SIMPOSIO
Giuliana Bellorini
Coordinatrice corrispondente
del salotto sede del Simposio
Siamo arrivati alla fine di maggio,
l'estate sembra già incalzare il suo arrivo per lasciare al mare il richiamo di nuove libertà all'aria aperta. Sarà difficile rimanere in una stanza quando l’aria frizzante e il sole sono un invito di nuova luce. Nessun rammarico se in questa stagione sospenderemo gli incontri, perché le tante belle cose di cui abbiamo parlato nei mesi passati ci terranno compagnia a lungo. Tutto è stato interessante e stimolante: approfondimenti e nuove scoperte, non c’è gerarchia di sorta. Tutto è collegato, nella nostra vita, ciò che percepiamo con i sensi e con i sentimenti. L’ultima domenica di incontro al Simposio sarà dedicata al grande Caruso, idolo indiscusso non solo del m° Carlo Liberatore, il maestro che per più di 20 anni ci ha insegnato ad apprezzare sempre più consapevolmente il “belcanto” attraverso la musica lirica. Rimane il nostro impegno a riflettere sul tragico momento storico che stiamo vivendo, ma desideriamo salutarci rivolgendoci al sole che ci aspetta, sulle note di una “voce unica, classica e inconfondibile” di colui che fu considerato un “mito italiano”.
E, insieme all’amico Antonio Silvestri, ci saluteremo proprio all’aria aperta, nel Borgo di Nettuno (vedi locandina).
Giuliana
Sabato 17 Maggio 2025 - ore 16.30
Incontro in Via Venezia, 16 – Lido di Cincinnato - ANZIO
L’INTELLIGENZA DELLE
PIANTE ESISTE?
1 Incontro con Franco Concari
LE PIANTE POSSIEDONO ANCHE UN’INTELLIGENZA
Cercheremo di capire come le piante manifestano la loro intelligenza e ciò ci sorprenderà perché le consideriamo solo degli organismi vegetativi.
(1 Incontro di 1hr 15 min ca)
PREMESSA
Dopo aver approfondito il funzionamento del cervello umano e dell’Intelligenza Umana in 3 Seminari, e con esso i principi di funzionamento del cervello di tutti gli animali, mi sono chiesto se le Piante potessero manifestare delle parvenze di intelligenza.
Il fatto che le Piante non possiedono un cervello ci fa pensare che esse non possano manifestare alcuna forma di Intelligenza.
Ma le Piante hanno sviluppato nel tempo un percorso di evoluzione che è durato diversi Miliardi di anni, molto più di quello degli animali.
Esse hanno imparato a sopravvivere, a vivere e a svilupparsi anche senza avere un cervello, ma attraverso l’esperienza atavica acquisita durante il ciclo evolutivo.
Capiremo che le Piante sono organismi molto più resilienti dell’Uomo, e di tutti gli animali, perché sono dotate di diverse sensibilità molto sofisticate con cui riescono a combattere i pericoli ed i nemici naturali senza doversi muovere dal luogo dove sono posizionate.
Domenica 25 Maggio 2025 - ore 16.30
Incontro in Via Venezia, 16 – Lido di Cincinnato - ANZIO
Uno dei più grandi tenori di tutti i tempi
Una mitica avventura raccontata dal
m° Caro Liberatori
«La leggenda di Enrico Caruso era incominciata molto prima della sua morte: con la risonanza generosa del pubblico americano, alimentata dalla forte e appassionata componente italiana, che egli volle e seppe interpretare con l'immediatezza sincera e il talento della migliore lega partenopea. Il C. fu in tutto e per tutto un italiano d'America, fin negli atteggiamenti più quotidiani. L'allegria, il sentimento, la passione - la nostalgia, soprattutto - avevano nella sua voce l'autenticità di valori popolari, indipendentemente dalla qualità dei testi musicali […]
Nel mondo il C. fu mito italiano». da Enciclopedia Treccani
OSSERVATORIO LINGUISTICO
Rubrica aperta ai contributi
di tutti gli interessati
Prosopopea dell'ignoranza
di Giancarlo Marchesini
Mi sono attardato più volte in questa rubrica sulle distorsioni e fraintendimenti causati dall’accettazione di termini inglesi nella nostra lingua. L’ignoranza non si limita al significato delle parole che immettiamo di peso (e senza ragionare) in italiano, ma anche alla loro pronuncia.
L’ultima perla che mi è capitata è la parola assist, con l’accento sulla “a”. Non si sa perché ma, di fronte a termini stranieri, gli italiani hanno la tendenza a far cadere l’accento sulla prima sillaba A´vengers invece di Ave´ngers, Schu´macher invece Schuma´cher per fare esempi che tutti conoscono.
Il fatto di trasformare queste parole da parossitone a sdrucciole ne aumenta, in un certo senso l’estraneità, sconvolgendone la pronuncia corretta.
Appropriazione indebita. Pronuncia a parte, quello che mi indigna è il fatto di appropriarsi di una parola inglese e piegarne il significato al nostro contesto sociale. Espressioni come. Job Act o Spending Review sono entrate a far parte del nostro lessico, anche se potrebbero essere tranquillamente tradotte. L’unica spiegazione che mi viene in mente è che parlare inglese fa figo. Fallout ha una connotazione più allarmante di una “semplice” caduta radioattiva, proprio perché dietro una parola che non si capisce fino in fondo possono celarsi aspetti immaginifici che stimolano la nostra fantasia.
Smart working e didattica. Ma l’episodio che scatena la mia indignazione di oggi è ben più profondo, proprio perché si propone come un gioco degli specchi.
Ci siamo ormai abituati all’uso di smart working che ha in inglese un significato ben più vasto di “lavoro a distanza” (smart working identifica soluzioni di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare).
La nostra amministrazione, invece, ha usato il costrutto smart working per identificare il lavoro a distanza durante e dopo la pandemia. Evidentemente, fa più chic servirsi di un termine inglese. Stranamente, però, la nozione “a distanza” è stata impiegata, per l’insegnamento, impreziosita – c’era da aspettarselo – dalla parola “didattica”: DAD: didattica a distanza, amore per le sigle.
Il casus belli. In un articolo pubblicato il 22 gennaio 2025 sul quotidiano online Open, un noto ricercatore nonché responsabile degli studi di giornalismo presso l’Università di Milano, ha commentato i primi ordini esecutivi del futuro “Zar di tutte le Americhe” (è una mia valutazione ma che sembra rispondere ai desideri espressi o inespressi di Donald Trump). Nell’articolo vengono esaminate in particolare le dichiarazioni espansionistiche di quest’ultimo: mire sulla Groenlandia, colpevole di essere ricca di risorse naturali, il cambiamento di nome del Golfo del Messico che diventa Golfo d’America e il trattamento del Canada come stato vassallo. Uno dei punti che attrae l’interesse dell’estensore dell’articolo è “Addio smart working per i dipendenti pubblici”. In sostanza, Trump intima ai capi di tutti i dipartimenti e agenzie federali di mettere fine non appena possibile allo smart working,
Smart Working, addio. Fin qui non c’è nulla di incomprensibile per un lettore italiano. Ma ciò che ha suscitato la mia indignazione è la chiosa all’ordine esecutivo in cui si dice che lo smart working viene definito, “da quelle parti”, lavoro a distanza (remote, in inglese) Come dire che noi italiani siamo di unici depositari del significato di smart working e che quegli ignoranti (anglofoni!) degli americani vivono fuori dallo scacchiere internazionale e non sanno neppure esprimersi correttamente. “Da quelle parti”, sembra identificare un lontano paese come il Burundi, la Repubblica Centrafricana o il Mozambico e non la prima potenza economica del globo. Un gioco di specchi che deforma la realtà linguistica, sociale e politica. La prosopopea dell’ignoranza!