Il Pontino Aprilia • 15/2020
Pagina 32 di 55
Mai rinunciare a pensare
SENZA NEGARE, ANZI RIBADENDO la gravità di virus e
malattie, ci si può però chiedere. “Com’è potuto
accadere che un intero Paese sia senza accorgersene
eticamente e politicamente [e anche religiosamente]
crollato di fronte a una malattia?” Questa interessante
domanda se la pone il filosofo G. Agamben in un recente
scritto. E poi: “La misura dell’abdicazione ai propri
princìpi etici e politici [e religiosi] è, infatti, molto
semplice: si tratta di chiedersi qual è il limite oltre il
quale non si è disposti a rinunciarvi”. Senza negare,
anzi ribadendo la gravità di virus e malattie, ci si può
però chiedere: come si è potuto accettare che in nome
di un “rischio che non era possibile precisare” persone
care ed esseri umani in generale morissero da soli e che
i loro cadaveri venissero bruciati senza un funerale?
Come si è potuto accettare una limitazione della libertà
di movimento molto più restrittiva del coprifuoco
durante l’ultima guerra? La medicina separa l’unità
della nostra esperienza di vita
(che è inseparabilmente
corporea e spirituale) in una
entità solo biologica da un lato
e in una vita affettiva-culturale
dall’altro. Ma chi ha stabilito
che tale separazione è
eticamente e religiosamente
accettabile? (Non è forse molto
discutibile che un corpo venga
mantenuto in uno stato di pura
vita vegetativa?) Ciascuno di
noi non può evitare qui e oggi
di porsi queste domande, se non
vuole rinunciare a pensare, a
discutere...
Oggi la vera religione è ormai
la scienza. Ma la chiesa dov’è? Dove sono le chiese?
Dove sono i cristiani pensanti? Che dicono? Perché sono
muti? L’esempio da seguire non è più forse Gesù che si
avvicina a malati e lebbrosi prendendo su di sé le loro
malattie? Da quando in qua ci si è dimenticati che la
miseri/cordia è lo spezzarsi del cuore di Dio per
amore della persona umana? Il discepolo e la
discepola di Gesù non devono imitare quella
misericordia “visitando gli ammalati”, e mai lasciarli
soli nella malattia e nella morte? Come mai i cristiani
hanno potuto dimenticare che occorre esser disposti a
sacrificare la propria vita pur di non rinunciare alla fede
nel Signore? Chi ha stabilito che per amore del prossimo
occorre rinunciare ad amare il prossimo? L’Evangelo
eterno dell’Eterno non dice forse che rinunciare al
prossimo significa rinunciare alla fede in Cristo?
Parliamone!
Forti e uniti assieme in Cristo Gesù
SENZA NEGARE, ANZI RIBADENDO la gravità di virus e
malattie, si può affermare: è vero che Cristo vuole
che i suoi discepoli rispettino le leggi (Rom, 13). Ma
l’Evangelo attesta chiaramente che se una legge è in
conflitto con la norma etico-spirituale di Cristo, il
credente si attiene a Cristo e rigetta la legge umana
(o disumana; Atti 4; 5). La meravigliosa unità dei
discepoli di Cristo si manifesta in modi vari: (1)
riconoscimento che “vita eterna” significa
“conoscenza del solo vero Dio e di Gesù Cristo”; (2)
la parola di Dio, che spesso attira odio e persecuzioni,
“è verità” che separa dal male; (3) l’unità dei
discepoli si realizza grazie alla “preghiera di Gesù”
per quanti “credono in lui mediante la parola degli
apostoli”; (4) l’unità nell’amore è unità nel rispetto
dei criteri ed esempi del Signore presentati nel Nuovo
Testamento; (5) i discepoli erano/sono “assidui
nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nella
comunione fraterna, nella
rottura del pane e nelle
preghiere”; (6) hanno uno
stesso sentimento in Cristo
e “mangiano insieme con
letizia e semplicità di
cuore”; (7) i discepoli sono
insieme per “piangere e
addolorarsi”, o per gioire
insieme di sana allegrezza,
o insieme per salutarsi gli
uni gli altri.
Di fronte ai poteri di questo
mondo, i discepoli di Cristo
ricordano ai potenti del
mondo che anch’essi sono
sottoposti al Potente Eterno,
a Colui che ha sfasciato uno dopo l’altro imperi e
regni che hanno “fatto la storia” antica e moderna;
che Cristo non è stato affatto spodestato dal suo trono
presso l’Eterno. A Lui devono rispondere i potenti
del mondo; che i discepoli di Gesù non sono disposti
a dividersi o a frammentarsi per legge o per
convenienza, ma a tutti i costi intendono restare saldi
nell’unità voluta e amata da Gesù stesso e per la
quale egli è morto-e-risorto. “Una norma che affermi
che si deve rinunciare al bene per salvare il bene è
altrettanto falsa e contraddittoria di quella che, per
proteggere la libertà, impone di rinunciare alla
libertà” (Agamben). Si può esser d’accordo o meno.
Ma la frase fa pensare. Dei primi cristiani si diceva,
“fanno il male affinché ne venga il bene” (Paolo
apostolo). Ma sul serio: si può davvero rinunciare al
bene per fare del bene? Discutiamone!
ABBIAMO ABBANDONATO
IL «PROSSIMO»?
FEDE
FEDE
RAGIONE
RAGIONE
®
ri
fl
e
ss
io
n
i
La fede
come
esercizio
della
mente
Questa pagina,
interamente curata
ed autofinanziata dalla
comunità di cristiani
che si incontra in
APRILIA,
VIA G. CARDUCCI, 9,
ha il solo fine di
promuovere il
ragionamento sui temi
importanti della vita e
della fede in Cristo.
www.chiesadicristoaprilia.it Il prossimo numero uscirà il 10.10.2020 Tel. 328.12 99 756
Conversazioni personali su appuntamento:
tel: 328.1299756 (contatto personale)___________
domenica ore 10.00 Conversazione biblica - culto a Dio
mercoledì ore 19.00 Studio degli Atti degli Apostoli
IL VANGELO PER I BAMBINI: SCUOLA PER I GIOVANISSIMI
Ritornare a
Cristo Gesù
Chiesa di Cristo
Via Giosuè Carducci, 9
Aprilia
per partecipare si prega di telefonare a:
328 129 9756
Leggi di più
Leggi di meno