Manifestazione di protesta in piazza Roma da parte della comunità tunisina apriliana contro l’iniziativa di Matteo Salvini in Emilia Romagna
“Salvini chieda scusa alla comunità tunisina”
“Caro Salvini, Mi chiamo Sihem Zrelli e sono un’imprenditrice tunisina che da 25 anni vive in Italia. Sono titolare di una struttura privata per anziani ad Aprilia, nella città in cui vivo e faccio volontariato da molti anni. Al momento sto muovendo i primi passi per aprire una terza struttura, sempre in Italia. Faccio il mio lavoro con sacrificio, dignità e amore. Come me, altri concittadini tunisini che hanno deciso di investire i risparmi di una vita per aprire una attività in questo paese, che ormai consideriamo un po’ anche il nostro, sfidando una crisi spaventosa. Le nostre attività, grandi o piccole che siano, creano nuovi posti di lavoro. Da questo punto di vista aiutiamo le famiglie italiane (perché molto spesso i nostri dipendenti sono italiani) molto più di quanto abbia potuto fare una legge o un decreto parlamentare. Per questo motivo io, come molti altri concittadini tunisini, non accettiamo che un politico faccia di tutta l’erba un fascio. Non tutti i tunisini sono terroristi o spacciatori, come non tutti gli italiani sono mafiosi. Basta stereotipi e luoghi comuni. Scrivo questa lettera perché, come molti, sono rimasta esterrefatta, dal fatto che il leader della Lega abbia citofonato qualche giorno fa a Bologna ad un cittadino privato di origini tunisine accusandolo di spaccio, senza però avere delle prove in mano.
Infatti, le sue parole sono state: “Ci hanno segnalato una cosa sgradevole. Ci hanno detto che da lei parte una parte dello spaccio della droga qua in quartiere”.
‘Ci hanno detto’, dice. Ma le prove esattamente dove sono? E soprattutto, visto che spesso si parla di legalità, dove c’è il rispetto delle leggi qui? L’articolo 14 della Costituzione Italiana parla chiaro: il domicilio è inviolabile. Non si possono eseguire ispezioni, perquisizioni o sequestri se non nei casi e nei modi stabiliti dalla legge. Salvini non sarà entrato, non avrà fatto una perquisizione, ma il suo obiettivo era esattamente quello. E lo ha fatto davanti a delle telecamere, citando dati sensibili, senza nessun rispetto per la privacy. Tutto questo è al di fuori della politica perché invade i confini del rispetto non solo della persona ma di un popolo intero, creando un clima di odio e tensione. In Italia, ci tengo a dirlo e specificarlo, ci sono dei tunisini che sono delle vere e proprie risorse per l’economia di questo paese. Non siamo venuti qui per rubare o spacciare. Molti di noi sono imprenditori, avvocati, dottori, giornalisti, interpreti, infermieri eccetera. Soprattutto seguiamo le regole del popolo. Salvini deve chiedere scusa a tutta la comunità tunisina. Viva l’Italia, la patria che amiamo e che abbiamo scelto perché è sempre stata aperta alle nuove culture e alle nuove idee, l’Italia umana che ama e non fa discriminazioni. Guai a chi tocca la nostra dignità, le nostre origini e la nostra cultura”.
Sihem Zrelli
No all’odio e alla discriminazione, la protesta della comunità tunisina di Aprilia. Sabato primo febbraio alcuni rappresentanti della comunità tunisina apriliana sono scesi in piazza Roma per manifestare contro l’azione del leader della Lega Matteo Salvini che pochi giorni fa, durante la campagna elettorale in Emilia Romagna, si è presentato al citofono di una famiglia tunisina chiedendo loro se in casa si spacciasse droga. Una iniziativa che ha scatenato una vibrante reazione politica ma anche una formale protesta della Tunisia che ha espresso profondo malcontento. Anche i tunisini apriliani hanno voluto esprimere la loro insoddisfazione verso politiche che tendono all’emarginazione e all’esclusione degli stranieri, grandi e piccoli, presenti sul territorio.
“Siamo contrari a questo tipo di iniziative – hanno spiegato i tunisini presenti in piazza Roma – che non fanno altro che fomentare l’odio tra culture diverse. Ad Aprilia la nostra comunità è assolutamente integrata ed in perfetta armonia con il territorio. Dobbiamo spacciare amore, non il sospetto verso il prossimo che spesso, per qualche politico, è colpevole solo perché diverso”.
Alessandro Piazzolla