Il giovane studente universitario del PD Enrico Mangano con 738 voti è stato il più votato nelle elezioni per il rinnovo del Consiglio di Pomezia
“La mia una candidatura di comunità”
Enrico Mangano, giovane studente universitario, è la grande sorpresa di queste elezioni amministrative. Capolista nella lista del Pd e prima volta candidato, è stato con ben 738 voti in assoluto il candidato più votato.
- Mangano come mai ha deciso di candidarsi e quali sono le sue esperienze politiche?
“Dopo tre anni di intensa attività politica da segretario della giovanile del Partito Democratico è stato naturale spendere la mia candidatura. Ho creduto in questo progetto di cui mi sono sentito artefice. Eleonora Napolitano e gli altri hanno fatto un lavoro interno al partito incredibile, che non si arresta oggi. Io continuerò a fare attivismo, nel partito, nelle associazioni e tra i ragazzi, come ho fatto fino ad ora”.
- Ha dato una spiegazione a questo largo consenso da lei ottenuto?
“La mia è stata una candidatura di comunità che da anni intercetta e dà risposte ad istanze generazionali. Credo che la politica sia prima di tutto comunità e la nostra lo è stata, si è consolidata negli anni ed è riuscita a capitalizzare tanto impegno. Devo ringraziare tutti i ragazzi e le ragazze che non si sono risparmiati in queste settimane di campagna elettorale e che mi permettono di dire a gran voce che la chiave di volta è stata la buona politica. La politica che ascolta, la politica che è presente nel territorio, la politica che porta avanti delle battaglie. Ma devo anche dire che c’è stato un Partito Democratico che ha dimostrato di volere un sostanziale rinnovamento della classe dirigente e politica. Insomma credo che siano stati diversi i fattori a determinare questo alto numero di preferenze”.
- Lei è uno dei volti nuovi del Pd di Pomezia in un gruppo consiliare completamente rinnovato. Qualcuno dice che comunque dietro di voi ci sono quelli che veramente comandano nel partito. Cosa ne pensa? Il gruppo consiliare del Pd sarà libero di agire oppure dovrà ascoltare la nomenclatura locale del partito?
“Dietro” non c’è qualcuno che comanda ma una comunità politica bella e viva. Il PD ha eletto 5 consiglieri e -mi sento di poter parlare a nome di tutti- siamo ben lontani dalla logica dei capibastone e dalla cooptazioni delle correnti interne. Come gruppo consiliare ci siamo già dati come metodo quello del confronto con il partito, con gli altri membri della coalizione e con i gruppi di cittadini incontrati in campagna elettorale, ma rivendichiamo la nostra autonomia. Credo che l’indipendenza di tutto il gruppo consiliare la dimostreremo con i fatti nei prossimi anni. Troppe persone sono ancora ancorate ad una vecchia concezione della politica e faticano ad accettare il cambio di passo. Ecco io credo che spetti a noi disinnescare questa percezione che si è stratificata negli anni, a causa di consiglieri comunali che sedevano in consiglio a nome di altri. Infatti “quelli che veramente comandano nel partito” non ci sono più, è cambiato il metodo politico e sono cambiate le persone”.
- Lei ora ha una grande responsabilità frutto del grande consenso ottenuto. Come penserà di agire in consiglio comunale? Quali saranno i suoi principali obiettivi amministrativi?
“L’esito elettorale ci ha affidato il compito dell’opposizione, saremo infatti minoranza in consiglio comunale, questo numericamente ci riduce lo spazio d’attuazione del programma e in generale dell’azione politica.
Io sono fortemente convinto che sia giusto fare un’opposizione non aprioristica, caratterizzata dal voler portare un valore aggiunto alle mozioni della maggioranza. Come ho dichiarato più volte in campagna elettorale abbiamo l’ambizione di dare a Pomezia spazi aggregativi intergenerazionali e di potenziare i luoghi della cultura; dobbiamo lavorare sul lungo mare di Torvaianica per favorire la vita notturna sul territorio e per disincentivare l’esodo verso Roma, Ostia, Anzio e Nettuno; dobbiamo supportare associazioni che si spendono per il sociale; vogliamo migliorare il piano di eliminazione delle barriere architettoniche e vogliamo intervenire sul piano della mobilità per progettare nuove strade-bretelle che possano decongestionare il traffico”.
- Enrico Mangano, cosa farà da grande?
“Questa è una domanda apparentemente facile ma che mi dà modo di dire che la mia generazione teme il futuro perché non trova una stabilità lavorativa ed economica e spesso non riesce a raggiungere l’indipendenza. Io studio giurisprudenza e spero che, grazie agli studi che sto facendo, troverò la mia strada ma ad oggi dico che troverò sempre il modo di occuparmi del mio territorio”.
A.S.