Garullo della Uil: in sette mesi quasi 700 denunce
Malattie professionali
Da gennaio a luglio 2024 sono state 696 le denunce di malattie professionali che l’Inail ha registrato nel territorio pontino. L’approfondimento che la Uil di Latina ha realizzato - elaborando i dati dell’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro - certifica una crescita costante di queste patologie che per definizione hanno un rapporto causale con lo svolgimento dell’attività lavorativa.
“Comparando infatti i numeri di quest’anno con quelli dello stesso periodo del 2023 – spiega Luigi Garullo, Segretario generale della Uil di Latina – ci accorgiamo che le malattie professionali sono aumentate di 157 unità, erano state 539 nei sette mesi dello scorso anno. A conti fatti siamo la terza provincia del Lazio, dopo Roma e Frosinone, più colpita dal fenomeno. E’ preoccupante questo trend di crescita che non conosce soste: basti pensare che nell’intero 2022 le denunce si erano fermate a 824 unità. Mentre erano state 755 nell’intero 2021”.
C’è un altro aspetto che emerge dallo studio della Uil di Latina. Considerando l’area sud del Lazio – e unendo quindi la provincia di Latina a quella ciociara - scopriamo che le malattie professionali sono superiori a quelle di Roma, 1.589 contro le 1387 della Capitale e del suo hinterland.
Nel Lazio sono state quasi quattromila (3.628, per la precisione) le denunce, contro le 3.105 del 2023, rispetto ai quali 2.688 casi riguardano i lavoratori, mentre tra le lavoratrici le malattie professionali si sono assestate a 940. Quasi 55mila (54.471) i casi registrati dall’Inail in tutto il Paese, contro gli oltre 44mila (44.433) del 2023. Industria, servizi e agricoltura i settori più colpiti.
“Siamo davanti a numeri che evidenziano quanto sia necessario da parte di tutti, governo e istituzioni, porsi come priorità la salute e la sicurezza sul lavoro delle persone – conclude Garullo – Ormai è dimostrato che inseguire soltanto il profitto, risparmiare non adeguando gli standard di sicurezza, è un errore imperdonabile. Un errore che se corretto preserverebbe molte esistenze sia dai rischi di infortuni che dai pericoli all’apparenza meno visibili ma che purtroppo spesso sfociano nelle malattie professionali”.
UIL Lazio
Anche i risultati dell’Arpa hanno confermato la presenza di berillio ed arsenico
S. Apollonia nella norma
Sono stati pubblicati i risultati dei sondaggi nel terreno effettuati nella zona di Sant’Apollonia per conto dell’Arpa Lazio.
Un mese dopo quelli pubblicati dalla Frales, la società che ha presentato alla Regione un progetto relativo alla realizzazione di una discarica e che attualmente è in fase di discussione, ora anche l’agenzia regionale per la protezione ambientale certifica con una relazione i risultati dei suoi carotaggi effettuati in contradditorio con l’azienda proponente il deposito di rifiuti. Sondaggi che servivano ad aggiornare il piano di indagine, fermo al 2012, per verificare e attualizzare, gli eventuali livelli di contaminazione presenti nel terreno visto che quella zona, fino alla fine degli anni ’80 ha ospitato una discarica abusiva dove sono state interrate tonnellate di rifiuti.
L’attualizzazione dei livelli di contaminazione del terreno è un passo necessario affinché gli enti coinvolti nella valutazione di impatto ambientale possano esprimere un giudizio positivo o ostativo al progetto relativo al deposito di rifiuti presentato dalla Frales. Un mese fa proprio la società aveva accertato un superamento delle concentrazioni di soglia di contaminazione per il berillio e per l’arsenico ma specificando che questi valori fossero “attribuibili a valori di fondo” del terreno, ossia alle caratteristiche naturali del terreno, e non per colpa di azioni antropiche. I sondaggi realizzati dall’Arpa, spinti fino a 18 metri di profondità, sembrano confermare questa tesi.
“Gli accertamenti analitici effettuati dai laboratori di Arpa Lazio - si legge nella relazione dell’agenzia - hanno evidenziato, limitatamente ai parametri analizzati la conformità ai limiti normativi Gli esiti analitici complessivamente confermano il quadro ambientale già emerso nel 2012, avvalorando, in ragione delle concentrazioni rilevate e della distribuzione delle stesse piuttosto uniforme sia verticalmente che arealmente, con piena confrontabilità anche per i sondaggi esterni al sito di riferimento, la possibile origine naturale dei superamenti riscontrati”.
Insomma sembra che l’area interessata dai carotaggi destinata potenzialmente ad ospitare un deposito di rifiuti, che andrebbe a servire la provincia di Latina, abbia alte concentrazioni di berillio e arsenico a livello naturale. Solo un sondaggio, tra tutti quelli svolti, è stato dichiarato non rappresentativo da Arpa. E’ quello denominato S3 che ha rilevato la presenza nel sottosuolo di rifiuti solidi urbani.
“Ciò comporta – conclude la relazione – l’oggettiva impossibilità a procedere con il campionamento della matrice ambientale del suolo”.
Alessandro Piazzolla