SIMPOSIO
Giuliana Bellorini
Coordinatrice corrispondente
del salotto sede del Simposio
ITALIA POESIA CHIAMA
Ancora nella commozione degli ultimi due incontri del Simposio, quello dedicato al Cantico di Francesco con Cristian Alderete e il suo coro, e quello successivo con Pino Pieri e i suoi versi di estatica semplicità, abbiamo messo le basi di una singolare proposta per il prossimo anno. Ci siamo incontrati una mattina per stare un poco insieme e gli argomenti della nostra conversazione hanno preso la strada insita nel messaggio spirituale del Cantico, temi che si sono uniti e si sono completati, da cui sono nate proposte spontanee da parte di ognuno di noi. La loro profondità non è sfuggita a Fabrizia Colombi che le ha raccolte punto per punto, mettendo le basi di un’opportunità di approfondimento in parallelo alle Laudi dove l’abbraccio indistinto di ogni creatura, include anche la sofferenza e la morte nella lode al Creatore.
Ci siamo posti molte domande e cercheremo la strada di un UNICO CANTO per confrontarci nelle risposte che raccoglieremo per il prossimo ITALIA POESIA CHIAMA.
L’interessante testo di Fabrizia è riportato qui sotto, come spunto collettivo per l’approfondimento che ne seguirà.
A presto,
Giuliana
UN GIORNO COME TANTI, EPPURE DIVERSO
“Simposio di pochi”
Durante l’incontro informale di mercoledì 22 ottobre con Giuliana (venuta ad Anzio per presenziare ai Simposi del 19/10 e del 26/10/2025 e incontrare tutto gli amici del Simposio) sono presenti: Anna Maria, Alessandro, Maria Luisa, Maria Grazia e Fabrizia. Mentre fuori pioviggina, tra il rumore lieve delle tazzine e l’atmosfera più intima del solito e piena di entusiasmo, Giuliana ci informa che secondo una sua idea il titolo del prossimo Quaderno potrebbe essere: “SIAMO IN GUERRA” (in riferimento all’esistenza di varie esperienze e al nostro relazionarsi con i cosiddetti INVISIBILI).
Dopo che ognuno ha espresso un’opinione in merito, è emerso un potenziale altro titolo “SIAMO IN GUERRA MA L’ANIMA VIVE”; secondo Alessandro potrebbe essere modificato il titolo con “BEATA SOFFERENZA”, che è stata un’espressione pronunciata da Ettore durante la sua malattia e riportata da Giuliana.
A questo punto della conversazione ci si è focalizzati sul tema della “Sofferenza” e sono emerse diverse riflessioni:
ALESSANDRO ritiene che non bisogna mai rimanere nel pessimismo, fare punto e avanti perciò superare il momento attuale e guardare avanti.
GIULIANA ha rafforzato il concetto asserendo che l’animo umano debba aver fiducia dato che c’è sempre un domani che può migliorare la situazione.
ANNA MARIA ha speranza in un filone di pensiero cosiddetto della “PACE” che è sempre esistito e che si ritrova nel significato della poesia “La quiete dopo la tempesta”.
FABRIZIA ritiene che non sia possibile eliminare la sofferenza, ma sia necessario accettarla e intenderla come occasione di trasformazione.
MARIA GRAZIA sposta il focus sul concetto di “dignità”. Per lei occorre essere ottimisti per mantenere la dignità dell’essere umano.
MARIA LUISA rintraccia un senso profondo nella condizione del dolore che porta a un cambiamento interiore trovando nuove risorse.
A tal proposito da Alessandro emerge un invito all’ascolto del brano “UP WHERE WE BELONG” di Joe Cocker (Ci sono montagne sulla nostra strada che noi dobbiamo scalare).
Si è tutti concordi col dire che ognuno di noi ha conosciuto la sofferenza in modi diversi e che tale stato emotivo sia parte della condizione umana, ma è anche il luogo dove possiamo incontrare la nostra umanità più vera.
Si può affermare perciò che è stato un incontro vòlto ad ascoltare, condividere pensieri, trovare un senso, o almeno una risposta alla sofferenza e riflettere sulla forza e sulla speranza che nascono da essa.
Fabrizia
COMMENTO AL TESTO DI FABRIZIA
Un vero discorso da simposio puro.
Il testo di Fabrizia si può considerare il “mattone”, il mattone di base (del nostro quaderno) la pietra angolare che regge un edificio. Si va dalla consapevolezza della triste realtà che c’interroga “Siamo in guerra?”, al concetto sublime della “beata sofferenza” accanto a tutti gli aspetti e i problemi personali di ognuno per interpretarli in modo positivo recuperando quell’“umana dignità” della vita di tutti i giorni che dobbiamo affrontare. Naturalmente è necessario avere fiducia di riuscire in questo quotidiano contesto di continuare a sperare di ritrovare: “la quiete dopo la tempesta”, sofferenza inclusa, perché la sofferenza è in realtà una fonte di vita. Ci fa diventare più umani. Non solo, la sofferenza ci sublima, ci fa diventare più empatici.
Fabrizia nell’elenco fatto non poteva raccogliere in modo più preciso e sintetico le “necessità” del nostro spirito nel miglior modo possibile perché si possano maturare nella saggezza. Quella serena saggezza che le è propria per aver dedicato una vita intera ad insegnare ai bambini.
La maestra a contatto con i bambini è come una figura materna, ha una sensibilità profonda simile a quella di una madre. I suoi insegnamenti imprimono la coscienza dei giovanissimi quando la loro coscienza è in formazione e lasciano in essa, come dei semi da germogliare, i primi segni che il bambino ricorderà per tutta la vita. E noi tutti, che siamo stati bambini, possiamo ritrovare quel fanciullino e viverlo in armonia con quanto è cresciuto di quel seme.
Alessandro
FABER EST SUAE
QUISQUE FORTUNAE /2
La nascita della potenza navale olandese
di Francesco Bonanni
Durante la Guerra con l’Inghilterra, la Spagna aveva riconquistato le importanti città mercantili di Bruges, di Gand e di Anversa. Quest’ultima all’epoca era uno dei più importanti porti del mondo.
Con la Pace di Westfalia del 1648 i “Paesi Bassi Meridionali” (corrispondenti approssimativamente all’attuale Belgio) rimasero sotto il dominio spagnolo mentre i “Paesi Bassi Settentrionali” divennero uno Stato indipendente.
Si formarono così due distinte Entità Politiche:
Le Fiandre (Cattoliche e costituenti l’attuale Belgio) con la città di Anversa in mano alla Spagna
La Repubblica Indipendente delle Province Unite (chiamate anche Olanda dal nome della più nota delle Province) con capitale Amsterdam.
Amsterdam non succedette solo ad Anversa ma piuttosto al Mediterraneo in quanto il “ripiegamento” del Capitalismo Genovese insieme a quello della Penisola Italiana attaccata da varie parti permise ai Marinai ed ai Mercanti del Nord Europa, anche se gradualmente, di dominare quel mare.
La Repubblica delle Province Unite per quasi l’intero XVIII secolo divenne il centro della “Economia Mondo Europea” rappresentando un vero e proprio sorprendente fenomeno, che meravigliò gli stessi contemporanei, noto come “Miracolo Olandese”. In effetti le Province Unite, un piccolo territorio con scarse risorse e con una natura matrigna continuamente minacciata dalle perigliose acque dell’Oceano, stupì i Mediterranei per come potesse esistere e prosperare una terra sotto il livello dei mari. Il suo territorio produceva poco grano e per giunta di qualità scadente, poca segala ed era privo di greggi di ovini.
Inoltre dal 1590 si verificò una Fase di Raffreddamento Climatico che durò fino alla metà del XIX secolo.
I Paesi che avevano basato la loro Politica Agricola sulla Monocoltura Cerealicola risultarono i più danneggiati a differenza dell’Olanda e dell’Inghilterra che non risentirono della crisi, avendo scelto la Diversificazione Colturale e quindi una soluzione produttiva orientata verso il Mercato.
L’Olanda aveva preferito puntare soprattutto sull’Allevamento Bovino, sulla Lavorazione dei Prodotti Caseari e sulla Produzione delle Piante Industriali e quindi rinunciando alla Coltivazione dei Cereali che considerò più conveniente importarli dalle Zone Baltiche, anticipando così le Teorie espresse successivamente nel XIX secolo all’Economista inglese David Ricardo nei suoi “Principi della Legge dei Vantaggi Comparati”.
Con la riconquista dei Paesi Bassi Meridionali (Le Fiandre) da parte degli Spagnoli i ricchi Mercanti Calvinisti fuggirono al Nord.
Molti di loro si diressero ad Amsterdam, all’epoca un piccolo porto, ma che nel XVII si sviluppò tanto rapidamente da divenirne uno dei più importanti del Mondo.
Verso l’accogliente Olanda avvenne un massiccio flusso Migratorio di Perseguitati Politici e Religiosi, in particolare di Ebrei Sefarditi dalla Spagna e dal Portogallo e poi dei Protestanti Ugonotti fuggiti dalla Francia a seguito della revoca dell’Editto di Nantes.
L’Editto di Nantes, promulgato nel 1598 da Enrico IV, aveva posto fine alla Guerra di Religione francese (iniziata nel 1561) e consentito Libertà di Coscienza agli Ugonotti concedendo loro parità di Diritti con i Cattolici.
Inoltre aveva riconosciuto Libertà di Culto in molte aree della Francia, ad eccezione di Parigi, e il Diritto di Accesso alle Cariche Pubbliche e alle Scuole.
Ma con l’Editto di Fontainebleau del 18 ottobre del 1685 Luigi XIV pose fine alla Libertà Religiosa. Vietò il Culto Protestante ed ordinò la demolizione dei suoi Templi provocando così la fuga di molti Ugonotti dalla Francia. (Continua)