Quando la politica usa termini che non rappresentano la realtà
Utopia dell’integrazione
Si sente dibattere, in continuazione nei talk televisivi ma anche sulla carta stampata, sull’integrazione e dalla sua mancanza si fanno derivare responsabilità politiche e colpe storiche. Mi domando se chi gioca con questo termine ne conosca il significato e non mi riferisco solo a quello etimologico ma anche, più banalmente, a quello sociale.
Sono tante le definizioni perché complesse sono le accezioni del termine ma, riferendosi al fenomeno dell’immigrazione credo che integrazione si possa definire come “ogni attività che sia destinata all’omologazione ai valori ed ai comportamenti dominanti di un contesto sociale da parte di entità che hanno liberamente scelto di condividere tale contesto sociale”.
In presenza di un fenomeno così impattante sui sistemi sociali degli stati occidentali, come i normali flussi migratori, ma che diventa drammatico quando tali flussi sono incontrollati, l’integrazione sembra diventare il discrimine fra la legalità e l’illegalità. Chi siano le entità che liberamente hanno scelto di approdare sui lidi italiani o attraverso i confini di terra mi sembra sia chiaro, come è chiara la differenzafra chi lo fa seguendo le norme stabilite dal padrone di casa e chi invece lo fa imponendo allo stesso padrone di casa la propria presenza, spesso non gradita.
Mi pare evidente che le possibilità di “integrazione” al sistema dominante variano con le diverse modalità di accesso come è chiaro che chi entra nel sistema seguendo le sue regole e per soddisfare un’esigenza del sistema stesso, avrà condizioni facilitate per integrarsi.
Se l’immigrazione rappresenta un problema per la sua complessità sociale e per i suoi costi economici, problemi difficili ma risolvibili, l’integrazione resta la vera grande difficoltà che definire irrisolvibile, almeno per una buona percentuale dei migranti, rappresenta la normalità.
Mi riferisco ai tantissimi migranti che provengono dal Nord Africa, dal Pakistan, dal Sudan dal Bangladesh ecc che praticano la religione musulmana e ne seguono usi e pratiche sociali come l’infibulazione femminile, il ripudio, la poligamia ed il controllo assoluto della donna da parte dell’uomo.
Vi sono musulmani che derogano da queste pratiche? Certamente, ma costituiscono un’infima minoranza.
Che la stragrande maggioranza degli immigrati musulmani non possa essere integrabile lo dice il Corano, lo dicono i fatti delle periferie dell’Europa occidentale, lo dicono le interviste, lo confermano le statistichee tristemente lo racconta la cronaca nera delle nostre città e le notizie che ci arrivano da Iran, dall’Arabia Saudita, dallo Yemen e dalla totalità dei paesi in cui vige la Sharia, dove cioè il corano sostituisce la Costituzione.
Come può integrarsi un seguace dell’Islam se la sua integrazione corrisponde alla sua perdita di ogni valore nella sua comunità (la morte sociale) e in caso di conversione ad un altro credo la condanna può variare dall’isolamento, al carcere fino alla pena di morte?
Se i musulmani immigrati in Italia non possono accettare le norme che regolano questa società perché esse sono, in maggioranza, contro le norme di vita che fissa il Corano? E se quelle norme sono elementi inderogabili della loro esistenza e precedono, nella scala delle regole da rispettare, le leggi del nostro Paese come è possibile l’integrazione?
Quanto avviene nelle periferie di Marsiglia, di Parigi e di Bruxelles, ma pian piano anche in quella di Milano, sono il risultato plastico di un colossale fallimento. Io non ho mai ritenuto che il paese ospitante debba pretendere l’integrazione da parte di chi vi migra, perché credo nella multiculturalità.
Ogni persona accolta in questo Paese deve poter mantenere tutte le caratteristiche e gli usi ed i costumi del paese di origine; quello da cui non posso derogare è l’accettazione delle leggi e delle norme che regolano la vita della nostra Repubblica.
Questo è possibile quando la religione dell’immigrato è l’ambito che ne gestisce il comportamento verso il proprio credo, ma quando essa è anche, come in quella islamica, lo strumento che ne determina il comportamento nella società, l’integrazione è solo utopia che serve ad una certa politica per strumentalizzare l’immigrazione.
Per renderla, cioè, massa critica utile e consenso strumentale per esercitare il potere politico.
Sergio Franchi
Salotto letterario
Il Salotto Letterario di Baraonda, associazione di resistenza culturale condotta da Claudia Mancini, si rinnova e prende nuova forma con l’appuntamento “Il Salotto Letterario di Nettuno”.
Il primo incontro si terrà il 16 maggio alle ore 18 nella storica cornice del Forte Sangallo, un luogo emblematico per la cultura della città.
Ospite d’onore di questa prima edizione sarà Diego Cugia, un personaggio cult noto per la sua creatura artistica Jack Folla, un condannato a morte che trasmetteva i suoi ultimi giorni da Alcatraz su Radio2. Da questa esperienza è nato il libro “Alcatraz, un dj nel braccio della morte”, che ha riscosso grande successo.
Cugia è anche l’autore di programmi iconici come “Francamente me ne infischio” e “Rockpolitik” per Adriano Celentano, oltre a lavori per Gianni Morandi con “Non facciamoci prendere dal Panico” e il telefilm “I ragazzi della Terza C.”. l suo talento non si ferma qui: nel 2025 tornerà in libreria con il romanzo “Il principe azzurro”, un’opera che narra la vita e la morte di Corradino di Svevia, il giovane sedicenne che sognava di unire l’Italia e che fu catturato a Nettuno, a Torre Astura.
Moderato da Claudia Mancini, l’evento vedrà la partecipazione dell’assessore alla cultura Roberto Imperato e del Sindaco di Nettuno, Nicola Burrini.
Un appuntamento imperdibile per gli amanti della cultura e della letteratura!
La festa quest’anno ha assunto un significato profondo per la scomparsa di Papa Francesco
Nettuno in festa per la Madonna
Un manto di luminarie avvolge il cuore di Nettuno, quasi a guidare il cammino spirituale che la
comunità si appresta a compiere in onore della sua patrona, Nostra Signora delle Grazie. Questa Festa Patronale assume quest’anno un significato ancora più profondo, intrisa del ricordo vivo e commosso di Papa Francesco, la cui recente scomparsa ha lasciato un vuoto incolmabile nei cuori di fedeli e non.
La celebrazione è una vibrante testimonianza di fede popolare: donne che percorrono le vie cittadine a piedi nudi, stringendo tra le mani grossi ceri votivi, simbolo di preghiere sussurrate per una grazia invocata o di ringraziamento per i doni ricevuti. I portatori, con le loro tuniche tradizionali, si preparano con devozione a sorreggere la sacra effigie, mentre una pioggia profumata di petali di rose accoglie il passaggio di Nostra Signora delle Grazie. Il corteo è un affresco di fede e tradizione: le Priore con la loro eleganza, i paggetti che annunciano il passaggio, le confraternite con i loro stendardi, e le rappresentanze di tutte le parrocchie della zona, ognuna con la propria effigie sacra.
Ogni gesto, ogni preghiera che accompagna la statua della Madonna lungo le principali arterie del comune, è intriso di una sacralità palpabile. E poi, improvviso, si leva un grido dalla folla: “Viva Maria!”, a cui l’intera comunità risponde con un unico, potente “E viva Maria!”. Un’emozione difficile da descrivere a parole, un’esperienza che si può comprendere appieno solo vivendola in processione.
La giornata di sabato 3 maggio è iniziata con la consueta e sentita breve processione che ha mosso i suoi passi dalla Collegiata di San Giovanni Battista fino al Santuario di Nostra Signora delle Grazie, teatro della tradizionale e toccante cerimonia della vestizione della sacra immagine. Nel corso della giornata, l’Amministrazione comunale ha avuto l’onore di accogliere le delegazioni dei Paesi Gemellati che hanno voluto testimoniare la loro vicinanza e partecipare a questo evento così significativo per la comunità nettunese. Un segno di fratellanza e di condivisione che arricchisce ulteriormente la festa.
Il culmine della giornata è stata la solenne Messa delle 18:30, preludio al maestoso corteo che, con la partecipazione delle confraternite, delle parrocchie, delle scuole e delle associazioni locali, ha reso indimenticabile l’avvio della processione di maggio.
Alle ore 20, la solenne processione di andata ha preso il via dalla Collegiata di San Giovanni, snodandosi fino al Santuario di Nostra Signora delle Grazie, da dove, alle ore 21, la statua della Madonna ha fatto la sua emozionante uscita. Durante tutta la settimana, la fede della comunità si è manifestata anche attraverso le tradizionali fiaccolate serali, momenti di preghiera e riflessione che hanno preceduto il giorno clou della festa. L’Amministrazione comunale ha profuso un impegno corale, coinvolgendo attivamente le parrocchie, le scuole e i bambini nella creazione di un corteo che onorasse degnamente l’antica tradizione della Festa Nettunese. Protagonisti indiscussi della processione sono la fede dei cittadini, che con la loro partecipazione devota rendono questo evento uno spettacolo memorabile, splendidamente documentato, tra gli altri, dagli scatti del fotografo Francesco Di Ruocco, che ha saputo catturare l’essenza spirituale della manifestazione. Un plauso sentito va alla Polizia Locale e alla Protezione Civile per l’efficace piano di sicurezza predisposto, che ha garantito il sereno svolgimento di ogni momento della festa.
La presenza delle delegazioni delle città amiche e gemellate di Ardee, Traunreut, Corinaldo, Wher e Bandol ha aggiunto un ulteriore elemento di valore a questa sentita celebrazione. Nettuno si stringe attorno alla sua patrona, rinnovando un legame secolare di fede e devozione, in un abbraccio spirituale che unisce l’intera comunità.
Autore Elvio Vulcano
Concerto con la Capri Band
Domenica 4 maggio, dopo aver spostato la location da Piazza Mazzini al sagrato del Santuario di Nettuno, illuminato a giorno dalle migliaia di luci colorate, si è potuto assistere al magnifico spettacolo con i cantanti Marco Mingardi e Lorenza Marmo e la sua ‘Capri Band’, ciò nonostante il pomeriggio fosse stato piovoso, per cui si temeva l’annullamento del concerto. Erano presenti il primo cittadino Nicola Burrini, gli Assessori allo Sport, Spettacolo, Gemellaggi Carla Giardiello, alla Cultura Roberto Imperato ed al Turismo Marco Federici. Il Sindaco ha avuto, sia prima che al termine, parole di grande apprezzamento per lo spettacolo e per l’ottima riuscita della festa della Madonna delle Grazie targata 2025. Marco Mingardi, vincitore del talent ‘Tu sì que vales 2023’, cantante nettunese dalle mille voci, perché è talmente talentuoso che sa imitare i più noti cantanti italiani: Baglioni, Califano, Tozzi, Zero, Cutugno, Mango, Gaetano, Sorrenti e soprattutto Dalla (con ‘La sera dei miracoli’ ha vinto il talent), ha coinvolto proprio tutti i presenti invitandoli a cantare insieme a lui. La strepitosa Lorenza Marmo ha spaziato dalle canzoni anni ’80, a quelle napoletane fino a proporre i successi di Giorgia, Goggi, Carrà, Mannoia. Interpretando ‘Cacao meravigliao’ ha invitato il pubblico, anche il Sindaco e gli Assessori, a ballare col ‘trenino’ che ha attraversato il piazzale. Al termine, i due straordinari cantanti hanno interpretato in coppia la bellissima “Ti lascerò” di Anna Oxa e Fausto Leali, ottenendo una vera e propria standing ovation.
Graziella Nobile & Rita Cerasani