SIMPOSIO
TUTTI IN MASCHERA
è arrivato il Carnevale! Detto così sembra una sciocca battuta: già da molto tempo portiamo una mascherina che ci nasconde a metà. Nasconde, della nostra identità, la parte più spontanea e sociale, quella del sorriso se siamo sereni, della risata se allegri, ma anche la serietà della riflessione o il disappunto per le contrarietà. Messaggi sostituiti da una “segnaletica” della gestualità fattasi più accentuata e che si considerava poco elegante. Ma se a carnevale si nascondono soprattutto gli occhi, ora possiamo mostrare solo quelli. Gli occhi, “specchio dell’anima” come sostengono i poeti, in questo frangente sono rimasti indicatori unici e fedeli del nostro pensiero e non dovremmo abbassarli per dissimulare ciò che fatichiamo a rendere palese. Un movimento, questo, spesso inconsapevole, ma che oggi costretti a coprirci con la mascherina, negherebbe l’unica autentica possibilità che ci è rimasta di dialogare, oltre le parole, con gli altri.
Giuliana
CURIOSITÀ NELLA POESIA/13 di Sergio Bedeschi
IL “GOSSIPING” DANTESCO
Dante, si sa, pesca i suoi personaggi dalla Storia passata e presente realizzando uno dei “gossiping” più grandiosi che si possa immaginare, tanto da far invi0 dia a rotocalchi come il SundayMirroro Novella 2000. E lo fa sul mondo reale, su persone reali, su eventi effettivamente accaduti. Insomma pettegola qua, pettegola là (talvolta pare che non si salvi nessuno), ne risulta un Reality Show del suo tempo. Eppurequalcuno, non del tutto a torto, asserisce che La divina commedia potrebbe anche gareggiare con le più moderne Fantasy Storiesconsiderando le sue immaginifiche escursioni nell’Aldilà, tra Diavoli che tormentano i dannati e Angeli che vegliano su altri più fortunati. Insomma realtà o fantasia? Un po’ di tutto, verrebbe da rispondere per mettere tutti d’accordo. Dante fu capace di tutto, infatti: il vero genioche non si fa mancare niente. Inoltre è anche “enciclopedico”, brutto aggettivo per dire che ficca il naso dappertutto anche nel mondo del Sapere: nella Filosofia, nella Religione, nella Politica, nelle Scienze. Ecco, ecco, pure nelle Scienze dove appunto vorremmo curiosare in questa nostra Rubrichetta. Ovvio che la Scienza del Trecento era quello che era: soprattutto Astrologia, Magia, Alchimia, e poi, in modo molto più modesto, Astronomia, Logica (aristotelica), Matematica (poca roba, invero limitata alla Geometria che era arrivata dall’Antica Grecia), qualche sparuta indagine sul movimento dei corpi (Fisica?) e niente più.Sia quello che sia Dante la utilizza tutta, magari a spizzico e bocconi, tutte le volte che gli capita l’occasione. E, dai!Citiamo allora qualche sua terzina “scientifica” che più ci è rimasta nel cuore. Anzi dovremmo dire nel cervello, dato che non raramente i suoi riferimenti sono scientificamente molto articolati, ben approfonditi, coerenti e rigorosi, cervellotici appunto, quando non addirittura arzigogolati.
LA FAMOSA TROMBETTA
Prendi per esempio il Canto XXI dell’Inferno proprio quello in cui il diavolo Malacoda, irriverente più che mai, saluta Dante e Virgilio con un rumoroso peto che tanto ci piacque e divertì quando eravamo sui banchi di scuola (… ed elliavea del cul fatto trombetta). Ebbene in questo stesso Canto Malacoda, incaricato suo malgrado dal volere divino di indicare ai due viandanti la giusta via attraverso una grotta diroccata, precisa la data storica in cui la grotta stessa fu vittima di un terremoto nell’attimo stesso in cui Cristo moriva sulla croce. Sentite un po’ come questo Dante sapeva far di conto.
DANTE ARITMETICO
Ier, più oltre cinqu’ore che quest’otta,
mille dugento con sessanta sei
anni compiè che qui la via fu rotta.
Si tratta una vera e propria esibizione matematico-aritmetica da parte del Sommo che ovviamente richiede un chiarimento. Intantomettiamola in perifrasi:
Ieri, cinque ore più tardi di quest’ora,
milleduecentosessantasei anni sono passati
da quando il terremoto
(che sconvolse il mondo alla morte di Gesù)
distrusse questa grotta.
Spiegazione: a conti fatti, quando Malacoda pronuncia quelle parole, siamo nell’anno 1299. E sì, perché 1266 anni dopo la morte di Gesù sommati ai suoi 33 anni di età fanno 1299. Coerente tra l’altro col fatto che Dante probabilmente finì il suo capolavoro nel 1301, cioè 2 anni dopo il fatidico incontro con i diavoli! E adesso cosa vi aspettate dopo questa esibizione matematica?
E ORA LA GEOMETRIA
Dopo la Matematica ecco la Geometria! E che altro?Magari dobbiamo aver la pazienza di arrivare alla fine del Paradiso, proprio nelle ultime terzine dove l’Alighiero affronta niente popò di meno che la Quadratura del Cerchio, un problema ancora irrisolto ai tempi suoi e che comincerà a svelarsi solo tre secoli dopo grazie agli espedienti algebro-matematici di Newton. Si tratta cioè di trovare un quadrato che abbia la stessa area di un cerchio, un po’ come gli sta succedendo di fronte all’immagine di Dio nella quale, lui povero mortale, tenta di penetrare per comprenderne il Mistero:
Qual è ‘l geomètra che tutto s’affige
per misurar lo cerchio, e non ritrova,
pensando, quel principio ond’elliindige,
tal era io a quella vista nova:
veder volea come si convenne
l’imago al cerchio e come vi s’indova…
Commenti? Inutili. Impossibili. Troppo grande per ciascuno di noi!
IL REVISIONISMO
di Francesco Bonanni
Il REVISIONISMO nel brodo della “subcultura fideistica” è inesorabilmente bollato come pura reazionaria Eresia, in quanto non ciecamente fedele al Dogma e quindi colpevolmente trasgressivo del Politicamente Corretto.
In realtà il Revisionismo è una innata cogente ed irrinunciabile necessità del Laico il quale, in quanto tale, ha una naturale propensione alla ricerca della Verità oggettiva, pur nella consapevolezza che la Verità alla quale approda è sempre relativa e parziale, come relativa e parziale è la sua capacità cognitiva.
Verità parziale, non però nel significato di faziosità, ma intesa proprio nella sua originale accezione etimologica di qualcosa necessariamente limitata. Inoltre Revisionismo non significa affatto Negazionismo, come talune ottuse e interessate interpretazioni faziose vorrebbero accreditare.
Anzi il Negazionismo non è altro che l’altro volto del Dogmatismo il quale somiglia molto ad una medaglia con le sue due facce: il dovuto Politicamente Corretto da un lato e lo scorretto e spudoratamente fazioso Negazionismo dall’altro lato.
Il Revisionismo (quello autentico), sia in campo umanistico (e quindi storico) che in quello delle Scienze Naturali, per sua natura è alla continua ed incessante ricerca di nuove Verità, supportate da nuovi documenti o da nuove indagini.
Il concetto di Verità Storica per il vero Laico non ha quindi un valore assoluto ma relativo nel tempo.
Infatti questa è sempre legata ad una conoscenza contingente che nello storico è costantemente “work in progress”, in quanto legata alla possibilità di accesso nel tempo ad una sempre più ampia documentazione.
È il principio base per qualsiasi ricerca in ogni campo, sia delle Scienze Naturali che in quello delle Scienze Umanistiche.
Per questo il Revisionismo in tutti i campi procede lungo un costante ed incessante processo cognitivo.
Inoltre il Revisionismo non confligge affatto con la Tradizione anzi la esalta, però nel contesto di una onesta e scrupolosa analisi dei fatti e dei fenomeni.
Difatti come espresso dal celebre musicista nonché intellettuale Gustav Mahler: «Tradizione non vuol dire adorare le ceneri ma custodire il fuoco».
Inoltre la Tradizione, intesa nel senso che il musicista le attribuisce, ben si concilia con la Razionalità se si tiene presente il motto di Albert Einstein: «la Mente è come il paracadute, funziona solo se si apre».
Concludendo si può affermare che il Revisionismo è il prodotto finale della Laicità, cioè del Pensiero Libero da qualsivoglia condizionamento sia politico che confessionale.
NOI SIAMO FORTUNATI
di Rita Salimbeni
Carissimi amici lettori oggi ho visto su RAI 3 una cosa molto interessante, GEO & GEO; durante questa trasmissione hanno mandato in onda la visita della bellissima città di Bologna da parte dell’Attore Neri che guidava una sua amica seduta su una sedia a rotelle.
Guardavo questa bella Signora, curata, allegra, piena di vita sulla carrozzina e mi sono chiesta se io nella sua stessa condizione avrei avuto quel suo ottimismo!
Ma ci siamo mai soffermati a pensare quante persone ogni santo giorno della loro vita quante difficoltà devono superare? in casa, in strada, per andare a fare le compere, per recarsi in chiesa, per andare negli uffici, per salire sull’autobus, per andare a scuola, al lavoro!
Ci siamo mai posti la domanda: come faranno a lavarsi in doccia, a spogliarsi, a mangiare? Per noi è tutto normale, quotidiani movimenti, spostamenti che facciamo in