Dopo i fatti, gli arresti e le indagini in corso l’Ente di Anzio è fermo
Il Comune ingessato
Non è che il Comune di Anzio sia mai stato un esempio di organizzazione amministrativa e né, tanto meno, di efficienza ma, come si sa, sono i buoni impiegati che sopperiscono spesso alle carenze del sistema e, per alcune aree dei servizi comunali, non c’era da lagnarsi piu di tanto. Ma la macchina che muove gli ingranaggi di un Comune è la politica che resta il motore della burocrazia a cui indica la strada ed a cui affida gli obiettivi. Lo tzunami che ha colpito di recente il Comune di Anzio non è venuto dal mare ma dagli uffici della Direzione Distrettuale Antimafia e non ha colto di sorpresa molti osservatori delle cose di Anzio. Arresti, interrogatori, dimostrazioni, reportage puntuali ed anche illazioni ed, infine, il Prefetto Piantedosi che ordina una Commissione d’inchiesta per acquisire elementi indispensabili alla valutazione dei fatti per quanto attiene agli amministratori comunali. Perchè, nonostante il caos mediatico, giova ricordare che nessun amministratore comunale è stato arrestato, nemmeno inquisito e né, tanto meno, condannato per cui, nonostante le tante ragioni concrete che mi hanno visto avverso a questa Giunta, come alla precedente e nonostante i dubbi e le perplessità su fatti e comportamenti, ho scelto la via del garantismo, almeno per quanto riguarda gli aspetti di illegalità. Non condivido l’aggressività di chi, fino a ieri, ha flirtato con i componenti di questa giunta e né, tanto meno, il dente avvelenato di chi non è stato capace di impedirne l’avvento. A parte il triste spettacolo dei topi che abbandonano la nave, ai quali dovrebbe essere tolto il diritto di essere eleggibili per nuove cariche politiche per inaffidabilità congenita, resta una domanda pesante come un macigno: perchè la politica di Anzio si è fermata? Se nessun membro del Consiglio e della Giunta è inquisito e se tutti si dichiarano scevri da qualsiasi inquinamento criminale, perche è diventato impossibile parlare con il Comune di Anzio? Perchè non vengono prese quelle decisioni che sono in buona parte competenza degli Uffici? Perchè, invece di rispondere con la vitalità degli innocenti, politici e dirigenti sembrano immersi in una specie di limbo arroventato? Posso riferirmi, con competenza, ad aspetti che riguardano attività di volontariato in cui sono coinvolto e domandarmi per esempio: in che modo il Comune di Anzio ha attivato le sue strutture deputate all’accoglimento ed all’assistenza dei profughi dall’Ucraina, a prescindere anche dalle disposizioni di legge che i Prefetti e le Regioni stanno emanando? Ho letto sulla stampa locale che è stato attivato il COC (Centro Operativo Comunale) presso il Comando della Polizia di Stato. Sono entrato in contatto col comandante Arancio, il quale mi conferma che non sono attivi strumenti effettivi di accoglienza. I contatti con l’assessora ai Servizi Sociali non hanno portato a soluzioni. Perchè il Comune di Anzio non riesce a fare quello che mille altri comuni d’Italia stanno facendo? Il Sindaco di Anzio ha concordato da tempo, in via informale, col sottoscritto e col Presidente del Consorzio Lido dei Pini, di affidare il parco della pineta della Gallinara al Consorzio Lido dei Pini ed a gruppi di associazioni che condividono gli obiettivi della sua valorizzazione. Fu condivisa una bozza di accordo. Perchè il Comune di Anzio non procede con un atto che non presenta impedimenti e che non comporta problematiche? Il Consiglio Comunale ha discusso e condiviso il fatto che l’Amministrazione comunale non può continuare a pagare un quarto di milione di Euro l’anno per ricoverare un gruppo di cani randagi presso un canile nel Comune di Pomezia. Serve un canile municipale. Il Sindaco ha dichiarato che non ci sono problemi ma bisogna individuare il terreno; associazioni offrono collaborazione. Risulta che un terreno sia stato individuato ma che occorre un’azione tecnica per regolarizzarne la fruizione per i fini specifici. Perchè non vengono attuate, intanto, quelle iniziative no-cost che le associazioni propongono? Perchè il Sindaco non agisce? Perchè il Sindaco di Anzio che, salvo eventi che non auspico, è persona per bene e che non ha nulla da temere da indagini ed ispezioni amministrative, non da una risposta alle aspettative di tanti cittadini per argomenti che dice di condividere? Perchè? Ve ne sono altri di quesiti ma non è il momento per sollevarli. Resta la domanda che è come un macigno: perchè il Comune di Anzio si è fermato e non prende quei provvedimenti che dovrebbe prendere ?
Sergio Franchi
Quando la solidarietà è mirata e quando i rifugiati scappano da una guerra
Una lezione sull’accoglienza
Sono anni che seguo con l’apprensione del cittadino libero e la responsabilità di chi ne racconta gli eventi, il fenomeno dell’immigrazione incontrollata. Ho spesso cercato di comprendere, con la forza della logica, l’atteggiamento di chi giustifica o cerca di farlo un’accoglienza che non accoglie ma che crea solo degrado, disagio, delinquenza e spesso guadagni illeciti. Un fenomeno che dura ormai da troppi anni, tanto che quel disagio e quel degrado sono già diventati di seconda generazione. Sono anni che siamo succubi di un fenomeno che politici incapaci non sanno gestire e contenere perchè, ci racconta chi non sa le cose, il confine nel mare non si può gestire; che equivale ad affermare “in Italia il fenomeno dell’immigrazione non si gestisce ma si subisce”. La condanna nei confronti di coloro che, invece, ritengono che i confini del loro paese siano sacri e quindi da difendere, suona tanto come frustrazione per l’incapacità di difendere i nostri. Gli ideologi dell’accoglienza inorridiscono anche se i migranti vengono chiamati immigrati clandestini rifiutando anche la pura e semplice definizione letterale dello status di chi entra nel mio Paese in spregio alle leggi che ne regolano l’ingresso. I teorizzatori delle porte aperte, che preferiscono fregarsene di ciò che accade successivamente al visitatore non autorizzato, cercano di nobilitare la situazione definendo i migranti non autorizzati “profughi”; termine con valore etico che identifica in modo inconfondibile “chi è costretto ad abbandonare la propria terra, il proprio paese, la patria in seguito ad eventi bellici, a persecuzioni oppure a cataclismi” Se consideriamo che la stragrande maggioranza delle persone che entrano nel nostro Paese in modo illegale sono Tunisini, Algerini ed Egiziani, sfido l’ipocrisia di chi ne difende l’arrivo incontrollato nel nostro paese a definirli “profughi” e quindi destinatari di assistenza per convenzione internazionale. La vita mi ha concesso l’esperienza di aver vissuto direttamente ondate migratorie di profughi in Mozambico, Guatemala e Kosovo e non me le ricordavo composte da ragazzotti tutti giovani, col cellulare e le scarpe Adidas. Ragazzotti che hanno pagato fino a 3000 dollari per entrare, senza nessuna autorizzazione, nel mio Paese. Ho rivisto le stesse immagini, purtroppo solo in TV, di file di madri e vecchi con mille borse sulle spalle e bambini incappucciati per il freddo che attraversano il confine tra Ucraina e Polonia o che giungono, dopo un viaggio estenuante, nella stazione polacca di Przemyls. Quelli sono Profughi, donne che si separano al confine dai mariti e dai fratelli che tornano indietro per rendere difficile l’invasione di un dittatore sanguinario, pronti a dare la propria vita. Quella è guerra e quelli sono profughi veri e che cosa sta accadendo? Succede che i “nazionalisti sporchi e cattivi” i “populisti incalliti” salgono in cattedra a dare una lezione di civiltà agli approssimativi pasticcioni ecumenisti di casa nostra; danno loro una lezione su come si deve coniugare solidarietà e legalità. Lo fanno dalla Polonia, dalla Moldavia e dalla Romania ma anche dalla Slovacchia e dall’Ungheria lo fanno in modo organizzato, quasi sistematico e con una grande efficienza. Aprono le porte delle loro abitazioni a chi vi entra col sogno di tornare nella propria terra, lo fanno in punta di piedi nei confronti di coloro che non bruciano i materassi dei luoghi in cui vengono ospitati e non entrano nelle case a rubare ad altri poveri. L’organizzazione messa in campo sin dal primo giorno particolarmente dai polacchi, da dove transitano forse l’70% di coloro che lasciano l’Ucraina, è stata perfetta e spontanea. Coloro che si muovono intorno ai profughi che attraversano il confine provenendo in treno, in auto ed a piedi da Kiev e da Leopoli, sembrano professionisti dell’accoglienza, invece, per la grande parte, sono volontari. Sono tanti e sono presenti 24 ore al giorno dal primo giorno di guerra. Sono centinaia di migliaia che passano eppure, pochi restano in prossimità del confine perchè vengono prelevati da conoscenti oppure vengono smistati in altre località. Molti non vogliono andare lontani per restare vicini alla loro terra in cui sperano di rientrare presto perchè questi sono profughi che lasciano il loro paese per la guerra e non per cercare opportunità e vantaggi in un altro paese. Questi sono i veri profughi e vorranno tornare nel loro Paese quando saranno estinte le ragioni per cui lo hanno lasciato. Che lezione di solidarietà e di civismo per coloro che hanno sempre attaccato il “Gruppo di Visegrad”ed i paesi di recente ingresso nell’Unione Europea come “sciovinisti” incalliti che innalzano muri e barriere per non permettere l’immigrazione. Che lezione per coloro che pur di difendere una linea politica hanno messo sotto le scarpe i principi di legalità su cui si basa ogni equilibrio sociale. I profughi sono solo coloro che lasciano alle loro spalle una guerra e le migliaia di ragazzotti che arrivano dal nord Africa non lasciano alle loro spalle nessuna guerra e se cosi fosse sarebbero dei disertori perchè in una guerra i giovani devono farla, la guerra per il loro Paese, e non lasciarsela alle spalle. Proprio come quelli che lasciano le moglie ed i figli al confine per restare in Ucraina a difenderla da un invasore. I ragazzotti che arrivano dal Nord Africa devono costruirselo il loro paese perchè se scappano non glielo costruisce nessuno. Non ci sono ragazzotti ucraini, solo donne, bambini e pochi vecchi: che lezione!
Sergio Franchi