta restare a commetterli in Italia in cui la giustizia è molto più permissiva. Ma che c’entra la diatriba politica e gli attacchi al governo? Non è chiaro, sembra che qualcuno semplifichi “la Meloni è amica di Orban allora gli deve chiedere di rilasciare la signora Salis”, altri pretendono che la stessa debba essere inviata a trascorrere gli arresti domiciliari in Italia prima ancora della sentenza; ma non funziona così: l’Ungheria è uno stato sovrano in cui traducono in aula gli imputati di terrorismo con la modalità che abbiamo visto in TV ed in cui la magistratura non risponde alla politica perché se così non fosse il paese non potrebbe far parte dell’Unione Europea.
Che poi la cittadina debba ricevere tutta la protezione che un preciso protocollo consolare prevede, che la nostra ambasciata debba essere impegnata a far valere ogni suo diritto,non dovrebbe essere in dubbio; ma con le stesse modalità con cui questo avviene anche per il ragazzo che in Romania è stato condannato a 8 anni per possesso di Hashish e che si dichiara innocente o in un qualunque altro paese del mondo in cui un connazionale si debba confrontare con la giustizia del paese che lo ospita. Se la signora Salis era una di quel gruppo che abbiamo tutti visto in tv accanirsi a bastonare ungiovane uomo a terra, allora deve rispondere alle leggi del paese in cui ciò è avvenuto e non si comprende la ragione per cui debba avere un trattamento speciale. C’è un caso simile di qualche tempo fa con un certo PatrickZachi che, proveniente da ambiente simile a quello della signora Salis, rifiutò di incontrare chi lo aveva tirato fuori dai guai spendendosi anche su piano personale con il presidente Egiziano.
C’è qualcuno che ha dichiarato che se la donna verrà condannata non dovrebbe più essere adatta all’insegnamento e c’è qualcun altro che dice che lei è una donna di principi e pertanto è adatta all’insegnamento. La mia generazione ricorda la propria maestra che leggeva le storie del libro “Cuore” in cui nessuno bastonava un altro solo perché non la pensava come lui. Vorrei ricordare quanto l’ing. Salis, padre impegnato e preoccupato della giovane insegnante, ha risposto a Nicola Porro nella sua trasmissione del lunedì alla domanda“ che farà quando potrà riabbracciare sua figlia?”, “la abbraccerò, le darò mille baci e poi…..un bel calcio nel sedere”. A lui è permesso.
Sergio Franchi
La prematura scomparsa di Mariani di Alternativa per Anzio
Grazie Maurizio
Ci sono notizie che non vorremmo dare né ricevere mai: Maurizio Mariani questa notte ci ha lasciati. Maurizio è stato socio fondatore e membro del direttivo di Alternativa per Anzio, compagno di mille battaglie dentro e fuori l’associazione.
Negli ultimi mesi ha concentrato la sua incrollabile attività civica e politica nel sociale, dalla parte degli ultimi, come sempre ha fatto nella sua vita.
Per il quartiere e per la comunità di Lavinio, in particolare, si è da sempre speso e battuto: dalle rivendicazioni per i servizi di base ai progetti sull’area artigiana, sulla cultura e sull’ambiente. Lo ricordiamo come una persona testarda e generosa, impaziente nei confronti di ogni ingiustizia e sopruso. Il suo impegno ci ha trasmesso la voglia di non accontentarci, il coraggio di prendere posizione e non aver paura del conflitto.
Alle figlie, Margherita, Alice e Manuela e alla moglie, Anna, va il nostro abbraccio e la nostra vicinanza. Maurizio ha saputo tramandare loro la cura per il bene comune, lasciando la sua eredità etica e politica in mani straordinarie. Insieme a loro, insieme a tutte le persone che hanno avuto il privilegio di conoscere Maurizio, ci impegneremo per portare avanti i suoi valori e il suo impegno.
Alternativa Per Anzio
Mobilità dei cittadini
Il diritto alla mobilità degli individui e il diritto all’amministrazione della Giustizia costituiscono entrambi il fondamento della convivenza dei popoli, degli individui, degli uomini.
Ebbene, le pubbliche istituzioni, finanziate dai contribuenti, anziché garantire tali fondamentali diritti, non fanno altro che ostacolarli in ogni modo, con limiti di velocità demenziali oltre che improponibili, semafori, dossi rallentatori rialzati, causa di schiacciamento dei dischi intervertebrali prodromici a paralisi dorsali permanenti. A tanto arriva la stupidità umana descritta da Albert Einstein: “Due cose sono infinite, l’universo e la stupidità umana”. La mente degli esseri umani dispone di raziocinio ed emotività. Nella stragrande maggioranza degli individui prevale l’emotività quindi sono perseguitati da mille paure. Nell’esercizio della mobilità li spaventa la velocità che non è affatto la principale causa degli incidenti. Le autostrade dove i limiti di velocità sono i più alti sono le strade a più bassi tasso di incidenti,le più sicure.
Io cittadino italiano ho conseguito la patente di abilitazione alla guida di veicoli, pertanto sono perfettamente in grado di regolare la velocità dei miei spostamenti che in nessun modo può essere stabilita a priori, essendo assai mutevoli le condizioni stradali. Mutevoli per l’ora del giorno o della notte, delle situazioni della viabilità e altro ancora.
È preciso compito delle istituzioni preposte, segnalare eventuali situazioni rischiose, del tipo, presenza di alberature micidiali e site a distanze illegali dai margini delle carreggiate per la qual cosa sono passibili di denuncia penale e richiesta di risarcimento patrimoniale da parte delle vittime,ma non porre ostacoli al fondamentale diritto alla mobilità di noi liberi cittadini.
Postilla: il mestiere del giornalista, così come qualsivoglia mestiere, non deve essere disgiunto da un etica professionale,non deve limitarsi a informare il lettore, non deve scrivere solamente ciò che il lettore ama leggere, deve anche indurlo a ragionare, deve indurlo alla speculazione filosofica, a uscire oltre i limiti del suo mondo delle idee.
È vero, dobbiamo fare i conti con le ragioni dell’editore che teme di perdere un certo numero di lettori,tuttavia alla fine la qualità premia.
Cesare Zaccaria