Il figlio del tenente americano John L. Kay ha visitato Aprilia e Nettuno dal 19 al 22 giugno 2023
Gli eroi sconosciuti dello sbarco
Non sempre la storia – chiamata a rendere conto d'un conflitto mondiale – può soffermarsi sulle vicende d'una piccola comunità e sugli uomini: civili e militari che sono sopravvissuti ai terribili bombardamenti e ai combattimenti dopo lo sbarco del 22 gennaio 1944. Il nostro scopo è anche quello di dare risalto alle situazioni più difficili in cui ognuno dovette confrontarsi con altri popoli.
Il tenente americano John L. Kay, dell'AMG (Governo Militare Alleato) Civil Affairs Office, del 6° corpo d'armata, guadagnò la “Stella di Bronzo”, una delle onorificenze militari americane, per aver portato in salvo molti civili che si trovavano alla Torre del Padiglione. La torre all'epoca, marcava il fronte tra gli americani e i tedeschi.
La cerimonia della decorazione avvenne a Montecatini il 16 novembre 1944, ma la citazione dell'atto è del 31 ottobre 1944: «...per l'azione eroica del 2 marzo 1944, nei pressi di Torre del Padiglione. Dopo aver saputo che tantissimi civili stazionavano vicinissimi alle linee tedesche e pertanto costutivano pericolo e ostacolo alle operazioni militari, il tenente John L. Kay a rischio della propria vita, raggiunse a piedi il villaggio sotto il fuoco dell'artiglieria e dei mortai tedeschi. Dopo aver attraversato un campo aperto cosparso di mine raggiunse il villaggio e assunse il comando delle centinaia di persone, organizzando i disorientati e demoralizzati civili e ideò un piano per portarli in salvo pochi alla volta».
Tra questi civili c'era il tredicenne Ermanno De Carolis. Contattato dall'Ass. The Factory, Ermanno ha potuto incontrare Robert F. Kay, il figlio del tenente John, venuto in Italia per ripercorrere le orme del padre. «In questa palazzina di tre piani, vicina alla torre, vivevano sei famiglie per ogni piano. Altre famiglie abitavano nei casali qui intorno. Facevamo tutti parte dell'azienda agricola di Torre del Padiglione. Dopo lo sbarco del 22 gennaio, ci trovammo tra due fuochi. I tedeschi che sparavano dalle colline e il fuoco delle navi americane. Appena arrivarono da noi gli americani fecero saltare il ponte sull'Astura che passa a pochi metri dalla torre. Quando gli americani ci portarono via per attraversarlo qualcuno dei nostri mise una palanca da un lato all'altro del ponte e lo attraversammo uno per volta». Ad organizzare l'esodo era stato il tenente Ray, ma Ermanno De Carolis, ricorda solo di tutta queste persone che a piedi s'incamminarono lungo la Selciatella per raggiungere poi la chiesa di S. Teresa e poi l'imbarco sulla nave per il traferimento al sud d'Italia.
Il tenente John L. Ray, sbarcato con la seconda ondata il 22 gennaio 1944 alla spiaggia del poligono di Nettuno, lavorava a stretto contatto con il capitano dei carabinieri Silvio Pezzella, Erano 148 e arrivarono il 3 febbraio. La sua compagnia, posta al servizio del generale John P. Lucas.
Con l'etichetta di “contingente R” fu divisa in tre parti. La prima – 25 uomini, sotto il tenente Francesco Farina – ad Anzio, la seconda – 15 uomini, con il maresciallo maggiore Giovanni Raimondo – a Nettuno, il resto – con il capitano – a ridosso della prima linea, nella campagna che dalla Campana s'allunga verso il bosco di Padiglione. Gli americani gli diedero soltanto gli automezzi per le perlustrazioni, i lcontrollo dei casolari isolati (nei quali si sospettava che s'annidassero le spie, oltre i disertori) e la scorta ai profughi, che venivano radunati nella chiesa di S. Teresa e avviati alle navi. Il pensiero del capitanno Pezzella fu sempre per i suoi carabinieri caduti, in particolare per Pietro Chinchero e Mario Rossi, i quali morirono assieme a molti delle sfotunate popolazioni che non vollero staccarsi dalla loro terra.
Silvano Casaldi