Le osservazioni di un’associazione di volontari
Appalto cani randagi
Gra d’appalto del servizio di canile rifugio per gli animali di Pomezia. Siamo tutti con il fiato sospeso: questa decisione determinerà quanto veramente l’attuale Amministrazione, già nota per varie cadute di stile in materia di cura e benessere degli animali, abbia a cuore la questione. Praticamente ci dirà se ci eravamo sbagliati, (ce lo auguriamo) poiché, dopo lo smembramento di un Ufficio che lavorava davvero per il benessere animale, da questa scelta capiremo se al Sindaco e alla sua Giunta interessi un minimo tutelare i propri animali, già sofferenti per aver subito abbandono, incuria, incidenti e maltrattamenti.
Attualmente il Canile Vallegrande e il Canile rifugio Panda (scelti in passato perché distintisi concretamente per cura e attenzione verso gli animali detenuti) custodiscono da due anni cani e gatti di Pomezia, con un primato per il numero elevato di adozioni e il libero accesso dato a numerose associazioni di volontariato (Panda è già di per sé una onlus, a Vallerande accedono almeno dieci associazioni) che quotidianamente accudiscono i nostri animali, e di progetti volti a migliorare la degenza in canile e le problematiche che ne conseguono. Tali contratti scadono al termine di due anni ma, sappiamo tutti che al di là di queste strutture per i nostri animali c’è solo il regresso.
Ovviamente gli appalti devono essere rinnovati, però:
- Osservando i criteri di aggiudicazione pubblicati nell’attuale Bando, sembra quasi (ma speriamo di sbagliare anche qui) che spicchi il “criterio economico” con un 30% di ponderazione; eppure la legge prevede che “ il criterio dell’economicità non deve essere valutato prioritariamente dai Comuni ma riferito solamente a chi garantisce minori costi di gestione parallelamente al benessere degli animali detenuti”; nel Bando sembra invece sia il parametro di punteggio più alto.
- L’organizzazione del servizio è al secondo posto, con un 25%, ma con nessuna specifica sulle prerogative di tale servizio; quindi una valutazione così alta andrebbe annoverata tra quali requisiti previsti dalla Legge?
- La distanza chilometrica dal territorio di Pomezia rappresenta solo un 5% di punteggio; eppure la legge prevede che sia favorita una vicinanza territoriale “al fine di limitare al massimo lo stress da trasporto degli animali”.
- Al punto 4 si valuta solo con un 5% il coinvolgimenti nel canile di Associazioni senza scopo di lucro; ma ancora la Legge IMPONE che “nei canili rifugio venga garantito l’accesso alle Associazioni anche al fine di garantire attività che aumentino l’adottabilità” (come è avvenuto nell’attuale canile dove la collaborazione di tantissime associazioni ha permesso che cani reclusi da decenni, in vecchie strutture chiuse ai volontari, trovassero finalmente una famiglia).
- Ma anche l’ampliamento dei giorni e degli orari di apertura al pubblico (al fine di aumentare le adozioni) prevede solo un 5% di punteggio.
(Le leggi citate sono la n. 281/91 e la LR 34/97 se avete desiderio di approfondire)
Sulla base di questi requisiti sembra solo a noi che l’intento non sia trovare strutture che assicurino benessere, breve sosta nel canile, accudimento da parte dei volontari, percorsi rieducativi, incentivo alle adozioni, vicinanza che permetta anche ai proprietari di ritrovare il proprio animale smarrito?
Il requisito evidenziato è il ribasso economico.
Ma speriamo di sbagliare. lo speriamo per gli animali e per i volontari che li segueno senza interessi.
Che l’Amministrazione sappia che siamo tutti in attesa, siamo i cittadini contribuenti e non staremo zitti se Legge e Diritti non saranno rispettati. Non staremo fermi di fronte a qualsivoglia irregolarità venga messa in atto. Ma saremo pronti a ricrederci qualora, invece, la scelta ricada sul benessere di esseri senzienti per cui paghiamo affinché gli siano assicurati dignità e rispetto.
Ricordiamo che la Pagina è totalmente apartitica! Qui non si fa opposizione ma solo informazione. Per la tutela degli animali di Pomezia “in memoria di Carla Venerucci”.
C.F.
Il giovane liceale del Pascal tra i pochi in Italia ad entrare nella Douhet dell’Aeronautica
Federico nella scuola militare
Sognava d’indossare la divisa da cadetto della scuola militare sin da quando era piccolo.
Ora quel sogno è diventato realtà: Federico Cannelonga, 15 anni, ha vinto il concorso – quest’anno ancora più duro, per via della limitazione dei posti causa emergenza sanitaria – per entrare nella prestigiosa scuola “Douhet” dell’Aeronautica, con sede a Firenze, ossia una delle quattro scuole militari italiane (le altre sono Nunziatella di Napoli, Teuliè di Milano e Morosini di Venezia).
Il duro concorso affrontato da Federico, che ha frequentato il biennio al Liceo Scientifico “Blaise Pascal” di Pomezia (indirizzo Cambridge), prevedeva inizialmente 27 posti per chi provenisse dalla Scientifico – poi ridotti a 20 -in seguito alle limitazioni imposte dalla pandemia.
In Italia, la Douhet è la scuola con meno posti a disposizione, quindi si può anche dire sia piuttosto selettiva. Ciò nonostante, Federico ha superato brillantemente i test di cultura generale a Guidonia (Roma) e si è poi recato a Milano per sostenere le prime visite mediche presso l’Istituto di Medicina Aerospaziale dell’Aeronautica militare. Infine, test psicoattitudinali e prove fisiche a Firenze. Ai concorsi per entrare nelle scuole militari hanno partecipato migliaia di ragazzi provenienti da tutt’Italia e tra di essi solo alcuni, come Federico, ce l-hanno fatta. Gli allievi contraggono una ferma volontaria di tre anni nell’Aeronautica Militare al compimento del 16º anno di età e svolgono attività aeronautiche e militari per favorire un loro futuro eventuale inserimento in servizio permanente effettivo nelle Forze armate italiane, proseguendo gli studi presso l’Accademia Aeronautica in special modo.
Ogni allievo possiede il proprio spadino, emblema dei cadetti militari di ogni forza armata italiana che, assieme alle stellette, simbolo del militare, li contraddistingue dai loro coetanei civili.
La soddisfazione per Papà e Mamma, e per la sua prima tifosa, la sorella Francesca si uniscono ad un in bocca al lupo di tutta la redazione del giornale a Federico per l’inizio della sua stupenda avventura, affinché, un giorno con onore e successo possa servire lo Stato, quindi tutti noi.
Fibra ottica a Campobello
Proseguono i lavori di scavo ad opera di Open Fiber, che sta realizzando a Pomezia una rete di ultima generazione per garantire una connettività ultra veloce.
Al momento i lavori si stanno concentrando su via Campobello dove, completata la connessione per circa 20mila unità immobiliari ad uso abitazioni civili, si sta integrando il cablaggio con l’area industriale limitrofa, prevedendo il collegamento di circa 1.100 unità immobiliari ad uso commerciale. Al termine dei suddetti interventi, si proseguirà con i lavori di rifacimento del manto stradale.
“Dotare Pomezia di una connettività ultra veloce, sicura e affidabile vuol dire migliorare le condizioni di chi vive e lavora nella nostra Città – ha spiegato l’assessore Federica Castagnacci –. L’intervento di Open Fiber su via Campobello inizialmente doveva riguardare soltanto le unità immobiliari ad uso abitazioni civili, ma poi siamo riusciti a far integrare nel progetto anche le unità immobiliari ad uso commerciale portando la fibra per le tante aziende della zona. I lavori dureranno circa 3 settimane, al termine dei quali procederemo con il rifacimento del manto stradale, come da cronoprogramma”.
“Vogliamo rendere la nostra Città moderna ed efficiente – ha commentato il sindaco Adriano Zuccalà –. Tante aziende di via Campobello ci avevano chiesto di poter usufruire dei benefici della banda ultralarga e siamo felici che alla fine Open Fiber abbia accolto le richieste. Un Intervento importante che, nonostante un breve ritardo sulla tabella di marcia dei lavori stradali, permetterà sia alle abitazioni che alle ditte di essere pronte per la connessione del futuro”.
Daria Contrada
Staff Sindaco
Città di Pomezia