Il Litorale • 19/2019
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ANNO XIX - N° 19 - 1/15 NOVEMBRE 2019 Il Litorale Pag. 21
Si è svolto oggi, domenica sei ot-
tobre, presso la sede dell’Associa-
zione Rimbombarte, l’evento
“Woodstock Party 50”.
Chiedo a Gianni il Presidente del-
l’Associazione come nasce l’idea
di questo evento?
“L’idea nasce per commemorare
i cinquant’anni dalla data del
concerto che si tenne a Bethel
dal 15 al 18 agosto del 1969. Noi
di Rimbombarte abbiamo voluto
omaggiare quella data, ripropo-
nendo le sonorità dell’epoca.
Motivo di orgoglio è che siamo
stati gli unici in Italia a voler
omaggiare il festival di Wood-
stock che ha lasciato un segno
nella storia.
Woodstock ha segnato un’epoca;
possiamo tranquillamente affer-
mare che è stato il padre dei fe-
stival musicali.”
- In che modo avete voluto rende-
re omaggio?
“Abbiamo invitato ad esibirsi sul
nostro palco la Woodstock band, i
the Killer of Cortez e come ospiti
d’onore abbiamo avuto i Mad
Dogs. Tutte le band hanno ripro-
posto la musica che si è suonata
in quel festival ricreando il clima
musicale di quei giorni. Grazie
anche ad i DJ Guilders, Dj Toga e
Dj Marianna per la loro selzione
musicale. Un ringraziamento va a
tutti i musicisti che sono stati
straordinari, ottima la qualità del
suono, bella l’energia che hanno
saputo ricreare, insomma, anche
se noi non eravamo ancora nati,
grazie a loro abbiamo potuto rivi-
vere quei momenti coinvolgenti.
All’evento hanno partecipato per-
sone di ogni età, dagli ultra ses-
santenni ai giovani ventenni, a di-
mostrazione del fatto che la musi-
ca di Woodstock unisce tre gene-
razioni.
Grazie anche allo staff che ha re-
so possibile evento.”
Grazie a voi ragazzi e arrivederci
al prossimo evento.
Barbara Balestrieri
Il pomeriggio di sabato 12 otto-
bre, presso la libreria Farenheit
451, a Nettuno in via Carlo Catta-
neo, si è svolta la presentazione
del libro “Il padrino dell’antima-
fia. Una cronaca italiana sul pote-
re infetto” edito dalla casa editri-
ce Zolfo di Milano. All’incontro
era presente l’autore Attilio Bol-
zoni, stimato giornalista de “La
Repubblica”, impegnato in in-
chieste, articoli, saggi riguardanti
la Sicilia e la mafia. Senza entrare
nel merito del libro che sarà re-
censito anche su queste pagine
dal sottoscritto dopo averlo accu-
ratamente letto (io sono all’anti-
ca: le recensioni di cui mi occupo
su diverse pubblicazioni sono
frutto delle letture dei libri stessi
e non di un taglia e cuci, copia e
incolla da internet), vorrei solo
dire che il libro ci racconta la sto-
ria di Calogero Antonio Montante
(Antonello Montante). Un perso-
naggio ambivalente, non si capi-
sce fino a che punto ‘pupo’ o ‘pu-
paro’ e che comunque è stato
condannato di recente a 14 anni
con rito abbreviato (cfr. l’ultimo
articolo dello stesso A. Bolzoni
su “La Repubblica” del 10 otto-
bre 2019, p. 30, dal titolo ‘La ma-
fia si fa trasparente’), una figura
emblematica degli intrighi, tra-
bocchetti e delle macchinazioni
che una certa mafia di oggi: la
‘mafia grigia’ (o anche ‘la mafia
degli incensurati’), per distin-
guerla dalla ‘mafia nera’ più san-
guinaria e omicidiaria, è in grado
di architettare per gestire, ma an-
che per creare, potere e grandi
profitti.
Sembra inoltre che questo A.
Montante, tra le altre cose ex diri-
gente siciliano della Confindu-
stria (delegato proprio alla Lega-
lità!), sia in possesso di almeno
parte delle registrazioni delle in-
tercettazioni riguardanti le con-
versazioni fra l’ex ministro Man-
cino e l’ex Presidente della Re-
pubblica G. Napolitano, a propo-
sito della vexata quaestio delle
cosiddette trattative Stato-mafia.
Insomma mi sembra che quanto
detto sabato si possa sintetizzare
dicendo che lo scenario emerso è
quello che dipinge una mafia an-
tica e leggendaria, quella dei co-
dici d’onore, della scoppola e del-
la doppietta, legata a una realtà
pre-urbana, che ormai da molto
tempo non esiste più. D’altro can-
to anche la mafia sanguinosa e
stragista dei corleonesi pare sia
stata messa (almeno al momento,
in un cassetto); mentre la mafia
legata alle attività economiche
cosiddette ‘parallele’, cioè quelle
attività illegali che fiancheggiano
parallelamente le attività legali
(la mafia dei ‘colletti bianchi’) è
viva e vegeta ma su posizioni se-
condarie: A. Bolzoni, mi pare, ab-
bia sottolineato, invece, la pre-
senza forte e diffusa, la ‘mafia
grigia’ (o trasparente perché invi-
sibile) che si caratterizza per il
prevalere di attività illegali di tipo
finanziario non più parallele alle
attività più o meno legali, ma che
si interseca con i percorsi legali,
un’economia prevaricante che si
intreccia e si fonde in un tutt’uno
con frange del capitale finanzia-
rio, facendosi generativa dei pro-
cessi e delle dinamiche non solo
economico-finanziarie, ma anche
della società tutta. Questo, ovvia-
mente, al netto di tutte le altre
mafie: il recente ritorno della
‘stidda’ nelle zone di Gela, Calta-
nissetta, Ragusa; e poi la pervasi-
va ‘ndrangheta, le organizzazioni
pugliesi, e poi tutte le mafie co-
siddette ‘etniche’: albanese, cine-
se, ghanese…che hanno trovato
in Italia un terreno fertile, prospe-
rando nei confini di un capitali-
smo finanziario, improduttivo e
sempre più predatorio.
Una serata interessante, un pub-
blico attento e partecipe, anche se
gli argomenti trattati erano al-
quanto inquietanti, ha moderato
Alessandro Magliozzi della ‘Rete
di Giustizia. Il sociale contro la
mafia”.
Giuseppe Chitarrini
Venerdì 4 ottobre, al Museo Civi-
co Archeologico di Anzio, si è
svolto il vernissage di Maria Ro-
sanna Capolla.
Artista poliedrica, non nuova a si-
mili iniziative, la Capolla ci ha
deliziati con l’esposizione delle
sue ultimissime creazioni ciano-
acriliche, create appositamente
per il museo, da cui ha tratto gli
spunti tematici di rimodulazioni
dei vari reperti archeologici ivi
contenuti! L’artista, già a noi nota
per le sue creazioni grafiche ap-
positamente incise come “ex li-
bris” (nate come distintivi di una
biblioteca, incise a punta secca su
lastre tipografiche e stampate in
calcografia) ha voluto riproporre
queste sue opere come testimo-
nianza del suo progredire artisti-
co. Sono opere pregevoli sia tec-
nicamente (con passaggi multipli
al torchio, per ottenere bicromie e
tricromia; inutile dilungarsi sulla
difficoltà di messa a registro delle
varie lastre o della pressione da
esercitare in fase di imprimitura
del foglio stesso) sia come temati-
che, che spaziano dal figurativo
naturalistico alla riproposizioni di
volti (maschili o femminili), sia
per i contenuti allegorici che ci ri-
mandano a velate tematiche clas-
siche, come le due pregevoli ope-
re in cui appare la figura del bam-
bino che emerge da un campo di
fiori con una farfalla che s’invola
dinanzi ai suoi occhi (tema che ci
riporta al mito di “Psiche” = far-
falla ed alla evoluzione psichica
che accompagna la crescita sino
ad approdare al mondo delle
“idee”).
Lavori pregevoli che vedono
comparire figure storiche come
quella di Dante (con citazioni di
opere letterarie incise come frasi
nel contesto dell’opera stessa), o
di Don Quijote de la Mancha che
si pavoneggia davanti alla sua
“bella” (e qui ci sarebbe un mon-
da da dire sul significato nascosto
in un simile quadretto!
Già perché dobbiamo sempre por-
ci l’eterno interrogativo di cosa
sia l’arte!
E’ forma? Esteticità? Manualità?
Od è, invece, trasmissione di un
sentire dell’artista che viene rece-
pito dal fruitore dell’opera?
Il grande artista è tutto questo in-
sieme; ed è pertanto che possiamo
affermare che la Capolla è artista
nel vero senso della parola per-
ché, al di là della perfetta manua-
lità, le sue opere sono ricche di si-
gnificati facilmente intuibili da
parte del pubblico (forse già un
pochino preparato, questo si)!
Ma veniamo ora alle sue ultime
creazioni, quelle che hanno visto
come tema il reperto archeologico
il cui spunto è stato dato dalla no-
stra Giusi Canzoneri (mi pare di
sentirla dire: “perché non fai
qualcosa attinente ai reperti del
museo”?); spunto mirabilmente
interpretato dalla Capolla con
queste sue composizioni multi-
facciali dei vari reperti esposti.
Tecnica non certo innovativa la
sua ma che la ha vista impegnata,
forse per la prima volta, con tec-
niche di sviluppo quantomeno
inusuali.
Fotografare il soggetto, trarne
delle lastre fotografiche, montar-
le, rifotografarle, in modo da otte-
nere un negativo “madre” (sem-
mai ritoccarlo) e stamparlo; que-
sta la tecnica, ma la novità allora
qual è?
La novità è nel sentire stesso
dell’artista!
Sensibile alla tematica della natu-
ra Maria Rosanna (mi scuserà la
Capolla per averla citata per no-
me) non ha voluto appositamente
utilizzare prodotti inquinanti, né
tecniche meccaniche quali la lam-
pada solare (per lo sviluppo); suoi
mezzi sono stati una emulsione da
lei personalmente composta (af-
fatto inquinante) e la luce solare!
Si proprio così, al di là del tecni-
cismo è la natura stessa a farne da
padrona e chiunque può ben im-
maginare la difficoltà che crei il
Sole (mai lo stesso) nella tecnica
di fissaggio fotografico, talché
questo ha fatto sì che ogni opera
sia un unicum e mai una riprodu-
zione.
A Maria Rosanna Capolla il mio
personale plauso che si unisce al
favorevole riscontro della sua
opera ottenuto dal folto pubblico
presente all’inaugurazione.
Maurizio Stasi
Ricordato l’evento dell’agosto 1969 nella sede dell’associazione Rimbombarte Al Museo di Anzio il vernissage dell’artista poliedrica
Woodstock Party 50 Maria Capolla
Il padrino dell’antimafia
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