Il Litorale • 10/2019
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Pag. 12 Il Litorale ANNO XIX - N° 10 - 16/31 MAGGIO 2019
Il giorno 8 maggio, presso la sede
del Consorzio Lido dei Pini, si è
tenuta la prima riunione del “ta-
volo tecnico” avente per argo-
mento lo stesso sintetizzato nel
nome del Gruppo Operativo che
da anni si batte per porre fine al
male che sta uccidendo la pineta
della Gallinara: “Salviamo la Pi-
neta”. La riunione, voluta dal Sin-
daco De Angelis su sollecitazione
del Gruppo Operativo Salviamo
la Pineta, ha visto la partecipazio-
ne dello scienziato di fama euro-
pea, il Prof Paolo Gonthier titola-
re della cattedra di Patologia Ve-
getale dell’Università di Torino,
oltre a quella del Dr Luciano
Nuccitelli del Servizio Fitosanita-
rio della Regione Lazio; oltre na-
turalmente ai rappresentanti delle
realtà locali come Vincenzo D’A-
cunzo dell’Assessorato all’Am-
biente, ai proprietari del Parco
della Gallinara, Dr. Eddy Deme-
nego ed Avv. Alessandro Porru, a
cui di deve molta parte del meri-
to per i progressi in atto, al ge-
store del Campeggio Comunale,
Claudio Spaziani ed al Consiglie-
re Massimiliano Marigliani che
presiedeva la riunione in rappre-
sentanza del Sindaco De Angelis.
Faceva gli onori di casa il Dr.
Nazzareno Chiacchiarini Presi-
dente del Consorzio Lido dei Pini
e una piccola delegazione in rap-
presentanza del Gruppo Operati-
vo Salviamo la Pineta. Come noto
il Gruppo Operativo Salviamo la
Pineta è partner di Uniti Per
l’Ambiente che affianca con tutto
il suo peso l’azione di salvataggio
della pineta e della sua trasforma-
zione della zona pubblica in parco
naturale attrezzato ad uso della
comunità locale.
La relazione del Prof Gonthier è
stata chiara ed ha definito lo stato
dell’arte nella battaglia contro l’
Heterobasidion irregulare, un
fungo che si trasmette per via ra-
dicale da pino a pino e che poi
esercita la propria azione marce-
scente delle radici in modo gra-
duale ed inesorabile . L’azione del
fungo indebolisce notevolmente
le capacità difensive della pianta
e facilita l’attacco del Tomicus
Destruens che completa l’azione
distruttrice dell’organismo ormai
debilitato. Quindi il patogeno è il
fungo che si trasmette per conta-
gio. Il Professore ha reso nota una
peculiarità che fornisce una pro-
spettiva del tutto nuova al proble-
ma. Il fungo è originario degli
Stati Uniti ed è presente in Italia
dal periodo bellico poichè fu im-
portato delle truppe alleate attra-
verso i contenitori di muniziona-
mento leggero dei soldati accam-
pati sul litorale laziale. Il fungo è
attualmente presente nella Pineta
di Castel Porziano, di Castelfusa-
no, di Fregene ed anche nell’in-
terno nella zona di Fossanova e
nell’ambito della città di Roma in
cui si sta facendo ben poco per
combatterlo. Quindi la versione
“irregulare” del patogeno è, in
Europa, solo presente nel Lazio,
si propaga attraverso le spore e lo
ha fatto, finora, con relativa len-
tezza solo a causa delle interru-
zioni di continuità delle nostre
pinete. Il timore è quello che il
fungo possa propagarsi con mag-
giore velocità in presenza di mag-
giore continuità delle macchie di
pino ed in condizioni di vento e
clima differenti. Basta considera-
re le immense pinete toscane per
comprendere l’entità del perico-
lo.
Questa peculiarità porta ad una
considerazione che va oltre l’o-
biettivo locale di bloccare l’atti-
vità del fungo nella Gallinara, ma
apre la prospettiva di fare della
Gallinara un laboratorio per tro-
vare la cura per eliminarlo. Il Prof
Gonthier ha relazionato sul fatto
che sta lavorando alla stesura di
un progetto a finanziamento Eu-
ropeo per debellare l’ Heterobasi-
dion irregulare . Ha anticipato che
le ottime possibilità di successo
risiedono nel supporto al progetto
previsto da parte delle nazioni nel
centro-nord Europa preoccupate
che il fungo possa giungere alle
loro grandi foreste di pino desti-
nate produzione di legno indu-
striale . Il progetto viene presenta-
to nell’ambito dell’EPPO (Euro-
pean Plant Protecion Organiza-
tion) che ha recepito, nella sua
lista A2, il fungo “laziale” con la
sigla “Heteir”. Nel sito dell’A-
genzia si riporta che il fungo è “
introduced from North America
during the second world war, now
widespread along the coastal pine
stands of Lazio region (approx.
along 103 km from Fregene in the
north to San Felice Circeo in the
South). Also detected in historical
gardens in Rome (Villas Ada,
Borghese, Diria-Pamphili). Often
associated with significant morta-
lity of Pinus pinea trees. EPPO
Reporting Service (2013/210)”.
Quindi la prima riunione del tavo-
lo di lavoro, che ha avuto luogo il
giorno 8 maggio, ha messo le ba-
si per un progetto di ricerca euro-
peo basato, ai fini scientifici,
presso la pineta della Gallinara.
Resta però l’aspetto contingente
che, forse banalmente, è quello
che preoccupa da anni gli abitanti
della zona e cioè l’attuazione di
un metodo per bloccare la propa-
gazione del fungo nella pineta di
Lido dei Pini. Di questo si è a
lungo dibattuto intravedendo atti-
vità meccaniche accompagnate
dall’intervento di sostanze di
“disturbo” a basso potere inqui-
nante come l’urea, comunemente
usata come concime in agricoltu-
ra. Si è parlato di “isolare” le
piante malate, di trattare le cep-
paie dopo il taglio, di creare sol-
chi di separazione, di eradicare in
modo profondo, ecc: tutto per ri-
durre a livelli minimi il contagio
che, bisogna ricordare, avviene
attraverso le spore. Nel dibattito,
specialmente per gli aspetti scien-
tifici, oltre che istituzionali, de-
terminanti sono stati la parteci-
pazione e gli interventi del Dr.
Nuccitelli che ha portato elementi
di pragmatismo nella gestione de-
gli aspetti burocratici ed una dose
di evidente competenza nello spe-
cifico scientifico e tecnologico. Il
dibattito al tavolo è durato circa
due ore. Successivamente i con-
venuti si sono trasferiti nella zona
pubblica della pineta, quella che
più interessa al Gruppo Operativo
Salviamo la Pineta, per verificare
alcuni aspetti che erano stati og-
getto del dibattito. In sintesi: otti-
mo risultato su cui bisogna lavo-
rare sia a livello di intervento lo-
cale sia a livello di supporto al
progetto Europeo che non può
che costituire motivo di prestigio
per Anzio, oltre che di reale con-
tributo alla scienza. Ho parlato a
lungo con Prof Gonthier approfit-
tando della sua squisita disponi-
bilità ed ho avuto il suo impegno
a rendermi partecipe di un proto-
collo che ha redatto, in forma
draft, per gli interventi in loco;
un documento da leggere con at-
tenzione per definire che cosa do-
vrà fare il Comune di Anzio per
bloccare il male della Pineta.
Sergio Franchi
Quando l’impegno ambientalista
è libero e genuino è sempre nelle
condizioni di dare a Cesare quello
che gli spetta e se il Comune di
Anzio è latitante per quanto ri-
guarda l’impegno preso di fare
chiarezza sulla centrale biogas di
via della Spadellata e merita bia-
simo, non si può non prendere at-
to del suo dichiarato impegno per
un litorale “plastic free”. Come al
solito scatta la corsa di chi mil-
lanta di fare la guerra alla plasti-
ca perchè ha passato mezz’ora
sulla spiaggia a raccogliere vec-
chie bottiglie e ciabatte portate
dal mare. Chi segue l’attività di
Uniti Per l’Ambiente, che è un
coordinamento di associazioni,
comitati ed enti, ha imparato che
la lotta contro la plastica si fa a
monte, al momento del suo im-
piego e non raccogliendola in mo-
do simbolico dopo che è stata ab-
bandonata nell’ambiente. La bat-
taglia vincente è di evitare che es-
sa venga abbandonata nell’am-
biente. La plastica bioattiva mo-
nouso non dovrebbe più essere
prodotta e per la sua eliminazio-
ne la battaglia è ancora più a
monte e cioè a livello della sua
produzione. Da oltre un anno è
partita la battaglia di UPA per
creare una Anzio Plastic Free che
ha dato vita al progetto operati-
vo, FareMare, con cui produrrà
divulgazione ambientale per bam-
bini e per adulti presso alcuni sta-
bilimenti balneari ed assistenza
agli utenti nelle spiagge libere.
Chi ha avuto occasione di leggere
il mio articolo pubblicato nel re-
cente passato su questo periodico
“Anzio Plastic Free” ha contezza
che l’obiettivo finale è quello di
eliminare la plastica mono-uso e
non biodegradabile dal Comune
di Anzio.
L’Ordinanza Sindacale n 16 del 3
maggio 2019 è una prima impor-
tante tappa verso Anzio Senza
Plastica ed è significativa perchè
riguarda un elemento essenziale
della nostra città e cioè il mare e
quindi il suo turismo. Quindi la
proposta di UPA di creare alcuni
stabilimenti balneari che abolisca-
no completamente l’uso della pla-
stica diventa una legge per tutti i
gestori e gli utilizzatori del litora-
le e non è poco. Quindi mentre
non ho sentito nessun plauso dal-
la pur striminzita opposizione po-
litica, Uniti Per l’Ambiente, che
non ha colore di parte, ha subito
manifestato i segni dell’apprezza-
mento per la decisione del Sinda-
co De Angelis ed ha anticipato la
sua collaborazione affinchè l’Or-
dinanza venga rispettata. Quindi
dal 1 giugno è vietato utilizzare
elementi di plastica monouso sul
litorale di Anzio. L’Ordinanza,
che è permanente, concede una
proroga, per la sua entrata in vi-
gore per coloro che hanno scorte
da smaltire, per i quali l’Ordinan-
za entra in vigore dal 1 luglio.
Resta una decisione fortemente
significativa quella che il Sindaco
di Anzio ha preso; una decisione
che non può che essere un ele-
mento di un quadro più comples-
so, un aspetto di un modo nuovo
di concepire l’ambiente e quindi
di difenderlo. Certo che i rifiuti
abbandonati nelle strade di Lavi-
nio, di Sacida, di Cincinnato e di
Colonia sono un esempio dell’in-
capacità dell’Amministrazione
Comunale a fare rispettare le or-
dinanze e le regole del buon vi-
vere civile, certo che il fallimento
delle ordinanze sull’arredo urba-
no, sulla lotta al Punteruolo Ros-
so ecc.. sono esempi di inefficacia
amministrativa, ma in questo caso
sono coinvolti gli imprenditori,
gli operatori del turismo che di
turismo vivono e che hanno tutto
l’interesse di preservare quel-
l’ambiente che è anche la loro
fondamentale fonte di guadagno.
L’ordinanza n 16 è solo l’inizio di
una battaglia per la difesa del-
l’ambiente dall’aggressione del
rifiuto più subdolo, più persisten-
te, piu inquinante e spesso più
inutile; ora si passi alle successive
iniziative che dovranno riguarda-
re quegli aspetti necessari a tra-
sformare l’iniziativa in metodo e
quindi in sistema. Innanzi tutto il
Comune di Anzio, che ha affidato
ai propri operatori turistici un
onere anche economico per difen-
dere il bene comune, non può esi-
mersi dall’integrare quella lode-
vole iniziativa con quella di proi-
bire l’uso della plastica monouso
non biodegradabile da tutti gli uf-
fici e le istituzioni che sono sotto
l’egida comunale a cominciare
delle mense scolastiche e dagli
uffici comunali. Poi, poichè non
rientra nelle prerogative del Sin-
daco quella di proibire la vendita
di prodotti e contenitori di plasti-
ca mono uso da parte dei super-
mercati, il Comune deve attuare
una delle sue principali e spesso
dimenticate facoltà amministrati-
ve e cioè l’educazione dell’uten-
za. Si organizzi una campagna di
divulgazione ambientale non solo
contro l’uso della plastica monou-
so ma che tocchi tutti quegli
aspetti per cui alcuni rappresen-
tanti dell’Amministrazione di An-
zio hanno definito gli utenti di
Anzio “incivili” e “zozzoni”.
Convinto che l’uomo nasce inci-
vile e che è l’organizzazione so-
ciale che deve civilizzarlo, l’a-
zione di forte coinvolgimento sa-
rà indispensabile anche come ele-
mento di un auspicato risana-
mento della gestione dei rifiuti in
ambito comunale. Le associazioni
che aderiscono ad Uniti Per
l’Ambiente prendono l’impegno a
collaborare con il Comune di An-
zio per gli aspetti divulgativi, per
quelli scientifici e per quelli orga-
nizzativi. Per questo dovrà essere
il Comune di Anzio a prendere at-
to che senza un utenza convinta
non riuscirà mai a portare fuori
dal caos in cui si trova, il servizio
raccolta dei rifiuti ad Anzio.
Sergio Franchi
Positiva la prima riunione del tavolo di lavoro per salvare la pineta
Progetto europeo per la Gallinara
Il Comune di Anzio recepisce l’invito di UPA
Ordinanza FareMare
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