Il sogno di Silvano Castaldi nella notte della festa del papà sul molo nettunese mentre Elvis Presley cantava Blue Moon
Una notte con Marilyn Monroe
Che sogno ragazzi! Premetto che sono convinto che il sogno che tutti noi facciamo durante la notte, riflette quello che abbiamo vissuto durante tutta la giornata e le persone che abbiamo incontrato nelle ventiquattro ore precedenti, o poco di più.
Consultando il dizionario Treccani, troviamo: “In senso ampio, ogni attività mentale, anche frammentaria, che si svolge durante il sonno; in senso più ristretto, e più comunemente, l’attività che si verifica generalmente nelle fasi di sonno più o meno nitida e dettagliata, con una struttura narrativa più o meno coerente, con sensazioni prevalentemente visive e con eventuale partecipazione emotiva da parte del dormiente”.
La giornata del 19 marzo: San Giuseppe sposo della Vergine Maria. Festa del papà - come è scritto nel calendario di Frate Indovino – è stata una giornata normalissima. La sera precedente avevo incontrato il genero di Angelo Lodico, il titolare del vecchio Botteghino del Lotto, al quale da molto tempo sto chiedendo una foto del suocero. C’era con me anche Alberto Sulpizi. Qualche giorno prima avevo incontrato Gigi Scerrato e visto in lontananza Settimiano Magliano. Eravamo al funerale dell’amico comune Paolo Pigliucci. Aggiungo che sto preparando la valigia per un fine settimana in Inghilterra.
Mia figlia prima e mio figlio, successivamente, mi hanno mandato gli auguri con messaggini whatsapp e io, dopo aver fatto colazione, mi sono messo al computer ad aggiustare il testo già scritto del mio nuovo libro (un romanzo) e proseguire nel lavoro.
Ho riletto l’attacco e mi sembra buono: “Lungo la spiaggia, dal mio balcone, specie in certe giornate d’estate, quando l’aria diventava un velo e sembrava che il mare immobile prendeva le sembianze di un lago, e già nell’acqua i bagnanti si muovevano come ballerini”.
Dopo pranzo, abbiamo gustato il caffè e un bignè di S. Giuseppe con mia figlia e subito dopo sono andato a vedere la partita della squadra di mio figlio. Lui non ha giocato, è rimasto in panchina e la partita è finita 1 a 1. Non mi è piaciuta. Soltanto il gol segnato dal nostro centravanti Mattia De Carolis mi ha esaltato perché mi ha ricordato il gol che Gigi Meroni segnò all’Inter nel 1967.
Dopo la cena ho letto alcuni commenti su facebook: l’accorato appello di Jolanda Bellobono che lamenta il ritardo nella riconsegna degli spazi alla Divina Provvidenza; ho pensato che forse al Comune interessa pagare l’affitto al proprietario dell’immobile dove si trova adesso il Centro Anziani. Poi il commento di Agostino Gaeta sul prossimo Consiglio Comunale che si svolgerà a porte chiuse, quindi senza giornalisti e senza pubblico. Non lo trovo giusto in questo momento di aperture generali.
Torniamo al sogno: un tizio aveva compilato un modulo e si era assicurato la presenza a Nettuno di Elvis Presley. Lo vidi seduto davanti il suo locale. Mentre compilavo anche io lo stesso modulo, qualcuno mi spostò e me lo tolse di mano, stavo scrivendo Marilyn Monroe. Nella spinta me la trovai davanti; lei Marilyn, cercava un posto dove vedere il mare. Lo stava chiedendo in inglese, nessuno la capiva. Gli risposi io e l’invitai a seguirmi. Attraversammo piazza Mazzini e imboccammo per S. Giovanni. Le indicai il Cavone: “Il mare è proprio lì davanti” le dissi.
Ci fermammo di fronte al ristorante, vicino alla botola coperta dalla griglia di ferro, sulla quale si forma sempre un mulinello d’aria. “Che bello”, disse lei e ci andò sopra, con la gonna svolazzante, come in un suo famoso film. Poco distante sostava Roberta, un’amica di mia figlia che vive in Inghilterra (a volte mi appare su facebook). Era con il marito e i figli. “Tu parli inglese, Silva’? Dove l’hai imparato? “In Inghilterra” risposi muovendomi verso Marilyn.
Le dissi di seguirmi. Davanti le scale del Cavone c’erano almeno una ventina di persone che sgomitavano per passare. C’era anche Elvis Presley che sembrava cercare il palco per cantare. Passò Settimiano Magliano con una moto che spingeva a mano muovendo il manubrio a destra e a sinistra per farsi largo. Io presi per mano Marilyn per farle strada e arrivammo fino alle seconde scale, quelle più strette che portano al camminamento. Scendemmo e appena vide il mare (non come lo vediamo adesso, ma come lo vedevamo prima della costruzione del porto turistico) lei restò a bocca aperta meravigliata. Il mare era calmo. Facemmo pochi passi, poi si fermò, si mise seduta sul muricciolo (la balaustra è stata messa pochi anni fa), prima di lato e poi con le gambe penzoloni all’esterno per godersi meglio i riflessi delle stelle e della luna, la quale formava un fascio, simile ad un riflettore puntato sul palcoscenico del teatro. Sul mare, nel fascio di luce, apparve Elvis Presley con la chitarra in mano. Restò in piedi e cominciò a cantare una canzone melodica: Blue Moon.
Passò Claudio di Goemon dietro di noi e tornò con due spritz, uno per Marilyn e l’altro per me. Lei lo ringraziò e gli sorrise come solo lei sapeva fare. Cin-cin e si voltò di nuovo ad ascoltare il ritornello: “Blue moon! Now I’m no longer alone, without a dream in my heart, without a love of my own”. Ragazzi, che sogno!
Silvano Casaldi