Un convegno per ricordare il poliedrico Georg Keil
Amato dai nettunesi
Nasceva nel 1935, tra le montagne di Innsbruck, un genio: Georg Keil. A dieci anni dalla sua morte l’Istituto Italo Tedesco di Anzio-Nettuno, di cui è stato uno dei fondatori nel 1999, lo ha ricordato con una Mostra al Forte Sangallo, svoltasi il primo, 2 e 3 dicembre e con un convegno sabato 2 dicembre, i cui illustri oratori sono stati il Presidente dell’I.I.T. Prof. Giorgo Pagliuca, il Dott. Alberto Sulpizi ed il grande ceramista Antonio Silvestri.
Hanno abbellito la Mostra molte opere della collezione personale del Dott. Sulpizi e di altri Nettunesi che le avevano in casa. Sì perché Keil amava sdebitarsi con una sua opera, sia essa una xilografia, un dipinto ad olio o con acrilici, un bassorilievo in argento. Ma chi era questo artista tanto osannato dai cittadini nettunesi? Nel 1948 lasciò con la madre Elisabeth l’Austria e si trasferì a Roma sbarcando il lunario, la mamma coi lavori a maglia e lui vendendo modellini di vascelli. Fin dalle scuole elementari i suoi professori avevano capito che era un genio nel disegno.
Dopo un anno trascorso ad Anzio (la vita nella capitale era troppo cara), i due preferirono risiedere a Nettuno (la madre gli morì nel 1986). Durante il Convegno i tre illustri oratori ne hanno ricordato la vita e le opere. Originalissimo Keil, non si è mai fatto incantare dalle varie correnti pittoriche del dopoguerra. Nei suoi dipinti, nelle sue incisioni, possiamo ritrovare una Nettuno sparita, tanto cara agli amanti della città: il litorale, la Marciaronda, il porticciolo dove Totozzo era il guardiano delle barchette dei pescatori e poi ritratti di adulti e bambini, l’approdo prodigioso della Madonna delle Grazie.
Nei sessanta anni che Keil ha abitato a Nettuno, si è fatto conoscere nelle tante mostre, collettive e personali a cui ha partecipato: nel 1957 al palazzo di Villa Borghese; nel 1959 al palazzo Baronale in Piazza Colonna; nel 1961 in Piazza Garibaldi; nel 1963 a Roma, nell’Università gregoriana; nel 1984 nel Presidio Militare. Ha ricevuto anche una medaglia d’oro a Roma, nel 1971, in occasione del concorso di Pittura e scultura: ‘La papessa’.
Molti i visitatori della Mostra e tanti al convegno perché Georg Keil è rimasto nel cuore di chi lo ha conosciuto.
Rita Cerasani
Domenica 26 novembre la giornata conclusiva del concorso all’Hotel Lido Garda
Premio Leandro Polverini
Una meravigliosa giornata di sole ha accolto e ridato vita al Premio Nazionale 2023 di Poesia Edita Leandro Polverini, tornato a scaldare i cuori nella giornata di domenica 26 novembre 2023 alle ore 10 presso la sala conferenze dell’Hotel Lido Garda in Piazza G. Caboto ad Anzio, con il patrocinio dell’assessorato alla cultura della Città di Anzio.
Il premio, ormai un atteso appuntamento per i più prestigiosi poeti-poetesse italiane, è intitolato a Leandro Polverini che ad Anzio è ricordato come un vero e proprio leader: ha lasciato un segno indelebile come industriale innovativo e come presidente del Consorzio di Lavinio in carica per circa 20 anni, distinguendosi inoltre per le sue innumerevoli doti e come amante della poesia.
Il Premio è un appuntamento a cui partecipa l’intera famiglia: erano presenti anche quest’anno la signora Bertilla Crosara vedova Polverini, il nipote omonimo del nonno Leandro, la signora Serenella, figlia di Leandro. Il professor Tito Cauchi, critico letterario, ha sostituito il Presidente del Premio Dottor Luciano Catella assente per motivi di salute, e ha dato il via all’attesa manifestazione in una sala conferenze affollata di poeti e di amici della poesia che hanno regalato indimenticabili momenti di forti emozioni recitando i propri versi e facendo brevi dichiarazioni di poetica.
Il poeta di Nettuno Antognarelli ha declamato un commovente sonetto dedicato a Bertilla Crosara, illuminata mecenate della manifestazione che con il suo appoggio ha ripagato l’impegno non facile degli organizzatori del premio.
La famiglia Polverini unitamente a Giovanni Garzia hanno offerto uno splendido pranzo conviviale che è stato apprezzato moltissimo da tutti i convenuti.
Segue l’elenco e la classificazione delle 21 poetesse e dei 21 poeti premiati.
Gianluca Alberti 1° minimalista; Paola Amadei 1° esistenziale; Marco Ambrosi 6° assoluto; Rita Bellini 13° assoluto; Ivano Bersini 14° assoluto; Roberto Bigotto 11° assoluto; Margherita Bonfilio 15° assoluto; Gabriella Capone 16° assoluto; Dante Ceccarini 10° assoluto; Marta Celio 2° assoluto; Maria Pina Ciancio 1° realista; Ildo Cigarini 5° assoluto; Diego Cocco 18° assoluto; Alfredo Alessio Conti 1° intimista; Rosanna Cracco 1° migliore prefazione; Paolo Delli Colli 7° assoluto; Paola Mara De Maestri 19° assoluto; Elisabetta Di Iaconi 2° migliore prefazione; Teresa Donatelli 3° migliore prefazione; Raffaela Fazio 4° migliore prefazione; Massimiliano Fois 4° migliore copertina; Lucia Gaddo Zanovello 1° assoluto; Tommaso Gatti 8° assoluto; Mariano Gemini 5° migliore copertina; Matteo Ghirardi 3° assoluto; Carla Guidi 17° assoluto; Giuseppe Malerba 12° assoluto; Fulvia Marconi 1° impressionista; Valeria Massari 1° migliore copertina; Clelia Moscariello 9° assoluto; Donatella Nardin 1° simbolista; Marcella Pacioni 1° mistica; Marilena Parro Marconi 5° migliore prefazione; Silvana Pierini 4° assoluto; Fabrizio Resca 1° concettuale; Donatella Ronchi 3° migliore copertina; Mario Russo 1° espressionista; Raffaele Salvatore 20° assoluto; Giovanna Santagati 2° migliore copertina; Rocco Taverna 1° ellittica; Massimo Vincis 1° allegorica; Lucio Vitullo 1° ermetica.
Nicoletta Gigli
Il Natale di Greccio
Domenica 10 dicembre don Vittorio del Centro Ecumenico di Lavinio ha chiamato il prof. Sedda per illustrare ai parrocchiani “Il Natale di Greggio” (S. Francesco e il mistero dell’Incarnazione).
Nel 1209 San Francesco si reca a Greggio per la prima volta e riesce a mettere fine alle calamità di origine naturale che stavano martoriando quella terra e chiese a Giovanni Velita (allora Signore di Greccio) d’individuare un luogo, immerso nella natura, che avrebbe fatto costruire una mangiatoia in cui condurre un bue ed un asinello. Il 24 dicembre 1223, a Mezzanotte, venne così realizzato il primo presepe della storia, incastonato tra le rocce a 700 metri di altezza: un luogo così caro al Santo d’Assisi.
Il professor Sedda ha illustrato con delle foto alcuni avvenimenti e don Vittorio ha parlato degli aspetti cattolici. La sala era gremita di fedeli che hanno ringraziato entrambi augurando un Felice Natale.
Eduardo Belcastro