Numerose prese di posizione sulla questione di due osservazioni non esaminate perchè presentate anzitempo al protocollo del Comune
E’ polemica sulla Rigenerazione Urbana
La legge regionale sulla rigenerazione urbana, con un ridotto margine di manovra per l’applicazione pratica delle misure da parte delle amministrazioni locali, mette definitivamente in crisi l’idea di poter restituire nuova vita ai capannoni industriali dismessi con cambi di destinazione d’uso a commerciale, vietati dalla legge per le grandi superficie consentite esclusivamente per l’apertura di esercizi commerciali con una superficie non superiore a 250 mq. Una misura pensata per disincentivare le grandi speculazioni commerciali e favorire il commercio di vicinato, che calata su Aprilia taglia le ali al sogno di riconvertire vecchie industrie dismesse o dare l’opportunità ai produttori di occuparsi direttamente della distribuzione del prodotto finale, in una città dove il progressivo processo di deindustrializzazione si è lasciato dietro oltre 90 mila mc di capannoni dismessi. Impossibile dunque assistere avvalendosi della normativa a un’operazione come quella portata avanti con successo presso la ex Ghira, con la prossima apertura di una grossa catena di materiali per l’edilizia, ma difficile anche far decollare il proposito del Ciap per la vendita diretta dei prodotti da parte delle industrie consorziate, con un limite chiaro determinato dalla difficoltà di applicare alla conformazione reale dei capannoni il limite massimo e le restrizioni previste per legge. E se anche in maggioranza c’è chi non si rassegna a rinunciare alle speranze accese prima che la normativa venisse approvata, l’imperativo per l’amministrazione Terra, come emerso durante la commissione urbanistica del 30 gennaio scorso, è procedere con un piano senza errori interpretativi, per evitare una bocciatura che inciderebbe sulla tabella di marcia dell’intero lavoro.
“Quello licenziato dalla Regione– ha rilevato Vittorio Marchitti di Forum per Aprilia – è un provvedimento monco, che favorisce l’area romana a scapito del nostro territorio. Il senso di eliminare il limite di 250 mq, non era quello di dare adito a speculazioni commerciali, bensì rispondere alle richieste di un tessuto produttivo che chiedeva l’opportunità della vendita diretta di quanto viene prodotto. Auspico un confronto in Regione in questa direzione”.
“Possiamo discuterne in futuro – ha spiegato l’assessore Salvatore Codispoti – ma ora dobbiamo osservare la legge. Ad Aprilia dal punto di vista commerciale, il tasso di innovazione è notevole e per lo più legato alle grandi catene di distribuzione. È un tema delicato: possiamo anche raccogliere la spinta alla trasformazione, ma è difficile riuscire a farlo senza mettere in concorrenza media e grande struttura con il commercio di vicinato”.
Più esplicito Mauro Fioratti Spallacci secondo il quale “la normativa trancia di netto questa possibilità e vista l’approvazione recente di un piano commerciale che ha ridotto da 400 a 250 mq la superficie delle piccole attività, difficilmente le proposte di modifica potranno essere accolte”.
Per il resto l’amministrazione si è pronunciata per la bocciatura della quasi totalità delle osservazioni presentante in aula e offerto chiarimenti ai dubbi sollevati dall’Assinarch. Secondo l’associazione degli ingegneri e degli architetti infatti nell’individuare i 12 ambiti di intervento, l’amministrazione ha definito i perimetri in maniera troppo ampia, in taluni casi includendo zone agricole ed escludendo aree classificate come urbanizzate. Troppo estesa l’individuazione degli ambiti territoriali di riqualificazione e recupero edilizio, tanto da creare “una difficoltà nell’individuazione di particolari e circostanziate condizioni di degrado o disagio sociale, prioritarie per l’applicazione della legge”. Non abbastanza chiaro inoltre, il criterio per l’assegnazione della premialità di cubatura del 20%, la stessa sia per gli interventi di demolizione e ricostruzione contemplati espressamente dalla normativa regionale, sia per interventi di ristrutturazione, adeguamento sismico ed efficientamento energetico, facendo di fatto venir meno proprio il discrimine voluto dalla Regione per premiare gli interventi sostanziali rispetto alla semplice ristrutturazione. Impensabile inoltre secondo i tecnici, assicurare una premialità del 30% per la delocalizzazione degli edifici esistenti in aree critiche, anche con la possibilità di favorire cambi di destinazione d’uso “premiando di fatto chi non ha rispettato l’ambiente mettendo a rischio l’incolumità delle persone. Da rivedere infine l’apertura dell’amministrazione alla trasformazione di edifici industriali dismessi in aree commerciali. Una possibilità che di fatto la Regione non offre, avendo vietato il mutamento delle destinazioni d’uso per l’apertura di grandi e medie strutture di vendita, ma solo per superfici non superiori a 250mq. “La procedura non appare del tutto chiara” rileva l’associazione, che nella sua analisi osserva come alla crisi economica e del tessuto industriale abbia invece fatto riscontro una “crescita smisurata e incontrollata di esercizi commerciali espansivi e grosse catene, che distruggono l’esercizio commerciale piccolo o di vicinato” suggerendo in vista dell’approvazione definitiva del piano dialogo e chiarimenti da parte della Pisana. L’assessore Codispoti però ha fugato sia i dubbi rispetto alla possibilità di costruire in zona agricola, esclusa dal piano, sia sui vincoli stringenti che vietano speculazioni commerciali. Quanto al premio di cubatura del 30 per la delocalizzazione previa demolizione e ricostruzione, è stato chiarito che si è trattato di una scelta politica.
Il Comune di Aprilia dimentica di portare in aula due osservazio