Gioia Stillavato è il nuovo presidente dell’associazione culturale
Nuovo direttivo Aprilia 2024
Aprilia2023 diventa Aprilia2024 e rinnova il Consiglio Direttivo, guardando al futuro e alle nuove generazioni. L’Associazione Culturale nata nel giugno del 2021 come serbatoio di idee, think tank civico e luogo di incontro e confronto sulle problematiche cittadine, apre ad una nuova stagione di dibattito e riflessione, proiettandosi verso il futuro e come luogo di dialogo intergenerazionale.
Il 2023 è stato un anno decisivo per la Città di Aprilia, che ha segnato lo svecchiamento della classe politica segnando l’atteso punto di discontinuità dopo undici anni di cristallizzazione.
I prossimi anni, pertanto, appaiono particolarmente incoraggianti per discutere ed affrontare le problematiche infrastrutturali, di risanamento urbanistico ed ambientale, sociale, culturale ed economico-occupazionale della Città di Aprilia, individuando nel dialogo tra l’attuale e la futura classe dirigente lo strumento più adeguato dove riflettere sulla qualità della vita e sulla percezione di essa, in un percorso sempre più incisivo di avvicinamento delle periferie al centro. Il nuovo Direttivo dell’Associazione Aprilia2024 sarà quindi rappresentativo del mondo della scuola, dell’educazione e dell’istruzione, delle libere professioni e soprattutto dei più giovani. Gioia Stillavato, 28enne dottoressa magistrale in Mercato del Lavoro, rappresenta il perfetto trait d’union delle diverse anime associative ed è stata chiamata a presiedere Aprilia2024.
Grazie all’impulso che saprà dare il nuovo presidente Gioia Stillavato, l’attività associativa di Aprilia2024 mira ad avvicinare mondi e generazioni distanti.
Il Direttivo di Aprilia2024
Le proposte del Rosselli
La scuola italiana sta vivendo una fase inedita dal punto di vista economico, la trasformazione che si sta cercando di realizzare nel concreto tramite il Pnrr può aprire, se ben attuato, un futuro educativo da ripensare in toto. Un futuro che superi un presente condizionato dal cambiamento che il mondo del lavoro ha imposto ai nati nella seconda metà degli anni Settanta e ai giovani cresciuti spesso e volentieri da soli con la sola compagnia dello smartphone e dei cosiddetti social. Oggi è il momento di potenziare un’istruzione che sia qualitativamente e quantitativamente in grado di stimolare la riflessione sul sé, sulle relazioni, sulle prospettive di vita e di lavoro.
E’ giusto restituire la capacità di credere in se stessi e la voglia di sognare. E l’istituto Rosselli di Aprilia ha messo la prua verso questi nuovi orizzonti, non solo per la sua storia ma anche grazie ai corsi che grazie al Pnrr sono stati messi in campo. Se gli insegnanti e gli amministrativi di ogni istituto frequentassero i corsi che l’istituto propone, l’impatto sarebbe significativo, non tanto nella direzione di un’ uniformità metodologica che non è augurabile che ci sia, quanto nella direzione di uno scambio di punti di vista su temi, problemi, tempi, luoghi e strumenti del fare scuola che senza dubbio favorirebbe la creazione di uno spazio più vivibile e adeguato per le studentesse e gli studenti di oggi, persone con bisogni molto diversi da quelli di ogni altra generazione, persone alla ricerca di una dimensione di ascolto e di accoglienza capace di farle sentire nel posto giusto al momento giusto in ogni momento della giornata scolastica e di far sperimentare la gioia e il piacere della scoperta e dell’approfondimento. Ma non solo corsi, sulla strumentazione, la scelta del Rosselli è stata quella di utilizzare i finanziamenti per migliorare in modo leggero, ma diffuso la maggior parte dei laboratori con attenzione all’inclusione e il più alto numero di aule possibile. E la sfida da vincere, anche grazie al Pnrr è anche quella della dispersione scolastica. E’ vero che al Rosselli esistono da anni molti progetti contro la dispersione scolastica. Un lavoro di sicuro valore è stato impostato e produce il risultato di una dispersione interna quasi pari a zero ogni anno grazie a un’azione di riorientamento interno possibile per la ricchezza di indirizzi presenti in istituto e dunque di possibilità di scelta per gli studenti iscritti; ma oggi Il P.N.R.R. sul tema della dispersione conseguirà auspicabilmente il risultato di ridurre ulteriormente in tutte le scuole il tasso di abbandono scolastico nel delicato passaggio dalle medie alle superiori. Il P.N.R.R. sulla formazione del personale dovrebbe produrre l’effetto di un vero e proprio rovesciamento della didattica frontale già anticipato da anni da metodologie come, ad esempio, quella della flippedclassroom e realizzare una situazione didattica in cui il processo di insegnamento-apprendimento si co-costruisca mediante l’esperienza.Inoltre vi è una parte dei progetti destinati a studenti e genitori, sempre nella direzione della lotta alla dispersione. Sempre in questa direzione, le scuole, le aziende, le associazioni, le fondazioni e altri soggetti giuridici possono sottoscrivere accordi di rete per la realizzazione di progetti tesi a raggiungere obiettivi di comune interesse. Spesso si redigono accordi per partecipare a bandi che stanziano finanziamenti, ma è possibile associarsi, a determinate condizioni, anche per altri motivi contemplati, naturalmente, nell’ambito degli scopi istituzionali. L’attuale riforma in atto, benché la pista delle azioni condivise sia stata prevista e promossa dalla legge 107/2015, l’ incoraggia maggiormente, con riferimento all’istruzione tecnica e professionale, col chiaro obiettivo di avvicinare il mondo della scuola e il mondo del lavoro attraverso il dialogo e la collaborazione tra istituzioni scolastiche e aziende al fine di generare opportunità occupazionali per gli studenti in linea con le figure professionali richieste dal mercato del lavoro.
Non è stato facile mettere in campo i progetti. Tra le difficoltà, la tempistica determinata dalle scadenze imposte dall’Unione Europea che ha vincolato la presentazione e lo sviluppo delle diverse fasi delle progettualità senza tener conto dello spazio di confronto di cui le professionalità della scuola hanno bisogno per maturare insieme scelte; e ancora irta di difficoltà si è rivelata l’attività negoziale per la selezione delle aziende da impegnare o nella fornitura della strumentazione o nella formazione. Teniamo presente come il settore privato non era pronto a far fronte alle richieste pressanti di istituzioni scolastiche obbligate al rispetto di tempi ridotti o coincidenti con periodi di ferie generalizzate; senza trascurare i momenti di coinvolgimento della Collegialità imprevisti rispetto al Piano delle Attività di inizio 2022-23 e per i quali i docenti si sono dimostrati sempre disponibili.
Difficoltà scaturenti anche dal fatto che troppo spesso si dimentica come la scuola sia ancora sostanzialmente un laboratorio democratico e quindi mette al centro la condivisione. Ma questo ultimo dato è la ricchezza della scuola italiana anche come esempio per gli studenti. Insomma l’occasione proposta dal Pnrr è un treno che assolutamente bisogna prendere. Il Rosselli, unitamente alle scuole partner, ha preso il biglietto per permettere alla comunità apriliana e non solo, di salire con le carte in regola. La scuola è su quel vettore verso il futuro ed offre la possibilità di salire ma bisogna farlo e non lasciare scompartimenti vuoti.
La dirigente scolastica
Antonietta De Luca
Lezioni organizzate dell’Occhio di Horus
Storia dell’arte
Nell’ambito delle lezioni di storia dell’arte - “Le linee di pensiero nell’arte del Novecento” - organizzate da Michele Rucco, presidente dell’associazione “L’Occhio di Horus APS”, il giorno sabato 13 gennaio 2024, presso l’aula consiliare Luigi Meddi del comune di Aprilia, si è tenuta la lezione sulla linea dell’onirico, che comprende al suo interno il simbolismo, la metafisica e il surrealismo. A tenere la lezione è stato il professore Mario Lupini, preciso ed esauriente come sempre nell’esporre i temi trattati in queste conferenze.
La linea dell’onirico, che si lega alla figurazione, ovvero alle arti figurative, ha come obbiettivo quello di entrare nell’inconscio, nel nostro lato nascosto e apparentemente più sopito, per poi esporlo all’interno delle opere. I più importanti esponenti di questa filosofia, che per loro era un vero e proprio modello di vita, furono i surrealisti, guidati come tutti sanno da Salvador Dalì. Eppure, i surrealisti avevano cose in comune anche con i dadaisti, seppur quest’ultimi fossero dei nichilisti (a differenza dei surrealisti che erano legati in qualche modo alla Rivoluzione d’Ottobre, soprattutto grazie ad André Breton); avevano parecchie cose in comune anche con i metafisici, guidati dall’artista italiano Giorgio de Chirico: entrambi i gruppi erano antistorici, atemporali (avevano l’obiettivo di lasciare spaesati i fruitori delle opere), si rifacevano alla filosofia di Schopenhauer o Nietzsche e, infine, dicevano no alla razionalità, al positivismo e all’illuminismo.
De Chirico, ci ha spiegato il prof. Lupini, viene considerato come il padre della metafisica e si ispirò ai simbolisti di fine Ottocento per realizzare i suoi dipinti. Ma dopo l’avvento del fascismo in Italia è difficile che all’interno delle sue opere vi siano delle figure umane (ad eccezione di bambine raffigurate, però, sempre in ombra): con queste sue opere egli ci parla della fine di un’epoca. Il suo capolavoro, “Le muse inquietanti”, è un dipinto ambientato a Ferrara (si nota il castello Estense), ma il paesaggio è anche rappresentato e “inquinato” da ciminiere industriali e da una statua greco-romana … ecco un evidente esempio di antistoricità sopracitata!
Poi il professore è passato a René Magritte, celebre pittore belga, che intorno al 1926-27 si alleò ai surrealisti, anche se non ne diventerà mai un massimo esempio, poiché egli pensava che la pittura fosse come la parola per la letteratura. Ovvero, Magritte usava le figure di Fantômas per liberarsi dalle sue angosce; paure che derivavano dal suicidio della madre quando il futuro pittore aveva solo quattordici anni. Molto spesso, infatti, ci ha fatto notare Mario Lupini, il pittore ha realizzato dipinti con donne che avevano un panno sul volto e una vestaglia (proprio a esorcizzare i ricordi sulla madre, che vestita in questo modo era stata ritrovata dopo il tragico atto).
Magritte sosteneva che <<l’arte rappresentata…non è la realtà>>. Infatti, per esempio, la pipa rappresentata su tela non è una pipa vera, una pipa fisica, tangibile, che si possa toccare; per questo motivo, ecco spiegata la famosissima scritta sulla tela: <<Ceci n’est pas une pipe>> (questa non è una pipa). Possiamo intendere, dunque, il pittore in questione anche un po’ come il padre della Pop Art resa in seguito famosa da Andy Wharol.
Infine, il terzo artista trattato durante la lezione non poteva che essere Salvador Dalì. Anche se viene considerato da tutti il massimo esponente del surrealismo, il folle pittore spagnolo ha prima attraversato fasi della sua carriera nel post impressionismo, nella metafisica, ma anche nel realismo! Solo in seguito nelle sue opere ci saranno una abbondanza di simbologie, come la sua ossessione per le cavallette, il corno del rinoceronte, per le figure femminili (ovvero, sempre e soltanto la rappresentazione di Gala, la sua musa ispiratrice per tutta una vita), oppure quella del Cristo sul crocifisso (ovvero, la rappresentazione di un giovane attore di nome Sanders). Dalì amava giocare con le prospettive, le immagini nelle immagini, i dettagli da scoprire e interpretare; si rifaceva alla “macchia di Leonardo da Vinci”, ovvero quando siamo convinti di vedere delle forme nelle macchie o nelle nuvole.
Il prossimo appuntamento si terrà il giorno sabato 10 febbraio alle ore 18:00 e, ancora una volta, all’aula consiliare del comune di Aprilia. La prossima lezione è incentrata sulla “linea dell’arte sociale” e si parlerà di realismo, arte politicamente impegnata e pop art.
Riccardo Galasso