Vito Fundarò ha consegnato dei quesiti alla neo Sindaca. Ora aspetta le risposte
Interrogata la Felici
La nomina a Sindaco di Pomezia della dott.ssa Veronica Felici, è molto utile per tutti i quartieri della città, ma in particolare del quartiere Campo Iemini.
In un incontro tra la Sindaco ed il presidente del C.d.Q., Alex Gaspari si sono esposti ed affrontati con pertinenza e dovizia e che compendiano grosse verità.
Tralascio le discussioni che in ogni riunione si fanno, ma non tralascio le tre domande che per iscritto un abitante diede alla Sindaco e che si riportano in originale qui di seguito:
1) Domanda: Tutelare l’ambiente è cosa molto utile e reputo giusto e sensato risolvere il problema dei rifiuti.
Con lungimiranza fa riferimento alla “ECO x” di rimetterla in essere, con il concorso dell’aiuto di più organi competenti per la fusione e soluzione del problema. Ponendo fine così alla diatriba del termovalorizzatore. Potrà riuscivi in tempi brevi?
2) Domanda: È bella l’idea di sviluppare Pomezia qualificando tutti i quartieri in modo tale che abbiano i servizi primari, in modo che ogni abitante possa dire, con orgoglio, di essere cittadino di Pomezia. È dura ma ci vorrà più tempo, ma quanto?, Con l’aiuto dei cittadini ci riuscirà. “Per aspera ad astra” (con il sacrifico si raggiungono alte vette).
In bocca al lupo.
3) Domanda: Perché Pomezia possa riprendere il ruolo autorevole nell’ambito metropolitano bisogna far sì che l’Università “La Sapienza” ritorni a Pomezia. Questo sì che da lustro alla città pometina.
Che ne pensa, è fattibile?
Personalmente feci in modo che la discussione permeasse sulla terza domanda, inerente al ritorno dell’Università a Pomezia. Non si vuole dare colpa a nessuno del perché sia stata eliminata o meglio dismessa, ma certamente dava fastidio a qualcuno. Sta di fatto che mentre l’ex sindaco Stefano Zappalà riuscì a dotare Pomezia della prestigiosa Università “La Sapienza”, anche se con pochi corsi iniziali, ma che aumentarono via via, facendo accorrere studenti sia dai paesi limitrofi che da Roma.
Successivamente ci fu qualche sindaco che, allergico al Sapere ed alla Conoscenza, fece in modo di renderla inadatta, come se gli abitanti pometini non fossero in grado di renderla “illustre”,. Aveva ragione Dante Alighieri nel dire che:
Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir Virtute e Canoscenza. La dottoressa Veronica Felici conservò il foglio delle domande fatale e si ripropose di fare il possibile, anche se difficile, di riportare l’Università “La Sapienza”a Pomezia.
Auguri dot.ssa Veronica Felici Sindaco di Pomezia
Vito Fundarò
Tra i bravi del Mondo
Grande risultato lo scorso 27 maggio per la coppia pometina formata da Giuseppe Trappolini e Roberta Alessi, che ha raggiunto la semifinale ed è arrivata ad apporre il proprio nome tra le 12 coppie più brave al mondo. La prestigiosa competizione, la più importante nell’ambito della danza sportiva, ha visto gareggiare 87 coppie da tutto il mondo e si è svolta in Inghilterra nella città di Blackpool, dove da 97 anni è organizzata nel teatro del Winter Gardens. Ancora una volta questa coppia di ballerini ha portato in alto l’Italia e il nome della città di Pomezia.
T.R.
Arrivate le panchine bianche a corredo delle aiuole
Verde pubblico
Il dottor Giovanni Mattias è stato assessore all’ambiente durante le due amministrazioni del Movimento Cinque Stelle. La continuità nell’incarico è stata utilizzata da Mattias anche per salvaguardare e riqualificare il verde pubblico.
“Negli scorsi giorni – mi ha riferito il dottor Mattias - una sorpresa inaspettata ha reso felici i genitori che aspettano i propri figli davanti alle scuole del centro di Pomezia: sono state installate 5 panchine bianche in cemento granulare, simile a travertino, a corredo delle aiuole di via Guerrazzi e via Pier Crescenzi.
Tali panchine sono l’ultimo atto della completa riqualificazione delle aiuole e del verde storico del nucleo di fondazione che, a partire dal 2015, ha visto il susseguirsi di numerosi interventi: in primo luogo lo spostamento della sughera “Pomona” (ammalata e progressivamente seccata a cavallo degli anni 2010/2012) e la successiva messa a dimora di un nuovo esemplare in Piazza Indipendenza, il ripristino delle otto buche e ricollocazione di 8 lecci attorno alla fontana, il completo restauro dei giardini Petrucci, l’intervento di depaving e creazione di aiuole sotto ai lecci a lato di largo Catone e ai tigli accanto all’ufficio postale, il completamento della recinzione delle aiuole di Via Guerrazzi e Pier Crescenzi con transenne in metallo in stile “croce di Sant’Andrea”.
Tutti questi interventi hanno dato una lettura univoca al sistema del verde, con l’idea base di dare un segno di riconoscibilità alle zone verdi del nucleo di fondazione: in questo senso si deve leggere la messa a dimora di alcune migliaia di esemplari di ligustrino in sostituzione delle siepi che bordavano le aiuole, spesso risultanti da un mix di varie specie piantate negli anni, e la scelta di arbusti ed alberi appartenenti a specie mediterranee, come i cipressi o gli alberi di giuda. Tali alberi, seppur non presenti nell’impianto primordiale del 1939, sono coerenti con altri sistemi a verde dell’epoca, nei quali la scelta di pino domestico e leccio era abbinata a queste altre due specie. Si sono pertanto valorizzati i due nodi della Memoria di Pomezia ovvero i monumenti ai Caduti (Giardino Petrucci) e quello ai Coloni (Giardini Via Pier Crescenzi), dando finalmente a queste aree istituzionali il valore che meritavano.
Le sfide del cambiamento climatico impongono scelte lungimiranti, anche e soprattutto nella gestione del verde urbano; se da un lato i pini domestici sono sottoposti ad un forte attacco da parte di un piccolo insetto nordamericano (la cocciniglia tartaruga), che sta letteralmente facendo strage di molte alberature e pinete storiche, dall’altro lato anche i lecci sembrano soffrire sempre più spesso attacchi da parte di insetti xilofagi e nuove malattie: sarà fondamentale, nelle future scelte di messa a dimora di alberature urbane, scegliere un mix di almeno due-tre specie differenti, come recentemente effettuato presso il parcheggio Bassanetti, per diversificare il risultato estetico e avere più possibilità di resistenza in caso di patogeni. La speranza per il futuro è che ci sia una sempre maggior tutela di questo patrimonio vegetale, che va considerato al pari dell’architettura razionalista di cui è corredo, magari ottenendo finalmente un vincolo paesaggistico ad hoc per il centro storico, per riuscire a dare piena attuazione al piano del colore e per far si che le scelte, anche nel verde pubblico, siano sempre indirizzate verso il rispetto dell’ambiente”. A.S.